28 febbraio 2023

The Blue Night of Jeju Island by Park Eun Bin (Extraordinary Attorney Woo OST)

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Hangul+ Romanization + Traduzione + Audio Canzone


떠나 요 모든 것 훌훌 버리고

제주도 푸른 밤 별 아래

이제 는 이상 매이긴 우리 우리 싫어요

신문 티비 에 월급 봉투 에

아파트 담벼락 보다 는 바달 볼 수 있는

창문 이 이 좋아 요 낑깡 일구고 감귤도

우리 둘이 가꿔 봐

요 요 정말로 정말로 그대

가 면 떠나요

제주도 푸른 밤 하늘 아래로


도시 의 보다 는 바다 의 속삭임 이 요

신혼 부부 밀려 와 똑같은 구경 하며 하며

정말로 그대가 없다 느껴진다면 떠나 요

제주도 푸르메가 살고 있는 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳 곳


떠나 요 힘들게 별로 없어 요

제주도 푸른 밤 별 아래

그동안 우리 는 지쳤잖아

요 술집 에 카페 카페 에 많은 사람 사람

27 febbraio 2023

la terra delle quotes - Alchemy of Souls Season 2: Light and Shadow

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Non dovreste mai uscire con un uomo con un passato doloroso come una pugnalata al cuore. 

 

Non posso lodarlo affermando di invidiare il grande potere che detiene. Ma non posso nemmeno empatizzare con lui e dirgli di arrendersi. Le cose non sono più come una volta.

 

 

L’esperienza più tragica è vivere tutta la vita rimpiangendo ciò che avresti potuto fare. 

Alcuni dicono che porta un rancore amaro, mentre altri dicono che è solo dolorosamente innamorato di lei.

 

È da sfrontati desiderare qualcosa senza essere disposti a sopportare il dolore. Un dolore che non mi uccide alla fine mi renderà libera. 

 

La vita è imprevedibile, ma sei tu a scegliere il tuo destino. Non importa quanto dolce o amaro possa essere, devi assaggiarlo tu stesso ed ingoiarlo. 

Se si tratta di una persona cara, non dovresti pensare di lasciarla andare come se la stessi abbandonando. 


 

Dopo aver sofferto abbastanza, dovresti lasciar perdere. 

 

Se qualcuno di potente avesse tutto ciò che vuole e fosse immortale... che ne sarebbe di questo mondo? La pioggia è necessaria, ma non deve durare per sempre. Anche il sole è necessario, ma deve anche tramontare e nessuno, dovrebbe essere potente e vivere per sempre. 

Il male fa sempre quello che vuole senza mai fermarsi, ma perché la virtù deve dimostrare il proprio valore in continuazione? 

 


Hai ragione. A giudicare dal destino che condividiamo forse non avremmo dovuto incontrarci. Tuttavia non è stato il destino a farci riconoscere a prima vista. Noi ci siamo rallegrati la vita a vicenda quando ne avevamo più bisogno. Abbiamo abbracciato le ombre che ne derivavano, ed abbiamo scelto di amarci. 

 

Una luce che abbraccia un'ombra non si perderà mai nell'oscurità. 


Aurora 

26 febbraio 2023

Loner by Kim Sung Kyu (If You Wish Upon Me OST)

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 Hangul+ Romanization + Traduzione + Audio Canzone


슬픈 꿈을 꾼 듯이1

눈을 뜨면 사라졌으면 해 Yeah

더는 아무것도 느낄 수 없게 Let go

 

애써봐도 변하지 않아

도망쳐봐도 I'm still here

들리지 않는지 힘겹게 불러봐도

난 어둠속에 남아

 

I'm a Loner 늘 그래왔듯이 Oh

I'm a Loner 난 오늘도 이렇게 Oh

 

괜찮아질 거라고 한땐 믿었었는데

이미 난 지쳤나 봐 Oh what should I do

내일 거짓말처럼 안개가 걷힌다면

I could find a way

 

애써봐도 보이지 않아

어제처럼 I'm still here

보이지 않는 길 아무리 찾아봐도

이 어둠속에 남아

 

I'm a Loner 늘 그래왔듯이 Oh

I'm a Loner 난 오늘도 이렇게 Oh

 

계절이 지나면 웃을 수 있을까 I wanna be next to you

헛된 이 바람들이 때론 더 괴롭지만 그럴 수 있을까

 

I'm not (a) Loner 벗어나고 싶어서 Oh

I'm not (a) Loner 그렇게 말해줘

 

I'm not (a) Loner 그럴 수만 있다면 Oh

I'm not (a) Loner. I Could Change, I Could Change. Oh

25 febbraio 2023

La terra delle quotes - if you wish upon me

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In questa casa di cura, ci sono delle persone speciali. Persone che fanno nevicare in piena estate. Qualsiasi sia l’età, il sesso, o la loro occupazione, hanno tutti un cuore grande. Chiamiamo le persone che esaudiscono gli ultimi desideri… Team Genio. Oggi, esaudiremo l’ultimo desiderio del signor Yoon… il creatore della Team Genio. Forse… potrebbe essere il desiderio di tutti. Per i miracoli che la Team Genio ha fatto… e continuerà a fare, continuiamo a pregare. 

 

Non puoi scegliere dove nascere, la vita è così. Ma voglio scegliere dove morire. 

 

- Non dovresti giudicare una persona dal suo aspetto.
- Tutto ciò che so e che vero è il suo aspetto.



La famiglia, è il legame umano più insensato e che ti sconvolge di più. Non te la puoi scegliere ed è piena di responsabilità. 

 


Signore, non ha paura della morte? Io… ad essere onesto, avevo paura. Ma vede, la vita mi spaventa di più.

 


Riguardo al morire. Non è più difficile di quel che crede? Vede, ci ho provato anche io. Beh... non è stato così facile come pensavo. Non le dirò stronzate come "viva con lo stesso coraggio di morire", però... Non so. Non muoia e basta.


- Sono ancora giovane...Ho più di tempo di molti, se non di tutti, quelli che sono qui. Ovviamente, non esiste un ordine secondo il quale ce ne andremo.
- Allora, prometti che non litigherai con gli altri e farai pace con chi devi.

 

Quando si nasce, si ha accanto una madre, un padre, a volte dei fratelli e tutti ti benedicono. Ma quando si muore, si è da soli. Non è troppo solitario? Non è nell'ultimo momento che si ha bisogno di persone accanto? Ecco com'è cominciata. Con il voler consolarsi a vicenda nell'ultimo momento.

 


- Indipendentemente da quanto parliamo di gestione del dolore, penso che i nostri pazienti credano che sopportare sia una virtù. Cercano di farlo fino alla fine. Vivere fa più paura.
- Che devo fare? Non sono riuscita a sopportare nemmeno quando me lo chiedevano.
- Hai fatto un ottimo lavoro.  Ecco perché mi piaci, Se Hui. Se ti fa male, grida e di' che ti fa male. Solo così possiamo saperlo. Qui non devi sopportare niente. Non so da dove le persone hanno imparato a sopportare il dolore e continuare a vivere. Non lascerò nessuno soffrire. Il dolore non è una cosa da sopportare. È qualcosa da conoscere e capire.


Quando si soffre troppo, c'è un tempo in cui vivere è peggio che morire.

 


La vita è banale. Quando si vede un film o un dramma su un malato terminale, si dice che è poco originale e troppo prevedibile. Ma in realtà è qualcosa che accade ogni giorno qui in ospedale. Nessuno al mondo può evitare la morte.

 


Il dolore non è qualcosa che si nasconde o si sopporta. Bisogna dirlo quando si sta male. 'Sono malato. Ho tanto dolore. Mi fa male il cuore. Mi fa male la testa!". Così, semplicemente. Non sopportarlo ma dillo e basta.


Gli esseri umani non sono gli unici la cui vita potrebbe essere rovinata da genitori orribili. È lo stesso per voi, ragazzi. Proprietari orribili possono rendere la vostra vita una pura miseria. Lo sapevate?

 

Nella mia vita, nulla aveva un sapore delizioso. Non avevo amici. Né ero confortato da nessuno. 

 

A volte si rimane accecati. Non ci si rende conto di quanto siano preziose le piccole occasioni. Non ti rendi conto che ti stai facendo male per un'opportunità che nemmeno esiste. 


A volte i rapporti umani sembrano più pesanti dell'assistenza ai pazienti e del sollevamento pesi. 

 


Vivere una vita perfetta non fa che logorarti. 

 


Neanche noi stiamo bene. Lo stiamo semplicemente accettando. 


La gente dice che tutti i fallimenti sono negativi. Ma c'è qualcosa di bello nel fallire. La vita è questo. 

 


Prendersi cura dei pazienti è fantastico. Ma a volte bisogna prendersi cura anche di sé stessi. 

 


Hai idea di quanto ci si senta vuoti quando non si ha un posto dove andare?


Non ha idea di cosa significhi vivere una vita difficile. Non fare il saputello quando non sai nulla!

 


Devi farlo sapere agli altri e gli altri devono essere consapevoli del tuo dolore". "Se hai dolore, urla. Altrimenti nessuno lo saprà. 

Aurora 

24 febbraio 2023

Breath by Kim Na Young (Alchemy Of Souls OST)

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Hangul+ Romanization + Traduzione + Audio Canzone


마를 새 없이
쏟아지던
비처럼 다가온 널
밀어도 어느새부턴가
난 또 기다리고 있네요

붉게도 지던 매일 같은
밤하늘을 함께 하고 싶어
어떤 대답도 필요 없이
그렇게 넌
내 맘을 알았죠

허무했던 맘에
이리 온 거죠
한차례 날 뒤흔들 바람일까
불안했던 날도
괜찮다고
넌 내게 말해주네
네 숨결에
기대었네

놓질 못했던
아픈 기억
똑같은 자릴 맴돌고
들리지 않던
내 외침을 이젠
돌아보곤 웃었네

그 무엇도
채우질 못했던
내 맘의 틈 속엔
언젠가 네가 와

소리 없이
나에게 다가와
아낌없이 내게
모든 것을 주곤 해

무너지던 맘에
이리 온 거죠
한차례 날 뒤흔들 바람일까
불안했던 날도
괜찮다고
말해주네
네 숨결에
기대었네

눈물이 흐르던
뜨거운 아픔도 이젠
들리지도 않았던
슬픔을 그렇게
따스하게 안았네

23 febbraio 2023

25:21 Appunti di viaggio ep6

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Anche voi avete amato come me 25-21? Al tempo non sono riuscita a segnarmi le frasi più belle perché tanto mi prese che ho preferito godermelo attimo per attimo. Adesso che il drama l'ho concluso da un po' e sono ancora maledettamente nostalgica, con una serie di post voglio ripercorrere ogni episodio con voi sottolineando le frasi per me più significative. Buona lettura!

Episodio 9



So che l'ho definita una medaglia rubata in TV… ma, come madre, non come la giornalista Shin Jae-Kyung, non credo che tu l'abbia rubata. Voglio che tu lo sappia. Penso ancora che alla conferenza stampa tu sia stata stupida e ignorante. Ma non c'entra niente con la tua medaglia d'oro, quindi prendila.

 

Neanche "mi piaci", ma "devo averti?"

 

Più le cose sono difficili, più bisogna stare impegnati. E ridere per dimenticare più in fretta. È necessario, se si vuole sopravvivere.


- Perché fare qualcosa che non conosci?
- Per fare esperienza. Per questo mi sono candidato. Voglio imparare e migliorare in fretta.

 

- Mi piace essere sicura delle cose, ma è tutto poco chiaro quando penso a te. Ecco perché adesso, io davvero…Ti odio.- Sul serio… Sei così sincera.
- Perché ridi? Perché ridi quando la mia testa sta per esplodere dalla preoccupazione?
- Va bene. Tu continua pure a preoccuparti. Io non lo farò più. Non che abbia mai iniziato, comunque.

 


- Speravo di vederti sorridere per una volta. Mi avrebbe incoraggiata ad andare avanti. Perché non pensi ai miei sentimenti invece che ai soldi?
- A cosa servono i sentimenti? Le emozioni non pagano i debiti.

- Sei ancora preoccupata? Per la nostra relazione, intendo.
- Non c'è una parola che la riassuma.
- Cosa?
- Una parola che descriva la nostra relazione non esiste ancora. Conoscenti. Amici. Innamorati. Le parole inventate dagli altri non valgono. Ma ci ho pensato e solo io e te sappiamo cos'è la nostra relazione. E solo noi possiamo venirne a capo. Anche se non c'è una parola per descriverla, la inventeremo noi.
- Inventare una parola?
- Sì. Per esempio, la nostra relazione è un telefono. È un bicchiere. È un paio di forbici. È una nuvola, un arcobaleno… Possiamo inventarci qualunque cosa.
- Mi piace l'arcobaleno.
- Dannazione. A me piacciono le forbici.

 

La parola "odiato" è tutt'altro che sufficiente. Mi hai aiutato a rimettermi in piedi molte volte. Assumitene la responsabilità.

 

- Ehi, Hee-do. Chi sei per prendere le mie parti? Non ce n'era bisogno. Perché mi hai fatto fare la figura dell'idiota?
- Ehi. Perché piangi?
- Non so cosa fare perché continui a comportarti così. Sai quanto sono diventate difficili le cose per me a causa tua?
- Cosa ho fatto? Prima mi sono arrabbiata per quello che hanno detto e…
- Io sono Injeolmi.

Non sapevo che fossi Ryder37. Così ti ho guardata dall'alto in basso e sono stata cattiva con te. Perdonami, Hee-do. Mi sentivo così sola e in difficoltà. Sei sempre stata tu a confortarmi. Ma non ne avevo idea.

 

- Mi dispiace molto per i Giochi asiatici. Non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo.
- Sì, è stato molto doloroso, ma qualche giorno fa l'ho superato. Quando tua madre mi ha abbracciata, tutto il dolore e la tristezza sono svaniti. Tua madre mi ha consolato. Una cosa che neanche mia madre ha fatto. Le sono davvero grata.

 


Mamma. Non lo sapevo, ma ci sono debiti che i sentimenti ripagano.


- Mi dispiace. Avrei dovuto essere con te.
- Sei qui ora. Ci sei sempre stato e ci sei ancora. Alla fine, sei sempre con me.
- Cosa? Guarda, un arcobaleno.
- Che figata.

 


- Mi porti sempre a fare ciò che è giusto e in un bel posto. Questa è… la mia definizione del nostro rapporto. Anche noto come arcobaleno.
- Aspetta. Avevi detto che non è un arcobaleno. Ancora non hai detto cos'è, però.
- Amore. È amore. Ti amo, Hee-do. Non mi serve… un arcobaleno.

 

Mi sembra di aver trovato tutti i pezzi mancanti del mio mondo. Sono felice. Perché sento che questo momento può durare in eterno? Magari succederà. Posso fare qualsiasi cosa, se sono con Yi-jin.

Episodio 10


- Io… Non credo che i miei sentimenti per te siano così forti.- Beh, vedi, non ha niente a che fare con quello che pensi di me. Qualsiasi cosa tu faccia o qualunque sia il tuo aspetto, io ti amo per quello che sei. È così. Non potrei chiedere niente di meglio che renderti più felice dicendoti cosa provo per te.
- Non chiedi nient'altro? Com'è possibile? L'amore è questo?
- Per te, sì.
- Sono felice.

 

Mi sembra di aver trovato tutti i pezzi mancanti del mio mondo. Sento di potermi avvicinare a ciò che non conosco e superare le difficoltà che mi si presentano. Mi sento più forte. All'improvviso, non ho paura di niente. Posso fare qualsiasi cosa, se sono con Yi-jin.

 

A cosa ho dovuto rinunciare per la scherma? Tipici ricordi dell'adolescenza. Cose che si possono fare solo a quest'età, come viaggi d'istruzione o gite scolastiche. Non ne ho mai fatti. Beh, mi piacerebbe andare in gita scolastica. La mattina della partenza vedevo i pullman allineati e tutti erano emozionatissimi. Ma io dovevo andare in palestra.


Nel mondo reale, ci si scusa per la tranquillità di tutti. Niente di personale. Alla società non importa la serenità del singolo individuo.

 

- Questo è il prezzo per essere stati molto più felici degli altri. Questo momento non è niente rispetto alla felicità che ho provato.
- Eri la mia più grande consolazione dieci anni fa e lo sei ancora adesso. Sono felice che hai ancora tanto amore da dare.
- Grazie, per avermi cresciuto così.

 

- Vogliono che non mi preoccupi dei soldi e che resti la loro bambina. 
- E cos'hai fatto?
- Quello che volevano. Ho fatto finta di essere felicissima. È ciò che volevano vedere.
- Sei molto matura. Io faccio sempre piangere mia madre.
- Davvero? Perché?
- È solo… Credo di non piacerle. A essere sincero, oggi sono stato molto felice. Perché hai chiamato me quando eri triste.
- Ce l'eravamo promesso.
- Te lo sei ricordato.
- Mi ricordo anch'io.

Oggi il mio amico è stato picchiato da un professore senza motivo.  Di certo tutti voi sapete che le punizioni corporali sono vietate dal Ministero. Ma il divieto è davvero rispettato?  Perché gli insegnanti non lo rispettano? È un privilegio così importante? Non possono smetterla? Questo pensiero vi avrà sfiorato mentre un insegnante vi colpiva. "Merito di essere picchiato?" È vero che impariamo molte cose a scuola. Ma una di queste è la violenza. A scuola impariamo che è naturale che una persona ne picchi un'altra. È ridicolo.

 

E il posto che chiamiamo scuola… Non lo trovate strano? Gli unici posti al mondo che radunano la gente e la numerano circondandola con delle mura sono scuole e prigioni.

 

- Mio padre è morto. Non lo sapevate? D'altronde, non l'ho mai detto a nessuno. Forse perché non avevo amici.
- Quando è successo?
- Quando ero alle elementari.
- Allora eri una bambina. Sarà stato molto triste.
- Lo è stato. Ma quello che mi rattrista davvero è che io e mia madre non parliamo mai di lui.
- Perché no?
- Non c'è un motivo. Non lo facciamo e basta, come se non fosse mai successo. Ma io vorrei farlo. Vorrei dirle che papà mi manca e chiederle se manca anche a lei. Mamma è l'unica che conosceva papà bene quanto me, ma noi non parliamo.

- Non hai quel "sentimento adolescenziale?" Come fai?
- Beh… Vorrei che le cose di cui mi preoccupo fossero realistiche come le loro.
- In che senso?
- Era per dire. Trovo la vita molto noiosa.
- Pensavo che ti stessi divertendo più di tutti, qui.
- Mi vengono sempre delle idee perché mi annoio. Eppure, mi diverto quando sto con Ji-woong. Succede sempre qualcosa.
- Giusto. Proprio così!
- Guardi dove mi ha portato andare in giro con lui.

 

- Alla fine, nessuno di noi può comprare quel cielo.
- Immagino di no.
- Perché siamo tutti senza soldi? Qual è il problema? Mi piace essere me. È bello vivere la mia vita.

- Chi dice che non possiamo comprare niente? L'estate è gratis. Dovremmo comprarla.
- Vuoi comprare l'estate?
- Sì. Diventeremo i padroni dell'estate. Così sarà nostra.
- Quest'estate appartiene a noi!
- Perché sento che questo momento può durare in eterno?
- Magari succederà.
- Speriamo di sì.

 

Niente dura per sempre. Tutto è temporaneo. Tutto scorre via. E non è sempre un male.
Aurora

22 febbraio 2023

Hotel Del Luna - Sfondi per cellulare

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Hotel del Luna è un drama ormai uscito nel non recentissimo 2019. Ho realizzato questi lockscreen dopo la messa in onda della seria ma non sono mai stati pubblicati in via ufficiale sul blog. Ho realizzato 7 lockscreen in totale, protagonista assoluta UI. Qui sotto potete guardarli in anteprima e se c'è qualche sfondo di vostro gradimento, se cliccate sopra l'immagine, potrete facilmente salvarlo nella vostra galleria con un click!






Aurora


21 febbraio 2023

Alchemy of souls parte 2 - Sfondi per cellulare

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Chi ha visto la seconda parte di Alchemy of Souls e l'ha addirittura preferita alla prima? Non potevo dunque non creare a tempo perso e per uso personale alcuni sfondi per il cellulare. Ho realizzato 6 lockscreen in totale, qui sotto potete guardarli in anteprima e se c'è qualche sfondo di vostro gradimento, se cliccate sopra l'immagine, potrete facilmente salvarlo nella vostra galleria con un click!







Aurora

20 febbraio 2023

La terra delle quotes – 147

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Il mondo è uno specchio. Se ci sputi e lo maledici, il mondo farà lo stesso con te. Se gli sorridi, anche il mondo ti sorriderà. - Cruel City. 

Cosa c'è di più eccitante del brivido che viene dalla passione? – The Fabulous 

Se pranzare insieme significa uscire insieme, allora avrei già 100 ex. - The Interest Of Love 

Non ho sempre un desiderio. A volte ne ho uno, ma poi cambia e ne trovo un altro per caso. I sogni sono così. - The Fabulous 

I fiori dovrebbero trasmettere amore e celebrazione, non scuse. - Red Balloon 
Grande, abbagliante e sconosciuta. Questa è stata la mia prima impressione di Seul. Un luogo pieno di estranei, che conducono vite di cui non so nulla. - The Interest of Love 
Viviamo in un mondo che vede solo i risultati. Un processo fallito è solo una scusa. - Island pt.1 
È spaventoso quando si è confusi riguardo alle proprie emozioni – The forbidden marriage 
Una persona che guarda indietro nel rimpianto, sta creando rimpianti anche ora – the forbidden marriage 
Credo che tutti gli incontri e le separazioni possano essere guidati dal destino. Ogni evento che viviamo è un tassello insostituibile nella nostra vita. Potrei non essere in grado di salvare il mondo, ma voglio essere un uomo che possa almeno proteggere sempre i miei cari ed essere davvero lì. -  First love 
Gli esseri umani cercano sempre di sapere tutto perché hanno paura dell'ignoto. - Island pt.1 
La vita può essere confusa per un po', ma alla fine la nebbia si diraderà e tutti avranno l'opportunità di diventare una versione migliore di loro stessi. - Meet Yourself 
Senza sogni, gli umani non sono nulla. - Age of youth 2 
Quelli che tu chiami 'difetti', io li trovo speciali in te. - My Holo love 
La paura più grande, quando cadi in acqua non è di non saper nuotare, ma di non saper quant’è profonda l’acqua. La paura cresce per coloro che sono già sprofondati nell’acqua. Lo stesso vale per i fiumi, i mari e l’amore. - You are my spring.

Aurora



19 febbraio 2023

Raccontami una storia... (15)

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달토끼 Daltokki (coniglio lunare)

Conosciuto anche come coniglio di giada, è un'altra creatura mitica che è stata adottata nel folklore coreano dal mito cinese. La leggenda narra che questo particolare coniglio fu trovato osservando le formazioni dei crateri lunari. Ora è un simbolo importante del Chuseok, si suppone che stia usando il suo mortaio per ottenere una torta di riso.

불 개 Bulgae (Cani da fuoco)

La leggenda narra che questi cani siano originari del regno delle tenebre. Il termine coreano è Gamangnara (가망나라). Il folklore racconta che le bulgae sono la causa delle eclissi di luna. Secondo la leggenda, il re di Ganamngnara era molto preoccupato per l'oscurità del regno e inviò questi cani di fuoco per catturare la luna e il sole.

Purtroppo, ogni luna e sole si rivelavano troppo caldi o troppo freddi per questi cani. Così, si bruciavano o congelavano quando cercavano di portarli nel regno. Il re, tuttavia, non si arrendeva e continuava a mandare altri cani a recuperare questi oggetti. Per questo motivo, ogni volta che un cane cerca di recuperare la luna o il sole per il suo padrone, si verifica un'eclissi lunare o solare.

삼족오 Samjoko (corvo a tre zampe)

Nella mitologia coreana, questo uccello è conosciuto come Samjogo Kari-sae (hangŭl: 삼족오; hanja: 三足烏). Sotto la dinastia Goguryeo, il Samjogo era riconosciuto come un simbolo di potere, addirittura più potente del drago cinese e della fenice. L'uccello con tre zampe è uno degli emblemi che potrebbero sostituire la fenice nello stemma nazionale coreano, che verrà rivisitato nel 2008.

Il Club dei Goblin

Una volta vivevano due fratelli. Il fratello maggiore, ricco, era viziato, pigro ed egoista, mentre il fratello minore, pur essendo un povero taglialegna, era fedele, laborioso e generoso. Ogni giorno, il fratello minore si alzava alle prime luci dell'alba e andava sulle colline a tagliare e raccogliere legna. Un giorno, dopo aver lavorato con particolare impegno, si stava riposando sotto un albero quando una ghianda cadde al suo fianco. "Questa è per mio padre", disse, e la raccolse. Poi cadde un'altra ghianda, e un'altra, e un'altra ancora, e il taglialegna le raccolse, dicendo: "Questa è per mia madre. Questa è per mio fratello maggiore e questa è per sua moglie". Mise le ghiande in tasca e si alzò con il suo carico di legna per tornare a casa.

Era già il crepuscolo e si affrettò a percorrere il sentiero. Ma il buio arrivò stranamente presto e presto il boscaiolo si trovò in una notte nera come la pece, con le grida minacciose di un cuculo. Spaventato dall'improvvisa e inquietante oscurità, si rese subito conto di aver perso la strada. Confuso e impaurito, vagò senza meta, di qua e di là e in cerchio, spaventato dal minimo rumore. Dopo molto tempo, trovò una vecchia casa abbandonata nel bosco. Era così stanco che entrò per passarvi la notte, ma anche dentro era pieno di pensieri ansiosi e non riusciva a dormire. Si stava rigirando quando sentì il suono di voci roche e poi un forte trambusto provenire dall'ingresso. Si alzò in fretta e si nascose nell'armadio a muro, lasciando la porta leggermente aperta per poter vedere.

Una banda di goblin entrò nella stanza in cui si trovava un attimo prima, portando ciascuno una grande mazza di legno. Si riunirono in un grande cerchio e cominciarono a battere le loro mazze sul pavimento. Thump! Thump! Thump! Gridarono: "Fate l'oro! Ttukk! Ttakk!" e un mucchio d'oro apparve sul pavimento. Gridarono: " Fate l'argento! Ttukk! Ttakk!" e apparve un mucchio d'argento. Il fratello minore era terrorizzato: temendo di fare anche il più piccolo rumore, trattenne il fiato e guardò i folletti fare mucchi e mucchi di tesori con le loro mazze magiche. Ma anche nel terrore, il giovane aveva fame e dopo un po' non poté farne a meno: il suo stomaco brontolò. Immediatamente i folletti smisero di giocare. "Cos'è stato quel suono?", disse uno di loro. Si guardarono intorno nella stanza. "Un tuono", disse un altro folletto. "Affrettiamoci prima che arrivi la pioggia. Il tetto di questa vecchia baracca perde".

Quando i folletti ricominciarono, il povero taglialegna capì che era spacciato se il suo stomaco avesse brontolato di nuovo. Doveva mangiare qualcosa per farlo tacere. Frugò nelle tasche e trovò le ghiande che aveva raccolto quel giorno; il più silenziosamente possibile, ne mise una in bocca e la morse delicatamente. Si udì un forte scricchiolio! I folletti balzarono improvvisamente in piedi e si dispersero dalla stanza, gridando: "Uscite! È la trave del tetto!". Il cuore del boscaiolo stava per scoppiare dalla paura. Rimase immobile nell'armadio a muro per tutta la notte, temendo che i folletti potessero tornare e trovarlo da un momento all'altro. Solo all'alba uscì finalmente nella stanza e la trovò piena di oro, argento e gioielli.

Guardò i tesori a bocca aperta per lo stupore. Poi tornò in sé. Ammucchiò tutto il tesoro che poteva portare con sé. Mentre se ne andava, vide che uno dei goblin aveva lasciato cadere la sua mazza magica e prese anche quella. Quando tornò, il fratello minore era l'uomo più ricco della città. Usò i tesori per costruire una casa sontuosa e invitò i suoi vecchi genitori a vivere con lui in grande stile. Ogni volta che aveva bisogno di denaro, non doveva far altro che battere la mazza sul pavimento, proprio come avevano fatto i folletti. Se diceva: "Fai l'oro! Ttukk! Ttakk!", appariva magicamente un mucchio d'oro, mentre se diceva: "Fai l'argento! Ttukk! Ttakk!", appariva un mucchio d'argento.

Il fratello maggiore del taglialegna era terribilmente geloso. Andò a trovare il fratello minore e chiese di sapere come avesse fatto a trovare il tesoro e la mazza magica. Il fratello minore fu felice di raccontargli la sua storia nei minimi dettagli. All'esterno, il fratello maggiore sembrava ascoltare con attenzione; ma tutto ciò che riusciva a pensare era la favolosa ricchezza che avrebbe ottenuto per sé e, sebbene annuisse e chiedesse maggiori dettagli, stava semplicemente immaginando i mucchi d'oro, d'argento e di gioielli: non stava prestando attenzione.

Quella sera stessa, indossò i suoi abiti più vecchi, si mise in spalla il suo telaio e andò sulle colline che il fratello minore gli aveva descritto. Tagliò un carico di legna da ardere il più velocemente possibile, poi trovò la vecchia quercia e si sedette sotto di essa. Ben presto, proprio come nella storia di suo fratello, sentì un tonfo silenzioso e una ghianda cadde al suo fianco. La raccolse rapidamente. "Una ghianda per me", disse sorridendo. Proprio in quel momento ne cadde un'altra con un tonfo! "Un'altra per me da mangiare", disse. Poi ne cadde un'altra, e un'altra ancora, e ogni volta il fratello maggiore la mise in tasca, dicendo: "Un'altra ghianda per me da mangiare!".

Con la tasca piena di ghiande, il fratello maggiore andò a cercare la vecchia casa prima ancora che il sole fosse completamente tramontato. Ma nel momento in cui la trovò, il cielo si oscurò improvvisamente e sentì il richiamo del cuculo. A differenza del fratello minore, non aveva paura perché era troppo eccitato dall'idea di quanto sarebbe diventato ricco. Entrò in casa e si sdraiò nella stanza descritta dal fratello. Aspettò con impazienza e gli sembrò che ci volesse un'eternità prima che i folletti arrivassero. Quando finalmente li sentì avvicinarsi, si arrampicò sull'armadio a muro e lasciò la porta aperta solo di uno spiraglio per poter vedere.

I folletti iniziarono il loro gioco non appena entrarono nella stanza, sbattendo le loro mazze sul pavimento e gridando: "Fai l'oro! Ttukk! Ttakk! Fai l'argento! Ttukk! Ttakk! Il fratello maggiore era così eccitato che non poteva più aspettare. Mise subito in bocca una ghianda e la morse più forte che poteva. Crack! Sentì il suono riecheggiare nella stanza e si aspettò che i folletti scappassero a gambe levate come avevano fatto con il fratello minore, ma quando sbirciò fuori dall'armadio a muro i folletti erano ancora lì. "Così lo sciocco avido è tornato", disse uno dei folletti. "L'altra volta mi ha fregato il bastone magico. Questa volta, diamogli una lezione!". Aprì di scatto l'anta dell'armadio a muro e il fratello maggiore cadde fuori.

I folletti cominciarono a picchiarlo senza pietà con le loro mazze. Uno gridò: "Appiattiscilo! Ttukk! Ttakk!" e quando la mazza si abbatté su di lui, il fratello maggiore si appiattì, sottile come una coperta. "Allungalo! Ttukk! Ttakk!" gridò un altro goblin, e il fratello maggiore divenne incredibilmente lungo e sottile, sottile come un palo di bambù. Per tutta la notte, i goblin si divertirono con lui, martellandolo e allungandolo a lungo. All'alba, infine, se ne andarono per la loro strada, lasciandolo lungo e magro. Il fratello maggiore si caricò il telaio vuoto sulle spalle magre e malandate e tornò a casa barcollando.

I tre doni

Molto tempo fa, c'era un uomo così povero che non aveva nulla da lasciare ai suoi figli se non una macina, una zucca, un bastone di bambù e un tamburo. Quando seppe che era giunta la sua ora, il povero uomo chiamò i suoi tre figli sul letto di morte e disse loro: "Per tutta la vita ho lavorato duramente, ma queste sono le uniche cose che ho per voi. Fatevi strada nel mondo con queste cose". Al primogenito diede la macina da mulino. Al secondogenito diede la zucca e il bastone di bambù. E al più giovane diede il tamburo. "Il valore di queste cose è pari al vostro buon senso", disse l'uomo ai suoi figli. "Usatele bene". E poi morì. Dopo il funerale del padre, i tre fratelli andarono per il mondo a vivere con il loro ingegno, come aveva consigliato il padre. All'inizio viaggiarono insieme, ma poi arrivarono a una strada che si biforcava in tre direzioni. Lì fecero un patto solenne per incontrarsi di nuovo, poi si divisero e ogni fratello prese una delle strade, percorrendo il proprio cammino nel mondo.

Il figlio maggiore camminava verso le montagne con la sua macina sulle spalle, e la sera era stanco, affamato e non riusciva a fare un altro passo con i piedi doloranti. Non riuscì a trovare un posto dove passare la notte, così trovò un vecchio albero che offriva una certa protezione dalle intemperie e decise di dormire al riparo dei suoi rami per la notte. Sistemò la macina come cuscino e cercò di mettersi comodo, ma quando il crepuscolo si trasformò rapidamente in oscurità, si rese conto di trovarsi su una montagna dove potevano aggirarsi animali selvatici, forse persino tigri. Allora sollevò la macina e, con grande difficoltà, si arrampicò sull'albero. Con la macina fissata tra il tronco e un ramo, si sistemò per la notte e presto cadde in un sonno profondo.  Non passò molto tempo prima che fosse svegliato da forti voci provenienti da sotto l'albero. Una banda di ladri stava bisticciando tra loro mentre si dividevano il bottino. "Tu hai mille nyang più di me". "Come sarebbe a dire che ho mille nyang in più? Tu ne hai di più!". "Bastardo, dammeli subito!". "Dov'è la mia parte? Perché è più piccola della tua?". I ladri continuarono a discutere fino a notte fonda. Poco prima dell'alba, il figlio maggiore ebbe un'idea. Afferrò il manico di legno della macina e cominciò a girarla con tutta la sua forza. Quando i ladri udirono il terribile rumore di macina sopra di loro, si guardarono intorno allarmati. "Sento un tuono dal cielo limpido", disse uno dei ladri. "È l'ira del cielo! Correte a salvarvi prima che il fulmine vi colpisca!". I ladri corsero in tutte le direzioni, troppo spaventati per portare con sé il bottino. Prima dell'alba, il figlio maggiore scese dall'albero e prese tutti i soldi e i gioielli che i ladri avevano lasciato nel panico. Con la macina e il suo buon senso, divenne un uomo molto ricco.

Il secondo figlio vagava senza meta come un mendicante. Una sera, subito dopo il tramonto, era così stanco che si accasciò su una lastra di pietra. Era la notte della luna nuova ed era nuvoloso, nero come la pece, senza una stella in cielo. Quando si rese conto di essere sdraiato su una tavola d'offerta di pietra in un cimitero, si spaventò terribilmente, ma non ebbe altra scelta che passare la notte lì. Nel cuore della notte sentì dei passi avvicinarsi. Trattenne il respiro e ascoltò i passi che si avvicinavano sempre di più, finché non si fermarono, proprio sul bordo della pietra delle offerte dove giaceva. "Ora sono sicuramente morto", pensò. Si aspettava che accadesse qualcosa di terribile, ma invece sentì una voce. "Ehi, fratello Scheletro, non abbiamo tutta la notte! Non è stanotte che dobbiamo rubare l'anima della figlia di quel ricco? Ah?" Era un goblin. Il secondogenito si riprese subito. "Ma certo", rispose con decisione. "Ero già in piedi ad aspettarti". Il goblin si mostrò improvvisamente sospettoso. "Hai un odore umano", disse. "E se ti dicessi che non credo che tu sia uno scheletro? Non è vero?". "Credi quello che vuoi", disse il secondogenito, con tutta la sicurezza che poteva mettere nella sua voce. Il goblin esitò. "Eh, allora metti la testa qui e ti darò un'occhiata". Pensando velocemente, il secondogenito tese la zucca che aveva ricevuto dal padre. "Beh, sei proprio tu", disse il folletto. "Liscio come l'olio. Ma fammi sentire il braccio per essere sicuro". Il secondogenito tese il suo bastone di bambù. "Sei diventato ancora più magro", disse il folletto. "Non c'è un briciolo di carne sull'osso. Quanto tempo è passato da quando sei morto?". "Non mi hai appena detto che non abbiamo tutta la notte?", disse il secondogenito. "E ora vuoi chiacchierare?". "Non importa", disse il folletto. "Hai ragione. Non vogliamo fare tardi". Si precipitarono insieme nel villaggio fino alla casa del ricco, dove tutto era tranquillo e tutti dormivano. "Tu aspetta qui davanti al cancello, non si sa mai", disse il folletto. "Tornerò con lo spirito della figlia". Il secondo figlio aveva appena iniziato ad aspettare quando il folletto uscì dalla casa con le mani giunte. "Che fine ha fatto lo spirito della figlia?", chiese il secondogenito. "Ce l'ho qui", rispose il folletto. "Lo tengo tra le mani". "Attento, potrebbe scappare", disse il secondo figlio. "Ecco, mettila nel mio marsupio e non dovrai preoccuparti". "Va bene. Ma lega bene la corda", disse il folletto mentre metteva lo spirito nel sacchetto dei soldi del secondo figlio. Tornarono verso il cimitero, ma non avevano fatto molta strada prima di sentire il canto del gallo del villaggio. "Dannazione!" disse il folletto. "Devo tornare prima che sorga il sole. Fai con calma e ci rivedremo domani sera". Si allontanò di corsa e scomparve. Dopo l'alba, non avendo altro posto dove andare, il secondogenito tornò al villaggio. La gente era radunata fuori dalla casa del ricco e dall'interno sentì un terribile trambusto e suoni di persone che piangevano. Fingendo ignoranza, chiese a un servo: "Che cosa è successo? Perché tutti piangono?". "Come è potuta accadere una cosa così terribile alla figlia del padrone?", si lamentò il servo. "Era in perfetta salute e poi all'improvviso, ieri sera, è morta". "Dì al tuo padrone che sono uno sciamano e che forse posso riportarla in vita". Il servo smise immediatamente di piangere e corse in casa. In un attimo il ricco uscì di corsa.  "È vero?", chiese. "Ti darò qualsiasi somma di denaro se riuscirai a riportarla in vita! Oh, ti prego, ti supplico, riportamela!". "Farò del mio meglio", disse il secondo figlio. "Ma dovete tutti lasciare la casa immediatamente. E per nessun motivo dovrete disturbarmi mentre lavoro". "Qualsiasi cosa", disse il ricco, e sgomberò la casa, lasciando il secondo figlio da solo con il corpo di sua figlia. Era una bella giovane donna, certamente troppo giovane per essere morta, ma era pallida e rigida e la sua pelle era già fredda al tatto. Il secondogenito la esaminò alla ricerca di segni, poi avvicinò l'orecchio al naso per sentire se respirava. Non c'era assolutamente alcun segno di vita, ma ogni volta che si avvicinava al suo corpo sentiva qualcosa muoversi all'interno del suo marsupio. Il secondo figlio andò in cucina e cominciò a sbattere pentole e padelle per fare un gran baccano. Cantilenava, gridava cose senza senso e di tanto in tanto emetteva un forte urlo. Sapeva che fuori stavano tutti ascoltando. Dopo un po' mise il suo sacchetto proprio sotto il naso della figlia e sciolse lo spago. Ne emerse qualcosa di nebbioso e il petto della figlia emise improvvisamente un respiro. In un attimo si alzò a sedere e fece un grande sbadiglio, allungando le braccia sopra di sé. Poi, vedendo lo strano uomo nella sua stanza, urlò. Questo fu il segnale per tutti di rientrare di corsa in casa. L'intero locale era in subbuglio, con gente che gridava ed esclamava. "Calmati", disse l'uomo ricco, vedendo la figlia di nuovo viva. "Quest'uomo è un grande sciamano. Ti ha riportato in vita!". Danzava di gioia. "Grazie, oh, grazie", disse, prendendo il secondo figlio per mano. "Come potrò mai ripagare questo debito? Tutti i soldi del mondo non basterebbero! Questo deve essere stato il destino. Vedi come ti guarda? Ti piace, giovanotto? Vuoi prendere mia figlia in moglie?". E così il secondogenito sposò la figlia del ricco e ricevette metà della sua fortuna come dono di nozze, diventando lui stesso un uomo molto ricco.

Nel frattempo, il figlio minore viaggiava qua e là, portando con sé il tamburo che gli aveva regalato il padre. Era un tipo allegro, che vagava senza un briciolo di tristezza o di sconforto, e alla fine si ritrovò in una bellissima foresta. Sebbene fosse stanco, il paesaggio era così bello che ignorò la sua stanchezza e cantò mentre camminava, e mosso da un particolare slancio di gioia, batté il suo tamburo e ballò una danza felice. Poi vide una cosa stranissima: una tigre che ballava. Il figlio più giovane era così felice che si dimenticò di avere paura. Continuò a battere il tamburo e la tigre danzò verso di lui agitando in aria le enormi zampe anteriori. Il figlio minore continuò a cantare e a battere il tamburo mentre la tigre ballava. Continuarono così, cantando e ballando, così preoccupati che non si accorsero che si stavano avvicinando a un villaggio. Gli abitanti del villaggio, non sapendo la verità, li scambiarono per uno spettacolo itinerante e si radunarono a guardarli stupiti, gettando loro del denaro al loro passaggio. Così il figlio più giovane viaggiò con la tigre di villaggio in villaggio e di città in città, esibendosi con lei, e presto divenne ricco come i suoi fratelli. La notizia dello straordinario tamburino con la tigre danzante si diffuse in tutto il paese e non passò molto tempo prima che il re stesso ne venisse a conoscenza e ordinasse che si tenesse uno spettacolo a palazzo. Quando furono convocati al cospetto del re, il figlio più giovane mise in scena l'esibizione della sua vita e la tigre danzò con grande energia. Il re fu così impressionato che si offrì di comprare subito la tigre. "Ti darò la somma che desideri", disse. "Perdonatemi, Vostra Maestà", disse il figlio più giovane, "ma questa tigre è un tesoro di famiglia tramandato di generazione in generazione. Non posso venderla a voi". Più volte rifiutò, e alla fine si dice che il re pagò il bel prezzo di 10.000 nyang per averla. Ora il figlio minore era il più ricco dei tre fratelli.

I tre fratelli si incontrarono di nuovo il giorno stabilito. Si abbracciarono e danzarono di gioia quando appresero l'uno dall'altro che erano diventati tutti favolosamente ricchi. Gli oggetti apparentemente senza valore che il padre aveva dato loro si erano rivelati i doni più preziosi di tutti e, rendendosene conto, furono grati al padre per ciò che aveva lasciato loro.

Traduzione a causa di Aurora - kdramagallery © tutti i diritti riservati. 

Sitografia:  

  • http://www.sejongsociety.org
  • https://www.90daykorean.com/korean-myths/
  • https://it.wikipedia.org/

18 febbraio 2023

You Are Everything to Me by Shin Young Jae (Alchemy Of Souls OST)

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 Hangul+ Romanization + Traduzione + Audio Canzone

왜 이리 내 맘이
먹먹해져오는 걸까요

그대 얼굴 난 떠올리는 게
왜 이리 힘들고 아리죠

가늠조차 할 수 없이 깊어
달래지지 않는 이 마음

I found the one who I never saw before
I found the one, my all

한순간도 꺼지지 않고
이어졌던 그리움

혹 누군가 나의 맘을
들여다본다면
온통 그대뿐일 나죠

숨 쉬며 사는 그 이유가
오로지 그대 일 수 있네요

많은 날들 기다렸던 만큼
이젠 네 곁으로 갈게

I found the one who I never saw before
I found the one, my all

한순간도 꺼지지 않고
이어졌던 그리움

혹 누군가 나의 맘을
들여다본다면
온통 그대뿐일 나죠

다시 올수 없는 길임에도
주저 없이 건널 수 있죠 난
그 너머에 니가 있다면

I found the one, for my life
I found the one, 내 모든 날

한순간도 꺼지지 않고
이어졌던 내 그리움

혹 누군가 나의 맘을
들여다본다면
온통 그대뿐일 나죠

17 febbraio 2023

Raccontami una storia... (14)

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Il venditore di sale e la volpe

Molto tempo fa, viveva un povero venditore di sale. Ogni giorno si alzava alle prime luci dell'alba e usciva di casa, con il suo chiggye a telaio carico di sale, e andava di villaggio in villaggio a vendere il suo sale fino al termine della giornata; poi, poco prima del tramonto, tornava a casa, esausto per il lavoro. Una sera, mentre tornava da un villaggio sperduto tra le montagne, il tempo si fece inclemente. Le nuvole oscurarono il sole al tramonto e divenne così buio che il venditore di sale non riuscì a vedere attraverso la boscaglia per trovare il sentiero. Era troppo stanco per proseguire nell'oscurità e nell'imminente tempesta, così iniziò a cercare un riparo per la notte.

In lontananza, vide una forma pallida che si stagliava contro il cielo notturno: un masso gigante. Si diresse verso di esso, sperando di trovare una sporgenza o una cavità nascosta all'interno, poiché aveva iniziato a piovere e sapeva che presto avrebbe diluviato. Alla base del masso gigante, scorse una piccola grotta. Sembrava abbastanza grande da poterlo contenere, così  si infilò nell'apertura. Usando ciò che restava del suo sacco di sale come cuscino, si distese per la notte.

Ben presto gli occhi si fecero pesanti e fu sul punto di dormire. Ma proprio quando stava per addormentarsi, sentì un suono inquietante che gli fece rizzare i capelli sulla testa. Spaventato, chiuse la bocca per calmare il respiro. Lentamente guardò nell'oscurità, sporgendo la testa dalla bocca della grotta. Non riuscì a vedere nulla, ma il suono si fece più distinto: era la voce soave di una donna.

Il fatto che fosse una voce umana gli diede un po' di conforto, ma poi si chiese cosa ci facesse una donna di notte tra le montagne. La sua curiosità ebbe la meglio e strisciò fuori dal suo rifugio per guardarsi intorno. Nell'oscurità non riuscì a vedere né una donna né nient'altro. Si rituffò nella grotta per dormire, ma ancora una volta, mentre cominciava ad addormentarsi, sentì la voce. Questa volta era più vicina, proveniva da sopra di lui. Ancora una volta il venditore di sale strisciò silenziosamente fuori dalla sua grotta. Guardò verso l'alto, in cima al masso gigante, per trovare la fonte della voce, e ciò che vide gli fece mancare il fiato in gola.

La pioggia era cessata e le nuvole si erano disperse. Anche alla luce fioca della luna, riuscì a vederla perché era bianca: una volpe femmina, con la lunga coda innevata che penzolava giù dal masso. Stringeva tra le zampe qualcosa, anch'esso bianco, e lo poggiava lentamente sulla superficie del masso mentre borbottava tra sé e sé con voce di donna. Dopo un attimo, la volpe girò intorno alla cosa bianca, rivelando i due buchi neri al suo interno, e il venditore di sale capì che si trattava di un teschio umano.

Era terrorizzato da ciò che vedeva e riusciva a malapena a muoversi, ma il venditore di sale mantenne la lucidità e si infilò silenziosamente dietro un albero dove poteva osservare la volpe senza essere visto. La volpe bianca stava sminuzzando il teschio contro il masso, girandolo di qua e di là finché non l'aveva modellato in modo soddisfacente. Poi pose il teschio sulla propria testa e borbottò tra sé e sé con fastidio. Non le stava abbastanza bene. La volpe tolse il teschio e lo smerigliò ancora un po', poi lo provò di nuovo. Poi ancora, finché non fu soddisfatta della vestibilità e saltò in aria, soddisfatta di sé.  

Pur tremando e con la spina dorsale gelata dalla paura, il venditore di sale non riuscì a staccare gli occhi dalla volpe. Si accorse che la volpe si era girata all'indietro, a testa in giù, una, due volte, e poi all'improvviso non c'era più. Una vecchia donna stava lì, con la schiena incurvata a causa di una gobba. Si leccò le dita e si lisciò i capelli bianchi. "Aigo! Sono in ritardo", disse. "Si staranno spazientendo con me". Scese dal masso e si incamminò sul sentiero verso il villaggio che il venditore di sale aveva lasciato la sera stessa.

Ora il venditore di sale era curioso e, nonostante la sua paura, seguì la vecchia, correndo spesso per raggiungerla perché camminava così velocemente nel buio. Quando raggiunse il villaggio, andò direttamente a casa del vecchio Kim, l'uomo più ricco della valle. "Sono qui!", chiamò la vecchia dal cancello, e la casa fu improvvisamente in fermento. I servi corsero ad aprire il cancello e ad accoglierla, chiedendo cosa l'avesse trattenuta. Sembrava che la stessero aspettando, perché la condussero nella stanza degli ospiti della moglie, che ovviamente era stata preparata per lei.

Non appena il trambusto si placò, il venditore di sale si avvicinò al cancello e chiese di poter rimanere per la notte. Era un volto familiare nel villaggio e così i servi lo portarono nella stanza degli ospiti degli uomini. Era quasi mezzanotte quando il venditore di sale si sdraiò sulla stuoia del letto ascoltando i suoni che provenivano dalla stanza delle donne dall'altra parte del cortile. Sentiva solo voci basse, che non riusciva a distinguere, e dopo un po' tutto tacque.

All'improvviso si udì il forte suono di un gong e poi una voce - inconfondibilmente quella dell'anziana donna - che pronunciava strani incantesimi. La voce si affievoliva, poi si fermava, poi il gong suonava di nuovo per iniziare un'altra serie di canti. Il venditore di sale ascoltò attentamente e riuscì a distinguere alcune parole - preghiere al Buddha Amita e al Vecchio della Montagna - ma erano accompagnate da cose che non aveva mai sentito prima in tutti i suoi giorni di viaggio come venditore di sale. In quella stanza stava accadendo qualcosa di terribile e malvagio e sapeva di dover fare qualcosa per fermarlo.

Un servo entrò a dormire proprio in quel momento e il venditore di sale gli chiese cosa stesse succedendo. "È un esorcismo?", chiese. Il servo gli disse che il vecchio Kim era gravemente malato. Gli erboristi locali erano inutili per la sua misteriosa condizione e così avevano chiamato la vecchia nonna, una sciamana locale nota per essere un'ottima guaritrice. "Cercate di dormire un po'", disse. "È probabile che questa cosa vada avanti per tutta la notte". E così dicendo si girò e iniziò a russare.

Era come aveva temuto il venditore di sale. Ora tutto era mortalmente silenzioso, tranne il suono debole e ritmico del gong. Era un suono insidioso, quella vibrazione bassa e tremolante, e a stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Probabilmente la famiglia del vecchio Kim si era addormentata. Il venditore di sale raccolse la sua volontà e uscì dalla stanza degli ospiti. Attraversò il cortile fino alla stanza delle donne, dove il canto dell'anziana cortigiana si era ridotto a un basso mormorio. In silenzio, salì sul pavimento di legno rialzato e si sedette contro la porta scorrevole con l'orecchio premuto sul pannello di carta. Ora riusciva a sentirla chiaramente. Sebbene il ritmo sembrasse quello di un'invocazione tradizionale, le parole erano malvagie e contorte.

Si bagnò il dito e bucò delicatamente il pannello di carta della porta, facendo attenzione a non fare rumore. Appoggiò l'occhio al foro e sbirciò all'interno. Dormivano tutti, tranne la vecchia volpe, che sedeva a occhi chiusi, cantando e battendo ritmicamente il gong di ottone alla luce dell'unica lampada a olio. Si leccava le labbra sottili con la lingua rossa e, sebbene avesse il corpo di una vecchia, il venditore di sale poteva vedere che i suoi denti erano insolitamente affilati e la sua lingua era quella di una volpe. Aveva intenzione di mangiare il fegato del vecchio Kim per porre fine alla sua discendenza.

Che cosa doveva fare? Il venditore di sale sapeva che non poteva lasciare che la famiglia dormisse durante l'omicidio del loro padrone. Eppure, se li avesse svegliati ora e avesse detto loro che la vecchia era una volpe, difficilmente gli avrebbero creduto. I demoni volpe erano astuti e furbi e abili con la lingua, mentre lui era un uomo semplice e di poche parole. La volpe bianca aveva assunto le sembianze di una vecchia sciamana rispettata e lui era solo un venditore ambulante di sale. Cosa doveva fare? Non poteva essere testimone di un tale male e rimanere lì senza fare nulla.

Mentre il mormorio e i bassi rintocchi del gong continuavano, il venditore di sale si sentì invadere da una sensazione di tristezza e impotenza. "Non sono affari miei", pensò tra sé e sé. "Torna a dormire. Torna a dormire". Ma proprio mentre stava per scendere nel cortile e tornare di soppiatto nella stanza degli ospiti, si rese conto che la volpe stava lanciando il suo incantesimo anche su di lui e improvvisamente fu pervaso da una rabbia cieca.

"Svegliatevi!" gridò il venditore di sale. " Svegliatevi!" Balzò giù dal pavimento di legno e, mentre le persone della casa si svegliavano dal loro sonno fitto, corse nel ripostiglio e ne uscì con un pesante mortaio. I servi cercarono di fermarlo, credendolo un pazzo, ma il venditore di sale li spinse via e spalancò la porta della stanza in cui sedeva la vecchia strega, ancora intenta a cantare. Lei lo guardò, cercando di catturare i suoi occhi nel suo sguardo. Lui abbassò lo sguardo sul pavimento e, senza dire una parola, le spaccò il mortaio sulla testa. Le persone nella stanza si precipitarono in avanti, troppo tardi, per trattenerlo, ma poi si ritrassero quando sentirono gli strani latrati che uscivano dalla gola della vecchia. Ad ogni latrato, sputava una boccata di sangue, spruzzando macchie rosso scuro sul pavimento.

In un attimo, ciò che giaceva sul pavimento non era più una vecchia, ma una volpe bianca con un teschio umano spaccato. La famiglia del vecchio Kim guardava attonita, mentre il venditore di sale si chinava e toglieva la maschera macabra dalla testa schiacciata della volpe. E ora raccontò loro ciò che aveva visto quella notte sulla montagna. Il mattino seguente, il vecchio Kim si era ripreso misteriosamente come si era ammalato. Per gratitudine, ricompensò il venditore di sale con una generosa parte delle sue ricchezze. E così il venditore di sale visse felicemente il resto dei suoi giorni, non dovendo più vendere sale sulle montagne.

Il giudizio del coniglio

Molto tempo fa, quando gli animali e le piante potevano parlare, una tigre stava percorrendo la foresta in cerca di qualcosa da mangiare quando cadde in una fossa profonda. Più e più volte saltò e artigliò la fossa, cercando di trovare un punto d'appoggio nelle sue pareti, ma invano. I lati della fossa erano troppo ripidi. Alla fine la tigre si arrese e chiamò aiuto, ma nessuno arrivò. Il mattino seguente la tigre gridò e chiamò fino a diventare rauca, ma nessuno la sentì. Crollò sul fondo della fossa, esausta e affamata. Senza via d'uscita, sapeva che sarebbe sicuramente morta. Ma proprio allora sentì dei passi.

"Aiuto! Aiuto!" chiamò la tigre e in pochi istanti vide un volto che lo guardava dal bordo della fossa. "Una tigre!" gridò l'uomo, ritraendosi rapidamente. "Aiuto!" disse la tigre. "Aiutami e sarò in debito con te finché avrò vita". "Ti aiuterei", disse l'uomo, "e sono solidale con la tua situazione, tigre. Ma mi mangerai dopo che sarai uscito dalla fossa. Mi dispiace, ma devo andare". "Fermati! Ti prego, non lasciarmi qui!", implorò la tigre. "Ti giuro che non ti mangerò. Ti sarò grata per sempre. Aiutami, ti prego!". La tigre sembrava così pietosa e sincera che l'uomo tornò alla fossa. Ne misurò la profondità, poi cercò nel bosco finché non trovò un albero caduto. Lo spinse nella fossa in modo che un'estremità fosse in basso e l'altra in alto. Rapidamente, la tigre usò gli artigli e ne uscì, e altrettanto rapidamente si avventò sull'uomo, con l'acquolina in bocca e lo stomaco che brontolava per la fame.

"Aspetta, tigre! Avevi promesso che non mi avresti mangiato. È così che dimostri la tua gratitudine all'uomo che ti ha salvato?". "Ho fame", disse la tigre. "Che mi importa di una promessa quando non mangio da due giorni?". "Aspetta!" gridò l'uomo. "Chiedi a quel pino se è giusto che tu mi mangi. È il minimo che tu possa fare dopo che ti ho salvato". "Va bene", disse la tigre, e così andarono dal pino e l'uomo spiegò la loro situazione.

"Equità e gratitudine?", disse il pino. "Cosa ne sanno gli uomini di correttezza e gratitudine? Ci usate per fare ombra. Tagliate i nostri rami e li bruciate per cucinare i vostri pasti e riscaldare le vostre case. Quando siamo cresciuti, dopo molti anni, ci tagliate e ne fate assi, tavole e travi. Ci usate per costruire i vostri templi, le vostre case, le vostre navi, i vostri mobili, i vostri utensili. Per scavare quella fossa hai usato una pala con un manico di legno. Dov'è la tua gratitudine, Uomo? Dov'è la tua correttezza? Io dico che dovresti mangiarlo, Tigre. Riempiti la pancia con lui finché puoi".

"Beh, credo che la risposta sia chiara", disse la tigre, socchiudendo le labbra. Ma proprio in quel momento passò di lì un bue e l'uomo gridò: "Aspetta! L'albero ha chiaramente una cattiva volontà nei confronti degli uomini, quindi chiediamo a quel bue di giudicare". La tigre acconsentì a malincuore e così i due presentarono il loro caso al bue.

"Per me il caso è chiaro", disse il bue. "Dovresti mangiarlo subito, Tigre! Da quando siamo nati, noi buoi lavoriamo duramente per gli uomini. Portiamo i loro pesanti carichi sulla schiena, tiriamo i loro pesanti aratri per tagliare la terra per le loro piantagioni. Lavoriamo e sgobbiamo fino alla vecchiaia. E poi cosa ci fanno gli uomini? Ci massacrano e mangiano la nostra carne! Usano le nostre pelli per fare ogni sorta di cose. Sentiamo la loro gratitudine? Il loro trattamento nei nostri confronti è giusto? Io dico di mangiare l'uomo!".

"Proprio come pensavo", disse la tigre. "Sono chiaramente nel giusto. Ora posso mangiarti con la coscienza pulita". L'uomo si era appena rassegnato al suo destino quando un coniglio passò di lì saltellando. "Aspetta!" gridò l'uomo. "E adesso?", ruggì la tigre. "Dammi un'ultima possibilità", supplicò l'uomo. "Chiediamo a quel coniglio di giudicare il nostro caso. Ti prego, cara tigre, dammi quest'ultima possibilità!". "Oh, molto bene! Ma a che serve quando sai che la risposta sarà la stessa?". "Ti prego, ti prego", implorò l'uomo. "Va bene, ma questa è l'ultima volta. Sto morendo di fame!".

Così la tigre e l'uomo raccontarono la loro storia al coniglio, che ascoltò con attenzione, guardando prima la tigre e poi l'uomo. Dopo un po', disse: "Credo di aver capito il problema, ma se voglio dare un giudizio saggio dovrò vedere l'origine del vostro disaccordo. Portatemi alla fossa e mostratemi cosa è successo". La tigre e l'uomo condussero il coniglio alla fossa. Il coniglio abbassò lo sguardo e si accarezzò l'orecchio come se fosse un magistrato che si accarezza la barba. "Hmm", disse. "Vedo che la fossa è profonda. Ma non riesco a vedere bene, nella mia mente, dove eravate voi due. Mettetevi nelle vostre posizioni iniziali e poi potrò giudicare". Impaziente di ascoltare la decisione del coniglio, la tigre saltò giù nella fossa. L'uomo rimase al fianco del coniglio e insieme guardarono giù.

"Allora?", disse la tigre. "C'è ancora qualcosa che non va", disse il coniglio. "Quest'albero non era qui in origine, vero?". "No", disse l'uomo. "Allora rimuoviamolo". L'uomo tirò fuori l'albero dalla fossa e lo fece rotolare di lato. "Ora capisco", disse il coniglio. "Tigre, tu eri lì sotto e non riuscivi a uscire. E l'Uomo, tu eri qui sopra, essendo venuto a indagare sulle sue grida di aiuto. Ora siete nelle vostre posizioni originarie, prima dell'origine del vostro disaccordo, e io posso giudicare questo caso". "Bene", disse la tigre. "Qual è la sua decisione?". "Il vostro disaccordo è il risultato dell'uomo che vi ha aiutato a uscire da questa fossa. Prima che vi aiutasse, non c'era alcun disaccordo, e quindi se tornate alle vostre posizioni originarie, il disaccordo scomparirà". "Cosa?", disse la tigre. "Se quell'uomo non ti avesse mostrato gentilezza, Tigre, questo problema non sarebbe mai sorto. Nessuno, nemmeno un uomo, dovrebbe essere punito per la gentilezza, e quindi il mio giudizio è che l'uomo vada per la sua strada e tu rimanga nella fossa". E con ciò il coniglio saltò via.

Le tre domande

Molto tempo fa, c'era un padre che viveva insieme ai suoi tre figli. La loro vita era dura. Avevano tentato più volte di guadagnarsi da vivere con l'agricoltura, ma avevano fallito miseramente a ogni raccolto e ora erano così poveri che l'unico modo per sopravvivere era fabbricare sandali di paglia. Un giorno, il figlio più giovane dichiarò al padre: "Andrò in Paradiso a chiedere all'Imperatore di Giada perché la nostra vita deve essere così dura". "Non essere sciocco", disse il padre. "Un semplice mortale non può entrare nel Regno Celeste. Non troverai mai la strada". "Andrò comunque", disse il figlio. Si costruì un bastone di ferro e decise di camminare finché non si fosse consumato fino a scomparire. "Sicuramente a quel punto avrò raggiunto il Regno Celeste", si disse, e si mise in cammino.

Camminò in una direzione, finché, una sera tardi, si ritrovò in riva al mare. Cercò un posto dove mangiare e passare la notte e trovò una casa elegante. Chiamò il proprietario, ma fu accolto dalla cameriera. "Ho bisogno di un posto dove passare la notte", disse il giovane. La cameriera lo accolse e gli disse che poteva avere la stanza vicino al cancello. Quando venne a servirgli il pasto serale, venne a sapere che viveva da sola con la padrona di casa, che era una giovane vedova. "È curiosa di conoscerla", disse la cameriera. "Qui al mare non abbiamo quasi mai visite". "Sarei felice di conoscerla", disse il giovane. Dopo aver mangiato, la giovane vedova si avvicinò a lui. Era la donna più bella che avesse mai visto. Gli chiese da dove venisse e dove stesse andando. "Sono il figlio più giovane di una famiglia povera. Non potevamo vivere come contadini e siamo stati costretti a fare il mestiere umile di fabbricare sandali. Sto andando nel Regno Celeste per avere un'udienza con l'Imperatore di Giada e chiedergli perché abbiamo un destino così duro". "Potresti fare una domanda all'Imperatore di Giada anche per me?", disse la giovane vedova. "Dimmi qual è e gliela farò", disse il giovane. "Ogni volta che mi sposo, mio marito muore. Ti prego, chiedimi perché deve essere così. Promettimi che mi riporterai la risposta".

Il giovane promise. Quando il giorno dopo si mise in cammino, raggiunse la costa. Non potendo camminare oltre in quella direzione, vagò lungo la costa fino a trovare una piccola barca. Il tempo era diventato minaccioso. Quando salì sulla barca e alzò la vela, un'improvvisa folata di vento lo spinse lontano nell'oceano, dove vide un'isola che sporgeva dalle onde come la cima di una montagna. Approdò su una piccola spiaggia sabbiosa e scese a terra. All'improvviso, una voce disse: "Chi osa mettere piede sulla mia isola?". Il giovane si guardò intorno allarmato. C'era una strana creatura la cui pelle aveva la consistenza ruvida di una stuoia di paglia. Il suo corpo era immensamente lungo e ripiegato su se stesso: era un vecchio serpente gigante. "Sono in viaggio verso il Regno Celeste", disse il giovane. "Ho una domanda per l'Imperatore di Giada". "Allora ti aiuterò", disse il serpente, "ma devi anche fare una domanda per me. Chiedi all'Imperatore di Giada perché non posso ascendere al Cielo come drago, anche se il tempo della mia trasformazione è passato da tempo". "Glielo chiederò", disse il giovane.

Il serpente aprì la sua grande bocca ed esalò una fitta nebbia che si diffuse nell'aria come una nuvola. Dove il sole colpì la nebbia, apparve un arcobaleno abbagliante, che si inarcava dall'isola fino al cielo. "Cavalca il ponte dell'arcobaleno", disse il serpente, e quando il giovane vi salì, fu trasportato immediatamente nel Regno Celeste, dove emerse nella sala del trono del palazzo. Si inchinò davanti all'imponente presenza dell'Imperatore di Giada. "Chi sei? E perché sei qui?", disse l'Imperatore di Giada. "Sono il figlio di un povero contadino", rispose il giovane. "Sono venuto a chiederti perché la sorte della mia famiglia è così dura. Perché dobbiamo fallire nell'agricoltura e abbassarci a fare sandali di paglia per mantenerci in vita?". "Questo è il vostro destino", rispose l'Imperatore di Giada. "Se vi avessi dato una vita comoda, sareste tutti morti presto". "Ma perché saremmo morti presto?" chiese il giovane. "Non posso dirvi altro. Nemmeno io controllo tutti i meccanismi del destino".

"Se non vuoi dirmi di più sulla mia sorte, ho altre due domande da farti", disse il giovane. "Dimmi perché la donna che vive in riva all'oceano deve essere sempre vedova. Perché i suoi mariti continuano a morire?". "Potrebbe vivere a lungo ed essere felice se solo sposasse un uomo che possiede un gioiello magico", disse l'Imperatore di Giada. "Tutti gli altri uomini che la sposano moriranno". "E il vecchio serpente che vive sull'isola - perché non può diventare un drago e salire in cielo? Dice che il suo tempo è arrivato molto tempo fa". "È intrappolato dalla sua stessa avidità", disse l'Imperatore di Giada. "Un drago può possedere un solo gioiello magico, ma quello sciocco avido insiste nel volerne tenere due. Questo è proibito dalla Legge del Cielo".

Il giovane ringraziò l'Imperatore di Giada. Anche se non aveva ricevuto la risposta che era venuto a cercare, aveva ottenuto le risposte alle altre due. Tornò sulla terra attraverso il ponte dell'arcobaleno e trovò il serpente ad attenderlo. "Cosa ti ha detto l'Imperatore di Giada?", chiese il serpente. Il giovane si inchinò rispettosamente e disse: "Maestro drago, l'Imperatore di Giada mi ha detto che dovrai rimanere un serpente finché la tua avidità ti farà aggrappare ai due gioielli magici. La Legge del Cielo vieta a un drago di averne più di uno". "Allora la soluzione è semplice", disse il serpente. "Ecco, prendine uno". Nel momento in cui diede il gioiello al giovane, ci fu un'esplosione di luce. Il vecchio serpente si trasformò in un magnifico drago e cavalcò lungo il ponte dell'arcobaleno verso il cielo.

Il giovane tornò a navigare fino a raggiungere la riva da cui era partito e ritrovò la strada per la casa della giovane vedova. Lei era felicissima di rivederlo e corse da lui per abbracciarlo. "Che cosa ha detto?", chiese. "Perché devo essere vedova?". "I vostri mariti sono morti perché non avevano un gioiello magico", le spiegò. "Ma godrai di una vita lunga e felice se sposerai un uomo che ne possiede uno". "Ma dove potrei mai trovare un uomo del genere?", chiese la vedova. Il giovane sorrise e le mostrò il gioiello magico che il vecchio serpente gli aveva dato. "Sposami", disse. Il giovane tornò a casa con una bella moglie, con grande stupore del padre e dei fratelli, e tutti vissero a lungo e felicemente, dopo aver già sofferto tutte le avversità che il Cielo aveva previsto per loro.

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Sitografia:  http://www.sejongsociety.org