17 agosto 2025

Qualche settimana di pausa per ricaricare le batterie

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Buonasera a tutti! Oggi sono qui per informarvi che il blog si prenderà una piccola pausa: dal 18 al 31 agosto non verranno pubblicati nuovi post, ma tornerò alla normale programmazione a partire dal 1° settembre.

Negli ultimi tempi ho finalmente trovato il coraggio di pubblicare tutti quei vecchi post che da troppo tempo “facevano la muffa” in bozza. Nel frattempo, ho anche scritto qualcosa di nuovo. Forse l’avrete notato: i contenuti un po’ datati si sono intrecciati con tematiche più attuali, e so che questo potrebbe aver creato un po’ di disorientamento. Ma ho scelto consapevolmente di farlo, perché non volevo più lasciare nulla in sospeso, se non i post nuovi su cui sto lavorando con calma, nei miei ritagli di tempo.

Può sembrare che io dia più importanza alla quantità che alla qualità, ma in realtà è esattamente il contrario: se non avessi avuto quei vecchi post già pronti, gli aggiornamenti sarebbero stati molto più sporadici. Scrivere un nuovo contenuto, per me, richiede tempo e cura – in media dai due ai tre giorni – perché voglio che ogni parola mi rappresenti davvero, e che il risultato finale mi soddisfi pienamente.

Ora vi saluto… ci ritroviamo qui, a settembre!

La mia estate in drama 2025

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Un tempo, ricordo molto bene, mi piaceva condividere con voi — come in una chiacchierata al bar tra amiche — ciò che avevo intenzione di guardare durante alcuni momenti specifici dell’anno nel mondo di dramaland. Oggi torno un po’ alle origini, per puro senso di nostalgia. Vi propongo una serie di titoli che hanno catturato la mia attenzione e vi spiegherò perché ho deciso di vederli rispetto a tanti altri. Ma attenzione: non prendete esempio da me nella scelta dei drama! Sono diventata incredibilmente selettiva, e non è detto che ciò che troverete in questo articolo possa anche solo minimamente rispecchiare i vostri gusti. Scrivo queste righe con largo anticipo rispetto alla data di pubblicazione, quindi se notate delle dissonanze temporali… ecco spiegato il motivo. Buona lettura!

> S Line (2025)
Perché l’ho scelto? La trama è semplicemente unica. Improvvisamente, delle linee rosse appaiono sopra la testa delle persone. La particolarità? Queste linee collegano individui che hanno avuto rapporti intimi tra loro, rivelando segreti e aspetti imbarazzanti che molti vorrebbero tenere nascosti. Non so di che genere sia, non ho ancora visto poster né scoperto il cast. Ma una trama così inusuale, diversa, unica, è già di per sé un motivo sufficiente per incuriosirmi. Parla di un tema come la sessualità — di cui abbiamo già discusso più volte qui sul blog — che in Corea è ancora profondamente stigmatizzato e nascosto. Sono davvero curiosa di scoprire con quale approccio verrà trattato. Sarà un racconto progressista, al passo con i tempi? Oppure assisteremo all’ennesimo punto di vista conservatore, come spesso accade nella Corea che conosciamo oggi?

> The Defects (conosciuto anche come Child Shopping)
Perché l’ho scelto? La sinossi mi ha lasciata senza fiato. Abbiamo una direttrice di una fondazione benefica, una dottoressa molto stimata… ma con un lato oscuro. E fin qui, nulla di nuovo. Il punto è che il suo lato oscuro consiste nell’essere a capo di un’organizzazione che gestisce adozioni illegali. Se i bambini adottati non soddisfano le aspettative dei genitori adottivi, l’organizzazione offre un rimborso. E quando un bambino viene restituito... viene ucciso, per cancellare ogni prova del crimine. Ma uno di loro è sopravvissuto. E cerca vendetta. Non è la vendetta ad avermi colpita. Non è nemmeno il mistero. È il traffico illegale di esseri umani, di bambini trattati come pacchi o trofei da famiglie facoltose in cerca della perfezione. È questo il motivo che mi ha fatto dire: sì, questo lo devo guardare. Il tema delle adozioni in Corea, tra l’altro, ho deciso di affrontarlo solo poco tempo fa sul blog, era un tema che non avevo mai affrontato e questo drama mi ha dato lo spunto perfetto per cominciare a farlo.

> My Girlfriend Is a Real Man (2025)
Perché l'ho scelto? Dal titolo potrebbe sembrare la solita commedia romantica, ma c’è un gancio narrativo che mi ha fatto esclamare: “Oh mio Dio, che idea assurda e unica devo guardarlo!” A prima vista la trama non ha nulla di rivoluzionario, anzi: c’è persino un triangolo amoroso, espediente narrativo che ho iniziato a detestare anni fa (per fortuna oggi se ne vedono molti meno rispetto al passato). Ma ascoltate bene: i protagonisti sono due studenti universitari che stanno insieme, finché… la ragazza si trasforma improvvisamente in un uomo! Ed è qui che parte il vero spasso: lei (ora lui) lo confessa al fidanzato, e insieme decidono di aspettare il momento in cui tornerà nella sua versione femminile per continuare la relazione. Nel frattempo, lui la aiuta a mimetizzarsi nella nuova identità maschile, insegnandole come comportarsi da uomo per non destare sospetti. Fantasy, comedy e romance tutto insieme: esattamente quello che mi serve per staccare il cervello e godermi lo spettacolo. Non credo sarà una serie da capolavoro… ma who cares? Secondo me mi farò delle gran risate!

> Mary Kills People (2025)
Perchè l'ho scelto? Qui sarò onesta: la presenza dei due attori principali ha avuto un peso determinante nella mia decisione di inserire questo drama nella lista. Ad oggi, però, è l’unico su cui nutro ancora qualche dubbio. Più che la trama in sé, ciò che mi ha colpita è stato il gancio narrativo: un medico che asseconda il desiderio di morte di pazienti terminali, e un detective – anch’egli segretamente malato – che comincia a seguirne le tracce. Trovo interessante il binomio medico-morte, soprattutto se riferito a chi è già destinato a morire. La vera domanda è: questo drama riuscirà ad affrontare un tema così delicato con profondità morale, oppure si rivelerà uno dei soliti thriller un po’ noir, affascinanti in superficie ma poveri di contenuto?

> The Tyrant's Chef (2025)
Perché lo scelto? Datemi un fantasy, datemi un po’ di romance, datemi un drama storico con viaggi nel tempo… e io sarò felice. L’avrei inserito in lista a prescindere, perché i salti temporali e il binomio passato-futuro continuano ad esercitare su di me un fascino irresistibile, anche dopo anni. Quello che però mi ha convinta del tutto sono stati due elementi: chi torna indietro è una chef di alto livello e dovrà cucinare per il re dell’epoca Joseon. Non un re qualunque, ma un tiranno descritto come crudele… eppure con uno dei palati più raffinati del regno. Sarà una favola piena di cliché? Probabile. So già che la cucina aprirà un piccolo spiraglio di bontà nel cuore del re tiranno. Ma ragazzi… non vedo comunque l’ora di scoprire come succederà!

> Twelve (2025)
Perché l'ho scelto? Anche qui tocchiamo un tasto dolente: amo i fantasy in generale, ma quando ci sono esseri sovrannaturali e una battaglia epica tra bene e male per salvare l’umanità… io non resisto. Lo so, è una trama già vista e rivista, ma cosa ci posso fare se sono proprio queste storie a intrattenermi di più? La trama è quanto di più classico si possa immaginare: dodici angeli che, in passato, hanno sigillato le forze del male grazie al loro sacrificio e che ora vivono nascosti tra gli umani. Ma gli spiriti maligni si risvegliano e minacciano la pace, costringendo un nuovo team di angeli a tornare in campo per difendere l’umanità. Sì, è evidente: non c’è nulla di davvero originale o innovativo rispetto ai soliti fantasy distopici. Eppure, mi ha incuriosita il mix tra fantasy, angeli, mitologia zodiacale… e soprattutto il cast scelto. In particolare, sono molto — ma davvero MOLTO — curiosa di vedere Park Hyung‑sik nel ruolo del villain principale. Con quel suo faccino così pulito e giovane… dovrà essere davvero convincente. Vedremo!

Squid Game 3: l’umanità nuda e crudele, ancora una volta davanti allo specchio

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Ci sono drammi che ti intrattengono. E poi ci sono quelli che ti scuotono. “Squid Game 3” non fa sconti. Non cerca di piacere. Ti guarda in faccia e ti chiede: “Tu da che parte stai?”

Ho finito la terza stagione con il cuore in subbuglio. E non perché non mi aspettassi crudeltà, violenza o tradimenti. Ma perché questa volta, a fare più rumore, non è stato il sangue. È stato il silenzio delle scelte. La freddezza con cui si passa sopra una vita per sopravvivere. L’apatia che nasce dalla disperazione. Il dolore che non fa più notizia.


La storia riparte da lì, da dove ci aveva lasciati: Gi-hun, i capelli rossi, il biglietto. Ma qualcosa è cambiato. Lui è cambiato. Non è più l’uomo smarrito che abbiamo conosciuto nella prima stagione. Ora è un uomo con uno scopo, una rabbia che lo brucia dentro e una certezza incrollabile: deve distruggere quel gioco. O forse… diventarne parte, per capirlo fino in fondo.

Ma ciò che questa terza stagione ci racconta, al di là del filo narrativo, è una verità scomoda e tagliente: non siamo migliori dei personaggi che giudichiamo. Perché anche noi, messi nelle stesse condizioni, potremmo fare scelte simili. O forse peggiori.


Il primo gioco — che a un primo sguardo sembrerebbe una versione assurda di nascondino — ti mette subito davanti al paradosso: per vivere, devi uccidere. Letteralmente. I “Cercatori” devono trovare almeno un “Nascosto” e assassinarlo. Se falliscono, saranno loro a morire. Non esiste alternativa. Non esiste misericordia.

Ed è qui che “Squid Game 3” comincia a parlare davvero. Non del gioco. Ma di noi.

Quante volte, nella vita reale, le persone vengono divise in squadre senza nemmeno rendersene conto? Hanno un colore diverso, un conto in banca diverso, un'origine diversa. E in quel labirinto sociale, o trovi un modo per farti valere… o vieni spazzato via.


Ogni episodio è uno specchio. Ogni gioco è una metafora. Ogni morte è un grido taciuto. E più si va avanti, più diventa chiaro che questa stagione non vuole solo scioccare, ma farci pensare. Non alle regole del gioco, ma alle regole della vita.

L’inganno, la fiducia tradita, le alleanze che si spezzano, gli ideali che crollano uno dopo l’altro: tutto ciò ci viene mostrato senza filtro. Ma non per sadismo. Piuttosto per chiederci: “Dov’eri tu, quando hai smesso di credere nell’umanità?”


Il momento più potente di tutta la stagione, per me, non è stato un’esplosione o un plot twist. È stato il cameo finale. Breve. Silenzioso. Sconvolgente.

Chi ha seguito l’intera serie sa bene di chi si tratta. Ma al di là della sorpresa narrativa, quel cameo è un monito: nessuno è mai veramente uscito dal gioco. Neanche chi ha vinto. Neanche chi ha ucciso. Neanche chi ha scelto di dimenticare.

E così la stagione si chiude come era iniziata: con un uomo solo, Gi-hun, davanti a una scelta impossibile. Morire… o diventare parte del sistema che voleva distruggere?

E noi? Noi spettatori, dove siamo? Davanti allo schermo, a sperare che scelga “il bene”? A consolarci con l’illusione che in fondo, l’eroe ce la farà? Ma siamo davvero così diversi da chi guarda un altro cadere… e tira un sospiro di sollievo perché “questa volta non è toccato a me”?


L’umanità, messa alla prova, non è sempre buona.

La sopravvivenza tira fuori il peggio e il meglio, a seconda di cosa abbiamo dentro.

A volte, l’unica vera scelta libera che abbiamo è decidere chi vogliamo essere, anche se tutto intorno ci spinge a diventare qualcun altro.

“Squid Game 3” non ci regala una morale. Ci regala uno specchio. E ci costringe a guardarci dentro, anche quando vorremmo solo chiudere gli occhi.


Fonti

  1. https://www.idntimes.com/korea/kdrama/daftar-lengkap-ost-squid-game-3-00-dt824-grmd5r
  2. https://www.idntimes.com/korea/kdrama/sutradara-ungkap-awalnya-gi-hun-tidak-mati-di-squid-game-3-c1c2-01-mlsfx-xcht51
  3. https://www.comingsoon.it/serietv/news/squid-game-3-cosa-significa-quel-cameo-finale-tutti-i-retroscena-e-le/n203783/
  4. https://www.netflix.com/tudum/articles/squid-game-season-3-ending-explained