8 febbraio 2023

Raccontami una storia... (8)

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L’amore di una ‘kisaeng’: il Ch’unhyang-jŏn

Yi Mongnyong, aristocratico quindicenne di Seoul, segue il padre a Namwŏn nel suo incarico di governatore della regione del Chŏlla. Mentre nella nuova sede cerca di concentrarsi nello studio necessario a passare gli esami di Stato, gli accade di vedere Ch’unhyang impegnata nel gioco dell’altalena, nel giorno della festa del Tano 3, e da quel momento non smette più di pensare a lei. Alla fine riesce a ricevere l’amore della ragazza, ma presto il padre è nuovamente trasferito a Seoul e i due amanti sono costretti a separarsi. Mongnyong promette che in ogni caso ritornerà: una promessa, però, solitamente difficile da mantenere per un aristocratico yangban innamorato della figlia di una ‘kisaeng’, com’è appunto il caso di Ch’unhyang. A Namwŏn arriva così il nuovo governatore, tale Pyŏn Hakto, il quale, avendo udito della bellezza di Ch’unhyang, la fa cercare e, una volta trovatala, tenta di piegarla alle proprie voglie. La ragazza resiste, in nome dell’amore che la lega a Mongnyong, e allora il malvagio governatore la fa rinchiudere in prigione con l’accusa di insubordinazione e resistenza a pubblico ufficiale. Mentre la ragazza soffre così le sue pene, Mongnyong supera a Seoul gli esami di Stato e torna a Namwŏn in veste di ispettore segreto del sovrano. Strada facendo viene a sapere del tristo governatore e della drammatica situazione di Ch’unhyang, e decide di agire immediatamente. Travestitosi da mendicante, riesce a partecipare a un banchetto offerto dal governatore, al quale rinfaccia pubblicamente l’operato con una poesia. A quel punto i subalterni di Mongnyong annunciano a gran voce la presenza dell’ispettore reale e il governatore va incontro alla giusta punizione, insieme ai funzionari più corrotti. A quel punto Mongnyong fa portare al proprio cospetto Ch’unhyang, con lei si scusa per la lunga assenza e la loda per la fermezza dimostrata in tutto quel difficile periodo. Alla fine la storia dei due amanti, ormai marito e moglie, arriva a conoscenza del re, che colma il gap sociale fra i due concedendo alla ragazza il titolo di «moglie d’eccelsa virtù».

Il Sim Ch’ŏng-jŏn: storia di una figlia virtuosa che si gettò in mare

Questa è la storia della separazione e infine della riconciliazione tra un padre povero e cieco e una figlia traboccante di devozione filiale. Persa ben presto la mamma, la piccola Ch’ŏng cresce sotto la protezione del padre, Sim il cieco, che da subito si impegna nella ricerca di eventuali balie in grado di poter offrire il seno alla figliola. Una volta cresciuta, è Ch’ŏng a provvedere al sostentamento proprio e del genitore vendendo nel circondario oggetti vari. Un giorno, il padre di Ch’ŏng si sente dire da un monaco buddhista che potrà riottenere la vista se solo farà al tempio un’offerta di trecento sacchi di riso. Venuta a sapere la cosa, Ch’ŏng si strugge al pensiero di non possedere una simile ricchezza da poter offrire per il bene del genitore, finché un giorno da quelle parti non capitano dei marinai commercianti che cercano una fanciulla da offrire in sacrificio al dio del mare al fine di poter avere una navigazione sicura. Ch’ŏng vende allora se stessa, all’insaputa del padre, in cambio del riso da offrire al tempio. Partita così insieme ai mercanti, in procinto di attraversare il tratto di mare più pericoloso e temuto, la ragazza si precipita fra le onde per andare incontro al proprio destino. Una volta in acqua, però, ella viene condotta nel Palazzo del dio-drago degli abissi, dove apprende di essere in realtà una ninfa marina del Mare d’Oriente. Viene posta allora all’interno di un enorme fiore di loto a galleggiare in superficie, finché alcuni marinai di passaggio, incuriositi da quell’inusitato bocciolo, non lo prendono per farne dono al re di Yuri. Quando il sovrano scopre Ch’ŏng all’interno del fiore se ne innamora, facendone la propria regina. A quel punto Ch’ŏng cerca di ritrovare il padre, facendo convocare tutti i ciechi del regno. Ritrova così il genitore, che al momento dell’incontro con la figlia riacquista la vista insieme a tutti gli altri ciechi del reame. Padre e figlia, finalmente riuniti, vivono così felici e contenti nel Palazzo Reale.


Il Hŭngbu-jŏn: un fratello maggiore avido e un fratello minore buono 

Il Hŭngbu-jŏn è la storia di due fratelli: l’avido Nolbu, il maggiore, e il gentile Hŭngbu, il minore. Dopo la morte del padre, Nolbu si impossessa di tutta l’eredità, cacciando via il fratello senza avergli dato neppure una moneta. Hŭngbu prende allora a vivere nella miseria più nera, senza peraltro portare rancore al fratello. Un giorno, stremato dalla fame, va a chiedere una ciotola di riso a casa del fratello ma, per tutta risposta, la moglie di questi lo caccia via in malo modo, percuotendolo addirittura. Un giorno, davanti al tugurio di Hŭngbu capita una rondine ferita a una zampa e incapace di volare. Il giovane, impietosito, si prende amorevolmente cura della bestiola, rimettendola in sesto. La primavera successiva, al ritorno dalla sua annuale migrazione, la rondine porta a Hŭngbu un seme di zucca. Il giovane lo pianta, e quello stesso autunno il seme è già trasformato in un’enorme zucca. Hŭngbu allora la taglia, pensando di rivenderla in pezzi al mercato in cambio di riso, ma al suo interno trova invece una gran quantità di oro, argento e pietre preziose. Hŭngbu diviene così improvvisamente straricco, e la notizia giunge al fratello malvagio. Roso dall’invidia, quest’ultimo cattura una rondine e, dopo averle spezzato volontariamente una zampa, la cura e la lascia libera. Puntualmente, l’anno dopo l’animale torna con un seme di zucca nel becco, che Nolbu pianta in previsione della propria ricchezza. Una volta raccolta la cucurbitacea, però, il fratello cattivo vi trova dentro serpenti e ogni sorta di mostri, che lo riducono subito in rovina. A questa notizia, il buon Hŭngbu corre in aiuto del fratello, cedendogli una parte dei propri beni. Nolbu stesso, poi, riconosce i propri torti e i due fratelli vivono da allora in poi nella più assoluta concordia.

Brano estratto dal libro La letteratura coreana - Antonietta l. bruno © tutti i diritti riservati.