Ogni volta che penso di aver capito un po’ meglio la Corea del Sud, spunta fuori una superstizione nuova pronta a ricordarmi che questo Paese ha un talento speciale per sorprendere anche i fan più navigati. Non importa quanti drama abbia visto, quante ore abbia passato su YouTube, o quante notti insonni a leggere articoli random di cultura coreana: c’è sempre qualcosa che mi sfugge, e sinceramente adoro questa sensazione. Oggi ho scelto tre superstizioni che forse non avete mai approfondito davvero: la sfortuna del numero 4, la famigerata leggenda del ventilatore che uccide nel sonno e il curioso tabù del fischiare la sera. Tre piccole finestre sulla cultura coreana che, ve lo prometto, renderanno ancora più interessante il modo in cui guardate i vostri k-drama preferiti. Pronti a scoprire questo lato meno conosciuto della Corea? Allora accomodatevi: iniziamo il viaggio.
La sfortuna
del numero 4: quando un semplice numero può inquietare un intero Paese
Credi nei numeri “sfortunati”? In molte culture
occidentali il 13 è visto come un cattivo presagio, al punto che alcuni evitano
quel numero in ogni forma possibile. Negli Stati Uniti, perfino la banconota da
due dollari è stata quasi abbandonata perché considerata portatrice di
sfortuna. All’opposto, il numero 7 viene celebrato come simbolo di fortuna, soprattutto
nei casinò, dove il mitico “777” alle slot significa jackpot. Curiosamente,
oggi anche in Corea il sette è visto come un numero positivo, anche se
tradizionalmente il più propizio era il tre.
La Corea, però, ha un suo “numero maledetto”: il
4. E non si tratta semplicemente di una credenza vaga: il 4 è considerato così
sfortunato da essere associato direttamente alla morte. A differenza del 13
occidentale, che non ha una spiegazione concreta, qui la superstizione ha una
logica linguistica precisa. Il carattere cinese che significa “morte” si
pronuncia sah, lo stesso identico suono del numero quattro in coreano. È
questo gioco fonetico ad aver generato l’intera superstizione.
Le conseguenze, nella vita quotidiana, si notano
eccome. In molti edifici il quarto piano non esiste: negli ascensori, il
pulsante del 4 viene sostituito dalla lettera “F”. I servizi da tavola non
vengono venduti in set da quattro pezzi: meglio due, tre, cinque, qualsiasi
cosa purché non quattro. Anche quando si regala denaro bisogna fare attenzione:
30.000 o 50.000 won sono somme perfette, ma 40.000 potrebbero risultare poco
educate.
Con il tempo, però, la percezione sta cambiando.
La generazione più anziana continua a evitare questo numero con convinzione,
mentre i giovani sono molto più rilassati: per molti, il 4 è solo un numero
come un altro. Alcuni ragazzi più conservatori, però, mantengono ancora un
certo disagio: preferiscono numeri di telefono senza quattro, rabbrividiscono
davanti a un “4:44” e considerano sequenze come “44” decisamente inquietanti.
Nonostante queste differenze generazionali, conoscere questa superstizione è utile, soprattutto se si interagisce spesso con amici o colleghi coreani. Anche se per noi il 4 non ha nessuna connotazione particolare, dall’altra parte del mondo può diventare un piccolo campanello d’allarme. E allora, quando possibile, meglio affidarsi ai numeri dispari: non si sa mai quali sottili superstizioni potremmo inavvertitamente sfiorare.
La leggenda
del ventilatore che uccide: quando il sonno estivo diventa materiale da horror
L’argomento della morte, in Corea, non si limita
ai numeri. A volte prende la forma di un oggetto così innocuo da sembrare la
premessa di un episodio comico, e invece è diventato uno dei miti moderni più
famosi del Paese: il ventilatore elettrico. Com’è possibile che un
elettrodomestico pensato per sopravvivere all’estate abbia spinto un’intera
nazione a cambiare le proprie abitudini del sonno? Perché quasi tutti i
ventilatori coreani hanno un timer? Prima di sorridere, sappi che questa
credenza, la famigerata fan death, è presa molto più sul serio di quanto
immagini.
“Fan death” è il nome dato alla convinzione che
dormire in una stanza chiusa con un ventilatore puntato direttamente addosso
possa essere fatale. A sostenerlo, nel 2005, fu addirittura il Korea Consumer
Protection Board (KCPB), un’agenzia governativa che riportò venti casi di
asfissia tra il 2003 e il 2005 attribuiti a ventilatori o condizionatori accesi
durante il sonno. Secondo il KCPB, il contatto diretto con l’aria fredda
potrebbe provocare ipotermia, oppure squilibrare il rapporto tra ossigeno e anidride
carbonica nella stanza. Per questo consigliava di dormire con la porta aperta,
usare ventilatori oscillanti e impostare il timer per spegnerli
automaticamente. E sì: è proprio da qui che nasce il famoso timer dei
ventilatori coreani.
La Corea è l’unico Paese al mondo in cui questa
credenza è così radicata. Il resto del pianeta, infatti, non la condivide per
un motivo semplice: non ci sono prove scientifiche che la sostengano. Un
ventilatore domestico non è abbastanza potente da creare un vuoto nella stanza,
non può alterare seriamente l’ossigeno nell’aria, non produce ozono in quantità
pericolose e non è in grado di abbassare la temperatura a livelli letali. E
anche qualora il freddo diventasse eccessivo, ci si sveglierebbe molto prima di
correre rischi concreti.
Diversi professionisti della salute lo hanno
ribadito, tra cui il dottor Lee Yoon-sung, professore alla facoltà di medicina
della Seoul National University. Esaminando le presunte “vittime del
ventilatore”, ha concluso che la causa della morte non era l’elettrodomestico,
ma condizioni preesistenti come malattie cardiache, problemi polmonari o forte
alcolismo. Dettagli che spesso non emergono in un titolo di giornale… perché
ammettiamolo, “anziano con patologie muore nel sonno” attira meno dell’idea del
ventilatore assassino.
Eppure, la credenza persiste. Chi crede nella fan
death segue tutte le precauzioni: porta socchiusa, ventilatore che oscilla,
timer sempre impostato. In fondo, se l’hanno ripetuto per tutta la vita, perché
dubitarne? Ogni tanto un articolo di cronaca riaccende la paura, ricordando
alla popolazione che il ventilatore non va preso alla leggera. E dove non
arrivano i media, arrivano le ipotesi complottiste: c’è chi pensa che il
governo usi la fan death per “spiegare” alcuni decessi sospetti, o per ridurre
il consumo di elettricità nelle estati più torride.
Esiste anche una spiegazione più “culturale”:
negli anni Settanta, quando i ventilatori iniziarono a diffondersi, la Corea
era ancora molto superstiziosa. Il mondo spirituale conviveva con quello
quotidiano e non era raro credere che spiriti maligni potessero aggirarsi di
notte. L’idea che un “fabbricatore di vento” potesse portare via il respiro
vitale di una persona addormentata non era così assurda… almeno non per gli
standard dell’epoca.
La buona notizia? Non hai bisogno di spegnere il ventilatore la notte. Basta non puntarlo dritto sul viso e usare il timer, che in fondo male non fa. E se proprio vuoi dormire sereno, puoi sempre infilare un talismano sotto il cuscino o concederti una visita al cartomante del quartiere: non si sa mai cosa potrebbe rivelarti sul tuo destino… o su quello del tuo ventilatore.
Fischiare con
conseguenze: quando un suono innocente diventa un richiamo per fantasmi (e
serpenti)
Se sei uno straniero in Corea, probabilmente
all’inizio non ci fai neanche caso: ti metti a fischiettare una melodia allegra
mentre cammini per strada, fai dondolare la gamba seduto in metro, ti immagini
il suono di un flauto nella notte come qualcosa di rilassante, e tagliarti le
unghie dopo il tramonto ti sembra la cosa più normale del mondo. In molti Paesi
lo è. In Corea, invece, ognuna di queste azioni porta con sé un bagaglio di
superstizioni, sguardi storti e “meglio di no” sussurrati a mezza voce.
Partiamo dal protagonista principale: il fischio.
Nella maggior parte dei Paesi occidentali il fischiettare ha un’aura super
positiva. L’immagine classica è quella dell’anziano che passeggia in una bella
giornata, fischiettando la sua canzone preferita, sereno e senza pensieri. Tutto questo cambia completamente quando
attraversiamo il mare e arriviamo in Corea. Qui, a parte i più giovani, molte
persone guardano il fischiare con evidente disapprovazione. Se lo fai in
pubblico, soprattutto di sera, c’è una buona probabilità che qualcuno ti lanci
un’occhiata severa o ti chieda direttamente di smettere. E non è solo una
questione di “buone maniere”: il problema è, ancora una volta, la
superstizione.
Secondo una credenza tradizionale, fischiare di
notte attira spiriti maligni e serpenti. Il suono del fischio che taglia il
silenzio buio veniva percepito come qualcosa di inquietante, quasi innaturale.
Immagina la Corea di un tempo, senza elettricità diffusa: candele e olio erano
preziosi, le famiglie andavano a dormire presto per alzarsi all’alba e lavorare
nei campi, e il buio non era solo “romantico”, ma anche fonte di paura. Sentire
un fischio improvviso nell’oscurità poteva facilmente trasformarsi in un
brivido lungo la schiena. Dire ai bambini che “fischiare di notte attira i
fantasmi” era un modo molto efficace per farli smettere mentre tutti cercavano
di dormire. La credenza, però, ha continuato a circolare anche quando le notti
coreane si sono riempite di luci al neon.
Accanto al fischio c’è anche il “cugino musicale”
di questa superstizione: il flauto. Esiste un detto ancora molto conosciuto che
recita: “Se suoni il flauto di notte, i serpenti verranno fuori” (밤에 피리를 불면 뱀이 나온다). L’idea è
simile a quella dell’incantatore di serpenti indiano, ma con un tocco più
oscuro: la melodia acuta del flauto di bambù, suonata al buio, veniva associata
al sibilo dei serpenti, considerato di pessimo auspicio. In pratica, suonare il
flauto dopo il tramonto significava rischiare di attirare serpenti intorno alla
casa. Anche qui, la parte pratica è evidente: era un modo perfetto per
convincere i bambini a smettere di fare rumore la sera, evitare lamentele dei
vicini e mantenere la quiete notturna.
Curiosamente, però, non tutti i serpenti erano
visti come una minaccia. Nella tradizione coreana si credeva che avere un
serpente che viveva sotto il pavimento di casa o vicino al portico potesse
portare fortuna, soprattutto se il serpente era bianco. Era considerato una
sorta di guardiano domestico: portatore di buona sorte e utilissimo nel tenere
sotto controllo i ratti. Un mix affascinante di paura, rispetto e utilità
pratica.
Da qui, la domanda: i coreani ci credono ancora
davvero? Forse non in modo letterale, ma il retaggio si vede eccome. Fischiare
in pubblico è ancora raro, imparare a fischiare non fa parte del “pacchetto
base” della crescita, e chi lo fa rischia facilmente di attirarsi la classica
occhiata infastidita dell’ajumma di turno. Se sei straniero, nessuno ti
arresterà per un cinguettio, ma non aspettarti che venga interpretato come un
gesto “carino”: più probabilmente verrà percepito come strano, maleducato o leggermente
inquietante, soprattutto di notte.
E il bello è che il fischio non è l’unico gesto
“innocente” che in Corea si porta dietro un’aura di sfortuna. Muovere
nervosamente la gamba mentre sei seduto, per esempio, è visto malissimo.
Esistono mille teorie sul perché lo facciamo: qualcuno parla di circolazione
del sangue, altri di nervosismo, altri ancora di un retaggio “da cacciatori”,
con i muscoli pronti a scattare. Qualunque sia la spiegazione reale, in Corea è
nato un detto molto chiaro: “Se muovi la gamba, la tua fortuna se ne andrà” (다리 떨면 복이 나간다). L’idea è
che quel movimento faccia scappare la fortuna non solo dalla persona che lo fa,
ma dall’intera famiglia. E così, vedere una madre che posa la mano sulla gamba
del figlio che trema, o una moglie che blocca con decisione il ginocchio del
marito, non è solo un gesto di fastidio: è un tentativo di proteggere la sorte
di tutti.
Un’altra piccola superstizione collegata alla
vita quotidiana è quella del non tagliarsi le unghie di notte. L’espressione
tradizionale dice: “Non tagliare le unghie di notte” (밤에 손톱을 깎지 말라). La storia
che la accompagna racconta di un erudito che, alla debole luce di una lampada a
olio, tagliò le unghie dopo il tramonto e gettò i frammenti nel cortile.
Durante la notte, un topo li mangiò e si trasformò in una creatura con le
sembianze dell’erudito. È il tipo di racconto perfetto per far scattare la
fantasia dei bambini: “Se taglio le unghie di notte verrà un topo a
mangiarle?”, chiede il bambino. “Ecco perché non dovresti farlo”, risponde la
madre, chiudendo la conversazione.
Dietro la leggenda, però, c’è come sempre una
logica molto concreta: prima dei moderni tagliaunghie, le unghie venivano
accorciate con piccoli coltelli, forbici o falcetti agricoli. Tagliarle al
buio, alla luce ballerina di una lampada a olio, aumentava parecchio il rischio
di ferirsi. Era molto più sicuro farlo di giorno. E poi c’è il finale “non
scritto” della storia: la mattina dopo, la moglie dell’erudito entra scalza
nella stanza e pesta i frammenti di unghia che lui, mezzo addormentato, non
aveva pulito bene. “Ahi! Ahi! Ahi!”… da quel momento lui non si azzardò mai più
a tagliarsi le unghie di notte. Una lezione di sicurezza domestica mascherata
da superstizione.
Più mi addentro in queste superstizioni, più mi rendo conto che la Corea ha un’incredibile capacità di trasformare anche le piccole stranezze quotidiane in qualcosa di affascinante. Il numero 4 che non compare negli ascensori, il ventilatore che “ruba l’aria” mentre dormi, il fischio che richiama spiriti indesiderati… sono dettagli che magari non cambiano la vita, ma che raccontano un modo preciso di vedere il mondo.
Ed è proprio questo
che mi fa amare così tanto la cultura coreana: il mix perfetto tra modernità e
tradizione, tra linee pulite dei grattacieli e vecchie storie che ancora
resistono. Sono sfumature che spesso passano inosservate nei k-drama ma che,
quando le scopri, ti fanno guardare tutto con occhi diversi.
Fonti:
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/behind-the-myth-exploring-korean-tradition/
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/the-deadly-4/
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/fan-death/
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/behind-the-myth-fan-death/
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/dangers-of-whistling-clipping-shaking/
- https://gwangjunewsgic.com/arts-culture/korean-myths/behind-the-myth-whistling-with-consequences/

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