Passeggiate rischiose, bacchette mal posizionate e tutte quelle piccole paure quotidiane
Tra le superstizioni più particolari e forse anche più divertenti ce n’è una che riguarda una delle passeggiate più romantiche di Seoul. Se siete una coppia, non percorrete il sentiero accanto alle mura di pietra del Palazzo Deoksugung, il famoso Deoksugung Doldam-gil. È considerato un luogo bellissimo, pittoresco, perfetto per chi ama camminare mano nella mano tra storia e poesia urbana. Ma secondo la credenza popolare, se lo fate… vi lascerete presto. Questa volta, almeno, sappiamo esattamente da dove viene tutto questo pessimismo. Sulla mappa del centro di Seoul, quel tratto di strada costeggia ciò che un tempo era il Tribunale della Famiglia, il luogo in cui venivano presentate le domande di divorzio e discusse le cause matrimoniali. Solo qualche decennio fa le coppie che percorrevano quel sentiero non lo facevano per romanticismo, ma per raggiungere l’ufficio dove il loro matrimonio stava per concludersi. Non era una semplice diceria: era un fatto. Oggi il tribunale è diventato il Museo d’Arte di Seoul, ma la reputazione del sentiero è rimasta. Una leggenda urbana dal retrogusto un po’ amaro, che continua a vivere nonostante i cambiamenti della città.
E se quella passeggiata porta male alle coppie, c’è un’altra regola da ricordare quando si è in un ristorante coreano: non infilare mai le bacchette del riso in verticale. È un gesto riservato ai defunti, parte di un rituale funebre molto specifico. Farlo durante un pasto è l’equivalente di invitare simbolicamente la sfortuna al tavolo. Meglio appoggiarle accanto alla ciotola: semplice, discreto, sicuro. Un altro divieto, che tutti gli studenti coreani conoscono fin da piccoli, riguarda la zuppa di alghe (miyeok-guk). Non bisogna mangiarla nel giorno di un esame. Le alghe sono scivolose, e in coreano il verbo “scivolare” ha anche il significato di “fallire”. Il collegamento è immediato: zuppa scivolosa, esame scivolato. Una superstizione linguistica, quasi poetica nella sua ingenuità.
Poi ci sono i ragni, che in casa non vanno mai uccisi. È una credenza antica, un po’ oscura, che racconta di come un tempo venissero visti come ospiti, non come intrusi. La logica è semplice: mangiano insetti dannosi come mosche e zanzare. Sono alleati silenziosi, non nemici. Così, ancora oggi, molti coreani li lasciano vivere indisturbati negli angoli delle stanze. Un’altra superstizione riguarda quel piccolo dettaglio del corpo che quasi nessuno nota più: il vortice dei capelli, chiamato gama. È quel punto sulla sommità del capo in cui i capelli si raccolgono in un movimento circolare. Alcune persone ne hanno due (ssang-gama, “doppio vortice”) e un tempo si credeva che questo fosse un segno del destino: chi nasceva con due vortici si sarebbe sposato due volte. Una superstizione che oggi ha perso quasi tutto il suo peso, ma che sopravvive come curiosità folkloristica.
E poi c’è una delle credenze più affascinanti e conosciute: i sogni che portano fortuna. Se sogni un maiale, un drago, un parente stretto defunto, un mucchio di escrementi (sì, proprio quello), un personaggio molto famoso o persino il presidente del tuo Paese, allora secondo la tradizione quel giorno devi assolutamente comprare un biglietto della lotteria. È una superstizione così radicata che quasi tutti i coreani la conoscono. Tra gli oggetti più strani utilizzati come portafortuna c’è il merluzzo essiccato, il myeong-tae. Un tempo era il pesce più abbondante lungo le coste coreane; oggi si è spostato verso le acque russe, ma continua a essere protagonista di una tradizione particolare. Il pesce viene legato con un filo di seta e appeso all’ingresso di case e attività. La simbologia è precisa: il pesce non chiude mai gli occhi, quindi veglia sui mali; la sua antica abbondanza richiama la prosperità; il filo di seta rappresenta ricchezza e longevità. Per chi non vuole appendere un pesce vero esistono versioni moderne decisamente più discrete (anche se, dicono, il merluzzo essiccato non puzza affatto). In tema di oggetti, c’è anche una regola importante: non portare mai a casa cose trovate per strada. Non perché siano sporche o perché ci sia diffidenza verso l’usato, la cultura dell’usato in Corea è enorme, ma perché si crede che gli oggetti abbandonati possano essere impregnati di spiriti sfortunati o energie oscure. È un gesto semplice, ma denso di significato: non tutto ciò che è gratuito è un regalo.
Ci sono poi superstizioni che affondano le radici nelle dinamiche sociali di secoli fa. Una di queste riguarda i single. Oggi molti giovani coreani non vogliono sposarsi né avere figli, ma anche all’epoca della dinastia Joseon il numero di adulti non sposati era considerato un problema. Si credeva che troppi uomini e donne single sopra i 25 anni, un’età considerata “tarda” per sposarsi, potessero generare così tanta energia negativa da causare disastri naturali come alluvioni, siccità o tifoni. I re di Joseon arrivarono perfino a emanare decreti che obbligavano i funzionari locali a trovare e far sposare le persone non sposate, pena il licenziamento. Nel 1472, il re Seongjong arrivò persino a fornire la dote. E non era tutto: anche i re di Shilla e Goryeo organizzavano feste per single e vedovi per liberare la società da questa “energia repressa”. Una superstizione che dice molto più sulla storia sociale del Paese che sugli spiriti. Infine, una credenza che riguarda le donne incinte, considerate particolarmente vulnerabili dal punto di vista spirituale. Non dovrebbero partecipare ai funerali né consultare indovini. Si temeva infatti che gli spiriti maligni presenti attorno alla bara potessero cercare di scambiare la loro anima con quella del bambino non nato. Gli indovini, d’altra parte, spesso parlano di sventure e presagi oscuri cose che, secondo la tradizione, un bambino non dovrebbe “sentire”.
- https://laseoulite.substack.com/p/korean-superstitions
- https://laseoulite.substack.com/p/korean-bad-luck-superstitions

0 | +:
Posta un commento