28 maggio 2025

La vera storia dietro ai drama: Dalle leggende all’amore – Sirene, sciocchi e principesse tra mito e K-drama

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Le leggende non muoiono.
Si trasformano. Cambiano abito, si truccano un po’, imparano a usare il cellulare. Ma sotto la superficie, batte ancora lo stesso cuore: quello delle storie che raccontavano i nonni nelle notti d’inverno, quelle che parlavano di principesse testarde e sirene malinconiche.

Nei drama My Only Love Song e The Legend of the Blue Sea, due tra le più celebri narrazioni popolari coreane rivivono attraverso il filtro dell’ironia, del romanticismo e della malinconia moderna.


🐟 The Legend of the Blue Sea – La sirena che aspettava il suo amore

Il drama si ispira a una leggenda registrata negli annali della dinastia Joseon, in cui si racconta di un magistrato che risparmiò una sirena catturata da pescatori, lasciandola tornare in mare.
Una storia breve, eppure piena di fascino: lui umano, lei creatura marina. Nessuna parola d’amore, solo un gesto silenzioso che cambia tutto.

Il drama reinventa questa leggenda con una narrazione che salta tra passato e presente, tra Joseon e la Seul contemporanea.
Shim Chung, la sirena, arriva nel nostro tempo per inseguire l’uomo che ama: Heo Joon Jae, reincarnazione del nobile che un tempo l’aveva salvata.
Nel presente è un truffatore brillante e ironico, nel passato era un magistrato giusto e malinconico. Ma l’anima è la stessa. E anche l’amore.

Il loro legame attraversa secoli, inseguimenti, amnesie e baci sott’acqua.
Ma la domanda è sempre quella:

“Se tu dimenticassi tutto, io ti amerei ancora?”
E lei, creatura d’acqua, aspetta. Perché le sirene non possono piangere… ma amano come nessun altro.


👑 My Only Love Song – Ondal lo sciocco e la principessa ribelle

Questa volta si ride. Ma si ride bene.
My Only Love Song è una commedia deliziosa che prende spunto dalla leggenda di Ondal lo sciocco, un uomo poverissimo e un po’ imbranato che, grazie all’amore della principessa Pyeonggang, divenne un grande generale.

La versione classica racconta una principessa determinata a mantenere la parola data (sposare il più sciocco del regno) e un uomo che, grazie a lei, scopre il proprio valore.
Il drama la ribalta con ironia: una celebrità arrogante dei giorni nostri, catapultata indietro nel tempo, incontra un Ondal simpatico ma furbissimo, tutt’altro che ingenuo.

Tra gag, battibecchi, cavalli rubati e lezioni di umiltà, la storia resta fedele al suo nucleo:

l’amore può far crescere chiunque,
anche chi sembrava destinato all’irrilevanza.

Il finale non rinnega la leggenda, ma la abbraccia con dolcezza, lasciandoci un sorriso amaro: la storia d’amore è reale, anche quando si trasforma in mito.


✨ Le leggende non sono finite

In un caso si piange, nell’altro si ride. Ma il cuore è lo stesso:
l’amore impossibile, l’anima gentile, il gesto che cambia tutto.

  • La sirena che attraversa il tempo per cercare un ricordo.

  • Il generale che nasce dall’abbraccio di una principessa testarda.

Le storie popolari coreane non sono solo favole: sono specchi.
Ci mostrano che, a volte, serve tornare indietro per capire chi siamo davvero.

E forse è per questo che questi drama ci parlano così tanto.
Perché sotto la risata o sotto la lacrima, ci ricordano una cosa sola:

“Ogni leggenda nasce da un cuore che ha amato troppo per farsi dimenticare.”

Oppa, eonni e… doryeonnim? Vi racconto il meraviglioso caos dei titoli familiari coreani

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 Se sei un* fan di K-Drama come me, è molto probabile che almeno una volta ti sia imbattut* in quei titoli familiari che sembrano usciti da un altro mondo: oppa, eonni, ajusshi, agasshi… e magari hai persino cercato su Google “che significa doryeonnim?”. Ecco, benvenut* nel labirinto (bellissimo e a tratti spiazzante) dei termini di parentela coreani.

All’inizio è tutto molto semplice. Papà è appa o abeoji, mamma è eomma o eomoni. Se sei una ragazza e hai un fratello maggiore, lo chiami oppa (ed ecco spiegati metà dei sospiri romantici nei drama). Ma poi arrivano le sfumature. Quelle che ti fanno fermare un secondo e pensare: “Aspetta… perché lei sta chiamando il cognato ‘doryeonnim’? Non era un termine da domestici in una villa storica?!”.

È qui che capisci che in Corea, la famiglia non è solo “zio”, “zia” e “nonna”. È un universo intero di parole precise, cariche di rispetto, ordine gerarchico e relazioni complesse che raccontano più di quanto sembri. E io, che adoro perdermi in queste cose, non potevo non raccontarvelo.

Dove tutto ha un nome preciso

Partiamo dalle basi: kajok (가족) vuol dire famiglia. Fin qui ci siamo. Ma se vogliamo parlare di bisnonni, useremo jungjobumo (증조부모), mentre per i nonni sarà jobumo (조부모). E no, non è finita qui. Per dire “i nonni materni”, si aggiunge il prefisso oe- (외), che si pronuncia “weh”. Quindi ecco serviti gli oejobumonim (외조부모님). A questo punto, ti viene voglia di prendere appunti. Giustamente.

Fratelli, sorelle e il genere che fa la differenza

Una cosa che mi ha sempre affascinata è come in coreano il modo di chiamare i fratelli dipenda non solo dall’età, ma anche dal tuo genere. Se sei un ragazzo, chiami il fratello maggiore hyeong e la sorella maggiore noona. Se sei una ragazza, il fratello maggiore è oppa (che tanto adoriamo nei drama) e la sorella maggiore è eonni. Per i più piccoli, si usa namdongsaeng (fratello minore) e yeodongsaeng (sorella minore), a prescindere da chi tu sia.

Il lato paterno della famiglia: dove la lingua diventa gerarchia

Se già qui stai annuendo con un “ok, ci sto dentro”, aspetta di conoscere la famiglia del papà, ovvero la chin-ga (친가). I nonni sono harabeoji e halmeoni, fin qui tutto bene. Ma quando si arriva agli zii, apriti cielo.

Il fratello maggiore di tuo padre può essere keun appa, keun abeoji, baekbu o joongbu, a seconda dell’ordine e del livello di formalità. Sua moglie? Keun eomma, keun eomoni, baekmo, joongmo… e sì, sto ancora parlando della stessa persona. Se tuo zio è il fratello minore del papà, allora diventa jageun appa oppure samchon se è scapolo. Praticamente, per capirci qualcosa servirebbe un albero genealogico con legenda incorporata.

E la zia paterna? Lei è gomo, mentre suo marito è gomobu. Giusto per non dimenticare che il patriarcato, nella lingua coreana, si è proprio sbizzarrito.

La mamma, gli zii materni e il dolce suono di “eemo”

Dal lato materno (oe-ga), tutto è un po’ più “familiare” anche nei suoni. Lo zio è oe sookbu, la zia è eemo (carinissimo, vero?), e suo marito è eemobu. I nonni diventano oe halmeoni e oe harabeoji, mantenendo quel prefisso “oe-” che ti ricorda subito da che parte arriva l’affetto.

Quando ti sposi… cambia tutto

E se pensavi che sposarti ti semplificasse la vita, ahahah. No.

Chiamare il marito può trasformarsi in un festival linguistico: yeobo (equivalente del nostro “tesoro”), dangshin (che significa “tu”, ma solo in contesti romantici), nampyeon (il classico “marito”) oppure seobang (un termine arcaico che significa “quello che sta nella stanza ovest”, romantico eh?).

La moglie, invece, può essere yeobo, anae, booin, emi (quando è diventata madre) o an-saram, che vuol dire “persona interna” – e ti fa pensare a quelle case antiche dove le donne restavano nelle stanze interne.

E poi ci sono i suoceri. Padre di lui? si-abeoji. Madre di lui? si-eomoni. E le sorelle e i fratelli del partner? Preparatevi a una valanga di termini nuovi come agasshi, seobangnim, hyeongnim e dongseo.

Quando i tuoi fratelli si sposano (e tu devi memorizzare nuovi titoli)

I coniugi dei tuoi fratelli hanno nomi specifici a seconda del tuo genere. Se sei una donna, la moglie di tuo fratello è sae-eonni (“nuova sorella maggiore”, adorabile), e il marito di tua sorella è hyeongbu. Se sei un uomo, il marito di tua sorella è maehyeong, la moglie di tuo fratello è hyeongsu-nim. E così via, in un intricato disegno di relazioni linguistiche che raccontano tutta la struttura sociale e affettiva della Corea.

I figli, i generi, le nuore e… i “sadon”

I tuoi figli sono adul (figlio) e ttal (figlia). La nuora è myeoneuri (o emi se è diventata mamma), mentre il genero è sawi, o nome-seobang se lo si chiama direttamente.

E poi ci sono i sadon, ovvero i parenti acquisiti dei tuoi figli, tipo i genitori della nuora o del genero. Per loro si usano espressioni super rispettose come sadon eoreun o sabuin manim. Perché anche i suoceri dei figli hanno il loro titolo. Mica pizza e fichi.

Nipoti, cugini e gradi di parentela

I nipoti sono sonja (maschi) e son-nyeo (femmine), i cugini sachon. Ma ecco la parte più “scientifica”: i gradi di parentela si misurano con il termine chon. Tu e i tuoi genitori siete 1촌 (primo grado), tu e i tuoi fratelli siete 2촌, tu e i tuoi cugini 4촌… fino a raggiungere l’ottavo grado con i parenti che nemmeno conoscevi di avere. Così, se tuo padre ha un cugino, lui è il tuo 5촌 당숙, ma puoi tranquillamente chiamarlo dangsuk.

Ma quindi… serve saperli tutti?

No, tranquilli. Anche i coreani, spesso, semplificano. Ma sapere che ogni relazione ha un termine, un’identità precisa, è qualcosa che mi colpisce sempre. Racconta una cultura che mette l’accento su chi sei rispetto agli altri, su quanto conti la posizione che occupi nella vita familiare. A volte è complicato, certo. Ma una volta che ci fai l’orecchio, ascoltare queste parole nei drama diventa una piccola caccia al tesoro. E riconoscere un doryeonnim o un agasshi ti fa sentire, anche solo per un istante, parte di quel mondo.

E in fondo, non è proprio per questo che amiamo i drama?

Fonte:

  1. https://thetalkingcupboard.com/2013/05/11/korean-family-and-kinship-terms/

Curiosità sui drama che (forse) non sai

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Quando si parla di drama asiatici, il pensiero corre subito ai K-Drama sudcoreani, ma in realtà ogni angolo dell’Asia ha qualcosa da offrire. Giappone, Cina, Thailandia, Taiwan... ogni paese ha il suo stile, le sue peculiarità e il suo pubblico fedele. Tuttavia, è innegabile: la Corea del Sud è la regina indiscussa della serialità televisiva orientale. I suoi drama, spesso romanticamente intensi, visivamente impeccabili e narrativamente avvincenti, hanno ormai conquistato il mondo.

Ma partiamo dalle basi — quelle vere, non quelle che ormai sono trite e ritrite.

I K-DRAMA: COSA LI RENDE UNICI

Il drama coreano (한국드라마, hanguk deurama), noto internazionalmente come K-Drama, si distingue per il suo formato compatto: solitamente da 12 a 24 episodi, ognuno della durata di circa un'ora. È raro che ci siano stagioni successive, e questo rende ogni storia un’esperienza completa e intensa. I generi spaziano dal romantico al thriller, dal fantasy alla commedia, con una predilezione per le emozioni forti e i colpi di scena.

Una particolarità? In molti casi le sceneggiature vengono modificate “in corsa”, mentre il drama è in onda, per adattarsi al feedback del pubblico. Questo porta a ritmi di produzione folli: alcune scene vengono girate letteralmente ore prima della messa in onda, e attori e staff vivono sul set, dormendo dove capita (jjok-jam, in coreano, è il termine usato per indicare questi sonnellini di fortuna). Non è raro che gli attori ricorrano a flebo per reggere il ritmo.

DORAMA, T-DRAMA, C-DRAMA: NON SOLO COREA

Anche il Giappone ha la sua lunga tradizione di dorama (ドラマ), spesso più brevi e sobri dei K-Drama, ma amatissimi per la loro delicatezza narrativa. Taiwan (i cosiddetti TWDrama) ha saputo ritagliarsi uno spazio importante grazie a storie fresche e commedie romantiche irresistibili, mentre la Cina continentale sforna una quantità impressionante di serie, soprattutto storiche e fantasy, alcune delle quali superano i 50 episodi.

Negli ultimi anni, si è assistito a un vero e proprio boom dei BL drama (Boy Love), con Thailandia e Corea al centro del fenomeno. Serie come Semantic Error o KinnPorsche hanno attirato un’enorme fanbase internazionale e hanno contribuito a sdoganare nuove tematiche e narrazioni LGBTQ+ nel panorama asiatico.

L’IMPATTO GLOBALE E LA “HALLYU”

L’esportazione dei drama coreani è uno dei pilastri dell’Hallyu (한류), ovvero l’“onda coreana”, che comprende anche K-pop, cinema, beauty e moda. I drama, in particolare, hanno trovato terreno fertile in America Latina, Medio Oriente ed Europa, dove sono diventati un fenomeno di costume grazie ai fansub e, più recentemente, alle piattaforme ufficiali.

DOVE GUARDARLI OGGI

Se una volta ci si affidava solo ai fansub (e ai download illegali, diciamolo), oggi il mondo dei drama è a portata di clic. Le piattaforme più amate sono:

  • Viki – Catalogo vasto e sottotitoli in mille lingue, compreso l’italiano. C’è anche la possibilità di commentare “in diretta” durante la visione.

  • Netflix – Ha investito tantissimo nei K-Drama, diventando uno dei maggiori produttori internazionali (vedi Squid Game, The Glory o Crash Landing on You).

  • YouTube – Alcuni canali ufficiali caricano intere serie gratuitamente e in HD.

  • Disney+ e Amazon Prime Video – Stanno iniziando ad ampliare il proprio catalogo, puntando su titoli originali o licenze esclusive.

Una nota malinconica: piattaforme storiche come DramaFever hanno chiuso, lasciando un vuoto nel cuore di molti fan veterani.

UNA CURIOSITÀ INQUIETANTE…

In Corea del Nord, guardare drama sudcoreani è considerato un crimine gravissimo, punito anche con la morte. Nel 2013, secondo fonti esterne, decine di persone sarebbero state giustiziate per aver semplicemente visto o condiviso contenuti provenienti dal Sud. Un dato che fa riflettere su quanto la cultura sia potente… e pericolosa.

E IN ITALIA?

Il primo drama a essere trasmesso in italiano è stato Dream High, sul canale Super nel 2013. Doppiato, rimaneggiato e censurato, è stato poi pubblicato su YouTube in versione integrale. Da allora, anche nel nostro Paese, l’interesse è cresciuto in modo esponenziale, tanto che oggi molte giovani generazioni crescono a pane e K-Drama.