“Ho finalmente capito che rinascere più volte come persone diverse era inutile, se non potevo più vivere come il mio vero me stesso.”
C’è un momento preciso, mentre guardi Death’s Game, in cui ti rendi conto che non stai solo seguendo un drama. Stai ascoltando una confessione. Una supplica. Un grido silenzioso che ti parla attraverso ogni reincarnazione, ogni scelta, ogni sguardo disperato del protagonista. E senza nemmeno accorgertene, inizi a farti le stesse domande che tormentano lui.
Uscito tra dicembre 2023 e gennaio 2024 su TVING, Death’s Game è una webserie coreana tratta da un popolare webtoon firmato Lee Won-sik e Ggulchan. Ma ridurlo a una semplice trasposizione sarebbe ingiusto. Questo è un viaggio emotivo a spirale che, proprio come la vita, non si accontenta di essere lineare. Ti sbatte contro muri, ti rianima, ti illude e ti spezza. Poi, ti rimette in piedi. A patto che tu voglia restarci.
La storia: dodici modi per morire. Uno solo per vivere.
Choi Yi-jae (Seo In-guk) è un giovane che si è perso. Dopo sette anni di fallimenti lavorativi, una truffa che gli porta via tutto e la rottura con la fidanzata, decide di farla finita. Ma non trova la pace. Trova la Morte. Letteralmente.
Questa figura, impersonata da una glaciale Park So-dam, non ha pietà. Gli rinfaccia di essere arrivato da lei troppo presto:
“Sei colpevole di essere venuto a cercarmi, prima che fossi io a cercare te.”
La punizione è brutale. Dodici reincarnazioni, dodici morti imminenti. Ogni volta, l’anima di Choi entra nel corpo di qualcuno destinato a morire. Se riesce a salvarsi, vivrà. Se fallisce, un passo in più verso l’inferno.
Sembra un gioco. E lo è. Ma per Choi è una condanna. O forse, una possibilità che non aveva mai chiesto: quella di guardare la vita da mille angolazioni. E iniziare finalmente a capirla.
Ogni reincarnazione è una finestra
Erede aziendale, atleta spericolato, studente bullizzato, sicario, pittore solitario, poliziotto, modello, madre, neonato… ogni nuova vita è un mondo a sé, ma anche un pezzo di un puzzle più grande. Tutti i corpi che Choi abita, anche quelli più lontani, orbitano misteriosamente attorno al potente gruppo Taekang, creando una rete di connessioni sotterranee, misteriose e dolorose.
Ma ciò che più colpisce non è l’intrigo. È il peso emotivo. Ogni episodio è una mini-storia che, pur nella brevità, riesce a graffiarti l’anima. Ci si chiede ogni volta: “E se fossi io al suo posto? Cosa farei?”
Il drama è impietoso ma umano. Ti costringe a camminare nei panni di chi lotta, ama, sbaglia e muore. Ma soprattutto di chi, nonostante tutto, continua a sperare.
Attori che parlano col corpo (e con lo sguardo)
Seo In-guk è devastante. Non solo recita: vive le emozioni del suo personaggio. È ansia che ti sale in gola, rimpianto che ti chiude lo stomaco, paura che non ti lascia dormire. Basta un suo sguardo per raccontare un’intera tempesta interiore.
Park So-dam, nel ruolo della Morte, è monumentale. Ti entra negli occhi e ti lascia lì, nudo, giudicato. Silenziosa, gelida, eppure così profondamente necessaria.
E poi una parata di guest star che non serve solo a far scena. Ognuno dei volti noti che interpretano le reincarnazioni di Choi – da Lee Jae-wook a Kim Jae-wook, da Oh Jung-se a Kim Kang-hoon – lascia un’impronta. Non sono comparse: sono specchi. Riflessioni. Domande incarnate.
Vita, morte e ciò che lasci dietro
Death’s Game è un’opera che cammina sul filo sottile tra disperazione e salvezza. Parla apertamente di suicidio, di dolore invisibile, di fallimenti che stritolano l’identità. Ma non si limita a mostrarli: li spiega.
Nel punto più buio, Choi guarda indietro e si chiede:
“Perché non ho capito allora che avevo persone nella mia vita pronte a piangere con me nei momenti difficili?”
Ed è lì che la serie ti colpisce davvero. Quando ti mostra ciò che resta dopo. La madre che non smette di cercarti. La fidanzata che avrebbe voluto solo starti accanto. Gli amici che non sapevano come aiutarti, ma che ci avrebbero provato, se solo avessi lasciato loro il tempo.
“Una giornata serena. Una giornata di pioggia. Una giornata ventosa. Ho imparato che la vita è fatta di giorni diversi. E che fallire va bene, finché continuo a camminare.”
Il messaggio: la morte non è una via d’uscita, è una domanda non ascoltata
La forza di Death’s Game sta nell’aver trasformato un tema doloroso in un’opera catartica. Non ti dice solo: “Non farlo.” Ti dice perché. Ti mostra ciò che potresti perdere. E tutto ciò che, senza accorgertene, già hai.
Ti dice che fallire non è la fine. È solo un tipo di giorno. E che ogni giorno diverso ha diritto di esistere. Anche quelli più neri. Anche quelli in cui pensi di non valere nulla.
Come Move To Heaven ci insegnava a onorare chi se ne va, Death’s Game ci insegna a restare. Anche quando fa male.
Guardare Death’s Game è come vivere dodici vite, e poi tornare alla tua con occhi nuovi. Ti fa paura, ti emoziona, ti scuote. Ma soprattutto, ti ricorda che sei ancora qui. Che puoi ancora scegliere.
E forse, a volte, tutto ciò che serve è una serie che ti dica ciò che nessuno aveva il coraggio di dirti.
Death’s Game non è solo un K-drama. È una lettera d’amore alla vita, scritta dal punto di vista della morte. Una serie imperdibile. Ma più ancora, una serie necessaria.
🖤 Attenzione: la serie tratta argomenti delicati come suicidio, lutto, violenza e morte. Se senti che questi temi ti toccano da vicino, affrontala con consapevolezza. E ricordati: parlare con qualcuno può fare la differenza. Sempre.
Fonte:
- https://koreancultureblog.com/2024/01/06/k-drama-review-deaths-game-%ec%9d%b4%ec%9e%ac-%ea%b3%a7-%ec%a3%bd%ec%8a%b5%eb%8b%88%eb%8b%a4/
- https://korean-binge.com/2024/01/07/k-drama-review-deaths-game-2023-24/
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