2 dicembre 2025

MITI E LEGGENDE DELLA COREA: DALL’ALBERO DI SANDALO AL REGNO DI GOJOSEON


Quando si parla di Corea, una delle prime immagini che affiorano è quella delle sue leggende antichissime, tramandate di generazione in generazione come fili luminosi che uniscono passato e presente. Fra tutte, il mito della creazione e la leggenda del regno di Gojoseon sono le più radicate nella memoria collettiva. Due racconti diversi, eppure profondamente intrecciati, che spiegano non solo le origini del Paese, ma anche i valori che ancora oggi permeano la cultura coreana.

Il mito della creazione coreana

La leggenda inizia nel mondo celeste, dove viveva il re Hwan-in, una divinità luminosa dotata di grande saggezza. Aveva un figlio, Hwan-ung, un giovane principe curioso del mondo umano. Il suo desiderio più grande era scendere sulla Terra, governare una terra bella e fertile e portare ordine fra gli uomini.
Il padre, intuendo la sincerità del suo intento, gli concesse il permesso e gli affidò tre tesori celesti,  simboli di legittimità, potere e protettrice divina, accompagnandolo con 3.000 spiriti.

L’arrivo sulla Terra

Hwan-ung discese sulla sommità del monte Baekdu, nei pressi di un maestoso albero di sandalo, un punto considerato sacro e carico di energia vitale. Lì fondò la sua città, Asadal, destinata a diventare il primo centro del nuovo ordine terreno.

Per governare gli esseri umani, Hwan-ung istituì 360 dipartimenti, ciascuno dedicato a un aspetto essenziale della vita: la salute, la malattia, il bene, il male, la caccia, la pesca, l’agricoltura e tutto ciò che determinava la sopravvivenza delle prime comunità. Al suo fianco, gli spiriti del Vento, della Pioggia e delle Nuvole simboleggiavano le condizioni atmosferiche che plasmavano quotidianamente la vita dei popoli della penisola coreana.


La prova dell’orso e della tigre

Un giorno, un’orsa e una tigre comparvero davanti all’albero sacro, pregando con fervore di essere trasformate in esseri umani.  Hwan-ung, riconoscendo la loro determinazione, impose una prova: dovevano chiudersi in una caverna per 100 giorni, senza vedere la luce del sole, nutrendosi esclusivamente di artemisia e 20 spicchi d’aglioDue ingredienti non scelti a caso.

  • L’aglio, da sempre considerato un cibo purificatore e protettivo, compare ancora oggi in quasi tutti i piatti coreani.
  • L’artemisia, usata in dolci e zuppe, è nota per le sue proprietà medicinali e simboliche.

La prova era un rito di purificazione: corpo, spirito e volontà.

La tigre, incapace di sopportare la clausura, abbandonò presto.
L’orsa, invece, perseverò. Dopo 21 giorni emerse dalla caverna trasformata in una donna bellissima: Ung-nyeo.


Ung-nyeo, la pazienza e il desiderio di una famiglia

La leggenda racconta che Ung-nyeo, pur diventata umana, fosse infelice: desiderava un figlio da crescere, una famiglia che le desse un posto nel mondo. Pregò ancora una volta ai piedi dell’albero sacro.

Hwan-ung, colpito dalla sua purezza d’animo e dalla sua resilienza, scelse di sposarla. Dalla loro unione nacque Dangun Wanggeom, conosciuto come “il Re del Sandalo”, destinato a diventare il fondatore leggendario della Corea.

Ung-nyeo rappresenta ancora oggi due valori culturali profondissimi:

  • la perseveranza come virtù suprema,
  • il ruolo simbolico della maternità nella narrativa antica, vista come creazione e continuità della comunità.


Il regno millenario di Dangun e il suo lascito

Dangun, cresciuto fra celesti e mortali, fondò il primo regno della leggenda: Go-Joseon, l’Antico Joseon. Si dice che regnò per 1.200 anni, un periodo volutamente impossibile da considerare reale perché appartenente al linguaggio dei miti, dove il tempo è diverso, circolare, archetipico.

Alla sua morte, Dangun non scomparve: si trasformò in San-shin, lo spirito della montagna, custode immortale delle vette e delle foreste coreane. Ancora oggi, molti santuari dedicati a San-shin si trovano sui monti della penisola, e la montagna stessa continua a essere vista come un luogo sacro e protettivo.


La leggenda di Gojoseon: il primo regno coreano

Nel racconto mitologico, Go-Joseon è il primo regno umano della Corea, nato il 3 ottobre del 2333 a.C., data che non appartiene alla storia, ma al mondo della memoria mitica. Da qui deriva il Gaecheon-jeol, la festa nazionale che celebra “l’apertura dei cieli”: il giorno in cui il mondo divino e quello umano si incontrarono grazie a Hwan-ung e alla nascita di Dangun.

Il termine stesso “Go-Joseon” significa “Antico Joseon”, e viene usato per distinguere il regno mitico da quello storico sorto molto dopo.

Dangun è visto come:

  • un re-sacerdote, che governa e allo stesso tempo funge da ponte con il divino;
  • figura simbolica dell’identità nazionale, soprattutto per la narrativa tradizionale;
  • primo sovrano del popolo coreano nel mondo mitologico.

Il calendario di Dangun, ancora ricordato in alcuni contesti simbolici, parte proprio da questa data leggendaria.


Il significato profondo di questi miti

Queste storie non pretendono di spiegare eventi storici reali: raccontano valori. Ne custodiscono alcuni fondamentali per la cultura coreana:

  • Perseveranza: Ung-nyeo che resiste nella caverna.
  • Purezza e sacrificio: la prova con aglio e artemisia.
  • Legame con la natura: spiriti del clima, montagne sacre, sandalo profumato.
  • Ordine e armonia: i dipartimenti di Hwan-ung che incarnano l’organizzazione del mondo.
  • Identità: Dangun come sovrano-sacerdote, metà umano e metà divino.

Queste leggende non rispondono a domande storiche, ma a domande esistenziali: da dove veniamo? perché siamo qui? quale ruolo abbiamo nel mondo che abitiamo? E forse proprio per questo, dopo migliaia di anni, continuano a essere raccontate.