Ci sono argomenti che, appena li sfiori, ti fanno sentire come se stessi aprendo una porta che dà su un mondo immenso. Questo è uno di quelli. Nonostante la sua profondità, però, proverò a camminarci dentro con un linguaggio semplice, quasi da profano, così da costruire insieme un quadro chiaro e accessibile, senza perderci nelle pieghe filosofiche più microscopiche.
Per cominciare, è necessario entrare nel vocabolario che regge tutto questo sistema di credenze. I due concetti fondamentali sono 이승 (i-seung) e 저승 (jeo-seung), entrambe parole di origine coreana pura, e proprio per questo non scrivibili in caratteri cinesi. I-seung significa letteralmente “questa vita”: è il mondo dei vivi, la dimensione in cui nasciamo, cresciamo, amiamo e soffriamo. Jeo-seung, invece, è “quell’altra vita”: il mondo dei morti, un’intera dimensione parallela fatta di paradisi, inferni e territori intermedi.
Ed è proprio qui che salta fuori uno dei primi grandi equivoci occidentali. Molti pensano che jeoseung equivalga semplicemente a “inferno”, ma non è così: jeoseung comprende tutto ciò che esiste oltre la morte, un sistema complesso e stratificato che si è formato in secoli di influenze taoiste, buddhiste e sciamaniche. Una volta capito questo, molte trame di K-drama, film e miti popolari iniziano a illuminarsi sotto una nuova luce. All’improvviso storie come Dokkaebi o Along with the Gods non sembrano più “fantasia spinta”, ma riletture moderne di un immaginario antico.
Tra 이승 e 저승: il mondo intermedio che affascina i coreani da secoli
Si nasce in 이승, e quando il corpo smette di vivere, il 혼 (hon) – spirito, essenza, anima – si separa dal corpo e attraversa il varco verso 저승. Sembra tutto lineare, ma non lo è mai davvero. Esistono spiriti che rimangono intrappolati nel mezzo, sospesi tra vita e morte, prigionieri di un luogo che non appartiene né all’una né all’altra dimensione. È in questa sorta di “terra di nessuno” che si collocano molte storie di fantasmi della tradizione coreana. Quando qualcuno dice di aver visto uno spirito, non parla di un’anima proveniente dal paradiso o dall’inferno, ma di queste presenze bloccate a metà.
Curiosamente, molte culture condividono l’idea di un corpo d’acqua che separa il mondo dei vivi da quello dei morti: gli antichi Greci avevano lo Stige, i coreani il 삼도천 (Samdocheon), il “Fiume dei Tre Sentieri”. Tre strade diverse, tre destini diversi.
Il viaggio di Baridegi: quando i due mondi convivono nella stessa dimensione
Per capire davvero come la tradizione coreana immagina l’aldilà, è impossibile non evocare la figura di Baridegi (바리데기), la principessa abbandonata e poi divenuta la prima sciamana. Nel suo mito, i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, coesistono nello stesso piano, separati più dal viaggio che da una “dimensione spirituale”.
Secondo la leggenda, Baridegi percorre 3.000 ri (circa 1.200 km) a piedi fino alla “fine della terra” e altri 3.000 ri via mare per raggiungere i cancelli dell’aldilà. Da lì attraversa 10 inferni e 84.000 inferni minori, senza mai parlare di ascese al cielo o discese nelle viscere della terra: è, semplicemente, un viaggio lunghissimo e durissimo.
La misura “3.000 ri” nei racconti tradizionali significa “estremamente lontano”. E quel numero ritorna da più di duemila anni: non è un caso che l’intera Corea, dal punto più a nord fino a Marado a sud di Jeju, misuri quasi esattamente 1.200 km. Un dettaglio geografico e simbolico che rende tutto ancora più affascinante.
Durante questo viaggio, il Samdocheon appare come il fiume che separa il secondo e il terzo inferno: tre sentieri simbolici per tre destini possibili: paradiso, purgatorio o il più doloroso degli inferni.
Un aldilà dalle mille forme: il mondo dei morti secondo la tradizione coreana
Non esiste un unico modello di aldilà: le versioni cambiano a seconda dell’influenza taoista, buddhista o sciamanica. L’unico elemento sempre presente è la figura del 저승사자 (jeoseung saja), l’“angelo della morte”, l’esecutore che accompagna le anime attraverso il viaggio nell’altra vita.
Nell’immaginario popolare, è l’equivalente del mietitore occidentale. Riceve ordini dal Re del Quinto Inferno, il più noto dell’intero sistema, e il suo compito è semplice e terribile: portare con sé le persone il cui tempo è arrivato.
Per decenni, il jeoseung saja è stato rappresentato come un uomo cupo, vestito di nero, dall’energia inquietante. Poi è arrivato Dokkaebi e Lee Dong-wook, e l’angelo della morte è diventato un’icona pop: elegante, in cappotto nero, affascinante, quasi magnetico.
Il psychopompo coreano: guida, avvocato e protettore
A dispetto della sua fama minacciosa, il jeoseung saja non è malvagio. Sì, è colui che “prende” la tua vita, ma è anche la guida che ti aiuta ad attraversare un viaggio pieno di pericoli e incognite. Nei racconti popolari protegge l’anima, discute davanti al giudice dell’aldilà come un avvocato difensore e, quando può, “paga” con pezzi della propria energia o memoria per aiutarti a superare una prova.
È un aldilà sorprendentemente simile al mondo umano: giudici, tribunali, processi, difese, accuse, corruzione, inganni. Storie antiche parlano di persone ricche che avrebbero pagato altri affinché morissero al posto loro o si sarebbero travestite per ingannare la morte. E così, improvvisamente, la trama di Goblin, dove la protagonista sfugge al proprio destino, non appare poi così lontana dalle vecchie credenze.
I 49 giorni: il tempo del giudizio
Secondo la tradizione buddhista, l’anima attraversa un periodo di 49 giorni prima del giudizio finale che determinerà la sua prossima vita. Non è reincarnazione nel senso semplice del termine: dopo il giudizio, l’anima può essere inviata in paradiso, in uno dei tanti inferni o rinascere nel mondo dei vivi.
Il 49-jae è il rito che la famiglia svolge proprio nel giorno conclusivo, pregando per un giudizio favorevole. Se hai visto Along with the Gods, tutto questo ti suona familiare: l’intero film è una rappresentazione di questo viaggio.
I Sette Tribunali dell’Aldilà Coreano
Durante i 49 giorni, l’anima attraversa sette tribunali principali, ciascuno con il suo giudice e il suo inferno annesso. Ecco il percorso completo.
1) Dosan — La Montagna di Lame
📅 7° giorno
👑 Re Jin-gwang
È il luogo in cui vengono giudicati gli avari. Chi fallisce deve camminare per l’eternità su un ponte di lame affilate.
2) Hwa-tang — Il Bagno di Fiamme
📅 14° giorno
👑 Re Cho-gang
Qui arrivano ladri e persone che non restituiscono ciò che hanno preso.
La punizione: uno dei tre calderoni bollenti di liquame, lava o acido.
Il Samdocheon: il Fiume dei Tre Sentieri
Tra il secondo e il terzo giudizio, l’anima attraversa questo fiume. Tre sentieri: paradiso, purgatorio o l’inferno più doloroso.
3) Han-bing — La Valle del Ghiaccio
👑 Re Song-jeh
Inferno destinato a chi non è stato devoto ai genitori.
Un mondo di ghiaccio eterno dominato dai tre giudici fratelli.
4) Geom-soo — La Foresta di Lame
📅 28° giorno
👑 Re Oh-gwan
Qui vengono giudicati omicidio, furto, adulterio, ubriachezza e insulto.
Il giudice usa una gigantesca bilancia che pesa la colpa contro un masso enorme.
5) Bal-seol — L’Estrazione della Lingua
📅 35° giorno
👑 Re Yeom-la
È il tribunale della “lingua malvagia”: calunnie, menzogne, insulti.
La punizione è una delle più celebri: la lingua viene estratta e arata da un bue.
6) Doksa — Il Pozzo dei Serpenti Velenosi
📅 42° giorno
👑 Re Byon-seong
Inferno destinato a assassini, stupratori e criminali violenti.
La condanna è eterna: combattere immersi in un mare di serpenti velenosi.
7) Geo-hae — La Sega dell’Annientamento
📅 49° giorno
👑 Re Tae-san
È il giorno del rito dei familiari.
Qui vengono giudicati truffatori, imbroglioni e profittatori.
La punizione: essere segati a pezzi… e ricominciare da capo, all’infinito.
Le sei sentenze finali
Alla fine dei 49 giorni, l’anima riceve uno dei sei verdetti:
- salire in cielo
- rinascere nel mondo dei vivi
- precipitare nei livelli più profondi dell’inferno
Questo viaggio tra 이승 e 저승 mostra un mondo incredibilmente ricco, sfaccettato e sorprendentemente coerente, che da secoli influenza miti, racconti popolari e perfino i K-drama che amiamo oggi. È un sistema di credenze che unisce spiritualità, narrazione, simboli e giustizia poetica, intrecciando il dolore della morte con la bellezza di un ordine cosmico complesso e profondamente umano. Ed è solo l’inizio: ogni figura, ogni inferno, ogni sentiero nasconde altri racconti, altre connessioni, altre storie che aspettano solo di essere esplorate.
Fonti:
- https://laseoulite.substack.com/p/korean-concept-of-the-world-of-the
- https://laseoulite.substack.com/p/the-korean-concept-of-the-dead-world
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