Salve a tutti. Oggi vorrei portarvi dentro un viaggio che parte da un piccolo boccone: quel che noi chiamiamo semplicemente “torta di riso”, ma che in Corea è tutt’altro che semplice dessert. Parlo del Tteok, del significato che ha avuto e continua ad avere nella cultura coreana: un dolce, un rito, un simbolo vivo. Il suo sapore è legato a radici antiche, alle stagioni, alle comunità, alle cerimonie e ogni torta racconta una storia.
Origini e trasformazioni
Il tteok ha una storia antichissima, che risale addirittura all’età del Bronzo in Corea. Quando si cominciò a coltivare riso, sperimentare strumenti come l’“siru” (la tradizionale vaporiera) e a creare alimenti che potessero durare, si aprì la strada a quello che sarebbe diventato il tteok. In origine non era un dolce opzionale, un extra: era parte integrante della dieta, della festività, del rituale comunitario.
Significato simbolico e sociale
Più che cibo, il tteok è un gesto: un’offerta, un dono, un modo per dire “ti rispetto”, “sono con te”, “ti auguro bene”. In Corea viene descritto come simbolo di condivisione, di affetto (jeong, 정), di legame umano. Quando una famiglia invita amici o vicini a condividere il tteok, non si limita a offrire dolcezze: trasmette senso di comunità. Le donne che preparavano il tteok invitavano vicine, parenti, generazioni che si univano nella preparazione: era rituale sociale oltre che culinario. Anche il colore e la forma avevano significati precisi: il bianco per la purezza, il rosso per scacciare il male, il verde per la speranza, così come la forma a mezzaluna per certi torte servite nelle festività.
Occasioni speciali: quando il tteok entra nella vita
Nel calendario coreano, il tteok ha un posto d’onore. Durante il Capodanno lunare (Seollal), nella zuppa di torta di riso (tteokguk) si simboleggia l’inizio di un nuovo anno. Durante il Chuseok, festività del raccolto, si prepara lo songpyeon: un tipo di tteok modellato a mano, riconosciuto come simbolo di buon raccolto e buon destino. Nei matrimoni, nei compleanni, nei riti degli antenati, il tteok compare come ingrediente fondamentale: bianco, semplice, elegante.
Il tteok oggi: tradizione che si rinnova
Come tutte le tradizioni, anche quella del tteok è stata messa alla prova dalla modernità. Le generazioni più giovani non sempre ne apprezzano la consistenza “gommosa”; i bakery e le pasticcerie importate (stile occidentale) hanno attirato nuovi consumatori. Eppure, la torta di riso non è sparita: è diventata anche simbolo di orgoglio culturale, parte del movimento globale del “K-Food”. Oggi il tteok è disponibile in nuove forme, sapori, spesso reinventato per piacere ai palati globali, senza perdere il suo significato profondo. E quel rituale della preparazione comunitaria, del condividerlo rimane, nelle zone rurali, nelle famiglie che ancora conservano la tradizione, nei momenti speciali.
Perché il tteok vale davvero di più di quel che sembra
Che sia bianca, verde o colorata, il Tteok rappresenta molto più di un dolce. È memoria. È cultura. È resistenza. In un mondo dove tutto si produce in fretta, dove il cibo è seriale, il tteok ti ricorda che una torta, se fatta come si deve, richiede tempo, mani, farina, vapore, comunità. Ti ricorda che il significato delle cose è spesso dentro la loro storia, non solo nel sapore.
E quando lo mangi, sai che stai partecipando a qualcosa che va oltre te: a generazioni che hanno condiviso farina, vapore, chiacchiere e mani impastate.
Che lo gustiate semplice o reinventato, magari farcito, colorato, moderno, fate in modo di ricordarvi da dove viene. Il tteok non è solo un boccone: è un ponte. Tra passato e presente, tra noi e chi è stato prima, tra chi prepara e chi condivide. E in ogni momento importante della vita coreana (nascita, matrimonio, raccolto, memoria) il tteok era lì. Non perché fosse solo dolce, ma perché era significato E se noi lo assaggiamo oggi, voglio che lo facciamo con quella consapevolezza: che un torta di riso può narrare un’intera cultura.
Fonti
