Ci sono giochi che ci insegnano a stare al mondo. Altri che ce lo tolgono. La terza stagione di Squid Game torna a premere il dito sulla ferita, ricordandoci che a volte le regole più semplici nascondono il lato più spietato dell’essere umano. E lo fa con tre nuovi giochi che, almeno all’apparenza, richiamano l’innocenza dell’infanzia. Ma non lasciatevi ingannare. In questa arena, ogni mossa può essere l’ultima.
Nascondino: quando l'infanzia diventa una
trappola
All’inizio sembra tutto innocuo. Una stanza
d’attesa, un mucchio di grandi gomme da masticare colorate. Ma è qui che inizia
il primo gioco, Hide and Seek, ed è qui che si compie la prima scelta
fatale.
Chi prende una gomma blu entra nella squadra di chi deve nascondersi, chi ne
prende una rossa diventa un Cercatore. E
da quel momento non si torna più indietro. Il labirinto in cui vengono lanciati
i giocatori non è solo disorientante: è una caccia. Chi si nasconde ha mezz’ora
per scappare o trovare un rifugio. I Cercatori hanno lo stesso tempo per
scovare almeno una persona della squadra avversaria e ucciderla. Altrimenti,
saranno loro a morire.
Uno scambio di ruoli è possibile, ma solo se
entrambe le parti sono d’accordo. Un ultimo spiraglio di umanità prima del caos.
Le armi sono simboliche, eppure letali: chi si nasconde riceve chiavi per le
porte del labirinto, chi cerca impugna coltelli “decorativi”. L’atmosfera è
surreale. Il gioco più innocente di tutti si trasforma nel più crudele: non si
vince, si sopravvive.
Jump Rope: salta o muori
Se credevamo di aver visto tutto con il Ponte
di vetro, ci sbagliavamo. Jump Rope è il secondo round, e la posta
in gioco si alza insieme al ritmo del salto. Young-hee — sì, proprio lei, la
bambola terrificante della prima stagione — torna con un alleato, Chul-su.
Insieme azionano una gigantesca corda metallica che ruota senza sosta su una
passerella. Lo scopo? Attraversarla. Tutto qui. Non ci sono strategie da
calcolare, né direzioni da scegliere. C’è solo una via. Una passerella e
un’enorme corda pronta a scagliarti nel vuoto. Il tempo è limitato: 20 minuti.
E ogni secondo passato su quel ponte è un salto nel buio, in tutti i sensi.
Sky Squid Game: la vetta della disperazione
Ogni stagione ha la sua fine. Ma in Squid Game
3, la fine si chiama Sky Squid Game, ed è l’apice del terrore. Tre
torri. Tre simboli. Cerchio, triangolo, quadrato. I giocatori sono piazzati in
cima, sospesi tra il cielo e la fine. Per passare da una torre all’altra
bisogna spingere giù almeno un concorrente. Non è una scelta. È un obbligo. Nei
round successivi, si attiva un pulsante sul pavimento. Parte un conto alla
rovescia. Se allo scadere nessuno viene eliminato, muoiono tutti. Nessuna
eccezione. Qui non c’è spazio per esitazioni, né per nobiltà d’animo. Eppure,
proprio in questo scenario apocalittico, Gi-hun deve decidere chi vuole essere.
Proteggere se stesso… o restare umano. L’ultimo round non è solo una prova di
sopravvivenza. È una prova di coscienza. E forse, anche di redenzione.
Tre giochi, un’unica verità
Se c’è qualcosa che Squid Game ci insegna,
è che nessun gioco è davvero solo un gioco.
C’è sempre un prezzo. Un confine da superare. Una maschera da indossare o da
gettare via.
E stagione dopo stagione, questo confine diventa più sottile, più sporco, più
personale. La terza stagione non è solo l’evoluzione del format. È
un’escalation di crudeltà mascherata da innocenza, una riflessione inquietante
su chi siamo quando nessuno ci guarda… e quando tutto il mondo ci guarda, ma
non ci ascolta. In un mondo dove si gioca per vivere — e si muore per
intrattenere — forse l’unico vero premio è conservare un briciolo di coscienza.
E tu? Che squadra avresti scelto?
Fonti:
https://screenrant.com/squid-game-season-3-all-games-explained/
https://www.netflix.com/tudum/articles/squid-game-games-explained
Nessun commento:
Posta un commento