Oggi, quasi tutti nel mondo sanno che la Corea del Sud è una potenza nel settore della cosmetica. Non è solo una questione di mode passeggere o packaging adorabile: parliamo di un vero e proprio regno dell’innovazione beauty, capace di offrirci costantemente nuovi trucchi, strumenti e rituali per la cura della pelle. Ma c'è qualcosa di ancora più affascinante in tutto questo: la K-beauty non è una tendenza moderna, è il frutto di una tradizione millenaria che affonda le radici nei secoli.
Secondo la storia, il trucco coreano avrebbe origine già nel periodo dei Tre Regni (Silla, Baekje e Goguryeo), nel 57 a.C., per poi raggiungere la sua massima espressione sotto il Regno Goryeo. Già allora, la bellezza non era un capriccio: era un’arte raffinata, un segno di rispetto per se stessi e per gli altri. E, a differenza delle culture occidentali del Medioevo o dell'inizio del Novecento, i coreani di quei tempi utilizzavano ingredienti semplici e naturali. Nessuna lozione chimica o pasta pesante sulla pelle: solo frutta, semi, fagioli e fiori.
Gli scrub si facevano con fagioli rossi, radici di ginseng o zucca spugnosa. Le lozioni per il viso nascevano dal succo di cetriolo, anguria o zucca, profumate con erbe aromatiche. Gli oli erano un mondo a sé: quello di peonia per lucidare i capelli, di albicocca o pesca per eliminare macchie e lentiggini, di cartamo – ricco di vitamina E – per idratare e rendere la pelle luminosa. Cose semplici, delicate, ma incredibilmente efficaci.
Durante la dinastia Joseon, lo stile si è fatto ancora più sobrio e controllato. Gli ideali confuciani dettavano legge: semplicità, eleganza, dignità. Il trucco era un modo per apparire sane, non appariscenti. Le donne più agiate potevano permettersi miscele raffinate di piante viola, cenere di fiori e perfino polvere d’oro per le sopracciglia. Per il rossetto? Cinabro o zafferano. Le donne comuni, invece, si affidavano al carbone e ai peperoni rossi essiccati. Ma un volto troppo bianco, impolverato di riso o miglio, era evitato: quel look spettava alle Gisaeng, le intrattenitrici, e per molte rappresentava una linea da non oltrepassare.
Perfino i contenitori per i cosmetici raccontavano una storia. All’inizio si usavano terracotte, ma con il tempo arrivarono i famosi vasetti celadon, smaltati e color giada, simbolo di un’estetica che si estendeva ben oltre il trucco.
Poi, con la fine del XIX secolo, arrivarono le influenze occidentali. I marchi francesi fecero breccia nei cuori – e sui volti – dei coreani. Ma fu nel 1916 che nacque la prima polvere per il viso coreana: la “Pak Powder”. Una rivoluzione. Un punto di svolta. L’industria moderna della bellezza coreana prendeva vita.
E oggi? Oggi il trucco è ancora un’arte. Un’arte che l’industria cosmetica coreana ha continuato a perfezionare, innovare, reinventare. Sempre con uno sguardo alla scienza e uno al cuore. I consumatori chiedono sempre di più: formule naturali, senza sostanze chimiche, ingredienti biologici. E la risposta? È Jeju. Quell’isola magica da cui provengono estratti naturali che sono ormai diventati un simbolo della nuova generazione di prodotti K-beauty.
Con così tanti marchi – nei negozi, online, su TikTok e ovunque – è difficile orientarsi. Ma ci sono alcuni nomi che brillano più di altri, per qualità, coerenza e filosofia.
Innisfree è uno di quei nomi. Lo vedi ovunque a Seoul, ma anche nel cuore di chi ama la natura. Il nome viene da una poesia di Yeats, e già questo dice molto. Addio parabeni, coloranti, oli minerali: il tonico alla pori vulcanici è una piccola magia fatta con argilla che nasce dalle eruzioni dell’isola di Jeju. Pochi prodotti ti fanno sentire così vicina alla terra.
Banila Co. è più fashion, più pop, più idol. È amato da celebrità come Taeyeon delle Girls’ Generation, e ha un’estetica tutta coreana. Il prodotto di punta? Il detergente “Clean It Zero”. Un balsamo che scioglie via trucco, impurità e giornate storte. Morbido, efficace, e incredibilmente soddisfacente da usare.
Poi c’è 3 Concept Eyes, o 3CE per gli amici. Giovane, cool, frutto di quel mondo alla moda che ruota attorno a StyleNanda. Se hai tra i 18 e i 35 anni e vivi in Corea, è probabile che tu abbia almeno un rossetto di questo brand nel cassetto. Innovazione, packaging da urlo, e una gamma di colori che sembra uscita da una palette di sogni.
E come dimenticare Dr.Jart+? Nato nelle cliniche dermatologiche, è il matrimonio perfetto tra scienza e creatività. Le maschere sono leggendarie, come la Dermask Vital Hydra Solution, fatta di cellulosa, che ti coccola la pelle e rinforza la barriera cutanea. Non è solo skincare: è un trattamento di bellezza professionale, ma a casa tua.
DUFT & DOFT è più recente, ma già cult. Fondato nel 2013 a Seoul, ha conquistato tutti con le sue creme per le mani e maschere profumate. La mini crema “Stockholm Rose” è una carezza per la pelle, con vitamina E e burro di karité. Delicata, romantica, eppure potente. E se anche le star coreane l’amano, ci sarà un motivo.
Infine c’è Sesamis, brand nato nel 2014 e fortemente radicato nell’isola di Jeju. Niente parabeni, niente schifezze. Solo ingredienti puri, erbe e fragranze naturali, con l’aggiunta di FEG – fattori di crescita epidermica – per combattere l’invecchiamento e stimolare la rigenerazione della pelle. La loro schiuma detergente è così efficace e naturale che sembra durare all’infinito.
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