C’è una cosa che amo fare mentre guardo un sageuk, quei drama storici ambientati soprattutto nell’era Joseon: fissare gli accessori. Sì, lo so, potrei perdermi nella trama, nel dolore esistenziale dei personaggi o nei sottili giochi di potere di corte. E invece io mi blocco a guardare... i capelli. Gli orecchini. Le spille. Le parrucche. Le corone. E ogni volta mi faccio la stessa domanda: ma perché le donne non indossano quasi mai gli orecchini nei drama ambientati in Joseon, mentre ogni tanto li vedi sfilare fiero sul volto dei personaggi maschili?
È iniziato tutto da lì. Da un dettaglio. Poi, come spesso accade quando si è drama-dipendenti, sono finita in un tunnel di curiosità storiche e ricerche notturne. Ed ecco il risultato: un lungo viaggio tra i gioielli, le acconciature e i copricapi più affascinanti di tutte le dinastie coreane. Un mondo che sembra fatto per incantare lo spettatore – e per pesare almeno cinque chili sulla testa di ogni donna dell’epoca.
Gli orecchini: una moda per re, regine… e guerrieri
Sorprendentemente, gli orecchini non erano solo un vezzo femminile. Durante i periodi dei Tre Regni e della dinastia Silla, uomini e donne li sfoggiavano con disinvoltura. Spesso erano in oro, simbolo di potere e status. C’erano tre categorie principali: semplici (un solo anello), pendenti (con una parte mobile) e vistosi (con più cerchi e decorazioni, tipo jade o foglie d’oro).
I re, i principi e perfino i guerrieri indossavano orecchini come simbolo di giovinezza, forza e abilità. Gli uomini sceglievano quelli più sottili (sehwan), le donne quelli più spessi (taehwan). E se vi state chiedendo se un giovane Yi Seong-gye, futuro fondatore di Joseon, abbia mai portato orecchini… la risposta è sì. In pratica, il bling era dappertutto.
Tutto cambia con l’arrivo della dinastia Joseon e del confucianesimo: forare il corpo era considerato irrispettoso verso i genitori, da cui si “riceve” il corpo come dono. Addio orecchini, dunque. Per i maschi spariscono del tutto. Le donne? Solo in occasioni speciali, come i matrimoni. E sempre con modelli discreti. La sobrietà diventa legge… letteralmente: lo Stato vieta gli ornamenti troppo appariscenti, soprattutto in oro o argento, per motivi economici.
Gli anelli: tra status e amore eterno
Diversamente dagli orecchini, gli anelli resistono anche in epoca Joseon. Due i tipi principali:
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Panji: anello singolo, portato dalle ragazze non sposate. Un po’ come dire “sono single, ma non per sempre”.
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Garakji: un paio di anelli, riservati alle donne sposate. Simboleggiano l’unione tra marito e moglie. Quando il marito moriva, uno degli anelli veniva sepolto con lui, l’altro restava con la vedova per tutta la vita. Sì, un simbolo di fedeltà struggente.
A proposito: garakji e binyeo (spilloni per capelli) erano anche regali di matrimonio. Donarli a una donna significava chiederle la mano. Se hai visto “Princess Kyung-hye” capiresti perché lei si arrabbia tantissimo quando riceve i garakji da Seung-yoo… credeva fossero per Se-ryung!
Inoltre, gli anelli si sceglievano in base alle stagioni: oro per l’inverno, argento per l’estate, giada per l’autunno. E per la primavera? Forse… il più bello, perché anche i fiori sbocciano.
Le acconciature femminili: tra arte e sopravvivenza
Le donne coreane del passato erano delle vere architette… dei capelli. Soprattutto a corte. Alcune delle acconciature più elaborate avevano anche nomi poetici e simbolici.
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Eoyeo meori: riservata a regine e vedove reali, con parrucche che formavano un’aura attorno alla testa.
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Cheopji meori: un’elegante crocchia decorata da cheopji (una sorta di spilla ornamentale), indossata da nobildonne e alte funzionarie.
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Tteoguji meori: usata per le cerimonie. Elegante, imponente, regale.
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Daesu meori: l’equivalente di “oggi mi sposo” in formato capillare. Usata durante i matrimoni.
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Saeng meori: per le giovani cortigiane. Intrecci su misura a seconda del dipartimento di appartenenza. Eh sì, anche i capelli avevano una gerarchia.
Poi c’erano stili per ogni età: badukpan meori per le bimbe, eonjun meori per mostrare bellezza attraverso le parrucche (attenzione però, pesavano tantissimo!), jjokjin meori per le donne comuni dopo il bando delle parrucche da parte di Re Yeongjo. Per le spose, l’acconciatura diventava una scultura viva: spilloni, parrucche, ornamenti. A volte tutto insieme.
Le acconciature maschili: essenziali ma simboliche
I maschi portavano il sangtu, il famoso chignon in cima alla testa, segno di virilità e maturità. Non era solo estetica: sposarsi significava iniziare a portarlo.
I più poveri portavano il minsangtu, senza fascia. Gli uomini indossavano anche il manggeon, una fascia per tenere i capelli fermi, spesso nascosta sotto i cappelli. Niente di appariscente, ma pieno di significati.
I cappelli e gli ornamenti: un’epopea su seta e bambù
Il mondo dei copricapi merita un trattato a parte. Ce n’erano per ogni rango, ogni stagione, ogni cerimonia. Alcuni esempi?
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Gat: il classico cappello nero cilindrico dei nobili.
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Ayam: un cappellino invernale aperto in cima, indossato dalle donne.
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Jokduri e hwagwan: coroncine per matrimoni. Più ricche erano, più alto era lo status.
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Binyeo, jam, tteoljam: spilloni per capelli, più o meno decorati a seconda della posizione sociale.
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Jeonmo e noeul: cappelli e veli per gisaeng, spesso decorati a mano.
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Myeonryugwan: la corona con le perline pendenti per re e principi, degna di una cerimonia importante.
Anche gli uomini non erano da meno: ikseongwan per i re, jeongjagwan per gli studiosi, baekrip durante il lutto, satgat per proteggersi dal sole lavorando nei campi. E no, non erano solo cappelli: erano simboli di ruolo, identità, doveri.
Un mondo di significati sopra la testa
Se i K-Drama ci hanno insegnato qualcosa, è che anche il più piccolo dettaglio racconta una storia. Una spilla, un orecchino, un nastro rosso... dietro ognuno di questi c’era un significato profondo, spesso invisibile a noi spettatori moderni, ma potentemente eloquente nel contesto storico.
Quindi la prossima volta che guardi una regina camminare in silenzio nel palazzo, con quel peso apparentemente leggero sulla testa, sappi che lì sopra non ci sono solo ornamenti. Ci sono secoli di tradizione, potere, dolore e poesia.
E tu? C’è qualche accessorio di scena che ti ha sempre fatto domande nella testa? Qualcosa che hai notato ma che nessuno spiega? Scrivimelo. Potremmo indagare insieme. Perché a volte, per capire davvero un’epoca, basta... guardare i capelli.
Fonte:
- https://thetalkingcupboard.com/2013/04/17/a-guide-to-joseon-hairstyles-and-headgears/
- https://thetalkingcupboard.com/2012/10/25/of-rings-and-earrings-throughout-the-dynasties/
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