- Tutti affrontano un momento del genere almeno una volta nella vita. Il momento in cui senti che il mondo intero ti volta le spalle. - Lovely Runner (2024)
- Quando corro, il paesaggio che mi circonda cambia continuamente. E mi piace. Mi piace non sentirmi ferma. Perché mi fa sentire che sto andando avanti ogni giorno, poco alla volta. – What Comes After Love (2024)
- Non so che cicatrici hai o quale dolore devi affrontare. Ma voglio che il tempo che hai adesso lo trascorra nel modo migliore, così da non avere rimpianti. - Lovely Runner (2024)
- Non ci ho mai creduto. Più che nel destino e nei miracoli, volevo credere nella mia volontà. – What Comes After Love (2024)
- Quando ottieni qualcosa, perdi qualcos’altro. La felicità ha sempre un prezzo. - Lovely Runner (2024)
- La desolazione rende le persone ansiose. La solitudine indebolisce l’amore. E con la giovinezza in mezzo, tutto diventa instabile. – What Comes After Love (2024)
- Nessuno può sapere cosa ci riserva il futuro. Non sappiamo che tipo di vita avremo finché non la viviamo. - Lovely Runner (2024)
- Mi ci è voluto un po’ per capire che non stavo cercando di dimenticare lui. Stavo cercando di dimenticare me stessa quando ero innamorata di lui. E così, ho sigillato ogni cosa legata a lui. – What Comes After Love (2024)
- I ricordi non scompaiono. Dove pensi che finiscano tutti quei ricordi che hai visto, ascoltato e sentito nella tua vita? Sono tutti impressi nella mia anima. Anche se il mio cervello li ha dimenticati, la mia anima no. Li conserva tutti. - Lovely Runner (2024)
- Dopo l’amore viene la comprensione dell’amore. È una triste ironia. Solo dopo che l’amore è passato riesci a capirlo. Forse è per questo che resta sempre il rimpianto. – What Comes After Love (2024)
- I sogni possono sembrare eterni, anche se durano solo un attimo. – light shop keeper (2024)
- Un attimo è per sempre. Proprio come per sempre può essere solo un attimo. – What Comes After Love (2024)
- Rimuovi certi fattori ambientali. Questo ridurrà confusione e ansia. Pulisci ciò che ti circonda. Tieni solo ciò che ti serve e lascia andare le relazioni tossiche. Così la tua percezione sarà più chiara. Vale anche per le emozioni. – light shop keeper (2024)
- Alla gente piace sentire storie di poveri che diventano felici. Immaginiamo giorni che non ci accadranno mai. Viviamo una soddisfazione per interposta persona. – The Tale of Lady Ok (2024)
- Non mi sento superiore perché sono privilegiata, ma responsabile. Ho ricevuto il privilegio senza fare nulla, quindi aiutare chi non lo ha mi sembra giusto. – The Tale of Lady Ok (2024)
20 luglio 2025
La terra delle quotes - 197
L’anima dell’inchiostro: un viaggio nella calligrafia coreana
A volte ci innamoriamo di un’arte per caso. Una scena di un drama, un personaggio che si perde tra pennellate e silenzi, e all’improvviso nasce la curiosità. Se anche tu ti sei ritrovata a osservare Kyung Woo Yeon in More Than Friends mentre praticava la calligrafia con quella passione silenziosa e delicata, allora sai già di cosa parlo. È come se quel gesto lento, antico e pieno di grazia avesse parlato al cuore. E magari ti sei detta: “Voglio provarci anche io”.
Ma per capire davvero la calligrafia coreana, bisogna fare un passo indietro. Tornare alle radici. Perché in Corea, scrivere non è mai stato solo scrivere. È sempre stato un modo per raccontare la propria anima.
Le tre arti perfette degli studiosi
Calligrafia, pittura e poesia: erano considerate le tre arti pure del literati, gli studiosi della Corea antica. Con linee, versi e colori esprimevano emozioni che non trovavano spazio altrove. Eppure, tra queste arti, la calligrafia ha sempre avuto qualcosa di speciale. Perché racchiude tutto: il ritmo di un pensiero, la forza di una convinzione, la leggerezza di un’emozione che non osa dire il suo nome.
Hangeul calligraphy: la bellezza silenziosa dell’equilibrio
La calligrafia coreana (서예, seoye) è l’arte di scrivere. Nata dall’influenza della calligrafia cinese, si è evoluta in una forma espressiva unica e profondamente coreana, soprattutto attraverso l’uso dell’Hangeul (한글), l’alfabeto creato nel XV secolo.
Ogni carattere scritto è un piccolo mondo: perfettamente bilanciato, armonioso, circondato da spazi vuoti che non sono vuoti davvero. Sono pause, respiri. Ed è proprio in quegli spazi che si annida la poesia.
Anche oggi, in tempi dominati dal digitale, la calligrafia continua a conquistare cuori. Non solo come arte visiva, ma come pratica meditativa, come modo per ritrovare sé stessi. Scrivere diventa allora un atto di presenza, un gesto che radica nel momento. Una piccola ribellione al caos.
Oriente e Occidente: due modi di scrivere, due modi di sentire
Nel mondo occidentale, la calligrafia è spesso una questione estetica: creare lettere belle e armoniose. Ma in Asia è tutta un’altra storia. Qui, l’inchiostro non serve solo a scrivere, ma a rivelare. Ogni tratto svela qualcosa dell’anima di chi lo ha tracciato. Regalare un’opera calligrafica, in Corea, non è un semplice dono: è un’offerta del proprio cuore.
E non è solo tecnica: è anche una forma di meditazione. Come nel buddhismo, scrivere è lasciare andare. È svuotarsi di tutto ciò che pesa. È dare forma, con pochi tratti, a emozioni profonde, a desideri nascosti, a sogni che fanno fatica a diventare parole.
La storia che vive tra le linee
Dall’antico regno dei Tre Regni (57 a.C.–668 d.C.) alla dinastia Joseon, la calligrafia coreana ha attraversato secoli, dinastie, guerre e rinascite. All’inizio, erano i caratteri cinesi (Hanja) a dominare, poi arrivò l’Hangeul, e con lui uno stile nuovo, più accessibile, ma non meno profondo.
Figure come Kim Saing nell’VIII secolo o Kim Chong Hui, detto Ch’usa, nel XIX secolo, hanno lasciato un’impronta indelebile. Ch’usa, in particolare, creò uno stile personale fatto di linee ondeggianti, tratti vivi, spessori irregolari. Le sue lettere sembrano danzare sulla carta, leggere ma piene di forza. È come se ogni segno raccontasse un frammento di vita.
L’arte che resiste: Seoye oggi
Durante l’occupazione giapponese (1910–1945), la calligrafia coreana fu influenzata da nuovi stili, ma anche profondamente ferita. Eppure non si è mai spenta. Dopo la guerra, l’Hangeul ha preso il sopravvento, trasformando per sempre il volto della calligrafia coreana.
Oggi si parla di calligrafia moderna, ma l’anima è la stessa. Artisti come Ahn Sangsoo hanno cercato di avvicinare le nuove generazioni a quest’arte, creando font che sono vere e proprie opere d’arte. Anche se molti temono che le tradizioni si stiano perdendo, c’è ancora chi scrive per amore, per memoria, per bellezza.
Gli strumenti: i “quattro amici” della calligrafia
Per entrare nel mondo della calligrafia coreana, servono quattro compagni fedeli, chiamati Munbangsawoo (문방사우):
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Il pennello, sottile e appuntito, fatto di peli d’animale.
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La carta Hanji (한지), tradizionale, fatta con fibre di gelso, capace di assorbire l’inchiostro e restituirne la magia.
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Il bastoncino d’inchiostro, creato con fuliggine e colla naturale.
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La pietra per inchiostro, dove il bastoncino si sfrega con l’acqua per ottenere il liquido nero, denso, perfetto.
Ma non è solo una questione di tecnica. Questi strumenti sono estensioni dell’anima. Chi pratica davvero la calligrafia, li conosce, li ama, li rispetta.
Oltre le lettere: emozione, connessione, identità
La calligrafia non è solo scrivere. È raccontarsi. Come dice l’artista giapponese Kaoru Akagawa:
“La calligrafia è un’arte in cui inchiostro e pennello trasmettono l’anima delle parole sulla carta.”
In Corea, ogni tratto porta con sé una storia. Ogni spazio bianco è un silenzio carico di significato. È un’arte che va letta col cuore, non solo con gli occhi. Che chiede lentezza, rispetto, ascolto.
E forse, in un mondo che corre, è proprio per questo che ci affascina tanto.
Se sei arrivata fin qui, forse è perché anche tu senti quel richiamo. Quella voglia di immergerti in un’arte antica che profuma di silenzio e di tempo. E allora, non resta che prendere un pennello, respirare profondamente… e iniziare.
Magari sbaglierai qualche tratto. Magari l’inchiostro correrà dove non dovrebbe. Ma, in fondo, non è proprio questa l’essenza dell’arte? Cercare sé stessi dentro ogni imperfezione.
Quando ci lasciamo come nei K-Drama: le frasi coreane che spezzano il cuore (e restano per sempre)
Ci sono frasi che ti restano dentro. Che non importa quante volte le hai sentite, ti fanno sempre lo stesso effetto. Ti si piantano in petto come un sussurro che diventa eco. E nei K-drama, quando due personaggi si lasciano, non si tratta mai di semplici addii. Sono dichiarazioni d’amore travestite da frasi di rottura, sono pugni nel cuore con le parole più dolci del mondo. E forse è proprio per questo che i K-drama hanno alzato l’asticella anche nel lasciarsi: non si dice “è finita” e basta, si scrive poesia, si fa filosofia del dolore.
E così, anche mentre il mondo sorride per la storia d’amore tra IU e Lee Jong-suk, c’è sempre una parte di noi che torna a frasi come “우리 헤어져요 (uri heojoyo) – Dovremmo lasciarci”. Perché sì, l’amore a volte comincia con uno sguardo e finisce con una frase sussurrata tra le lacrime.
Le frasi che ci hanno distrutto (ma che abbiamo annotato lo stesso)
I fan dei K-drama lo sanno bene: si soffre, si piange, e si impara. Perché ogni storia è anche una piccola lezione su come si ama… e su come si lascia andare.
“Ecco perché ci lasciamo. Siamo amanti solo nei momenti belli, e un peso l’uno per l’altro in quelli difficili.”– Na Hee-Do, Twenty-Five Twenty-One
A volte il problema non sono i litigi o i tradimenti. È quel silenzio che si insinua quando tutto va male. È scoprire che non ci si tiene più la mano quando si affonda. Che si è forti insieme solo quando c’è il sole, ma ci si perde appena piove. E allora no, forse non è più amore. È solo abitudine.
“Tu non sei il Do-San delle lettere. E io non sono il tuo sogno.”– Seo Dal-Mi, Start-Up
Cosa succede quando ci si innamora di un’idea, non di una persona? Quando scopri che l’amore che pensavi di vivere esisteva solo nella tua testa? Alcuni addii non nascono dalla mancanza di amore, ma dalla mancanza di verità.
“Oggi non ci chiediamo scusa. Ci diciamo grazie. Ti amo. Dobbiamo lasciarci.”– An Jeong-Ha, Record of Youth
Chi ha detto che per lasciarsi bisogna per forza odiarsi? A volte ci si ama ancora. Solo non basta. Si ringrazia, ci si augura il meglio, ma si chiude la porta. E quel “Ti amo” che arriva prima del “Addio” fa ancora più male.
“C’è un motivo per cui mi sono innamorata di te? No, non c’è. Quindi non mi serve un motivo per smettere.”– Cha Ji-Won, Flower of Evil
Forse è proprio questo che fa più paura: non sapere perché. Non poter razionalizzare la fine. Solo accettarla. Anche se ogni fibra del tuo corpo grida che non ha senso, che non è giusto.
“Non ti ho mai detto di lasciarci per rabbia. Ho fatto del mio meglio. Non ho rimpianti. I rimpianti sono tutti tuoi.”– Baek Sul-Hee, Fight For My Way
C’è chi ama senza risparmiarsi, anche se dall’altra parte c’è il vuoto. E quando se ne va, non lo fa per ferire. Lo fa perché non può più restare. E a quel punto, non resta più niente da dire. Solo da raccogliere i pezzi.
Le frasi più comuni per lasciarsi (che sembrano gentili ma fanno male lo stesso)
Non tutti gli addii sono epici. Alcuni sono semplici, quotidiani, quasi banali. Ma fanno male lo stesso. Forse di più, perché sono veri. Perché ci somigliano.
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“Ti meriti di meglio.”너는 내게 과분한 사람이야 (Neoneun naege gwabunhan saramiya)Quando ami davvero qualcuno, a volte vuoi lasciarlo andare. Anche se ti spezza.
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“Ho bisogno del mio spazio.”내 공간이 필요해 (Nae gonggani piryohae)Spazio, distanza, silenzio. A volte non servono per scappare, ma per respirare.
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“Restiamo amici.”우리 그냥 친구하자 (Uri geunyang chinguhaja)Ma davvero si può essere amici con chi si è amato? O è solo un modo elegante per dire “non ti voglio più nella mia vita”?
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“Devo concentrarmi sulla mia carriera.”나는 일에 집중해야 해 (Naneun ire jipjunghaeya hae)In un mondo che corre, a volte si sceglie la stabilità. Ma l’amore non sempre riesce a tenere il passo.
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“Non ti amo più.”난 그냥 너를 더 이상 사랑하지 않아 (Nan geunyang neoreul deo isang saranghaji ana)Poche parole, una lama nel cuore. Non serve aggiungere altro. L’amore è finito, punto.
Altre frasi coreane per chiudere una storia (con o senza lacrime)
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우리 헤어져요 (Uri heojoyo) – Dovremmo lasciarci.
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난 그냥 이런 종류의 연애를 위한 준비가 안 됐어 – Non sono pronto per una relazione così.
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우리 진도가 너무 빠른 것 같아 – Ci stiamo muovendo troppo in fretta.
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우리는 다른 사람을 만나기 시작해야 해 – Dovremmo iniziare a vedere altre persone.
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나는 너에게 충분하지 않아 – Non sono abbastanza per te.
E tu, che frase diresti?
Lasciare qualcuno non è solo un atto di separazione. È un momento di profonda consapevolezza. È scegliere di non far soffrire più, di non trascinare una storia che non ha più futuro. E anche se fa male, anche se ci lascia un vuoto, ci rende umani. E forse è per questo che nei K-drama riescono sempre a trovare le parole giuste. Quelle che fanno male, sì, ma che portano rispetto. Che chiudono una porta, ma con delicatezza.
Perché anche lasciarsi, a volte, può essere un atto d’amore.