1 febbraio 2023

Raccontami una storia... (3)

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Il mito di Onjo di Paekche

Al tempo in cui Chumong, per sfuggire a una sollevazione nel Puyŏ settentrionale, si era rifugiato nel Puyŏ Cholbon, il sovrano di questo paese ne aveva riconosciuto le qualità e gli aveva dato in moglie la seconda figlia. Divenuto a sua volta sovrano, Chumong si era ritrovato con due principi, Piryu e Onjo, ma l’arrivo del figlio che aveva avuto prima della sua fuga aveva reso erede al trono quest’ultimo, in virtù del diritto di primogenitura. A Piryu e a Onjo non rimase che lasciare il paese, e così si diressero a sud fino ad arrivare sulle rive del fiume Han, più o meno nella zona dell’attuale Seoul. Qui, trovatisi in disaccordo sul da farsi, i due fratelli si divisero: Piryu si stabilì sulla costa, a Mich’inhol (l’odierna Inch’ŏn), Onjo prese a risiedere nella fortezza di Wirye, a sud del fiume Han, in una zona corrispondente grosso modo alla parte orientale dell’attuale Seoul. Tuttavia, mentre il gruppo guidato da Piryu non riuscì ad adattarsi alla vita sul mare, Onjo resse i suoi domini con grande valore. Invidioso del successo del fratello e vergognandosi di sé, Piryu finì per morire, e i suoi uomini si trasferirono alla corte di Onjo. Fu a questo punto che Onjo fondò il proprio paese, che fu chiamato Paekche.


Il mito di Pak Hyŏkkŏse di Silla

Nel territorio di quel regno, prima della sua fondazione, esistevano sei villaggi, i cui abitanti, privi di un re, non riuscivano a organizzarsi. Vi era dunque molta preoccupazione, ma un giorno, presso il pozzo chiamato Najŏng, si vide brillare una luce, mentre un cavallo bianco si inginocchiava verso un oggetto non identificato. Gli abitanti dei villaggi andarono a vedere e così trovarono un grande uovo, dal quale venne presto fuori un bambino di rara bellezza. Tutti furono sorpresi, e lavarono immediatamente il bambino in una fonte, mentre fiere e uccelli seguivano danzando quel pargolo divino che emanava luce. Era Pak Hyŏkkŏse, che il popolo elesse a proprio re, prima di mettersi subito a cercare anche una regina. Quello stesso giorno, presso il pozzo di Aryŏngjŏng di Saryang-ni, apparve un drago-gallina, dal cui fianco venne fuori una bambina meravigliosa d’aspetto, ma col becco di gallina. La gente la prese e la lavò in un ruscello poco a nord di Kyŏngju, e a quel punto il becco si staccò. Il popolo allevò i due bambini finché non ebbero raggiunto l’età di dodici anni, e allora li fecero sposare. Pak Hyŏkkŏse cominciò così a regnare sul proprio paese, inizialmente chiamato Sŏrabŏl, ma che in seguito prese il nome di Silla.


Ondal lo sciocco e la principessa P’yŏnggang

Ondal era un uomo di Koguryŏ. Per il suo aspetto dimesso e bizzarro veniva ridicolizzato (da qui il nomignolo affibbiatogli di ‘sciocco’), e tuttavia il suo animo era puro e nobile. Poverissimo, ma vero esempio di devozione filiale, viveva con la vecchia madre in un tugurio, arrivando a mendicare perfino il riso. Mentre Ondal viveva così la sua povera esistenza, la piccola figlia di re P’yŏnggang piangeva in continuazione e non c’era verso di chetarla. Per questo il sovrano soleva dirle, scherzando: «Se non la smetti di piangere ti darò in sposa a Ondal lo sciocco, una volta che sarai cresciuta». Passarono così degli anni. Quando la principessa fu in età da marito, il re decise di darla in sposa a un nobile, ma la ragazza si oppose fermamente. Osservando infatti che un sovrano non può in nessun modo rimangiarsi le parole, disse che sarebbe andata in sposa a Ondal lo sciocco e, subite le ire del padre, abbandonò senz’altro il Palazzo Reale per andare in cerca del poveruomo. Arrivata al tugurio di questi, espose le proprie intenzioni alla madre di Ondal, che in principio si oppose, temendo qualche inganno: come avrebbe potuto, infatti, una principessa del regno sposare un mendicante come il proprio figlio? Alla fine, però, acconsentì, dietro le pressanti e continue preghiere della ragazza, e così il matrimonio ebbe luogo. Con l’oro che aveva portato con sé dopo aver lasciato il Palazzo Reale, la principessa comprò terre, casa e mobili. Quando arrivò l’ora di dover acquistare un cavallo, ella consigliò al marito di non acquistarne uno dai mercanti, ma di procurarsene uno indigeno, ancorché macilento. Ondal seguì il consiglio della sposa e, grazie alle cure di quest’ultima, quel cavallo acquistato a poco prezzo divenne bello e forte. Infine Ondal, partecipando a una delle battute di caccia che periodicamente venivano organizzate a Koguryŏ, risultò il cacciatore più abile, conquistandosi per questo l’ammirazione del suocero sovrano. Intanto, l’imperatore Mu degli Zhou settentrionali aveva invaso il Liaodong con grave pericolo per il regno di Koguryŏ. Tra le file del suo esercito, però, Ondal compì atti di straordinario valore, dando un contributo decisivo alla vittoria. Finalmente riconosciuto come genero dal sovrano, Ondal, ormai generale, continuò a dare fulgido esempio di valore finché, in uno scontro con le truppe di Silla sotto le mura della fortezza di Adan, non venne colpito a morte. Al momento di celebrare i funerali, però, la bara del generale non si riuscì a smuovere, e a questo punto dovette intervenire personalmente la principessa, che, accarezzando il feretro, riuscì a convincere lo spirito dell’amato. In questo modo, la bara poté essere finalmente trasportata per la celebrazione delle solenni esequie.

Brani estratti dal libro La letteratura coreana - Antonietta l. bruno © tutti i diritti riservati.