2 marzo 2024

Marry my Husband - Sfondi per cellulare

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Chi ha amato follemente come me marry my Husband?? Per questo motivo, come faccio di solito con i drama che tendono a prendermi molto, ho collezionato in questo post diversi lockscreen a tema! Inizialmente ne avevo trovati alcuni su pinterest, poi presa dall'ossessione ne ho fatti alcuni anche io, ho deciso di condividere con voi sia quelli trovati online che quelli creati da me.  Qui sotto potete guardarli in anteprima e se c'è qualche sfondo di vostro gradimento, se cliccate sopra l'immagine, potrete facilmente salvarlo nella vostra galleria con un click!

Da Pinterest


Realizzati da me







Aurora

1 marzo 2024

Approfondimenti: L’ultima imperatrice

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Articolo originale QUI il pezzo NON è mio. 

Nelle prime ore del mattino dell’8 ottobre 1895, a Seul, un gruppo di circa 50 assassini agli ordini dell’ambasciatore giapponese Miura Goro esegue l’operazione “Caccia alla volpe”: irrompe nel palazzo reale e uccide a colpi di spada l’ultima imperatrice di Corea, che aveva allora 43 anni. Il facile ingresso degli assassini pare si debba alla collaborazione di due ufficiali pro-giapponesi che avevano l’incarico di garantire la sicurezza del palazzo. Il cadavere dell’imperatrice viene trascinato nel bosco, bruciato, e le ceneri disperse; non è chiaro se sia stata stuprata dopo la morte, anche se vi sono resoconti che lo suggeriscono. La “Regina Min”, così chiamata durante la sua vita dal nome del clan di provenienza, e dopo la morte divenuta “Imperatrice Myeongseong”, è stata incessantemente ritratta e celebrata dai suoi conterranei in libri, sceneggiati, film e musical. Ma il focus, piuttosto che sulla sua vita – romanzata troppo spesso in modo a mio avviso non necessario, poiché già straordinaria – resta sulla sua morte.

Verso la fine del 2013, un insegnante coreano  – che partecipa ad un gruppo internazionale di scrittura creativa – posta online un suo intervento. Fra l’altro, scrive:
Dopo cena, mio fratello maggiore ha cominciato a parlare dell’ultima imperatrice di Corea Myeongseong Hwanghu, un’ispirazione per i coreani al pari di Yu Gwan-sun . Si parlava della sua opposizione all’occupazione da parte di potenze straniere e di come Myeongseong fu giustiziata a causa delle sue convinzioni. Poi mi hanno detto qualcosa che non ero preparato a sentire: una casa editrice coreana chiamata “La Nuova Destra” sta pubblicando libri di storia per gli studenti in cui la storia la riscrive. In questi testi, agli studenti si insegna che la morte di Myeongseong era “necessaria”. La mia famiglia sospetta che la ragione vada fatta risalire all’attuale Presidente del paese, Park Geun-Hye che starebbe sostenendo questa operazione al fine di vedere riscritti i dettagli del suo “controverso passato”, molti dei quali riguardano suo padre Park Chung-hee. La futura Myeongseong, che da questo momento in poi chiamerò Min, fu scelta come moglie di re Gojong in base a criteri precisi che comprendevano il non avere parenti stretti con ambizioni politiche (e lei era rimasta orfana di entrambi i genitori a otto anni) e il provenire da un clan di alto lignaggio (e il suo aveva già dato due regine al paese). Gojong era stato incoronato re quando era ancora bambino, e suo padre, il grande principe Yi Ha-eung, fungeva da reggente. I due sposi erano 15enni quando il matrimonio fu celebrato e non avevano particolare simpatia l’uno per l’altra. Min si rifiutò di “consumare” il matrimonio durante la prima notte di nozze e si chiuse nelle sue stanze a studiare, mentre il suo giovane consorte continuava un’esistenza fatta di ubriacature e festini. “Lui mi disgusta.”, confidò Min ad un’amica. Quel che la ragazza studiava con passione comincia a dare un’idea di chi fosse in realtà, perché molti dei suoi libri erano riservati agli uomini (politica, storia e confucianesimo) ed altri non sfioravano che per sbaglio la vita di una giovane nobile (scienza, filosofia, religione).

drama

In pubblico aderiva strettamente alle formalità dell’etichetta di corte, sebbene le trovasse soffocanti, saggia abbastanza da non esporsi alle critiche più facili, ma nessuno riuscì a far di lei l’icona dell’alta società coreana. Molto attenta a chi frequentava, estremamente cauta nel concedere confidenza, non si piegò a nessuna delle consuetudini di comportamento delle regine che l’avevano preceduta: niente tè pomeridiani con le nobili di corte, niente feste lussuose, nessuna richiesta di vestiario o ornamenti dallo sfarzo particolare. I membri del suo governo cominciarono a giudicarla assertiva ed ambiziosa: e Min lo era davvero, anche se forse non nel modo a cui loro pensavano. A vent’anni, la regina cominciò ad uscire dai suoi privati appartamenti e a giocare un ruolo attivo in politica e il suo scontro con il suocero, un propugnatore dell’isolazionismo le cui visioni facevano a pugni con quelle di Min, divenne pubblico. In questo periodo Min accettò l’intimità con suo marito – dare un erede al trono era visto da tutti come suo dovere e avrebbe anche rinforzato la sua posizione – ma il suo primo figlio morì quattro giorni dopo la nascita (il secondo soffrì di salute cagionevole per tutta l’infanzia) e il grande principe colse l’occasione per accusarla di essere “incapace”. Con questo pretesto, forzò Gojong a prendersi una concubina, che nel 1868 diede alla luce un figlio maschio subito nominato dal nonno-reggente principe ereditario. Min sospettava che la morte del suo piccino fosse collegata ai “tonici” che suo suocero le aveva inviato durante la gravidanza, e questa fu ovviamente la goccia che fece traboccare il vaso, già stracolmo a causa delle politiche del reggente, fanaticamente ostile ad ogni innovazione o scoperta, un uomo che faceva uccidere o espelleva di forza qualsiasi straniero mettesse piede in Corea, e perseguitava cristiani con zelo ossessivo. In segreto, da tempo Min coltivava a corte la propria fazione anti-reggente e agì alla prima occasione utile: grazie al sostegno di alti ufficiali, studiosi e membri del suo clan lo estromise dal potere legalmente, con un vero e proprio “impeachment”. D’altronde, Gojong aveva allora 22 anni ed era uscito di minorità – non vi erano ragioni plausibili per tenerlo ancora sotto tutela. Nel 1872, con l’approvazione del re, il grande principe Yi Ha-eung fu costretto a ritirarsi nella sua proprietà a Yangju. La regina Min bandì la concubina e suo figlio da corte confinandoli in un villaggio fuori la capitale, spogliati di ogni titolo reale (il bimbo morirà poco tempo dopo). Da qui inizia quel che potremmo chiamare il “governo della regina Min”, che acquisisce completo controllo della corte e mette in posti chiave i familiari di cui si fida. Il suo nemico principale, ora, è il Giappone con le sue pretese di annessione della Corea al proprio impero. Grazie al potere militare e a svariati incidenti ad esso collegati, il Giappone ottiene infine un trattato, nel 1876, che praticamente mette nelle sue mani l’intero sistema di commercio coreano. Min e Gojong, la cui relazione va sempre più migliorando, cercano vie d’uscita basate sulla conoscenza: invece di appoggiarsi ciecamente ad un’altra potenza straniera, la regina invia “missioni” in Giappone e Cina per capire come questi paesi sono cambiati e perché. Da quella giapponese, Kim Hong-jip riporterà un libro scritto dall’ambasciatore cinese a Tokyo, intitolato “Strategia coreana” che analizzava la situazione geo-politica della regione. L’ambasciatore cinese suggerì anche all’inviato di mandare la gioventù coreana a studiare all’estero e di invitare in Corea insegnanti di materie scientifiche e tecniche. A Min il libro sembrò abbastanza importante da farlo copiare e distribuire a tutti i ministri. Se fosse riuscita, come intendeva, a stringere relazioni amichevoli con le potenze occidentali, quest’ultime potevano tenere in riga le mire espansionistiche del Giappone mentre lei si dedicava a modernizzare e rafforzare il suo paese. Ma per fare ciò doveva avere l’appoggio della corte, che in questa occasione le voltò le spalle (compresi i suoi sostenitori nell’impeachment del reggente): per loro, stava progettando la distruzione dell’ordine sociale vigente. E temo di dover dire che avevano ragione, perché Min sognava tutt’altro mondo da quello gerarchico, violento e ingiusto che aveva sotto gli occhi. I ministri avevano paura che i “barbari occidentali” sarebbero venuti solo a diffondere idee sovversive e gli studiosi confuciani sottomisero un memoriale all’attenzione del sovrano in cui demolivano il libro cinese come “bizzarre teorie irrealizzabili” e la tecnologia proveniente dall’occidente come “inutile al paese”. Chiesero inoltre che gli articoli di commercio provenienti dall’estero fossero strettamente limitati e che tutti i libri stranieri presenti in Corea venissero distrutti: alla faccia del loro status da intellettuali.

film - La spada senza nome

Min non si lasciò scuotere e continuò ad inviare missioni in altre nazioni affinché osservassero come funzionavano gli uffici pubblici, le fabbriche, l’esercito, la polizia, gli affari economici. Sulla base dei rapporti che ricevette, riorganizzò il governo, stabilendo dicasteri per le relazioni con l’occidente, con la Cina e con il Giappone; creò uffici appositi per il commercio, per l’importazione di tecnologia, per la riforma dell’esercito. Il modello che Min aveva in mente era quello di una rivoluzione pacifica, fatta di riforme sociali, di istruzione, di tolleranza religiosa, di pari diritti per le donne: un gruppo di nobili si appassionò alle sue idee e creò a corte il nuovo partito dei “Progressisti”. Tuttavia persino costoro le si rivoltarono contro quando le regina rifiutò di tagliare ogni legame con la Cina per adottare l’occidente quale nuovo “protettore” contro i giapponesi. Min voleva che la Corea stesse in buoni termini con tutti e proteggesse se stessa da chiunque volesse sfruttarla; riuscì a respingere anche il sanguinoso colpo di stato ordito dai “Progressisti” nel 1884, anche se la vicenda si trascinò dietro un’ulteriore estorsione giapponese a danno del governo coreano. Nel frattempo, però, Min aveva conseguito una notevole serie di successi, uno dei quali era che l’economia non era più un monopolio giapponese come solo pochi anni prima. E quello stesso anno nacquero le prime “ditte” commerciali coreane e fu stampata la nuova moneta ufficiale: usare i soldi degli altri non era più un’opzione, e anche questo andava a stabilizzare l’assetto economico. Subito dopo, gli occidentali trovarono la situazione abbastanza promettente da investirvi del capitale. Il periodo della modernizzazione fu quello in cui Gojong e Min diventarono sempre più vicini, passando moltissimo tempo insieme anche quando non stavano lavorando ai loro progetti. Il re non aveva mai ricevuto un’istruzione formale, ed era stato scelto per il trono perché un gruppo di potere all’interno del palazzo presumeva di poterlo manovrare tramite il padre. Non poteva fare a meno di provare ammirazione per l’acume, la capacità politica, la facilità di apprendimento e la saldezza della moglie nel resistere alle pressioni. Min, per lui, divenne la roccia su cui ogni tempesta si sarebbe infranta. Insieme ne superarono in effetti diverse, dal complotto per deporre Gojong nel 1881 alla sollevazione militare guidata dal grande principe dell’anno successivo (al suo fallimento il padre del re sarà estradato in Cina), anche se quest’ultima avrà il costo di un nuovo trattato forzato dai giapponesi che Gojong firmò all’insaputa della moglie: una sorta di ammissione di debito per i danni che proprietà e cittadini giapponesi in Corea avevano subito durante l’insurrezione. Min compensò con un trattato bilaterale sul commercio con la Cina. La missione inviata dalla regina negli Stati Uniti nel 1883 fu forse la più clamorosa delle sue iniziative: dopo di essa, Min aprì tutte le porte alla conoscenza. Istituì una scuola d’inglese a palazzo, lasciò entrare i missionari protestanti, permise che girassero liberamente i testi di scienza e tecnologia (e ne assorbì parecchi), accolse la medicina occidentale e nuove tecniche in agricoltura, diede il suo patrocinio alla prima scuola femminile coreana, la Ewha Academy di Seul, che esiste ancora. Fu lei a dare il nome alla scuola, che significa “bocciolo di fiore del pero”, il simbolo del clan reale Yi, e mandò una lettera personale alla direttrice incoraggiandone gli sforzi per il futuro. Per la prima volta nella storia del paese qualsiasi bambina, nobile o no, aveva diritto all’istruzione. L’apertura guadagnò a Min anche un’amica straniera, a cui si legò moltissimo. Era la medica missionaria Lilias Underwood, che venne in Corea nel 1888 e a cui dobbiamo una fra le più affascinanti descrizioni della regina, di cui non esistono fotografie (tranne questa, della cui autenticità si dubita seriamente).

empress
“Mi piacerebbe rendere pubblico un vero ritratto della regina, mostrarla al meglio della sua apparenza, ma questo sarebbe impossibile anche se lei permettesse di fotografarla, perché il suo incantevole mutamento di espressioni durante una conversazione, il carattere e l’intelletto che esse rivelano, sarebbe visto solo a metà in un volto a riposo. Porta i capelli al modo delle altre signore coreane, divisi da una scriminatura centrale, acconciati fissamente e morbidamente lontano dal viso e annodati in basso dietro la testa. Un piccolo ornamento sta in cima alla testa, trattenuto da una stretta fascia nera. Sua maestà sembra curarsi poco degli ornamenti e non ne indossa molti. Nessuna donna coreana porta orecchini, e lei non fa eccezione, ma non l’ho mai vista neppure con indosso una collana, una spilla, o un braccialetto. Doveva avere molti anelli, ma non gliene ho mai visti addosso più di uno o due, di fattura europea.” Altri resoconti sottolineano la semplicità della regina, la sua raffinata educazione nel discutere, i suoi occhi penetranti, un volto leggermente pallido dai lineamenti affilati su cui i suoi interlocutori leggono forza, intelligenza, carisma.

statua imperatrice

Il corso che il paese aveva intrapreso grazie a lei si fermò letteralmente con la sua morte. Il Giappone, i cui profitti e la cui influenza in Corea andavano dal declino verso la sparizione, aveva mandato ambasciatori a corte nel tentativo di detronizzarla, ma la devozione di Gojong nei confronti della moglie si era rivelata un ostacolo insormontabile. Fu allora che Miura Goro, l’ambasciatore giapponese che era stato un alto ufficiale dell’esercito, entrò in azione con i suoi assassini. L’omicidio di Min sollevò un’ondata di indignazione fra le altre potenze straniere e per calmare le acque Miura fu posto sotto processo a Hiroshima, assieme al personale militare che aveva ordito con lui l’operazione “Caccia alla volpe”. Tutti ottennero un verdetto di non colpevolezza, sebbene Miura ammettesse di aver assassinato la regina coreana. Il suo avvocato argomentò in sua difesa che “uccidere non è omicidio quando lo si fa per la supremazia politica”. Gojong, che dopo la morte della moglie si era chiuso nelle sue stanze per parecchie settimane, rifiutandosi di assumere ogni incarico relativo al suo ruolo, ne emerse completamente svuotato. E firmò insensibilmente tutto quel che i giapponesi gli chiedevano di firmare: trattato dopo trattato, la sua capacità d’azione era sempre più ridotta. Suo padre, che era tornato in auge con la nuova pesante influenza giapponese, presentò a corte una proposta per il declassamento postumo di Min da regina a “persona comune”. Gojong, che non aveva mai alzato la voce per sé, disse semplicemente: “Piuttosto di disonorare la donna che ha salvato questo paese, mi taglierei i polsi.” Rifiutò di firmare il decreto preparato da suo padre e da dignitari giapponesi, e chiese loro di andarsene. Due anni dopo, riuscì a celebrare i funerali di sua moglie, che furono impressionanti per cura e partecipazione popolare. Infine devo dire che questo mio resoconto per quanto lungo vi sembri e sia, non riesce a rendere giustizia alla monumentale opera di Min: ci vorrebbe un libro. Ma l’ho scritto perché mi piace pensare di aver contribuito, nel mio piccolo, a spostare l’asse dello sguardo. Il brutale assassinio di cui fu vittima non può e non deve inghiottire tutta la luce che Myeongseong Hwanghu ha diffuso attorno a sé. 

Aurora

29 febbraio 2024

Kim Man-deok: grande imprenditrice e filantropa

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La grande imprenditrice Kim Man-deok (거상김만덕 巨商金万德 1739-1812) donò l’intera sua fortuna per portare sollievo alle moltitudini che stavano morendo di fame in un momento di grave carestia nella sua regione. Fu un’imprenditrice di successo e una filantropa dell’isola di Jeju, la parte più meridionale della Corea, durante il periodo Joseon (1392-1910). La signora Kim fu un modello di altruismo verso la comunità e resta ancora oggi degna di riconoscenza e ammirazione. Kim visse nella grande isola di Jeju in un tempo in cui i residenti erano soggetti a un pesante controllo e a una dura discriminazione da parte dello stato centrale. Durante la dinastia Joseon la società coreana era estremamente patriarcale e governata dalla nobiltà yangban (양반 兩班), la classe più alta della società di Joseon, altamente stratificata sotto la famiglia reale. Nel 2010 la stazione televisiva KBS (Korean Broadcasting System) ha prodotto un dramma intitolato “La grande imprenditrice Kim Man-deok” in commemorazione di questa importante figura. Il dramma ha avuto un enorme successo in Corea e altri progetti sono in corso per tenere vivo il ricordo di questo personaggio.


Primi anni e inizio della sua impresa

Kim era nata nell’isola di Jeju da una famiglia nobile, ma molto povera, e aveva due fratelli più vecchi di lei. Perse entrambi i genitori a causa di una epidemia quando aveva solo 12 anni e, per sopravvivere, si fece assumere come ragazza che andava a fare le commissioni per un locale di gisaeng vicino a casa sua. (Le gisaeng 기생 妓生, che appartenevano all’ultima classe sociale, erano donne addestrate per intrattenere gli uomini yangban ed erano di solito molto preparate nel campo dell’arte.) Le gisaeng che avevano assunto Kim notarono presto quanto la ragazza fosse abile e la presero come figlia adottiva. Di conseguenza, il nome di Kim fu iscritto nel registro delle gisaeng. Kim divenne una gisaeng molto famosa, ma quando venne a sapere che i suoi parenti erano anch’essi caduti nella classe sociale più bassa a causa della sua professione, abbandonò il mondo delle gisaeng. Questa decisione le permise di salire socialmente allo stato di cittadina comune. Fondò quindi un gaekju (객주 客主), una casa di intermediazione e alberghetto per mercanti, vicino al porto di Geonip, che oggi è il porto di Jeju. Allora Kim aveva solo 23 anni. La sua impresa divenne un centro commerciale dove i prodotti per le necessità quotidiane provenienti dalla terraferma erano scaricati per la distribuzione su tutta l’isola e da cui le specialità locali di Jeju venivano spedite alla terraferma. Kim si ingegnò a stringere rapporti con i mercanti di tutti gli angoli del paese e sviluppò una eccellente padronanza del commercio e delle vie di distribuzione nazionali. Manifestò anche l’abilità di prevedere accuratamente la domanda di specifiche merci basandosi sulla sua esperienza come gisaeng. Come risultato, accumulò un’enorme fortuna in un breve periodo di tempo. Negli affari Kim seguiva tre principi. Per prima cosa, vendere in grandi volumi con minimi margini di guadagno. Secondo, non chiedere un prezzo troppo alto per le merci. Terzo, essere sempre onesta e affidabile. Era convinta che lo scopo ultimo del fare affari non fosse quello di guadagnare denaro, ma di facilitare la distribuzione delle merci e di fornire convenienza agli utenti. Come estensione logica di questi principi, pensava che aiutare la gente ad acquistare e usare facilmente le merci fosse la cosa giusta da fare, anche se il margine di guadagno che ciò le forniva fosse piccolissimo. Costruì depositi per immagazzinare le merci e, quando necessario, usò le merci per praticare il baratto.


Salvò molte vite con le sue generose donazioni

L’isola di Jeju non aveva grandi estensioni di terreno arabile, e il suolo non era adatto per la coltivazione del riso. Nel 1795, diciannovesimo anno di regno del re Jeongjo (정조 正祖), l’isola di Jeju fu colpita da un violento uragano che ridusse di molto quello che normalmente sarebbe già stato un misero raccolto. Ad esacerbare ulteriormente la situazione, una nave governativa carica di provviste di emergenza si capovolse, perdendo tutto il carico. Le autorità non avevano nient’altro da offrire alla popolazione e, in quel frangente, oltre 10.000 persone morirono di fame. Kim colse l’occasione per procurarsi milioni di chilogrammi di riso dalla terraferma e lo distribuì gratuitamente agli affamati. Era convinta che questo fosse il modo giusto per ripagare l’aiuto che aveva ricevuto quando, pochi anni prima, si era trovata ad essere un’orfana senza mezzi. Notizia della sua filantropia e del salvataggio di innumerevoli vite si diffuse in tutto il paese, giungendo perfino alla corte del re Jeongjo nel palazzo reale Changdeokgung a Seul. Il re Jeongjo inviò messaggeri a Jeju per informarsi su quali fossero i suoi desideri e Kim rispose che desiderava avere un’udienza col re e il permesso di visitare il monte Geumgang, una delle montagne più note della Corea. Il re Jeongjo la ricompensò debitamente per le sue azioni soddisfacendo entrambi questi suoi desideri. Una possibile interpretazione de perché lei esprimesse questi due particolari desideri è che Kim cercò di rompere le normali limitazioni imposte alla sua classe e al suo sesso. In quell’epoca ai residenti di Jeju era permessa poca libertà di movimento. Gli uomini non potevano lasciare l’isola senza un permesso e le donne non potevano mai uscire dall’isola. Era inoltre un fatto senza precedenti che una donna non appartenente alla nobiltà yangban potesse incontrare direttamente il re. Per poterla convocare alla corte reale, il re le diede temporaneamente una carica governativa nominandola capo delle medichesse reali. La sua generosità era così grande e così commovente che divenne la prima cittadina comune di Jeju alla quale fosse concessa un’udienza reale. Il riconoscimento da parte del re delle sue buone azioni non cambiò, comunque, la sua integrità e umiltà. Lei continuò a occuparsi del commercio, vivendo in modo molto frugale. Regalava abiti a chi era vestito di stracci e riso agli affamati. Quando fu più avanti con gli anni, la popolazione di Jeju la chiamò amorevolmente Nonna Man-deok. Alla sua morte, nel 1812, Kim Man-deok fu posta a riposare nel tempio Mochungsa (모충사 募忠寺), in quello che è oggi il quartiere di Geonip-dong, nella città di Jeju, e in suo onore fu eretto sul posto un monumento. Ogni anno la Società commemorativa intitolata al suo nome onora con un “Premio per i servizi Man-deok” le donne di Jeju che hanno reso distinti servizi alla società.

Aurora

28 febbraio 2024

Successo dei drama storici coreani

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Fonte: http://www.corea.it/drammi_storici.htm

I programmi delle stazioni televisive coreane che attirano maggiormente l'attenzione dei non coreani che si fermano per un certo periodo in Corea sono certamente i drammi storici, che di solito illustrano vicende di corte o presentano la vita, spesso cruenta, di grandi personaggi. L’ambiente, ricostruito con minuzia di particolari, il tono della voce degli attori, il linguaggio coreano simil-antico sono uno dei piaceri che vengono maggiormente gustati da parte di chi conosca abbastanza bene la lingua. Un piacere che mi faceva sempre tornare a casa per tempo dal lavoro per non perdere l’ennesima puntata di una certa serie.


 La strada al successo di questo genere iniziò nel 2004 con il mega-hit Dae Jang Geum, che narrava la storia di una dottoressa in medicina del periodo Joseon. Fino al giugno 2010, questa serie televisiva è stata trasmessa in 60 paesi del mondo, ottenendo un successo fenomenale perfino in Giappone, Taiwan e Iran. In India, un prigioniero fu così commosso dalla rappresentazione da mandare in Corea una lettera in cui diceva: “Nel vedere Dae Jang Geum, ho trovato una nuova speranza nella vita.” Nell’introdurre la cultura coreana nelle case della gente in gran parte del mondo, Dae Jang Geum ha fatto crescere enormemente il profilo della Corea, portando anche nel frattempo notevoli benefici finanziari al paese. Il fatto che questo dramma storico abbia posto fortemente l’attenzione sul cibo ha suscitato un desiderio sfrenato per piatti come il bibimpap, rilevato dai ristoranti coreani che hanno visto crescere le vendite di questo piatto perfino a New York. Oltre a ciò, lo spettacolo ha dato vita a una serie di prodotti secondari interessanti, dal turismo ai musical, per finire con i personaggi dei giochi per computer.


Altri drama storici come “Jumong” o “Yi San”, catturando in tutto il mondo l’attenzione degli spettatori, li hanno resi consapevoli della storia e della cultura della Corea. Chiamandoli “ambasciatori culturali”, un membro dello staff di produzione della rete televisiva coreana MBC ha detto: “Anche se si deve fare in modo che i drama storici siano interessanti, ciò nondimeno non bisogna dimenticare che devono rappresentare correttamente la storia della Corea. Se i nostri drama storici non sono accurati, possono presentare agli stranieri un’immagine distorta della storia coreana.”


Fin dal successo di Dae Jang Geum, la cultura pop coreana si è servita della storia del paese sia per soddisfare la richiesta di cose coreane che veniva dall’estero, sia per permettere agli spettatori coreani di guardare in un modo nuovo al proprio passato. Un aspetto notevole di questa tendenza è stato quello di una diversa rappresentazione delle donne, di cui la determinata protagonista di Dae Jang Geum è solo l’esempio più notevole. Mentre la cultura tradizionale ritiene che le donne coreane siano state sempre e ovunque oppresse dai maschi dominanti, i drammi storici hanno mostrato un’immagine più addolcita, che presenta la vita di donne che hanno avuto un potere genuino nella Corea storica. Si prenda, per esempio, il dramma storico “La regina Seondeok”. Ambientato in un lontano passato della Corea, il dramma illustra le cospirazioni e le faide che hanno alla fine portato Seondeok a diventare la prima regina della Corea. Un grande successo in Corea, la serie è stata anche esportata in 14 nazioni nel mondo. Nel dramma storico “Dong Yi”, prodotto anch’esso dalla MBC, la concubina reale Choi, pur se nata dal gradino più basso della scala sociale coreana, dà alla luce un figlio che diventerà poi il monarca Yeongjo della dinastia Yi di Joseon. “Il dramma storico Dong Yi fu contrattato per l’esportazione in Giappone e in Tailandia per 6 milioni di dollari ancor prima che fosse mandato in onda in Corea” dice un membro dello staff che lavora nella rappresentazione. “Gli acquirenti si stanno stufando di drammi storici dominati dai maschi, e sono sempre più affascinati da trame storiche in cui i protagonisti siano donne.” Alcuni drama storici cercano anche di coprire aspetti della storia coreana che sono stati in precedenza trascurati. Il dramma storico “Kim Soo Ro”, ad esempio, tratta della civiltà di Gaya, quasi dimenticata, mentre il dramma “Dae Jo Yeong” serve come fonte di informazioni sull’antica civiltà coreana di Balhae.


Proprio come le piramidi e la sfinge portano alla mente l’Egitto e l’antica Grecia richiama alla mente la mitologia, in un modo simile i drammi storici coreani forniscono un contesto storico persuasivo per il paese che è diventato la Corea odierna. Questi racconti storici intriganti e la cultura che essi trasmettono sono uno dei doni più preziosi che siano stati trasmessi ai coreani di oggi dai loro antenati, e hanno un fascino universale che può essere gustato sia dagli stranieri che dai coreani. E i vantaggi sono qualcosa che va al di là dell’ottenere un più alto profilo per la cultura coreana. Secondo lo “Studio del valore economico della moda per le cose coreane” (Study of the Economic Value of the Korean Wave), pubblicato nel 2005 dal Centro di ricerca sul commercio internazionale dell’Associazione coreana per il commercio internazionale, nel 2004, l’anno in cui fu distribuito il dramma Dae Jang Geum, la moda per le cose coreane (hallyu) ha prodotto un reddito proveniente dall’estero di 1,87 miliardi di dollari USA. È chiaro che una rappresentazione ben fatta della cultura coreana può portare anche grandi vantaggi economici. Ma sono preziosi anche i vantaggi intangibili che danno alla Corea l’opportunità di mostrare al mondo intero la vivacità della propria cultura, del proprio stile di vita e della propria storia. “Attualmente la Corea può non essere in grado di produrre film di grandissimo successo come Transformers o Iron Man,” – ha notato di recente un critico culturale coreano, – “ma la Corea possiede una sua cultura distinta che nessun altro possiede. Ed è proprio questo aspetto unico che viene distillato e presentato nei drammi storici coreani.”

Aurora

27 febbraio 2024

Korean Hallyu - Scopriamone qualcosa di più!

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Il fenomeno mediatico coreano definito Korean Hallyu, conosciuto anche come Korean Wave, ossia onda coreana, non è stato  un’improvvisa esplosione di successo come superficialmente si crede, il processo che ha portato l’industria dell’intrattenimento coreana ad acquisire una prospettiva “positiva”  è stato lungo e tortuoso. Il termine Hallyu fu coniato nel 1999 da alcuni giornalisti di Pechino per rappresentare, con le parole, l’invasione dei “prodotti” mediatici sud coreani che riscossero, negli anni novanta, una notevole approvazione da parte della popolazione cinese. Il mondo dello spettacolo nella Corea del Sud già prima del 1990 ha intrapreso il difficile cammino verso il settore cinematografico e televisivo, subendo restrizioni attribuibili ora all'ostilità ora al consenso del potere politico dominante. Il mondo dei mass media comincia a “produrre” maggiormente e, allo stesso tempo, a subire nuove pressioni da parte dello Stato nel 1980. Tutto ha inizio quando nel 1979 muore, assassinato, il “presidente dittatore” Park Chung-hee (padre dell’attuale presidentessa), la popolazione sperava nella democrazia per lo sviluppo del territorio, ma nell’80 un Colpo di Stato porta al potere il despota Chun Do Hwan. Il Governo, da allora, decide di monitorare costantemente i mezzi di comunicazione in modo da sottoporre a censura qualsiasi accenno alla politica e lesivo della sua immagine. Le emittenti televisive MBC e KBS erano continuamente controllate, l’aspetto curioso stava nella tolleranza verso i prodotti a contenuto erotico, accettati purché non si toccasse l’argomento politica. Chi deteneva il potere elaborò una strategia yoyo  che concedeva e limitava al tempo stesso, sotto il motto delle 3S (sport, sesso e schermo) l’attenzione verso “l’intrattenimento” era dettata dalla possibilità di utilizzare i mezzi mediatici per distogliere il cittadino dalla reale condizione del Paese. Nel settore cinematografico i registi dovevano evitare di sfiorare la politica, producendo film dal contenuto vario. Quando, nel 1987, termina la “presidenza-dittatura” di Chon la Penisola, tenuta nelle galere dell’isolamento artistico,  si apre culturalmente all'occidente  Inizia, così, l’importazione dei film stranieri che, come arma a doppio taglio, porta ad una diminuzione della popolarità del cinema coreano. 








Il potere dei Drama: Quando i drama (serie televisive)  approdano in Cina, l’atteggiamento del potere politico verso il mondo dello spettacolo è ancora “attento”, i produttori stessi, prudentemente, lavorano a drama non aventi contenuto politico. Le prime serie conosciute al di fuori della Corea del Sud erano di genere storico e romantico, molto apprezzato il periodo storico cinquecentesco della dinastia Choson non ricollegabile, perciò, con il presente. Nel 1996 nasce una nuova emittente televisiva, la SBS, che si impone prepotentemente nel panorama mediatico, da quel momento in poi le altre due reti dominanti, MBC e KBS, saranno stimolate dalla concorrenza producendo prodotti sempre migliori. Merito della neonata SBS è stato quello di aver vinto la paura e l’ipocrisia, dominanti nel mondo dell'arte, trasmettendo il drama Sanglass.




Il drama Sanglass è stato un’opera che, dopo anni di bavaglio ai registi sud coreani, ha narrato della difficile realtà vissuta dalla Corea del Sud tra il 1970 e il 1980. Attraverso le vite di tre cittadini viene descritto il tragico momento storico del massacro degli innocenti. Tutto avvenne nel 1980, un anno dopo l’omicidio del “presidente-dittatore” Park Chung-hee, quando scoppiò la ribellione Kwangju. L’allora generale Chun Dao-hwan, divenuto poi presidente, inviò dei paracadutisti a domare la rivolta nel sangue. Questa serie è risultata traumatica per gli spettatori del tempo a causa del crude realismo di molte scene che ricostruivano la violenza di quei giorni. Una spinta importante  per la gente del Paese a riflettere e lottare per la democrazia ancora di più di quanto avesse sempre fatto.



L’arrivo dei drama coreani in Cina origina un’euforia collettiva senza precedenti. I trampolini di lancio più efficaci, per le serie successive, sono stati i drama Winter Sonata e Daejanggeum tra il 2002-2004, la prima serie contribuì, notevolmente, all'incremento del turismo nei luoghi dove furono girate le scene, uno di questi era un albergo che vide salire alle stelle, in pochi mesi, le prenotazioni per un anno intero. Riflessi indiretti si riscontrarono anche sulla vita degli attori, il protagonista maschile di Winter Sonata, Bae Yong Jun, quando si recò in Giappone, nel 2004, ad un incontro con le fan fu protetto dalla polizia locale. È da considerare importate il fatto che un attore di origine coreana sia stato acclamato in Giappone, questo permette di capire come l'arte può unire ciò che la brama umana ha diviso per secoli, non bisogna dimenticare che  ancora oggi, nonostante le apparenze, sono molte le occasioni di contrasto tra i due Paesi per questioni politiche e storiche, non si può ignorare tanto facilmente che il Paese del Sol Levante ha dominato la Corea. Il drama Daejanggeum, invece, deve il suo successo al riscatto sociale della figura femminile, protagonista, infatti, è un medico donna che lavora per l’imperatore affrontando mille difficoltà. Questa “invasione coreana” venne bloccata dal Governo cinese nel 2006, con la limitazione all'importazione delle produzioni coreane in Patria. Uno dei fattori che oggi rende difficile lo sviluppo del mondo dello spettacolo in Corea del Sud è da ricercare negli eccessivi costi sostenuti dalle case di produzione. L’attore coreano che ha raggiunto, grazie ad un drama fortunato, un compenso elevato conserva tale cachè  anche per i futuri ingaggi eventuali flop, diversamente dal collega giapponese che deve fare i conti con la sua carriera: flop uguale perdita futura!

Aurora

26 febbraio 2024

Ragazzi nei kdrama e ragazzi nella vita reale!

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Ogni tanto ci vuole un po' di leggerezza, ecco perché ieri sera ho riflettuto sulle differenze palesi che vi sono tra i ragazzi in cui ci imbattiamo nella vita reale e i protagonisti dei nostri drama preferiti, spero di strapparvi almeno un sorriso, buona lettura!

Situazione 1: Tu piace  a lui, lui piace a te. E' pronto a dichiararsi!


Kdrama: Per dichiararsi bisogna farlo in grande stile! Nessun budget per la ragazza che si ama! Una delle cose più semplici? Affittare un parco giochi e preparare uno spettacolo di fuochi d'artificio 
Realtà: Ti va di andarci a prendere un caffè?

Situazione 2: Sei completamente ubriaca e non riesci a reggerti in piedi


Kdrama: Ti porterà sulle sue spalle fino a casa, ti adagerà sul letto e ti guarderà con tenerezza per un minuto buono pensando a quanto tu sia carina anche da ubriaca. Se non è ancora il fidanzato ufficiale, delle medicine post sbornia ed un bel the caldo saranno pronti sul comodino, altrimenti, se è già il fidanzato ufficiale, dormirà alle sponde del tuo letto tenendoti teneramente la mano per poi svegliarsi prima di te e prepararti una zuppa post sbornia che ti aspetterà fumante al mattino anche se ti svegli all'ora di pranzo. 
Realtà: Probabilmente è più ubriaco di te, per non si sa quale miracolo tornate a casa sani e salvi e vi buttate nel letto completamente sfatti, non c'è tempo di smancerie e dolcezze al risveglio perché la testa scoppierà talmente tanto che vi ignorerete completamente. 

Situazione 3: Sei ferito, geloso o stai passando un momento difficile


Kdrama: Passerà intere ore, se non giorni ad implorarti di dirgli cosa ti tormenta, ti dirà che ha paura di perderti per sempre e farà di tutto per renderti felice, se ti allontanerai ti afferrerà il braccio, la mano o il polso e ti stringerà forte a se in lungo abbraccio (compreso di time laps XD)
Realtà: Hai il ciclo?

Situazione 4: Siete in un centro commerciale, ti fermi a guardare insistentemente un vestito in vetrina ma non lo compri


Kdrama: Fingerà di non accorgersene ma al momento opportuno tornerà indietro e comprerà l'abito. Te lo spedirà in una bellissima scatola insieme a scarpe abbinate, perché anche se non gliel'hai mai detto conosce TUTTE le tue misure. Se il ragazzo si è già dichiarato o siete già fidanzati la scatola (rigorosamente impreziosita da un fiocco) celerà anche un invito ad un evento molto elegante e romantico. 
Realtà: Odia i centri commerciali e cammina 10 passi davanti a te, si volta e ti dice di sbrigarti, se si accorge che sei rimasta indietro. Se è abbastanza attento ai particolari e nota il tuo interesse per il vestito tutto quello che farà sarà alzare gli occhi al cielo esclamando "lo stai comprando o no?" oppure "Ti aspetto... *inserire un negozio qui* sbrigati."

Situazione 5: Il suo lavoro lo rende molto impegnato


Kdrama: anche se è il CEO di una delle multinazionali più importanti del paese  ha ancora tempo per guidare fino a casa tua o stare sotto la tua finestra e andarsene dopo aver salutato perché voleva semplicemente vedere il tuo viso. 
Realtà:  Dopo giorni che non hai sue notizie finalmente uscite per un appuntamento ma è troppo stanco per parlare o passa l'intera cena a lamentarsi dei colleghi e del capo. 

Situazione 6: Appuntamento il fine settimana


Kdrama: Ti porta a fare un picnic o un viaggio per raggiungere la spiaggia più vicina, mangiare qualcosa di buono e fare i piccioncini sulla spiaggia. 
Realtà: Gli fai da navigatore per raggiungere il ristorante mentre lui si lamenta del traffico, degli altri automobilisti o del parcheggio. Aspettate il tavolo e fate le ordinazioni e passate il resto della cena e la nottata a guardare amorevolmente... i vostri telefoni. 

Situazione 7: Rilassarti a casa


Kdrama: Iniziano le pulizie, poco importa se sia casa tua o sua, renderà la casa un gioiello, inoltre preparerà un fantastico pranzo e quando tutto sarà finito vi accoccolerete sul divano a guardare un bel film o a leggere un bel libro con la tua testa sulle sue ginocchia. 
Realtà: Lui nella sua stanza a giocare con gli amici a qualche sparatutto online, tu sul divano o sul letto a guardare l'ultima puntata del drama che stai seguendo. Alle 8 uno dei due si affaccia dall'altro dicendo "Ordiniamo la pizza?". Fine.

Situazione 8: Ti lascia


Kdrama: è ancora follemente innamorato di te ed ha dovuto farlo per proteggerti o è solo il frutto di un'enorme malinteso!
Realtà: Semplicemente non gli piaci più, passa oltre.

Ovviamente si fa tutto per ridere... non prendete quando ho scritto troppo sul serio!

Aurora