C’è una cosa che mi chiedo spesso ogni volta che un K-drama diventa un successo clamoroso: perché, in quasi tutti i casi, la fama dell’attore protagonista maschile esplode a livelli stratosferici… mentre quella dell’attrice, pur ricevendo consensi, resta più discreta, come confinata dentro il drama stesso?
Non è una semplice impressione. È una dinamica reale, ricorrente, e anche un po’ ingiusta.
Provo qui a riflettere sulle cause che stanno dietro questo squilibrio, non solo per capire meglio cosa succede dietro le quinte del mondo dei drama, ma anche per dare voce a un’asimmetria che troppo spesso passa sotto silenzio.
🌟 1. Il fandom è femminile (e spesso sogna un oppa)
Il pubblico dei K-drama, lo sappiamo, è in gran parte composto da donne: adolescenti, ventenni, trentenni e anche spettatrici adulte. E non si tratta solo di guardare una storia: si crea un legame, una connessione emotiva con i personaggi, e in particolare con l’attore protagonista.
È come se l’attore non fosse solo il personaggio… ma diventasse l’uomo ideale.
L’oppa da sogno, il fidanzato perfetto, il marito immaginario.
Questa identificazione affettiva rende gli attori maschili delle vere e proprie star planetarie. Inondano i social, diventano testimonial, spopolano nei fan meeting, vengono idolatrati come se fossero divinità romantiche.
E le attrici? Certo, anche loro vengono apprezzate. Ma raramente “idolatrate”. Non scatenano lo stesso desiderio di possesso, la stessa fantasia. Sono ammirate, sì. Ma meno visceralmente amate.
💡 2. Il marketing li mette sempre al centro
Apri un poster promozionale. Guarda un trailer. Osserva la cover di una OST.
Quasi sempre tutto ruota intorno all’attore maschile.
Il suo sguardo malinconico. La sua mano tesa. Il suo gesto romantico.
È lui il perno visivo, narrativo, simbolico.
Anche quando la storia è di coppia, anche quando l’attrice ha un ruolo cruciale, è lui ad attirare il riflettore.
Il marketing spinge sulla sua immagine. Le interviste si concentrano su di lui.
I titoli degli articoli spesso menzionano solo il suo nome, anche se il merito del successo è condiviso.
Il risultato? Il pubblico, già predisposto, assimila inconsciamente l’idea che il successo del drama sia “merito suo”.
🔄 3. Il post-drama boost: lui esplode, lei si raffredda
Quando un K-drama va bene, per lui si aprono subito nuove porte. Ruoli da protagonista in altri drama, film, campagne pubblicitarie, comparsate nei variety.
È un momento d’oro: viene conteso da registi e sponsor, e la sua popolarità si consolida con forza.
Per l’attrice, invece, la scalata è più lenta e meno automatica. Non è raro che resti bloccata per un po’ in ruoli simili a quelli appena interpretati, o che sparisca dai radar finché non arriva un altro progetto forte.
È come se il sistema stesso non sapesse valorizzare davvero la sua performance, anche quando è stata centrale e decisiva.
📦 4. La narrazione lo mette in risalto
Sì, anche la scrittura ha le sue responsabilità.
Perché nei K-drama romantici — e non solo — i personaggi maschili hanno quasi sempre l’arco narrativo più intenso.
Sono loro a cambiare, a soffrire, a salvare. Sono loro a vivere la catarsi, a gestire il mistero, a incarnare l’eroe tormentato.
Le donne? Spesso sono statiche. Supportive. Più “funzionali” al percorso dell’uomo che davvero protagoniste.
Questo fa sì che il pubblico si ricordi più facilmente di lui, lo consideri più “profondo”, più carismatico, anche quando il talento attoriale dell’attrice è pari (o superiore).
📉 5. Le attrici giudicate più duramente
C’è poi una questione ancora più spinosa, ma importante:
le attrici sono più soggette al giudizio pubblico, e più velocemente messe in discussione.
Un attore può frequentare, sbagliare, anche essere coinvolto in piccoli scandali: spesso viene perdonato.
Un’attrice? Viene messa in pausa. Sottoposta a critiche feroci. Sminuita.
Inoltre, la pressione estetica è costante: se ingrassa, se invecchia, se cambia look… la reazione è immediata e spesso brutale.
Tutti elementi che minano la continuità della loro popolarità, rendendo molto più fragile quel piccolo spazio di luce conquistato con fatica.
📌 Conclusione: una questione culturale (che possiamo cambiare)
La disparità nella fama tra attori e attrici nei K-drama non è una coincidenza, né una questione di talento.
È il risultato di dinamiche culturali, mediatiche, industriali, e di un pubblico che — anche senza volerlo — contribuisce a perpetuarle.
Ma qualcosa sta cambiando.
Attrici come Kim Hye Soo, Park Eun Bin, Han So Hee, Kim Tae Ri, Jeon Do Yeon stanno conquistando una fama trasversale, autonoma, potente. Dramacome The Glory, Extraordinary Attorney Woo, My Name o Twenty-Five Twenty-One hanno mostrato che il pubblico può innamorarsi anche di una donna protagonista, se il personaggio è scritto con forza e se le viene lasciato lo spazio di brillare.
Ecco perché, da spettatori consapevoli, possiamo (e dobbiamo) sostenere le attrici non solo per il ruolo che interpretano, ma per ciò che sono: professioniste di talento, con carriere complesse e meritocratiche, che spesso ricevono meno di quanto danno.