Il mito di Pak Hyŏkkŏse
Pak Hyŏkkŏse è il mitico fondatore del regno di Silla. In passato Chin Han aveva sei villaggi, ognuno dei quali apparteneva a un clan separato il cui antenato si diceva che fosse disceso dal cielo. Il primo giorno del terzo mese del primo anno di Ti-chieh del precedente Han gli antenati dei sei villaggi assieme ai loro discendenti si radunarono sulle rive del fiume Al e convennero che, per evitare la dissolutezza nel popolo, avevano bisogno di un re saggio.
Quando salirono più in alto e guardarono in basso videro verso Sud una luce che emanava da un luogo del monte Yang vicino a cui si trovava un cavallo bianco che si era inginocchiato e faceva inchini.
Quando si avvicinarono trovarono un grosso uovo rosso, e il cavallo nitrì e salì al cielo. Aperto l'uovo vi scoprirono all'interno un bel bambino con un volto raggiante. Quando gli fecero il bagno nella Fonte dell'Est, questi emise luce. Anche la natura gioiva. Lo chiamarono Hyŏkkŏse, che significa luminoso, e lo nominarono re.
Dopo aver trovato il re, il popolo si disse che doveva trovargli una regina virtuosa come moglie. Quel giorno vicino al pozzo di Aryŏng nel distretto di Saryang comparve un drago-gallina che da sotto la sua costola sinistra produsse una bambina eccezionalmente bella, ma con la bocca a forma di becco. Quando però le fecero un bagno nel fiume del Nord a Wŏlsŏng, il becco le cadde.
Il popolo allora eresse un palazzo e allevò assieme i due meravigliosi bambini. Siccome il bambino era nato da una specie di zucca, che in coreano si dice pak, gli diedero il nome Pak, mentre alla bambina diedero il nome del pozzo vicino al quale era nata.
Quando i due raggiunsero i quindici anni di età, il ragazzo divenne re e la ragazza regina. Essi chiamarono il paese Sŏrabŏl e, a causa delle circostanze della nascita della regina, lo chiamarono anche Kyerim, che significa Foresta del gallo. In seguito il regno prese il nome di Silla.
Dopo sessantadue anni di regno, Hyŏkkŏse salì al cielo e dopo sette giorni i suoi resti caddero a terra. Si dice che la regina lo seguisse. La gente voleva seppellirli assieme nella stessa tomba, ma comparve un grosso serpente che glie lo impedì.
I loro corpi furono allora divisi in cinque parti e sepolti in cinque luoghi diversi chiamati le Cinque Tombe o le Tombe del Serpente.
Nolbu, il fratello anziano egoista, e la famiglia del fratello minore Heungbu. Nolbu, fratello maggiore, caccia di casa il fratello minore e la sua famiglia
La maggior parte delle favole riguardano, naturalmente, i buoni. Il tema, principalmente allegorico, di “ricompensare i buoni e punire i cattivi” (권선징악 勸善懲惡) è prevalente nelle favole popolari coreane, come nella maggior parte delle favole popolari del mondo. Questo tema è rappresentato estremamente bene in “Heungbu e Nolbu”, la storia che parla di due fratelli. Nolbu è quello cattivo. È estremamente arrogante ed egoista; nel lessico coreano è il simbolo dell’avarizia. Dopo la morte dei loro genitori, nonostante che per generazioni le famiglie fossero vissute assieme nella Corea tradizionale, Nolbu si impadronisce delle fortune della famiglia e caccia dalla casa paterna la grande famiglia di suo fratello minore Heungbu. Heungbu di conseguenza vive in estrema povertà, ma non perde mai la propria natura gentile e generosa. Un giorno una rondine con una zampa rotta cade nel cortile di Heungbu. Egli la cura teneramente ridandole una buona salute e la rondine mostra la propria gratitudine lasciando cadere un seme di zucca sul tetto di paglia della sua capanna. La zucca cresce diventando molto grande e poi, quando si apre, inonda Heungbu e la sua famiglia di oro e ricchezze. Nolbu, avendo udito della fortuna di suo fratello, freme di invidia e immediatamente esce e rompe di proposito una zampa a una rondine, solo per curarla poi in modo affrettato. Anche questa rondine lascia cadere un seme di zucca, ma questa, a differenza di quella di Heungbu, fa fuoriuscire dokkaebi (도깨비, spiritelli maligni) e cose orribili e terrificanti che puniscono in modo determinato Nolbu.
La storia di “Kongji e Patji”, una Cenerentola coreana
Quando si sente la storia di Kongji, si pensa automaticamente a Cenerentola. Onestamente le storie sono quasi identiche, tanto che si comincia a pensare quale ne sia l’origine. (Oppure, che l’umanità abbia sofferto avventure così simili in tutto il mondo, che le favole popolari riflettono quel fatto.) Kongji è una figlia buona. Sua madre muore presto, suo padre muore subito dopo e la sua matrigna e la sorellastra Patji sono risolute a rendere la sua vita il più possibile miserabile. Sono pigre e meschine. Kongji è costretta a servirle notte e giorno, svolgendo dei lavori quasi impossibili da completare. Similmente alle favole dei fratelli Grimm che sono state addolcite da Disney, anche di questa favola ne esiste una versione annacquata per i bambini, nella quale Kongji va a una festa del villaggio indossando vestiti e scarpe datele da una fata del cielo. Alla festa lei incontra il magistrato della contea, in seguito lo sposa e vive felicemente da quel momento in poi. (Una storia piuttosto nota, non è vero?) Nella storia originale dell’era Joseon, Patzi e sua madre, gelose della felicità di Kongji, assassinano Kongji gettandola in un pozzo. Patzi prende poi il posto di Kongji come sposa del magistrato, ma viene presto scoperta e messa a morte come punizione. Il magistrato manda poi i resti di Patzi alla madre che, a causa di questo, muore per un colpo al cuore.
Simcheong si getta nel mare; Bbaendeok Uhmum e il padre di Simcheong
Simcheong è l’icona della pietà filiale. La storia di Simcheong è un famoso canto popolare pansori (판소리) dell’era Joseon ed è stato narrato ai bambini per secoli, per insegnar loro la virtù della pietà filiale. Simcheong perde sua madre da bambina e si prende cura di suo padre che è diventato cieco a causa della stessa malattia della madre. Ella si prende cura di lui ogni giorno con doveroso slancio. Suo padre ha un carattere piuttosto violento e un giorno, invece di attendere con pazienza che arrivi sua figlia, esce di casa per andare a cercarla e cade nel fiume. Un monaco di passaggio lo salva e gli dice che se prega il Budda con forza sufficiente con un’offerta di 300 sacchi di riso, potrà ricuperare la vista. Il padre di Simcheong promette sconsideratamente al monaco che avrebbe fatto così.
Simcheong viene a sapere di questo incidente e, per far sì che suo padre adempia alla promessa fatta e diventi felice, decide di vendersi per 300 sacchi di riso come sacrificio umano per i pescatori che stanno cercando una vergine da sacrificare agli spiriti del mare. Simcheong riceve il riso e lo offre al Budda. Poi saluta suo padre, che pensa che lei parta per diventare una figlia adottiva di una famiglia ricca, e si dirige verso il mare con i pescatori. Come salta nell’acqua, lei prega che al padre sia restituita la vista. Invece di annegare, Simcheong viene portata al palazzo dell'imperatore del mare. Questi è molto impressionato dalla devozione della ragazza e dalla pietà filiale per suo padre e la lascia tornare in superficie in un fiore di loto gigante. Simcheong viene trovata da un pescatore che decide di regalare al re questo fiore raro e bello. Quando il fiore viene offerto, Simcheong si rivela e abbaglia il re con la sua bellezza e la sua storia, e diventa presto la regina. Simcheong, che desidera fortemente trovare suo padre, decide di tenere a palazzo una festa per i ciechi. Nel frattempo il padre di Simcheong si dispera per aver perduto la figlia, anche se ora sta conducendo una vita piuttosto confortevole perché i pescatori che avevano preso Simcheong ebbero compassione di lei e diedero a lui altri sacchi di riso in più.
Bbaengdeok Uhmum, una vistosa sgualdrina del vicinato in cerca di denaro, vedendo la nuova ricchezza che il padre di Simcheong aveva ottenuto, lo sposa rapidamente e altrettanto rapidamente spende tutto il di lui denaro. Udendo della festa che si sarebbe tenuta a palazzo, lo spinge ad andare, dicendo che lo avrebbe accompagnato. Dei vicini gentili riescono ad aiutarlo raggranellando le spese per il viaggio, che Bbaengdeok Uhmum ruba di nascosto non appena si sono messi in viaggio. Nonostante tutti questi ostacoli, il padre di Simcheong riesce ad arrivare al palazzo dove si incontra con sua figlia. Quando lei gli rivela di essere la regina, lui per la gioia apre gli occhi e ricupera la vista. Dopo di allora padre e figlia vissero per sempre felici, mentre la gente del posto lodò la pietà filiale di Simcheong per generazioni e generazioni.
Chunhyang, Mongryong e Byeon Satto: quasi Romeo e Giulietta
Chunhyang è un’altra storia popolare cantata fin dal periodo Joseon. È la “Romeo e Giulietta” coreana. Chunhyang è la bella e giovane figlia di una gisaeng (기생, cortigiana) che è determinata a non far seguire dalla figlia il proprio mestiere. Come risultato, anche se lei appartiene a una classe inferiore, insegna alla propria figlia Chunhyang tutte le virtù di una vera signora. Mongryong è il figlio sedicenne del signore del villaggio che un giorno vede Chunhyang che salta su un’altalena a bilico e si innamora immediatamente per la sua bellezza. Si avvicina a Chunghyang che gli dice chiaramente che non ha intenzione di diventare la sua concubina, anche se appartiene alla classe più bassa, perché le è stato insegnato a rispettare certi valori e certe virtù. Ciò attira ancor più Mongryong, che promette di sposarla quando avrà superato gli esami di stato nazionali che gli permettano di tornare al villaggio come funzionario. Chunhyang, che era anch’essa innamorata di Mongryong, promette di aspettare il suo ritorno. Mongryong va a Seul per completare i suoi studi e in sua assenza un nuovo magistrato chiamato Byeon Satto viene nella città. Desiderando essere intrattenuto, invita le gisaeng della contea, ma sente dire che la più bella di tutte, Chunhyang, non è iscritta nel registro. Quando viene convocata, Chunhyang si rifiuta di servirlo, nonostante il fatto di aver perso contatto con Mongryong, dicendo che il suo cuore è promesso a un altro, ma ciò fa infuriare il magistrato Byeon, che la fa gettare in prigione. Dopo un po’ di tempo, Mongryong compare nel villaggio come ispettore reale sotto copertura e fa imprigionare il magistrato per le sue malefatte. Poi porta Chunhyang a Seul per incontrare il re e riceve il permesso di sposarla come legittima moglie. E da quel momento in poi vissero felici e contenti, a differenza di Romeo e Giulietta.
Il fratello e la sorella che diventarono il Sole e la Luna
Per una volta i personaggi principali hanno una madre. C’era una volta una vedova con tre figli piccoli. Vivevano nelle montagne ed erano molto poveri. Un giorno, mentre stava tornando a casa dopo il lavoro, la madre si imbattè in una tigre che immediatamente la divorò. La tigre andò fino alla casa e finse di essere la madre dei bambini, ma questi non si fecero abbindolare e non aprirono la porta. Tuttavia la tigre riuscì a entrare nella casa e ingoiò il bambino più piccolo. I due rimanenti, fratello e sorella, fuggirono il più velocemente possibile e si arrampicarono su un albero. La tigre cercò varie volte di salire sull’albero, ma lì per lì non vi riuscì. Presto, però, vi potè salire un po' alla volta. Il fratello e la sorella pregarono l’imperatore dei cieli di salvarli, e allora dal cielo scese una lunga corda. Il fratello e la sorella afferrarono la corda e cominciarono a salire. Anche la tigre pregò astutamente per ottenere una corda e presto scese dal cielo un’altra corda. Mentre il fratello e la sorella salivano sempre più in alto, la corda della tigre era tutta consumata e si ruppe, così che la tigre cadde giù. Il fratello e la sorella salirono così alti nel cielo che diventarono il Sole e la Luna. La sorella diventò il Sole perché aveva paura del buio, e siccome era timida, si assicurò che nessuno potesse fissarla direttamente per un lungo periodo di tempo. Esiste un’altra versione dove il più piccolo non viene mangiato e diventa le stelle.
La gratitudine del taglialegna onesto e le aspettative del taglialegna avido
“Ascia d’argento, ascia d’oro” o “Il bravo taglialegna” è uno degli argomenti principali del libri di testo per bambini. La storia e la frase stessa sono altamente parodiate e nella vita di ogni giorno sono comunemente usate delle variazioni. La storia è piuttosto breve e semplice. Un povero taglialegna lascia accidentalmente cadere la sua ascia in uno stagno nelle montagne mentre menava colpi d’ascia agli alberi. È molto sconvolto e comincia a piangere, quando un vecchio, un dio della montagna, esce fuori dallo stagno con in mano un’ascia d’oro. “Questa è tua?” Il taglialegna gli dice che non lo è. Il vecchio torna con un’ascia d’argento. “Questa è tua?” Il taglialegna gli dice di no un’altra volta, che la sua ascia è una di ferro, vecchia e malandata. Il dio della montagna è commosso dall’onestà del taglialegna e gli dà tutte e tre le asce. Un taglialegna avido che aveva udito questa notizia si dirige immediatamente verso lo stesso luogo e lascia cadere deliberatamente la sua ascia nello stagno. Compare di nuovo il dio della montagna. Gli viene fatta la stessa domanda, ma, non avendo udito dettagliatamente come fossero andate le cose, risponde immediatamente che, sì, sia l’ascia d’oro che quella d’argento sono sue. All’udire ciò, il dio si arrabbia molto e scompare nell’acqua e il taglialegna avido resta senza alcuna ascia, neppure con la sua ascia di ferro.
La dimenticanza del taglialegna e la fuga della fata-moglie con i bambini
I taglialegna sono popolari nelle favole. Questa però è un poco più complessa da giudicare. “Il taglialegna e Seonnyeo”. (Le seonnyeo 선녀 仙女) sono donne angeliche scese dal cielo, e di solito questa parola viene tradotta con “fata del cielo”, anche se la loro immagine non è per nulla come quella delle creature fantastiche della mitologia occidentale.) Un giorno nelle montagne un taglialegna vede un capriolo che fugge da un cacciatore e lo nasconde. Il capriolo gli dimostra la propria gratitudine dicendo al taglialegna qual era il posto in cui le fate del cielo venivano a fare il bagno. Il capriolo gli dice che ne può prendere una per moglie se le nasconde i vestiti, perché lei, senza quei vestiti, non può volare di nuovo in cielo. Gli viene anche detto di non mostrarle i vestiti fino a quando non avranno avuto tre bambini. Il taglialegna segue il consiglio del capriolo e nasconde i vestiti di una delle fate. Quando le altre tornano al cielo, lei viene lasciata indietro e resta per sposare il taglialegna. Passando il tempo, il taglialegna e la fata hanno dei bambini, ma il taglialegna, avendo dimenticato il consiglio del capriolo, fa vedere alla moglie i suoi vestiti dopo che averne avuti due. La fata indossa i vestiti per volare e con un bambino per braccio se ne torna al cielo, abbandonando il taglialegna.
Le versioni brevi per i bambini di solito si fermano qui. La versione più lunga menziona il fatto che il taglialegna era così infelice dopo questo incidente che il capriolo torna per dirgli del secchio che i cieli mandano giù per procurarsi dell’acqua. Il taglialegna entra nel secchio per salire al cielo e si riconcilia con sua moglie e i bambini e vivono per un certo tempo felici lassù. Ma presto sente nostalgia per la sua vecchia madre e così decide di farle visita su un cavallo celeste, che sua moglie gli dice di non smontare per nessuna ragione. La madre del taglialegna è così felice di vedere suo figlio che gli prepara della farinata d'avena calda e accidentalmente ne lascia cadere un po’ sul cavallo celeste. Il cavallo celeste si spaventa e di colpo vola verso il cielo, facendo cadere a terra il taglialegna. Il taglialegna muore e diventa un gallo, che grida ogni giorno guardando il cielo.
Sitografia:
- http://www.corea.it/favole.htm