Parlare della Dinastia Joseon significa entrare in un mondo che spesso idealizziamo attraverso drama eleganti, hanbok dai colori morbidi, rituali armoniosi e palazzi perfettamente simmetrici. Ma c’è un lato della storia che raramente trova spazio nelle narrazioni più romantiche: quello della punizione, della giustizia, della violenza istituzionalizzata che permeava il sistema penale dell’epoca.
Un lato duro, concreto, che ci ricorda come il passato coreano fosse profondamente segnato da un’idea di ordine basata su gerarchia, confucianesimo e disciplina fisica.
Nella Joseon che immaginiamo luminosa, la punizione corporale era parte quotidiana della struttura sociale. Non era un’eccezione, non era un tabù: era un dispositivo di controllo. Un linguaggio. Un modo per ribadire chi comandava e chi doveva obbedire. E, soprattutto, un riflesso diretto del pensiero confuciano, che metteva l’ordine morale davanti a tutto.
