Lo ammetto: come amante dei sageuk, mi sento davvero coccolata dagli dèi del K-Drama in questi ultimi anni. Ci sono state così tante meraviglie storiche, e con esse, una pioggia ininterrotta di hanbok mozzafiato. Ogni nuova serie sembra voler superare la precedente in quanto a bellezza visiva, e io, seduta sul mio divano, non posso che abbandonarmi a ogni piega, a ogni ricamo, a ogni drago cucito con maestria sulle spalle di un re.
In realtà, questo post era in cantiere da tempo, fin dai giorni di Tree with Deep Roots. Poi è arrivato The Moon that Embraces the Sun e il mio desiderio si è risvegliato con forza. Il colpo di grazia? Rooftop Prince, con Lee Gak e il suo gonryongpo rosso vivo. E così, eccomi qui, a raccontarvi tutto quello che ho scoperto – e amato – sui costumi di corte nella Dinastia Joseon, come solo un K-Drama sa mostrarceli.
👑 Il Re e le sue vesti regali
Partiamo dall’alto della gerarchia: Sua Maestà il Re. La veste più iconica e familiare è il gonryongpo, l’abito quotidiano dei sovrani, color rosso scarlatto e decorato con emblemi circolari raffiguranti draghi. A seconda del rango, il numero di artigli del drago cambia: cinque per il re (ohjoryongbo), quattro per il principe ereditario (sajoryongbo), tre per il suo primogenito (samjoryongbo). Confesso di non aver mai contato le dita dei draghi nelle scene, ma ora che lo so… non guarderò più le spalle di un re nello stesso modo.
E non manca mai l’ikseonggwan, quel copricapo nero rigido che accompagna quasi ogni uscita ufficiale del re, né il gakdae, la cintura con inserti di giada che abbraccia la vita.
Ma quando c’è un rito solenne – incoronazione, matrimonio – il re indossa il myeonbok. Esistono due versioni: il gujangbok con nove simboli, per il re, e il sibijangbok con dodici, per l’imperatore. Ogni simbolo ricamato ha un significato preciso, tra yin e yang, potere e prosperità, e la veste stessa è un tripudio di colori intensi e contrasti simbolici: il nero e il rosso, il viola e il bianco, il blu e l’oro. Persino i calzini rossi (mal) e le scarpe (seok) partecipano al cerimoniale, senza dimenticare il copricapo a forma di mortaio: il myeonrugwan, con le sue file di perle pendenti, il cui numero svela lo status di chi lo indossa.
👸 Regine, principesse e cortigiane: l’universo femminile della corte
Se i re sembrano legati a un abito solo, le donne di corte vivono in un vero e proprio arcobaleno. La veste più comune è il dangui, giacca cerimoniale dalla forma arrotondata e taglio lungo, che le regine e le principesse adottavano anche per l’uso quotidiano. I loro dangui sono decorati con geumbak, motivi dorati, e le più alte in rango sfoggiano draghi ricamati proprio come i loro mariti: l’ohjoryongbo torna anche sulle loro spalle.
Per eventi più solenni, si passa al wonsam, ampio mantello cerimoniale con codice colore ben preciso: giallo per l’imperatrice, rosso per la regina, verde per le principesse, porpora per le concubine. I matrimoni reali ci regalano spesso una sfilata di hwarot, vesti cremisi ricamate con fiori, fenici, farfalle e caratteri che augurano felicità coniugale. È qui che entra in scena anche l’hwagwan, la piccola corona da cerimonia, spesso arricchita da nastri lunghissimi (ap daenggi e doturak daenggi) che ricadono in avanti e dietro, in un tripudio scenografico degno del miglior finale di stagione.
Non mancano poi le jeokui, vesti blu con bordi rossi e draghi danzanti tra nuvole e fenici. A queste si accompagna il maestoso daesu, un copricapo nero fatto di capelli veri o sintetici, talmente grande che viene da chiedersi come abbiano fatto le regine a reggerlo per ore. Ma forse la bellezza, in quei tempi, valeva il mal di testa.
🌸 Capelli e ornamenti: un linguaggio non detto
Il mondo delle acconciature meriterebbe un capitolo a parte. Dal eoyeo meori, lo stile “a corona” riservato alle regine, al più sobrio jjokjin meori, ogni pettinatura racconta il rango e la storia di chi la porta. I fermagli diventano veri e propri totem simbolici: il yongjam, spilla a forma di drago per le regine; il bongjam, a forma di fenice, per concubine e principesse; i piccoli cheopji, spesso a forma di rana o fiore, per le cortigiane promosse.
Un dettaglio che mi ha sempre fatto sorridere? Il baetssi daenggi: semplice fiocco decorativo, usato spesso dalle cortigiane nei drama. Ce n’è uno blu, indossato da Jang Ok-jung, che mi è rimasto impresso per la sua delicatezza.
🎎 Dal re al funzionario, dal principe al servitore
Oltre al gonryongpo, i re avevano anche il cheollik, più pratico e adatto agli spostamenti o alle missioni militari, e a fine dinastia usato anche dalle guardie.
I dalryeongpo, invece, erano le vesti da cerimonia per i principi e per i funzionari di corte. Anche qui il colore e gli emblemi rivelano tutto: rosso per i funzionari di alto rango, blu e verde per quelli inferiori. Il hyungbae, il rettangolo ricamato sul petto e sulla schiena, racconta se si tratta di un ufficiale civile (gru) o militare (una creatura simile a una tigre-leopardo). Quando si vede un ministro con due gru ricamate, circondato da altri con una sola gru… si capisce subito chi comanda.
🐉 Curiosità dai drama: quando la moda si fa narrazione
Uno degli aspetti più affascinanti dei drama è come prendano spunto dalla storia, ma aggiungano libertà stilistiche. I costumi di Jang Ok-jung e Cruel Palace: War of the Flowers ne sono l’esempio perfetto: mixano fedeltà storica e scelte registiche per amplificare l’impatto visivo ed emotivo. Il risultato? Ogni scena sembra un quadro in movimento.
Mi ha colpito, ad esempio, scoprire che il jeonghaeng chima – la gonna blu a tre sezioni indossata dalla regina Inkyung – era riservata solo a occasioni speciali, mentre il guk-ui, veste gialla per il rito della sericoltura, simboleggiava l’impegno economico della regina verso la nazione.
Guardare un sageuk non è solo seguire una trama o shippare una coppia. È immergersi in un’epoca in cui ogni dettaglio – una cucitura, un nastro, una spilla – raccontava potere, emozione, destino. È come camminare silenziosamente nei corridoi di un palazzo che non c’è più, ascoltando il fruscio delle gonne e osservando le luci tremule riflettersi sulle sete colorate. E se i K-Drama continueranno a regalarci questi viaggi visivi, allora sì… continuerò a farmi coccolare da ogni nuovo hanbok, come una spettatrice innamorata della storia e del sogno che solo loro sanno cucire così bene.
Fonte:
- https://thetalkingcupboard.com/2012/03/03/joseons-court-attire-kdrama-style/
- https://thetalkingcupboard.com/2013/06/19/joseons-court-attire-kdrama-style-part-2/
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