C’è qualcosa nei piatti coreani che va ben oltre il semplice gusto. Un sapore che si mescola a ricordi, stagioni, gesti antichi, racconti familiari e scene da drama. Che tu stia guardando una scena strappalacrime in cui due protagonisti condividono un pasto caldo sotto la pioggia, o che ti trovi a vagare per le vie di Seul nel cuore dell’inverno, la cucina coreana è lì, pronta ad abbracciarti. Non è solo cibo. È casa, è storia, è emozione. Ed è anche uno dei motivi per cui tantissimi di noi si sono avvicinati alla Corea del Sud: tra un K-drama e una canzone K-pop, alla fine ci siamo ritrovati con l’acquolina in bocca a desiderare di assaggiare ogni piatto visto sullo schermo.
Ma se già la cucina coreana salata ci ha conquistati, i dolci tradizionali sono un mondo a parte. E allora iniziamo proprio da lì. Preparatevi a un viaggio tra dessert che sembrano arrivare da un tempo sospeso, carichi di significato, simbolismo e – ovviamente – gusto.
Songpyeon (송편)
Piccole torte di riso dalla forma semicircolare, ripiene di pasta di castagne, semi di sesamo o fagioli rossi. Tradizionalmente si mangiano durante il Chuseok, la festa del raccolto autunnale coreano. C’è qualcosa di profondamente poetico nel prepararli: si dice che chi crea il Songpyeon più bello avrà una figlia bellissima. E in fondo, ogni torta è una piccola preghiera per la prosperità.
Bungeoppang (붕어빵)
Sembra un pesce, ma è una dolce carezza d’inverno. Pasta soffice, cialda croccante e un ripieno caldo di fagioli rossi dolci: è il comfort food che ti aspetta per strada nelle giornate fredde, con il vapore che si alza dal sacchetto mentre lo addenti.
Bupyeon
Una delizia delicata fatta con farina di riso glutinoso e un cuore dolce, ricoperto di gomul (fagioli cotti e ridotti in polvere). Il contrasto tra il morbido interno e l’esterno leggermente granuloso crea un equilibrio sorprendente.
Yumilgwa (유밀과)
Dolce fritto fatto con farina di grano e miele. Croccante, caramellato, quasi barocco nel sapore, è uno dei dolci reali per eccellenza. Un pezzo tira l’altro.
Gyeongju Bbang (경주 빵)
Un piccolo pane dolce ripieno di fagioli rossi, nato nel 1939 nel cuore di Gyeongju. Non solo un dessert, ma una parte della storia della città, tanto che è conosciuto anche come “Hwangnam bread”. Morbido, essenziale, familiare.
Patbingsu (팥빙수)
Il re dell’estate. Ghiaccio tritato, latte condensato, frutta fresca, sciroppi vari e – naturalmente – fagioli rossi. Un arcobaleno freddo e dolce, che si scioglie lentamente mentre il caldo ti assedia.
Hotteok (호떡)
Una sorta di pancake ripieno di zucchero di canna, cannella, sesamo e arachidi tritate. Una bomba dolce che ti scalda le mani e il cuore nelle giornate gelide. Il rumore del primo morso che rompe la crosta dorata è già poesia.
Kkultarae (꿀타래)
Torta di miele reale, conosciuta anche come “caramella della barba del drago”. Un impasto di miele e maltosio tirato in migliaia di filamenti setosi che racchiudono noci o cioccolato. In passato era riservato alla corte reale, oggi è uno dei simboli della dolcezza coreana.
Tteok (떡)
Gli onnipresenti gnocchi di riso coreani. Ce ne sono decine di varianti, dolci e salate, ma in tutte si ritrova quella consistenza compatta, quel senso di antica ritualità che accompagna le occasioni speciali.
Injeolmi (인절미)
Una variante dei tteok, coperta con polvere di fagioli al vapore. È il tipo di dolce che potresti vedere servito con il tè, in un pomeriggio di chiacchiere lente e memorie condivise.
E ora passiamo ai piatti salati, quelli che trovi nei drama, quelli che fanno sbavare anche chi dice “non mangio piccante”, quelli che sembrano sempre comparire quando i personaggi hanno bisogno di conforto. La cucina coreana non si limita a nutrire lo stomaco: ti consola, ti accompagna, ti parla.
Seolleongtang (설렁탕)
Brodo bianco latteo a base di ossa di bue, servito con tagliatelle e scalogno. È uno dei piatti più amati d’inverno, accompagnato da riso e kimchi. È semplice, ma potente. È come una coperta calda in forma liquida.
Samgyetang (삼계탕)
L’opposto stagionale del Seolleongtang. Un pollo intero farcito con riso glutinoso, bollito con ginseng e aglio. Si mangia in estate, per ricaricarsi nei giorni di afa. L’idea è combattere il caldo con il caldo. E funziona.
Sundubu Jjigae (순두부찌개)
Uno stufato piccante con tofu morbido, funghi, verdure, frutti di mare e un uovo crudo che cuoce direttamente nel brodo fumante. Servito in una ciotola di pietra bollente, è l’essenza stessa del calore. E anche della passione coreana per il cibo che brucia (in tutti i sensi).
Budae Jjigae (부대찌개)
“Stufato dell’esercito”, nato dopo la guerra, quando la fame si affrontava con ciò che si trovava: spam, salsicce, formaggio fuso, ramen. Un mix improbabile ma incredibilmente amato, che oggi è diventato un simbolo di creatività e resilienza.
Naengmyeon (냉면)
Tagliatelle di grano saraceno fredde, servite in brodo ghiacciato. Cetrioli, ravanello, uovo sodo. Dissetante, rinfrescante, il modo coreano per affrontare l’estate con eleganza.
Japchae (잡채)
Tagliatelle di patate dolci saltate con verdure e carne. Un contorno festivo, ma anche uno dei piatti più versatili. Dolce, salato, morbido e croccante insieme. Perfettamente equilibrato.
Haemul Pajeon (해물파전)
Frittelle croccanti di cipolla verde e frutti di mare. Si dice che siano perfette da mangiare nei giorni di pioggia, perché il rumore della frittura ricorda quello delle gocce. Non so voi, ma io ho già voglia di ascoltarle.
Bulgogi (불고기)
Carne di manzo marinata e grigliata, da avvolgere in foglie di lattuga con pasta piccante. Il bulgogi è più di un piatto: è un’esperienza. Da condividere. Da gustare lentamente, mentre si parla, si ride, si vive.
Tteokbokki (떡볶이)
Iconico cibo da strada. Torte di riso piccanti, morbide e masticabili, immerse in una salsa rossa intensa. Aggiungi ramyeon, e diventa un piatto da sogno. O da dipendenza.
Bibimbap (비빔밥)
Una ciotola di riso mescolato con tutto: verdure, carne, uovo, olio di sesamo, pasta piccante. È il simbolo della cucina coreana: armonia degli ingredienti, semplicità e ricchezza insieme. Mescoli tutto, e scopri che ogni boccone è diverso dal precedente.
E allora sì, possiamo dirlo: il cibo coreano non è solo buono. È narrativo. Ogni piatto racconta una storia. Ogni ingrediente ha un’anima. E noi, spettatori incantati, non possiamo fare altro che ascoltare – e assaporare.