13 agosto 2025

La terra delle quotes - 203

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  1. Voglio lasciare qualcosa a chi amo. Dei ricordi di me che possano tenere stretti per sempre. – Our Movie (2025)
  2. Credi di avere ancora tanti giorni davanti a te? Credi che vivrai per sempre? Che resterai in salute fino a 40, 70, 80 o anche 100 anni? Ma la vita prende strade misteriose! Te ne dimentichi sempre, vero? – Our Movie (2025)
  3. Essere strani e sembrare strani sono due cose diverse. – Nine Puzzles (2025)
  4. La perfezione, nel bene o nel male, è negata tanto ai santi quanto ai peccatori. – Nine Puzzles (2025)
  5. La persona che cerca di salvarmi, che mi tira su quando sto affogando. E quella che mi conosce meglio di chiunque altro. – Nine Puzzles (2025)
  6. L’oggetto del desiderio tende a manifestarsi in due modi: diventando qualcosa da bramare… e da odiare. – Nine Puzzles (2025)
  7. È davvero così grandioso, l’amore? È la prima cosa che la gente butta via, se ostacola la sopravvivenza.  – Our Movie (2025)
  8. Sei come una macchia d’olio che non riesco a strofinare via dal fondo del mio cuore.  – Our Movie (2025)
  9. Il mondo non è fatto solo di cuori e rose. Alcuni inseguono la fantasia dell’amore, solo per ritrovarsi pugnalati alle spalle e completamente soli.  – Our Movie (2025)
  10. Il nostro cervello non sa distinguere tra dolore emotivo e dolore fisico.  – Our Movie (2025)
  11. Forse non mi facevo notare, ma sapevo resistere. – Our Unwritten Seoul (2025)
  12. Ho passato giorni in silenzio, chiusa in me stessa, per non far vedere a nessuno quanto fossi fragile.  – Our Unwritten Seoul (2025)
  13. Dentro gli strati di corteccia che ho costruito per diventare un albero, ci sono sentimenti fragili intrappolati, incapaci di crescere.  – Our Unwritten Seoul (2025)
  14. Sentirsi soli in famiglia è più solitario che esserlo ovunque altrove. Ti fa sentire triste e minuscolo.  – Our Unwritten Seoul (2025)
  15. Forse quello che volevo davvero non era diventare una persona perfetta, o una metà perfetta… ma un intero completo. Pezzi rotti che si accolgono e si compensano a vicenda, formando un insieme imperfetto, ma completo.  – Our Unwritten Seoul (2025)

Lavoro, identità e ingiustizia: la realtà dietro le scrivanie dei drama coreani

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I drama coreani non raccontano solo storie d’amore e non ci conquistano soltanto con la bellezza dei paesaggi o la fotografia perfetta. Spesso, tra le pieghe delle loro trame, affrontano temi profondamente radicati nella vita quotidiana, e uno dei più ricorrenti è proprio la cultura del lavoro in Corea del Sud.

Che si tratti di grandi aziende, start-up o uffici pubblici, il posto di lavoro è molto più di un semplice sfondo narrativo: è il cuore pulsante di molte storie. Questo perché, nella società coreana, il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma è legato in modo quasi viscerale all’identità personale, allo status sociale, al valore individuale. È da lì che partono le battaglie più dure, spesso invisibili, ma estremamente riconoscibili da chi vive quelle stesse dinamiche ogni giorno.

Prendiamo il caso di Our Unwritten Seoul, uno dei drama più intensi e realistici degli ultimi tempi. Yoo Mi Rae (Park Bo Young) lavora in una grande azienda, è precisa, dedita, competente. Eppure, dietro il suo sguardo controllato, si nasconde una ferita profonda (che non scriverò per evitare spoiler). Una verità scomoda, insabbiata con discrezione e chiusa nel silenzio di un sistema che preferisce voltarsi dall’altra parte. In questo ambiente, come in tanti altri raccontati nei drama, non c’è spazio per sbagliare, soprattutto se sei donna. A differenza dei colleghi uomini, per te non esiste margine di errore. E se scegli di difendere qualcuno, se ti esponi, diventi tu il bersaglio.

Mi Rae lo scopre quando cerca di supportare una collega, Su Yeon, vittima di una trappola tesa dal proprio superiore. Anziché essere riconosciuta per il suo senso di giustizia, viene emarginata, isolata, affidata a compiti impossibili o umilianti. Il messaggio è chiaro: se non ti adegui, se non accetti il silenzio, sei fuori.

È questa la forza dei drama coreani: riescono a raccontare situazioni che, pur nella finzione, riflettono con una lucidità spietata la realtà quotidiana. La cultura lavorativa sudcoreana è notoriamente competitiva, gerarchica, stressante. Ore di straordinari, cene aziendali obbligatorie (hoesik), rapporti rigidi e spesso iniqui: tutto questo diventa materiale narrativo. E chi guarda, soprattutto chi appartiene alla classe lavoratrice, si riconosce. Non solo nei sogni dei protagonisti, ma nelle loro fatiche, nei loro inciampi, nelle ingiustizie subite in silenzio.

Anche nei drama più romantici, il lavoro non è solo un pretesto. È il luogo in cui si definiscono i rapporti, si giocano le sfide dell’autostima, della dignità, del riscatto. In Start-Up o What’s Wrong with Secretary Kim, vediamo come le dinamiche aziendali influenzino profondamente la vita affettiva dei protagonisti. Il posto di lavoro diventa così il teatro in cui i personaggi crescono, cambiano, cadono e si rialzano. Ma non è mai un percorso facile, e quasi mai giusto.

Our Unwritten Seoul lo ribadisce con forza anche attraverso la figura di Mi Ji, sorella gemella di Mi Rae, che prende temporaneamente il suo posto in un progetto urbanistico delicato. Lavora duramente, ottiene risultati, ma a beneficiarne è un uomo: il capo di Mi Rae, che si prende tutti i meriti. È l’ennesima declinazione del lavoro invisibile femminile, quello che non fa rumore, ma regge il peso di interi sistemi.

Ed è proprio qui che i drama diventano anche uno strumento di critica sociale. Non si limitano più a rappresentare il sistema, lo mettono in discussione. In titoli come My Liberation Notes o Summer Strike, i protagonisti scelgono di allontanarsi dalla corsa al successo, sfidano l’idea che il valore di una persona sia legato al ruolo professionale o al conto in banca. E questa consapevolezza è universale: la fatica di vivere per lavorare, l’ansia da prestazione, il desiderio di un’esistenza più autentica sono condivisi da spettatori di ogni parte del mondo.

Il lavoro, nei drama, è anche un potente simbolo di riscatto sociale. In Itaewon Class, il protagonista costruisce il proprio impero imprenditoriale per ribellarsi a un sistema che lo aveva umiliato. In Sky Castle, l’ossessione per il successo scolastico è una proiezione del desiderio dei genitori di garantire ai figli un futuro migliore, qualunque sia il prezzo. Ma più alta è la posta in gioco, più devastante è la caduta. Il fallimento, anche minimo, viene vissuto come una catastrofe.

E poi c’è il divario di genere, che attraversa trasversalmente quasi ogni racconto. Le donne, come Mi Rae, sono costrette a lavorare il doppio per ottenere la metà. Devono sopportare pregiudizi, molestie, isolamento. Devono stare attente a ogni parola, a ogni scelta. E se qualcosa va storto, diventano subito colpevoli. Mi Rae viene persino accusata di aver rovinato una famiglia, dopo che la moglie del suo capo la affronta facendola passare per l’amante. Nessuno indaga, nessuno ascolta. Il colpevole viene trasferito, la vittima resta. E resta sola.

Attraverso queste storie, i drama non offrono solo intrattenimento. Offrono uno specchio. Riflettono le contraddizioni della società coreana, ma anche quelle del nostro mondo. Raccontano le lotte invisibili dietro le scrivanie, la forza silenziosa di chi resiste, la bellezza di chi sceglie di non piegarsi. Sono voci che chiedono rispetto, verità, cambiamento.

E tu? Quante volte hai rivisto la tua realtà nelle loro battaglie quotidiane?

Fonte di ispirazione e non solo: https://www.idntimes.com/korea/kdrama/kenapa-drama-korea-kerap-menyoroti-isu-budaya-kerja-01-4ckq9-0pzzpt

Un quiz ispirato ai primi episodi di Gyeon Woo and Fairy (2025)

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Quando pubblicherò questo post, il drama sarà già terminato, quindi ho pensato fosse carino intrattenervi un po’… e magari anche stuzzicare la vostra curiosità! Vi propongo un piccolo quiz a risposta multipla, pensato per chi ha guardato con attenzione i primi due episodi del drama. Volete scoprire se avete colto ogni dettaglio? Mettetevi alla prova con il test qui sotto e fatemi sapere quante risposte corrette avete totalizzato. Buon divertimento!

1. In cosa consiste la "missione" iniziale di Seong Ah per salvare Gyeon Woo?

A) Lo invita a cena da sola
B) Decide di diventare il suo talismano umano
C) Gli insegna a combattere gli spiriti
D) Lo aiuta a trasferirsi in un’altra città


2. Perché Gyeon Woo si sente destinato alla solitudine?

A) È timido e introverso
B) È stato sempre respinto, teme che nessuno lo ami
C) Ha un grande debito con un fantasma
D) È stato espulso dalla scuola


3. Cosa vede Seong Ah quando incontra Gyeon Woo per la prima volta da sciamana?

A) Una figura misteriosa alle loro spalle
B) Gyeon Woo camminare al contrario – segno di morte imminente
C) Una profezia scritta in un libro antico
D) Un fantasma che li osserva


4. La frase di Gyeon Woo “Se vuoi aiutare un poveraccio, guarda lo specchio…” cosa suggerisce sul suo carattere?

A) Si ritiene superiore
B) Crede che lei sia disperata, e non lo vuole davvero salvare
C) È umile e pensa di non meritare l’aiuto
D) È sincero e aperto alle relazioni


5. Durante il funerale senza visitatori, cosa promette Seong Ah?

A) Di scrivere un diario per Gyeon Woo
B) Di imparare nuove magie
C) “Diventerò il tuo talismano”, iniziando un contatto protettivo
D) Di trasferirsi con lui all'estero











Risposte corrette

  1. B – Seong Ah decide di diventare il talismano umano di Gyeon Woo, per scacciare la sua sfortuna.

  2. B – Gyeon Woo ha vissuto sempre senza amore e non riesce a fidarsi o ad amare gli altri.

  3. B – La sciamana lo vede al contrario, segno tipico di morte imminente.

  4. C – Gyeon Woo crede di non meritare aiuto, e Seong Ah sceglie comunque di restare.

  5. C – Proprio al funerale, Seong Ah promette di essere il suo talismano umano, proteggerlo con costanza.