27 maggio 2025

La vera storia dietro ai drama: Saimdang e Hong Gil-dong – Voci ribelli nella Joseon dei potenti

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A volte la storia non si scrive con le spade, ma con i pennelli.
E a volte, le spade non servono a conquistare, ma a difendere chi non ha voce.
In Saimdang, Light’s Diary e Rebel: Thief Who Stole the People, il cuore del periodo Joseon batte forte sotto due nomi che la storia ufficiale ha spesso piegato, ignorato o dimenticato.
Eppure, loro sono rimasti. Perché sono figure che hanno avuto il coraggio di essere se stesse, in un mondo che voleva ridurle al silenzio.


🖌️ Saimdang, Light’s Diary – L’arte che resiste

Shin Saimdang è un nome scolpito nella memoria coreana.
Pittrice, poetessa, calligrafa, madre del celebre filosofo Yi I. Ma soprattutto, donna libera in un’epoca in cui le donne libere non erano previste.

Il drama del 2017 rilegge la sua figura mescolando presente e passato: una professoressa moderna riscopre i diari di Saimdang, rivelando un amore segreto, un talento soffocato e una forza creativa che travalica i secoli.

Saimdang non grida, non combatte con la forza, ma si oppone all’ingiustizia con la costanza della bellezza.
Nel mondo patriarcale della Joseon, in cui l’arte era un lusso per gli uomini e l’obbedienza una virtù femminile, lei dipinge.
Dipinge la natura, la grazia, il dolore.
E così, lentamente, si prende uno spazio che nessuno voleva darle.


⚔️ Rebel: Thief Who Stole the People – Il bandito che si fece eroe

Dall’altra parte della bilancia, un uomo che gridava per tutti.
Hong Gil-dong, figura mitica ispirata a una persona realmente esistita, nasce da una concubina e vive nel disprezzo della società. Ma non si piega.
Diventa un fuorilegge, ma non per avidità: per giustizia.
Ruba ai ricchi per dare ai poveri. Si fa simbolo, leggenda, voce del popolo.

Il drama ambientato nel regno tirannico di Yeonsangun mostra tutta la brutalità del potere assoluto. Un re che si vendica del mondo per non sentirsi debole. Un popolo che viene schiacciato.
E in mezzo a tutto questo, Gil-dong che non accetta il suo posto, che si ribella, che sogna un mondo diverso.

Non è solo un Robin Hood coreano: è un atto di rivolta incarnato, un uomo che riscrive la propria identità, e quella degli ultimi.


✨ Due strade, un’unica ribellione

Saimdang e Gil-dong non si sarebbero mai incontrati, ma parlano la stessa lingua:

“Io non sono quello che volete farmi essere.”

Lei lotta con l’arte, lui con la spada.
Lei vuole conservare, lui vuole distruggere.
Eppure entrambi, nel loro tempo e nel loro modo, hanno fatto tremare l’ordine stabilito.

In una dinastia Joseon rigida, ingabbiata nelle sue caste e nei suoi ruoli, questi due drama ci raccontano l’impossibile:
che una donna può diventare faro,
che un figlio bastardo può diventare leggenda,
che la storia vera spesso è scritta da chi non aveva diritto di parola.

Joseon’s Court Attire: Quando i K-Drama raccontano la storia attraverso la seta

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Lo ammetto: come amante dei sageuk, mi sento davvero coccolata dagli dèi del K-Drama in questi ultimi anni. Ci sono state così tante meraviglie storiche, e con esse, una pioggia ininterrotta di hanbok mozzafiato. Ogni nuova serie sembra voler superare la precedente in quanto a bellezza visiva, e io, seduta sul mio divano, non posso che abbandonarmi a ogni piega, a ogni ricamo, a ogni drago cucito con maestria sulle spalle di un re.

In realtà, questo post era in cantiere da tempo, fin dai giorni di Tree with Deep Roots. Poi è arrivato The Moon that Embraces the Sun e il mio desiderio si è risvegliato con forza. Il colpo di grazia? Rooftop Prince, con Lee Gak e il suo gonryongpo rosso vivo. E così, eccomi qui, a raccontarvi tutto quello che ho scoperto – e amato – sui costumi di corte nella Dinastia Joseon, come solo un K-Drama sa mostrarceli.


👑 Il Re e le sue vesti regali

Partiamo dall’alto della gerarchia: Sua Maestà il Re. La veste più iconica e familiare è il gonryongpo, l’abito quotidiano dei sovrani, color rosso scarlatto e decorato con emblemi circolari raffiguranti draghi. A seconda del rango, il numero di artigli del drago cambia: cinque per il re (ohjoryongbo), quattro per il principe ereditario (sajoryongbo), tre per il suo primogenito (samjoryongbo). Confesso di non aver mai contato le dita dei draghi nelle scene, ma ora che lo so… non guarderò più le spalle di un re nello stesso modo.

E non manca mai l’ikseonggwan, quel copricapo nero rigido che accompagna quasi ogni uscita ufficiale del re, né il gakdae, la cintura con inserti di giada che abbraccia la vita.

Ma quando c’è un rito solenne – incoronazione, matrimonio – il re indossa il myeonbok. Esistono due versioni: il gujangbok con nove simboli, per il re, e il sibijangbok con dodici, per l’imperatore. Ogni simbolo ricamato ha un significato preciso, tra yin e yang, potere e prosperità, e la veste stessa è un tripudio di colori intensi e contrasti simbolici: il nero e il rosso, il viola e il bianco, il blu e l’oro. Persino i calzini rossi (mal) e le scarpe (seok) partecipano al cerimoniale, senza dimenticare il copricapo a forma di mortaio: il myeonrugwan, con le sue file di perle pendenti, il cui numero svela lo status di chi lo indossa.


👸 Regine, principesse e cortigiane: l’universo femminile della corte

Se i re sembrano legati a un abito solo, le donne di corte vivono in un vero e proprio arcobaleno. La veste più comune è il dangui, giacca cerimoniale dalla forma arrotondata e taglio lungo, che le regine e le principesse adottavano anche per l’uso quotidiano. I loro dangui sono decorati con geumbak, motivi dorati, e le più alte in rango sfoggiano draghi ricamati proprio come i loro mariti: l’ohjoryongbo torna anche sulle loro spalle.

Per eventi più solenni, si passa al wonsam, ampio mantello cerimoniale con codice colore ben preciso: giallo per l’imperatrice, rosso per la regina, verde per le principesse, porpora per le concubine. I matrimoni reali ci regalano spesso una sfilata di hwarot, vesti cremisi ricamate con fiori, fenici, farfalle e caratteri che augurano felicità coniugale. È qui che entra in scena anche l’hwagwan, la piccola corona da cerimonia, spesso arricchita da nastri lunghissimi (ap daenggi e doturak daenggi) che ricadono in avanti e dietro, in un tripudio scenografico degno del miglior finale di stagione.

Non mancano poi le jeokui, vesti blu con bordi rossi e draghi danzanti tra nuvole e fenici. A queste si accompagna il maestoso daesu, un copricapo nero fatto di capelli veri o sintetici, talmente grande che viene da chiedersi come abbiano fatto le regine a reggerlo per ore. Ma forse la bellezza, in quei tempi, valeva il mal di testa.


🌸 Capelli e ornamenti: un linguaggio non detto

Il mondo delle acconciature meriterebbe un capitolo a parte. Dal eoyeo meori, lo stile “a corona” riservato alle regine, al più sobrio jjokjin meori, ogni pettinatura racconta il rango e la storia di chi la porta. I fermagli diventano veri e propri totem simbolici: il yongjam, spilla a forma di drago per le regine; il bongjam, a forma di fenice, per concubine e principesse; i piccoli cheopji, spesso a forma di rana o fiore, per le cortigiane promosse.

Un dettaglio che mi ha sempre fatto sorridere? Il baetssi daenggi: semplice fiocco decorativo, usato spesso dalle cortigiane nei drama. Ce n’è uno blu, indossato da Jang Ok-jung, che mi è rimasto impresso per la sua delicatezza.


🎎 Dal re al funzionario, dal principe al servitore

Oltre al gonryongpo, i re avevano anche il cheollik, più pratico e adatto agli spostamenti o alle missioni militari, e a fine dinastia usato anche dalle guardie.

I dalryeongpo, invece, erano le vesti da cerimonia per i principi e per i funzionari di corte. Anche qui il colore e gli emblemi rivelano tutto: rosso per i funzionari di alto rango, blu e verde per quelli inferiori. Il hyungbae, il rettangolo ricamato sul petto e sulla schiena, racconta se si tratta di un ufficiale civile (gru) o militare (una creatura simile a una tigre-leopardo). Quando si vede un ministro con due gru ricamate, circondato da altri con una sola gru… si capisce subito chi comanda.


🐉 Curiosità dai drama: quando la moda si fa narrazione

Uno degli aspetti più affascinanti dei drama è come prendano spunto dalla storia, ma aggiungano libertà stilistiche. I costumi di Jang Ok-jung e Cruel Palace: War of the Flowers ne sono l’esempio perfetto: mixano fedeltà storica e scelte registiche per amplificare l’impatto visivo ed emotivo. Il risultato? Ogni scena sembra un quadro in movimento.

Mi ha colpito, ad esempio, scoprire che il jeonghaeng chima – la gonna blu a tre sezioni indossata dalla regina Inkyung – era riservata solo a occasioni speciali, mentre il guk-ui, veste gialla per il rito della sericoltura, simboleggiava l’impegno economico della regina verso la nazione.


Guardare un sageuk non è solo seguire una trama o shippare una coppia. È immergersi in un’epoca in cui ogni dettaglio – una cucitura, un nastro, una spilla – raccontava potere, emozione, destino. È come camminare silenziosamente nei corridoi di un palazzo che non c’è più, ascoltando il fruscio delle gonne e osservando le luci tremule riflettersi sulle sete colorate. E se i K-Drama continueranno a regalarci questi viaggi visivi, allora sì… continuerò a farmi coccolare da ogni nuovo hanbok, come una spettatrice innamorata della storia e del sogno che solo loro sanno cucire così bene.

Fonte:

  1. https://thetalkingcupboard.com/2012/03/03/joseons-court-attire-kdrama-style/
  2. https://thetalkingcupboard.com/2013/06/19/joseons-court-attire-kdrama-style-part-2/

Trame stra-usate nei K-Drama che amiamo... odiare con passione

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#10 – I travestimenti improbabili

Cominciamo con un classico: il/la protagonista che, per qualche misteriosa ragione, nasconde la propria vera identità dietro occhiali spessi, un look disordinato o qualche chilo di troppo.

Poi... magia! Arriva la trasformazione, e tadaaah! spunta fuori una divinità.

Esempi?
Kim Soo Hyun in Dream High, Lee Jong Suk in Pinocchio, Shin Min Ah in Oh My Venus.
Bellissimi già prima, ma evidentemente in Corea il make-over è sacro.


#9 – Il cambio di sesso “perché sì”

Quante volte hai avuto bisogno di fingersi dell’altro sesso per... boh, sopravvivere a scuola? Lavorare in un caffè?
Mai, esatto.

Eppure nei drama capita spesso e volentieri.
Ragazze con capelli corti e vestiti larghi diventano “uomini” senza che nessuno sospetti nulla. Nemmeno quelli con cui condividono la stanza.

Guarda Coffee Prince, You're Beautiful, To the Beautiful You, Nail Shop Paris e poi dimmi.


#8 – I traumi infantili

Altro cliché immancabile: il protagonista tormentato.
Infanzia difficile, famiglia assente o tragedie indicibili. E lui (di solito è un lui) che cresce bello, ricco e... emotivamente instabile.

Servono 12 episodi solo per fargli dire “ciao” con un sorriso.

Esempi da manuale:
Hyun Bin in Secret Garden, Jo In Sung in It's Okay, That's Love, Joo Won in Tomorrow Cantabile.
Un passato tragico è il vero protagonista, ammettiamolo.


#7 – La sindrome del Second Lead

Ah, il dolce, gentile, bellissimo Second Lead...
Lui c'è sempre. C’è per lei, per noi, per il mondo intero. Ma spoiler: non vincerà mai.

E noi a gridare: “MA ERA PERFETTO! PERCHÉ NON LUI?!”

Due nomi su tutti?
Choi Jin Hyuk in Fated to Love You e Choi Siwon in She Was Pretty.
Due second lead che ci hanno spezzato il cuore. Ancora.


#6 – Gli amici d'infanzia che si ritrovano per caso (ma non è un caso)

Tu non ricordi nemmeno il nome della tua prima cotta.
Loro invece, nei drama, ricordano ogni dettaglio: il fermaglio che indossavi a sei anni, la caramella che gli hai offerto in prima elementare, la cicatrice che gli hai curato con amore.

Poi, anni dopo, boom! Si rincontrano. Casualissimo.

Esempi? Panda and Hedgehog, Bubblegum, She Was Pretty.
Il potere del destino nei drama è più forte di Google Maps.


#5 – Le famiglie chaebol (e i loro drammi)

Che K-Drama sarebbe senza un chaebol arrogante, una mamma perfida o una zia avvelenata?

In Corea sembra che ogni famiglia ricca sia composta da:

  • Un figlio viziato

  • Una madre con occhi di ghiaccio

  • Una zia manipolatrice

  • Un fratellastro che trama nell’ombra

Boys Over Flowers, Fated to Love You, Hyde Jekyll, Me, Birth of a Beauty.
Il denaro non compra la felicità, ma compra il 90% della trama.


#4 – La povera sfigata e il figone ricco

Lei: adorabile, sfigata, poverissima, piena di debiti.
Lui: arrogante, bellissimo, ricchissimo, con più auto che emozioni.
Eppure… si innamorano.

Come? Perché?
Nessuno lo sa. Ma funziona sempre.

The Heirs, Secret Garden, Flower Boy Ramyun Shop sono solo alcuni tra i mille esempi.
E noi? Sempre lì, a tifare per l’amore impossibile.


#3 – La ragazza cattiva (ma con stile)

Non c’è drama senza una “mean girl” vestita come se stesse sfilando alla Fashion Week.
Elegante, ricca, gelida come il Polo Nord. E assolutamente decisa a rovinare la vita della protagonista.

Spoiler: fallisce sempre.

Un esempio iconico? Wang Ji Hye, che da snob incompresa è passata a complice di tentato omicidio in Birth of a Beauty.
Il glow-down definitivo.


#2 – Ti odio. Anzi no. Ti amo.

All’inizio si odiano. Ma si odiano proprio forte.
“No, io con te non uscirei neanche sotto tortura!”
Indovina un po’? Dopo 14 episodi sono già in luna di miele.

Lo sappiamo già come va a finire, ma CI PIACE TANTO.

Perfetti esempi?
Divorce Lawyer in Love, Falling for Innocence.
Il cliché più prevedibile... e più irresistibile di sempre.


#1 – L’amnesia dell’ultimo minuto

E al primo posto, l’espediente supremo, la carta jolly: l’AMNESIA.

Hai appena superato:

  • un tentato omicidio

  • una madre che ti odia

  • una rottura devastante

  • un rapimento
    e pensi: “Ce l’abbiamo fatta!”
    Ma no. Colpo alla testa, e... "Non ti conosco più."

Boys Over Flowers, icona dei cliché, ne ha fatto una religione.
E noi, ogni volta, ci facciamo fregare come se fosse la prima.


li odiamo, ma li amiamo (e li guardiamo lo stesso)

Lo sappiamo. Sono prevedibili, ripetitivi, esagerati.
Ma sono anche la ragione per cui non riusciamo a smettere di guardare drama coreani.

Perché anche se conosci già la trama,
anche se capisci come finirà dalla prima puntata,
tu continui a guardare. Perché ogni volta... ti prende.

E tu? Quante di queste trame hai già visto mille volte (senza mai stancarti)?
Scrivimelo nei commenti!