14 giugno 2025

Andiamo a bere qualcosa! - Uno sguardo alla cultura coreana del bere

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C’è una scena che si ripete così spesso nei K-Drama da diventare quasi un cliché: personaggi seduti al tavolo, bottiglie verdi ovunque, bicchieri che si riempiono e si svuotano, e qualcuno che finisce inevitabilmente per barcollare sotto la pioggia o dichiarare amore eterno a cuore ubriaco. Eppure, dietro a queste immagini c’è molto più che un espediente narrativo: c’è una cultura, un’abitudine radicata e condivisa, che in Corea del Sud si chiama semplicemente “bere”.

Quando si viaggia in Corea, è impossibile non notarlo: le bottigliette verdi di soju campeggiano in ogni convenience store e si moltiplicano sui tavoli dei ristoranti. L’alcol, in Corea, è molto più di una bevanda: è un linguaggio sociale, un ponte tra generazioni, una valvola di sfogo. E secondo i dati, lo beve quasi tutta la popolazione: nel 2010, ben il 93,8% degli uomini e l'83,8% delle donne dichiaravano di consumarlo regolarmente. Praticamente... tutti.

L’alcol come collante sociale

In Corea, bere non è mai solo un atto individuale. È un’esperienza collettiva, quasi un rituale. Secondo un sondaggio del 2013, il 71,8% delle persone intervistate considerava il bere una componente fondamentale della vita sociale. E lo si capisce: si beve per rompere il ghiaccio, per fare amicizia, per chiudere un affare, per festeggiare, per sfogarsi. Si beve con i compagni di scuola, con i colleghi di lavoro, con gli amici, con la famiglia.

E non è una cosa nuova. La tradizione del bere affonda le sue radici nella storia antica: già nel III secolo a.C., i riti religiosi erano seguiti da giornate di canti, balli e bicchieri. Bere serviva a onorare gli dei, a benedire le unioni matrimoniali e a rendere più allegre le festività stagionali. Una tradizione sacra e profana insieme, che resiste ancora oggi.

Dai banchi di scuola al mondo del lavoro: bere come rito di passaggio

C’è chi dice che in Corea si inizia a bere già dalle superiori. Una credenza popolare suggerisce che, per avere fortuna all’esame universitario, bisognerebbe bere alcolici 100 giorni prima. Una sorta di anti-malocchio liquido, insomma.

Poi si entra all’università, e lì inizia il vero training: gli MT (Membership Training), le serate di benvenuto, i raduni studenteschi. Tutto ruota intorno al soju, al “one shot”, ai brindisi ripetuti.

Ma è nel mondo del lavoro che il bere diventa quasi una seconda professione. Le cene aziendali (hoesik) sono spesso obbligatorie, e il rituale è sempre lo stesso: si passa il bicchiere a turno, si versa per gli altri (mai per sé stessi!), si beve in segno di rispetto e cameratismo. Il bicchiere fa il giro del tavolo, e la serata si snoda in più “round”: ristorante, bar, karaoke, street food notturno. Fino a non ricordare più come si è tornati a casa.

Ma qualcosa sta cambiando

Negli ultimi anni, però, si nota un’inversione di tendenza. Il famoso binge drinking sta diminuendo, complice la maggiore attenzione alla salute e le campagne di sensibilizzazione del governo. I giovani bevono meno, preferiscono prodotti a basso contenuto alcolico, e passano da quattro tappe a sera a una o due. Il soju resta, ma in forma più moderata. Forse.


Le bevande alcoliche coreane più iconiche

🍶 Soju (소주): il re indiscusso

Chiunque abbia visto almeno un drama coreano sa di cosa stiamo parlando: bottigliette verdi da 360 ml, liquido trasparente, piccoli bicchieri da 50 ml. Il soju è il distillato coreano per eccellenza, ottenuto da riso o patate dolci, con un contenuto alcolico che va dal 16 al 25%.

Importato nel XIII secolo dai mongoli, è diventato parte della quotidianità coreana. Economico (circa 2.000 won a bottiglia), accessibile e incredibilmente popolare: nel 2012 il consumo medio pro capite era di 31 litri l’anno, ovvero 88 bottiglie a testa!

Tra i marchi più noti, Jinro Soju domina la scena. Ma più del brand, a contare è il gesto: quel piccolo bicchiere condiviso, che passa di mano in mano come pegno di fiducia e vicinanza.

E poi ci sono i mix. La bevanda più esplosiva? Il poktanju (폭탄주), la “bomb drink”: soju e birra insieme. Alcuni fanno il domino shot, allineando i bicchierini sopra le birre e facendo cadere il primo, innescando una reazione a catena. Più che un brindisi, uno spettacolo.


🥣 Makgeolli (막걸리): il ritorno della tradizione

Più rustico, più sano, più antico: il makgeolli è un vino di riso fermentato, di colore bianco latte, con una gradazione alcolica tra il 5% e il 7%. Si beve in ciotole, come una zuppa alcolica, e contiene vitamine, amminoacidi, fibre e fermenti lattici.

Un tempo bevanda degli agricoltori, era apprezzato per “dare energia” durante il lavoro nei campi. È stato il drink numero uno fino agli anni ’70, poi è stato sorpassato dal soju. Oggi però è tornato di moda, soprattutto tra i giovani attenti al benessere e amanti dello stile rétro.


Anju (안주): mai bere a stomaco vuoto

In Corea non si beve mai senza accompagnamento. L’anju è tutto ciò che si mangia mentre si beve: carne alla griglia, zuppe piccanti, jokbal (zampe di maiale), pajeon (frittelle verdi), bindaetteok, pollo fritto, frutta, tempura… ogni abbinamento è studiato. Il cibo non è solo contorno: è parte integrante dell’esperienza.


Haejangguk (해장국): la zuppa che ti rimette in piedi

Hai bevuto troppo la sera prima? Niente paura: in Corea c’è il haejangguk, la “zuppa per curare la sbornia”. Può essere fatta con germogli di soia (kongnamul haejangguk) oppure con ossa e carne di manzo o maiale. Ricca di ferro, vitamine e nutrienti, serve a rimettersi in sesto. E sì, esistono ristoranti che la servono apposta per i postumi. Praticamente, la sbornia è talmente comune da avere il suo menu dedicato.


Bere in Corea: tra regole e rituali

Non basta bere. Bisogna sapere come si beve, altrimenti si rischia di fare figuracce:

  • Mai versarsi da soli. Qualcuno deve farlo per te.

  • Mai versare in un bicchiere mezzo pieno. Si considera scortese.

  • Mai lasciare il bicchiere vuoto. Chi versa, versa a tutti e riceve a sua volta.

  • "One shot!" o "Bottoms up!": si beve tutti insieme, in segno di unione.

  • Due mani per servire o ricevere, soprattutto se c’è una persona più anziana.

  • Girarsi di lato per bere davanti a un superiore, come segno di rispetto.

  • Dire “non bevo” non basta: meglio una scusa più solida, tipo religione, gravidanza, guida o allergia. E se proprio non vuoi bere... fai finta, ma non dirlo ad alta voce.


Bere in Corea: più che un’abitudine

La cultura del bere in Corea è un mondo complesso, fatto di storia, simboli, codici di comportamento e legami profondi. Non è solo alcol: è relazione, rito, identità. È un bicchiere che dice “siamo amici”, “siamo colleghi”, “posso fidarmi di te”.

E se ti capita di essere invitato a bere con dei coreani… adesso sai come reggere il bicchiere. E soprattutto, come reggere il colpo.

La vera storia dietro The Red Sleeve: amore, dovere e tragedia nella corte di Joseon

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Ci sono K-drama che si lasciano guardare con leggerezza, e poi ci sono storie come The Red Sleeve, che ti rimangono incollate addosso, nel cuore, nella gola. Perché non raccontano solo l’ennesima love story da palazzo, ma qualcosa di molto più profondo: la rinuncia, il destino, l’amore che non si sceglie. E quando scopri che tutto questo è ispirato a fatti realmente accaduti, la pelle d’oca non va più via.

The Red Sleeve ha conquistato milioni di spettatori nel mondo con la sua delicatezza e malinconia. Ambientato nel rigido e affascinante mondo della corte di Joseon, il drama ruota attorno a due figure storiche realmente esistite: Yi San, futuro Re Jeongjo, e Seong Deok-im, che diventerà Consorte Reale Ui-bin. Lui, un sovrano dal cuore spezzato e dallo spirito idealista. Lei, una cortigiana dal carattere libero, che desidera vivere la propria vita al di fuori dell’ombra del potere. Tra di loro, un amore impossibile da ignorare, ma ancora più difficile da vivere.

Una donna libera nel posto più sbagliato per esserlo

Seong Deok-im non è la solita figura femminile fragile che accetta il proprio destino. Nata nel 1753 in una famiglia umile, era la più giovane di sei fratelli, figlia di un uomo accusato di appropriazione indebita, morto quando lei aveva solo 16 anni. La sua famiglia non aveva titoli, ricchezze, né particolari aspettative. Eppure, a dieci anni, la piccola Seong entra a palazzo come gungnyeo, una semplice dama di corte. Un ruolo minore, invisibile, sottomesso. Ma sarà proprio la sua personalità decisa a renderla indimenticabile.

Si distinse fin da giovane per l’intelligenza e il senso del dovere. Collaborò alla trascrizione di testi classici e divenne dama personale della madre del futuro Re Jeongjo. E poi, l’incontro. Quello che cambia tutto.

Il principe dal cuore ferito

Yi San, futuro Re Jeongjo, era un uomo segnato. Nipote dell’autoritarissimo Re Yeongjo, aveva vissuto l’orrore della corte: suo padre fu giustiziato in modo brutale, rinchiuso in una cassa di riso dove morì soffocato per ordine del nonno stesso. Un trauma che avrebbe segnato per sempre il giovane principe, rendendolo freddo, perfezionista, determinato a diventare un sovrano giusto, ma anche estremamente solo.

Quando incontra Seong Deok-im, resta colpito dal suo spirito libero e dalla sua integrità. Non è una donna facile da conquistare. Non vuole essere "una delle tante", non accetta la sottomissione solo perché lui è un principe. E lui… la ama proprio per questo.

Amore o dovere? La scelta più difficile

Tra sguardi rubati, parole mai dette, sacrifici e silenzi, il loro amore cresce. Ma la corte non è un luogo per gli amanti. È un campo di battaglia tra doveri, gerarchie e maschere. Nonostante tutto, Deok-im viene elevata a Consorte Reale di terzo rango, e poi a Ui-bin, titolo che il re stesso sceglie per lei, attribuendole il significato di "appropriata", "dignitosa". Un gesto che suona come una promessa d’amore.

Nel 1782 nasce il loro primo figlio, Yi Sun, che diventerà Principe Ereditario Munhyo. Ma la felicità dura poco: il bambino muore a soli quattro anni. E quattro mesi dopo, anche Seong Ui-bin muore, incinta del loro quinto figlio. Il lutto, la devastazione, la fine.

Un amore che non muore nemmeno nella morte

La perdita di Seong Ui-bin fu un colpo terribile per Re Jeongjo. Scrisse lui stesso la sua epigrafe, descrivendo il dolore insopportabile e ammettendo, apertamente, che lei era stata l’unica donna che avesse mai amato. Un’affermazione senza precedenti in un’epoca in cui l’amore era l’ultima delle priorità per un sovrano.

Per onorarla, Jeongjo fece piantare 26.000 alberi nel luogo della sua sepoltura, creando un vero e proprio bosco del lutto, oggi conosciuto come Hyochang Park, a Seoul. Era sepolta vicino al figlio, fino a quando le tombe non furono spostate durante l’occupazione giapponese. Oggi riposa da sola, in un cimitero dedicato alle concubine, ma il suo ricordo è ancora forte. Non solo come figura storica, ma come simbolo di una donna che ha osato vivere e amare a modo suo.

Oltre il drama: perché questa storia ci tocca così tanto

Guardando The Red Sleeve, ci si rende conto che non è una semplice storia d’amore. È il racconto di due anime che si sfiorano senza mai potersi afferrare del tutto. Di una donna che ha scelto, fino alla fine, di restare fedele a sé stessa. E di un uomo potente che ha imparato, troppo tardi, che l’amore non si può governare.

La forza del drama sta proprio nella sua delicatezza: nei silenzi pieni di significato, nei piccoli gesti, nei sacrifici invisibili. Sapere che tutto questo è ispirato a persone vere, con sofferenze reali e scelte coraggiose, lo rende ancora più struggente.

Forse è per questo che, quando l’ultima puntata finisce, ci sentiamo un po’ vuoti. Come se avessimo vissuto qualcosa di troppo bello e troppo fragile per poterlo spiegare. Un amore che non ha bisogno di lieto fine per rimanere eterno.

Fonte:

  1. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Red_Sleeve
  2. https://en.wikipedia.org/wiki/Royal_Noble_Consort_Uibin_Seong

Le Dive Coreane del Momento: Bellezza, Talento e un Mondo da Raccontare

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C’è una domanda che ci accomuna tutte, prima o poi: “Ma chi è quell’attrice incredibile che ho appena visto in quel drama?”
E subito scatta la ricerca su Google, su Instagram, nelle fanpage... perché quando un’attrice ci conquista, non è mai solo per il ruolo che ha interpretato. È per il modo in cui guarda, per la voce che ha, per il sorriso che resta incollato addosso anche dopo i titoli di coda.

Questo articolo è una guida, sì. Ma anche un piccolo omaggio alle attrici coreane che ci fanno ridere, piangere, riflettere, amare. Alcune sono leggende, altre sono promesse che brillano già come stelle. Tutte, però, hanno un posto speciale nel cuore di chi ama i K-Drama.


🌸 Song Hye Kyo (송혜교)

Impossibile iniziare da qualcun’altra. Song Hye Kyo è la diva. La sua eleganza, la recitazione intensa ma mai eccessiva, la rendono una delle attrici più amate non solo in Corea ma in tutto il mondo. L’abbiamo conosciuta e adorata in “Autumn in My Heart”, ci ha fatto sognare in “Descendants of the Sun”, e oggi è seguita da oltre 12 milioni di persone su Instagram. Una carriera iniziata come modella, sbocciata nel tempo, con grazia e determinazione.


🌊 Jun Ji Hyun (전지현)

Forse il suo nome non ti dice nulla a primo impatto… ma My Sassy Girl? The Legend of the Blue Sea? My Love From the Star? Esatto, è lei. Jun Ji Hyun è magnetica. Bellissima in modo disarmante, eppure capace di interpretare ruoli ironici, forti, vulnerabili. È anche una delle modelle più famose della Corea, ma quando recita… ti dimentichi di tutto il resto.


💫 Park Shin Hye (박신혜)

C’è qualcosa di familiare in lei, qualcosa che ti fa sentire a casa. Forse è per questo che Park Shin Hye è da anni una delle attrici più amate di sempre. L’abbiamo vista in The Heirs, Pinocchio, Memories of the Alhambra, e Doctors, ma anche in film intensi come Miracle in Cell No. 7. La sua storia d’amore con l’attore Choi Tae-Joon ha fatto sciogliere i cuori dei fan, soprattutto quando si sono sposati nel 2022 e hanno annunciato l’arrivo del loro primo figlio.


💍 Son Ye Jin (손예진)

Eleganza e delicatezza, ma anche profondità. Son Ye Jin è un concentrato di talento e charme. Soprannominata “La prima fidanzata della nazione”, ha saputo conquistare generazioni con The Classic, April Snow, A Moment to Remember, e più recentemente con Crash Landing on You — dove la chimica con Hyun Bin era così reale da trasformarsi in amore vero. I due si sono sposati nel 2022 e aspettano il loro primo figlio. Una favola? Quasi.


👑 Ha Ji Won (하지원)

Ha Ji Won è un’attrice che spacca gli schermi — letteralmente. Forte, decisa, capace di ruoli d’azione, storici, romantici… c’è poco che non sappia fare. L’abbiamo amata in Secret Garden accanto a Hyun Bin, e in Empress Ki accanto a Ji Chang Wook. Non è solo bellissima: è carismatica, potente, e con una carriera lunga e piena di premi. Il suo stile? Sempre elegante, ma con un tocco da guerriera.


🌀 Song Ji Hyo (송지효)

Un’anima libera. Una forza silenziosa. Una risata contagiosa. Song Ji Hyo è una delle attrici più versatili e amate in Corea, ma anche una presenza storica del varietà Running Man, dove ha mostrato il suo lato più autentico e spontaneo. Nata modella, esplosa come attrice in drama come Emergency Couple e The Witch’s Diner, oggi è un punto di riferimento per tante donne coreane: forte, indipendente e sempre se stessa.


🎤 Lee Ji Eun – IU (이지은)

Chiamarla solo “attrice” sarebbe riduttivo. IU è un’intera galassia: cantante, cantautrice, performer e attrice di talento. La sua dolcezza è nota ovunque, ma chi ha visto Hotel Del Luna, Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo o My Mister sa bene che IU sa anche spezzarti il cuore con uno sguardo. Il suo soprannome “La fidanzata della nazione” è più che meritato. IU è una di quelle presenze che entrano in punta di piedi… e restano.