11 dicembre 2025

perché alcuni K-drama faticano in Corea ma brillano nel resto del mondo?

Nel corso degli ultimi anni i K-drama sono diventati un fenomeno mondiale, conquistando spettatori lontanissimi dalla Corea e imponendosi come una delle colonne portanti dell’intrattenimento globale. Piattaforme come Netflix, Viki e Disney+ hanno certamente accelerato questa rivoluzione culturale, trasformando serie nate per il pubblico coreano in successi internazionali. Eppure, dietro questo trionfo planetario, si nasconde una dinamica affascinante: i gusti coreani e quelli internazionali non sempre coincidono. Anzi, spesso diventano due mondi paralleli.

Ci sono drama che all’estero vengono amati alla follia, mentre in Corea registrano ascolti modesti o ricevono recensioni tiepide. E accade anche il contrario: serie che i coreani adorano faticano a trovare una fanbase solida fuori dal Paese. Perché succede? Quali sono i meccanismi culturali, narrativi e sociali che determinano questa differenza?

Questa domanda è molto più complessa di quanto sembri, e le risposte attraversano la cultura, la storia recente e perfino il modo in cui i coreani vivono la TV. Entriamo nel dettaglio.


1. K-drama che faticano in Corea ma brillano all’estero

Uno degli aspetti più interessanti del fenomeno è che lo stesso drama può essere percepito in modo completamente diverso dentro e fuori dalla Corea. Alcune serie, pur registrando ascolti bassi in patria, diventano successi globali grazie alla loro capacità di parlare un linguaggio universale.

Gli spettatori internazionali tendono a prediligere:

  • trame originali,
  • genere fantasy o action,
  • cinematografia spettacolare,
  • cast molto amati,
  • elementi romantici più immediati,
  • dinamiche narrative fluide e internazionalizzate.

Il pubblico domestico, invece, è spesso più esigente, più attento alla coerenza narrativa e molto più radicato nei riferimenti culturali. Per questo, serie molto “globali” possono apparire meno efficaci per chi vive in Corea.

The King: Eternal Monarch (2020) - All’estero è stato un vero trionfo, soprattutto su Netflix, dove ha conquistato un pubblico entusiasta grazie al suo mondo parallelo, al taglio cinematografico e al cast guidato da Lee Min-ho e Kim Go-eun. In Corea, però, le cose sono andate diversamente: ascolti più bassi del previsto (intorno all’8%) e una lunga lista di critiche sulla trama percepita come confusa.

Vincenzo (2021) -  Anche Vincenzo ha vissuto un destino curioso: fuori dalla Corea è amatissimo per la sua estetica sofisticata, il suo umorismo nero e la figura magnetica dell’antieroe. In patria, invece, la sua natura ibrida, a metà tra gangster comedy, thriller legale e satira, ha provocato opinioni molto più divise.

2. K-drama amatissimi in Corea ma poco seguiti all’estero

Il discorso si capovolge quando si entra nel territorio dei drama molto coreani, quelli che parlano direttamente alla sensibilità domestica.

Il pubblico coreano tende a preferire:

  • serie familiari,
  • melodrammi tradizionali,
  • storie lente e quotidiane,
  • valori legati alla famiglia e alla comunità,
  • riferimenti culturali profondi,
  • dinamiche sociali molto localizzate.

Molte di queste caratteristiche, però, non sempre traducono bene sul piano internazionale.

My Only One (2018–2019) - In Corea è stato un fenomeno, con un picco del 49,4% di ascolti: numeri giganteschi. All’estero, però, lo stile estremamente melodrammatico e i tempi narrativi più lenti non sono riusciti a catturare il grande pubblico.

Strong Woman Do Bong Soon (2017) - Serie amatissima in Corea per il suo mix di comicità e romanticismo, ma gli spettatori internazionali l’hanno accolta in modo più tiepido a causa dell’umorismo molto locale e di situazioni comiche difficili da contestualizzare fuori dal Paese.


3. Sfumature culturali, umorismo locale e drama familiari

Uno dei nodi centrali riguarda proprio l’umorismo. L’ironia coreana, le battute che giocano su linguaggio, gerarchie sociali, ruoli familiari e differenze generazionali possono apparire spiazzanti per gli spettatori internazionali, che non ne possiedono il substrato culturale. Anche i drama familiari, amatissimi in Corea, possono risultare “troppo emotivi” o “troppo tradizionali” per chi vive lontano dal contesto coreano.

The Good Bad Mother (2023)In patria ha registrato ottimi ascolti (fino al 14,3%). Altrove, però, alcuni spettatori hanno faticato a seguire il ritmo più lento e i temi profondamente culturali.

The First Responders (2022)Apprezzato in Corea per il suo mix di azione e dramma emotivo, ma percepito come troppo “locale” da molti spettatori internazionali.

4. Il peso del contesto politico e storico

Un altro fattore fondamentale è il rapporto della Corea con la propria storia. Drama che affrontano elementi politici, traumi collettivi, periodi storici delicati o figure davvero esistite possono suscitare emozioni fortissime in patria, ma risultare più complicati all’estero. Gli spettatori internazionali, semplicemente, non possiedono gli stessi riferimenti.

Hwarang (2016–2017) Un caso particolarmente interessante: in Corea ricevette ascolti bassi e recensioni miste, soprattutto per le imprecisioni storiche e il ritmo lento. All’estero, invece, è stato accolto con entusiasmo grazie al cast giovanissimo, all’estetica visiva e ai toni leggeri.


5. Melodramma e sentimentalismo: un amore tutto coreano

Il melodramma classico è una delle colonne portanti dei K-drama. In Corea piace moltissimo: emozioni forti, sofferenza, sacrificio, legami familiari profondi. Ma questo tipo di narrazione, così coinvolgente per il pubblico domestico, non sempre conquista gli spettatori stranieri, che spesso preferiscono ritmi più veloci e meno intensi.

Lovely Runner (2024) In Corea ha avuto un riscontro più moderato, forse proprio per il suo animo melodrammatico. All’estero, invece, è stato apprezzato da chi cercava una storia profondamente emotiva e centrata sui personaggi.


Quando il successo globale non coincide con il successo domestico

Negli ultimi anni Netflix ha trasformato i K-drama in successi mondiali. Serie come Love Next Door e A Virtuous Business sono ai primi posti delle classifiche globali, mentre in Corea seguono logiche molto diverse. Ecco due casi perfetti per capire questa dinamica. E' il caso di due drama molto amati all'estero ma non particolarmente in corea. Ad esempio It's Okay to not be okay è una delle serie più amate a livello internazionale, un successo travolgente su Netflix grazie ai suoi temi intensi, alla chimica tra i protagonisti e alla rappresentazione dell’elaborazione emotiva. Eppure, in Corea, gli ascolti sono stati sorprendentemente bassi: una media del 5,4%. Nello stesso periodo, un drama come Crash Landing on You raggiunse il 21,6%. Perché?  Molti spettatori coreani avevano aspettative altissime su Kim Soo Hyun: era il suo primo ruolo dopo il servizio militare, e il ritorno era attesissimo. Alcuni utenti online hanno però percepito la sua interpretazione come “forzata”. Alcune sequenze sono state accusate di rappresentare comportamenti simili a molestie sessuali, come la scena in cui il personaggio di Seo Ye Ji tocca Moon Kang Tae senza consenso. La serie, inoltre, è stata percepita come troppo adulta, spingendo molti spettatori a preferire la visione su Netflix invece che in TV, abbassando i ratings ufficiali. 

Il secondo caso noto è invece The Kind: Eternal Monarch. Uno dei prodotti coreani più visti al mondo su Netflix, arrivato persino nella top 10 globale. All’estero un trionfo, in patria una ricezione molto più tiepida: ascolti in media al 7,7%. Le ragioni sono molteplici. Molti spettatori hanno notato che diversi elementi del regno fittizio ricordavano troppo il Giappone: architetture, navi da guerra, simboli. Un tema molto sensibile in Corea. L’attrice Jung Eun Chae è stata coinvolta in accuse di relazione extraconiugale durante la messa in onda. Questo ha influito sulla percezione del pubblico. Il PPL (Product Placement) eccessivo. Infine, secondo alcuni critici coreani, la serie era troppo fantastica e poco ancorata al realismo che il pubblico domestico ama nei drama moderni. All’estero, invece, proprio la componente fantasy ha conquistato moltissimi fan.


Il rapporto tra Corea e K-drama è complesso: è un dialogo costante tra identità culturale, aspettative narrative e sensibilità locali. Mentre il pubblico coreano ama profondamente i melodrammi familiari, i riferimenti culturali e le storie realistiche, gli spettatori internazionali tendono a preferire contenuti più rapidi, visivamente spettacolari e facilmente universalizzabili. L’espansione globale dello streaming ha reso questa differenza ancora più evidente, mostrando come un drama possa essere un flop in Corea e, allo stesso tempo, un trionfo planetarioEd è proprio qui che nasce la magia: i K-drama, pur restando radicati nella loro anima coreana, riescono a parlare a pubblici diversissimi, diventando ponti culturali che ci permettono di scoprire, comprendere e amare un mondo sempre più ricco e complesso.

Fonti

  • https://www.dojeonmedia.com/post/global-hits-domestic-misses-why-some-k-dramas-struggle-in-korea-but-shine-worldwide
  • https://www.koreaboo.com/stories/2-international-fan-favorite-k-dramas-actually-flopped-hard-in-korea/

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