
Ci sono molte cose che definiscono la Corea come nazione. Alcune sono evidenti, altre si colgono solo quando ci si immerge davvero nel cuore pulsante di questo paese. La Corea è considerata una delle nazioni più patriottiche al mondo, e non è difficile capire perché.
L’amore dei coreani per il proprio paese affonda le radici in una storia segnata da ferite profonde, ma anche da una straordinaria capacità di rialzarsi. Il patriottismo che si respira ovunque – nei piccoli gesti quotidiani, nelle strade, nei mercati, persino nelle case – è figlio del duro lavoro di un popolo che ha saputo trasformare il dolore in forza. Un popolo che, stretto attorno a un’identità culturale antica e profondamente confuciana, ha costruito, con le proprie mani, il “miracolo” che oggi conosciamo.
La bandiera che racconta tutto
La bandiera coreana, il Taegeukgi, è molto più di un semplice simbolo nazionale. Nata nel 1882, rappresenta concetti potenti come pace, luce, creazione, unità ed eternità. Il cerchio centrale, una reinterpretazione di yin e yang ruotato di 45 gradi, mescola il rosso del positivo e il blu del negativo in un abbraccio simbiotico. È la perfetta metafora dell’equilibrio tra forze opposte: cielo e inferno, bene e male, tutto racchiuso in un’unica armonia.
I quattro trigrammi ai lati, che simboleggiano cielo, fuoco, acqua e terra, circondano uno sfondo bianco, emblema di pace. Il popolo è rappresentato dal cerchio, il governo dai trigrammi, e la terra dallo sfondo: tre elementi che insieme compongono l’essenza stessa della Corea.
Un passato che non si dimentica
Per capire davvero l’identità coreana, bisogna fare un passo indietro nella storia. La penisola è stata a lungo sotto il controllo della Cina, poi colonizzata dal Giappone, e infine divisa in due blocchi opposti: Corea del Nord e Corea del Sud. La guerra di Corea (1950-1953) fu uno dei conflitti più devastanti del Novecento, una lotta ideologica tra comunismo e capitalismo che lasciò entrambe le Coree in ginocchio.
La Corea del Sud, in particolare, uscì dalla guerra come paese del terzo mondo. Eppure, è da quel punto zero che è iniziata la sua rinascita. Con l’aiuto degli aiuti internazionali, ma soprattutto con una tenacia tutta coreana, ha costruito in pochi decenni una delle economie più dinamiche del mondo. Questo percorso straordinario è conosciuto come il “Miracolo sul fiume Han”.
Il patriottismo che salva un Paese
Ma la strada non è sempre stata in salita. Durante la crisi finanziaria asiatica del 1997, la Corea del Sud fu sull’orlo del collasso. Le banche crollarono, migliaia di persone persero il lavoro, e il paese fu costretto ad accettare un prestito di 58 miliardi di dollari dal FMI. Ma fu proprio allora che il patriottismo coreano si manifestò in una delle sue forme più toccanti: la raccolta dell’oro.
Circa 3,5 milioni di coreani donarono spontaneamente i propri gioielli di famiglia: anelli, collane, monete, tutto per aiutare la nazione. In pochi mesi, vennero raccolti 2,2 miliardi di dollari in oro, che furono consegnati al FMI. Il debito fu estinto tre anni prima del previsto. Non è una leggenda, è la realtà di un popolo che ama il proprio paese più di ogni altra cosa.
Oggetti che raccontano un’anima
La Corea si racconta anche attraverso oggetti apparentemente semplici, ma carichi di significato. Li trovi nei mercati tradizionali, nei vicoli delle città, o in bella vista nelle case coreane. Magari passano inosservati a uno sguardo distratto, ma se impari a riconoscerli, non li dimenticherai più.
Hanbok – 한복
Capita spesso di vedere, soprattutto nei luoghi storici come i palazzi reali di Seoul o il villaggio culturale di Gamcheon, uomini e donne – sia turisti che coreani – indossare abiti tradizionali. Sono gli Hanbok, un’eredità preziosa della dinastia Joseon. Fino a un secolo fa erano gli abiti di tutti i giorni. Oggi li si indossa nelle cerimonie e nelle ricorrenze importanti. Colorati, eleganti, i loro colori raccontano lo status sociale, la condizione familiare e l’identità personale di chi li porta.
Dojang – 도장
Il dojang è un piccolo sigillo usato in Corea al posto della firma. Un oggetto semplice ma affascinante, spesso in legno e inchiostro rosso, che custodisce il proprio nome in caratteri coreani. Farne uno con il proprio nome – magari in Hangeul – è uno dei souvenir più significativi che si possa portare a casa.
Jukbuin – 죽부인
Conosciuto come la "moglie di bambù", il jukbuin ha una forma che ricorda quella di una donna. Un tempo i nobili lo usavano come cuscino da abbracciare durante i lunghi viaggi, ma oggi è diventato un compagno estivo irrinunciabile per combattere il caldo soffocante. Fresco, traspirante, naturale. E con una storia tutta sua.
Geumjul – 금줄
Quando nasce un bambino in Corea, davanti alla porta di casa viene appesa una corda rituale intrecciata con carta e carbone di legna. Il suo scopo è quello di tenere lontani gli spiriti maligni. Per tre settimane, nessuno può entrare se non invitato. È un gesto di protezione, un piccolo rito che trasmette rispetto e sacralità alla nuova vita.
Hanji – 한지
La Hanji è una carta fatta a mano che esiste sin dal I secolo a.C. in Corea. Resistente, versatile, eppure delicata, viene usata per scrivere, decorare, costruire oggetti artistici. Gli studiosi di un tempo ci scrivevano sopra i testi calligrafici, oggi la si usa anche per ventagli, ombrelli e perfino lavori di ricamo. In certi laboratori la lavorazione è ancora quella di una volta. Un piccolo miracolo di artigianato.
Chhe – 체
Durante il Capodanno Lunare, si narra che uno spirito – Yagwang – vaghi alla ricerca di scarpe da rubare. E chi se le vede sottrarre, avrà un anno intero di sfortuna. Per proteggersi, si appende fuori casa un Chhe, una rete di garza. Si dice che il fantasma, ossessionato dal contarne i buchi, si distragga fino al mattino, dimenticandosi del suo intento. Un modo poetico e un po’ magico di scacciare le sventure.
La Corea non è solo tecnologia, K-pop o drama. È una terra che si porta dietro cicatrici profonde, ma che ha saputo farne forza. È orgoglio, cultura, tradizione. È il gesto di donare il proprio oro per salvare un paese. È una bandiera che racconta l’universo. È una moglie di bambù che ti consola nelle notti afose. Ogni piccolo oggetto, ogni storia, ogni simbolo racchiude l’anima di un popolo che non ha mai smesso di credere in sé stesso.
E quando cammini tra le strade di Seoul o Busan, se ti fermi ad ascoltare davvero, potresti sentirlo anche tu, quel battito forte e fiero che si chiama Corea.
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