14 maggio 2025

Vivere come una Regina Joseon: tra doveri, intrighi e sacrifici

Nessun commento:


Quando pensiamo alle regine della dinastia Joseon, l'immaginario collettivo ci rimanda a figure eleganti, vestite con hanbok sontuosi, immerse in una vita di lusso e potere. Tuttavia, dietro questa facciata si celava una realtà ben più complessa, fatta di rigide etichette, pressioni politiche e sacrifici personali.

L'ascesa al trono: un percorso irto di ostacoli

Diventare regina non era semplicemente una questione di matrimonio con il principe ereditario. Il percorso era spesso tortuoso e incerto. Solo sei regine su ventisette re di Joseon raggiunsero il trono seguendo il percorso "standard" di principessa ereditiera. Fattori come colpi di stato, morti premature o intrighi di corte spesso interrompevano questo cammino.

Queen Sinui: la madre della nazione

Queen Sinui, moglie di Yi Seong-gye (futuro Re Taejo), è riconosciuta come la prima regina consorte di Joseon, nonostante sia morta dieci mesi prima della fondazione della dinastia nel 1392. Donna virtuosa e madre di sei figli, tra cui due futuri re, Jeongjong e Taejong, Queen Sinui rappresenta l'archetipo della madre devota e pilastro della famiglia reale.

Queen Wongyeong: tra ambizione e tragedia

Queen Wongyeong, moglie di Re Taejong, giocò un ruolo cruciale nell'ascesa al trono del marito, partecipando attivamente ai conflitti noti come le "Lotte dei Principi". Tuttavia, una volta diventata regina, vide la sua famiglia perseguitata e i suoi fratelli giustiziati dal marito stesso, nel tentativo di consolidare il potere reale e ridurre l'influenza delle famiglie materne.

Queen Soheon: la consorte del Re Sejong

Queen Soheon, moglie del celebre Re Sejong, è ricordata per la sua intelligenza e dedizione. Tuttavia, anche lei non fu immune alle tragedie familiari. La sua famiglia fu vittima delle purghe politiche di Re Taejong, e la sua vita fu segnata da dolori personali, nonostante il suo ruolo di madre del futuro Re Munjong.

Le nuore di Sejong: destini segnati

Le nuore di Re Sejong affrontarono destini tragici. La prima, Crown Princess Hwi, fu deposta dopo aver tentato di riconquistare l'affetto del marito attraverso pratiche di magia nera. La seconda, Crown Princess Sun, morì giovane, e la terza, Queen Hyeondeok, morì poco dopo la nascita del futuro Re Danjong. Queste storie evidenziano le pressioni e le aspettative schiaccianti poste sulle donne della famiglia reale.

Queen Cheorin e Re Cheoljong: pedine della politica

Nel XIX secolo, Queen Cheorin e Re Cheoljong si trovarono al centro delle lotte di potere tra le famiglie nobiliari. Re Cheoljong, salito al trono da una posizione marginale, fu spesso considerato un re fantoccio, mentre Queen Cheorin cercò di navigare le acque tumultuose della politica di corte, con scarsi margini di manovra.


La vita delle regine Joseon era ben lontana dall'essere un'esistenza da favola. Dietro gli abiti sontuosi e le cerimonie elaborate si celavano sacrifici personali, intrighi politici e un costante equilibrio tra dovere e desiderio personale. Queste donne, spesso dimenticate dalla storia, meritano di essere ricordate non solo per il loro ruolo simbolico, ma per la loro resilienza e forza d'animo in un mondo dominato da uomini e da rigide convenzioni sociali.

Fonte:

  1. https://thetalkingcupboard.com/portfolio/life-as-a-joseon-queen-an-introduction/
  2. https://thetalkingcupboard.com/portfolio/life-as-a-joseon-queen-part-1/
  3. https://thetalkingcupboard.com/portfolio/life-as-a-joseon-queen-part-2/
  4. https://thetalkingcupboard.com/portfolio/life-as-a-joseon-queen-part-2-5/
  5. https://thetalkingcupboard.com/portfolio/life-as-a-joseon-king-and-queen-part-extra-with-inserts/

La Second Lead Syndrome esiste. E sì, ne soffri anche tu.

Nessun commento:


Oggi parliamo di una malattia vera, seria. Una cosa tosta, che ha colpito me e (molto probabilmente) anche te: la famigerata SLS, acronimo di Second Lead Syndrome. Gli anglofoni la chiamano così, e sinceramente – tra noi – la traduzione italiana “sindrome del personaggio secondario” suona davvero male. Facciamo che restiamo sul nome inglese, dai, è più cool.

Ma cos'è, in soldoni?

Hai presente quando guardi un drama e... ti innamori follemente del personaggio secondario maschile? Quello dolce, attento, silenziosamente sofferente, che sai già che non conquisterà la ragazza? Eppure niente, il cuore va da lui. Ed è sempre lui che riguardi mille volte nelle scene, lui che cerchi in ogni altro drama, lui per cui sclererai fino ai titoli di coda e anche oltre.
Ecco. Sei affetta da SLS. E io pure.


Per capirlo meglio, ecco i 9+1 sintomi che ti dicono se ne soffri anche tu. Spoiler: probabilmente sì.

#1 – Ti guardi ogni drama dove lui ha un ruolo da protagonista, sperando che stavolta si becchi la ragazza

Io l’ho fatto. Spudoratamente. Dopo You're Beautiful, quando ho scoperto l’esistenza di Heartstrings (con i miei due prediletti entrambi protagonisti), mi ci sono fiondata come se non ci fosse un domani.
Sì, ho amato di più “You’re Beautiful”, ma “Heartstrings” ha avuto un grande merito: niente triangoli finiti male. E già questo, per noi affette da SLS, è oro.


#2 – Scleri ogni volta che parte la sua theme song

Ammetto che le OST mi fanno impazzire, ma a essere sincera sclerare per lui è decisamente più normale che sclerare per la canzone. Anche se... quando parte quella nota, e sai che sta per apparire sullo schermo... beh, è un'emozione.


#3 – Il cuore batte all’impazzata ogni volta che entra in scena

Succede sempre. Ogni. Singola. Volta.
Mi basta un suo sguardo e BAM, il cuore fa le capriole. E mi ritrovo a pensare: “Ma perché non sono nata dentro a un drama coreano?”


#4 – Scrivi (o leggi) lunghi post online per dimostrare che il tuo ragazzo era meglio

Che siano commenti su Viki o post deliranti su forum, li abbiamo letti tutte.
Io magari non li scrivo (ancora), ma nei miei scleri personali da fan sì, ho composto più di un’ode in difesa del Second Lead, specialmente quando lo vedo tornarsene a casa da solo, con il cuore a pezzi, dopo mille sacrifici.
E da qui nasce anche la mia categoria ship personale. Non giudicatemi.


#5 – Quando il protagonista appare, parte l’istinto omicida (o quasi)

Ok, forse è un po’ estremo dire che lo odi. Però dai, un po’ ti dà fastidio. Non sempre, eh. A volte li shippo anche entrambi con la protagonista. Ma quando il protagonista tratta male il Second Lead? Lì sì che mi sale la furia. Lascia stare il mio cucciolo, ok?!


#6 – Accusi l’attrice principale di avere gusti orrendi

La classica frase: “Ma come fai a non vedere lui?!”
E intanto lei, ignara, si innamora del protagonista spesso stronzo e problematico.
E noi a dire: “Ha intere salumerie sugli occhi, altro che prosciutti.”
Però – lo ammetto – a volte la capisco. Ma altre volte, no. Proprio no.


#7 – Ti immagini un finale alternativo in cui vince il Second Lead

Questo è il mio sintomo preferito.
E quando il drama finisce e quel finale non arriva... tranquilli: ci sono le fanfiction.
Sì, le cerco. Sì, a volte le scrivo. Sì, le lascio a prendere polvere nelle bozze. Ma almeno nel mio universo parallelo, lui vince.


#8 – Svieni ogni volta che compare. E se è a petto nudo… arrivederci e grazie

Ecco, non c’è molto da aggiungere.
Doccia? Costume? Sorriso? Basta poco per ridurmi a un essere umano incapace di formulare pensieri coerenti.
Il peggio? Lui non esiste. È solo un personaggio. E noi, povere illuse, ci distruggiamo di feelz. 😭


#9 – Vorresti asciugargli le lacrime (o più realisticamente abbracciarlo forte)

Se si tratta di Kim Woo Bin, io ci sono. Presente. Sempre.
Ma anche gli altri second lead, quando piangono, mi devastano l’anima.
E no, non penso subito ad asciugare loro le lacrime.
Prima piango anch’io. Poi, forse, li abbraccio. O più probabilmente mi sciolgo sul divano mentre stringo il cuscino.


#10 – Ti consoli pensando che la protagonista non lo meritava (mia aggiunta personale)

Dopo tutto il dolore post-finale, arriva un momento in cui ti consoli.
E pensi: “Sai che c’è? Meglio così. Era troppo per lei.”
Sì, me lo dico da sola. Perché il Second Lead è spesso troppo gentile, troppo profondo, troppo tutto.
E se lei non lo ha capito, pazienza. Io sì. E me lo immagino mio in un drama alternativo dove il protagonista si mangia le mani.


Ecco, questa è la Second Lead Syndrome. Una sindrome vera, che colpisce forte.
E l’unica cura? Sperare che quell’attore prima o poi ottenga la ragazza in un altro drama. O anche solo che ci sia in un altro drama.
E intanto, mentre aspettiamo… soffriamo insieme. Con dignità. Più o meno.


Ti ritrovi anche tu in questi sintomi? Raccontamelo nei commenti, o dimmi qual è stato il tuo Second Lead preferito di sempre! 💬
(O, se vuoi, possiamo anche solo piangere insieme per l’ennesima volta. Io sono pronta.)

Motivi per cui i kdrama potrebbero piacere a tutti

Nessun commento:

Noi tutti amiamo i K-Drama: ecco alcuni motivi per cui potrebbero piacere a chiunque

Cliffhanger - Uno dei tanti motivi per cui amiamo i K-Drama è sicuramente la presenza costante dei cliffhanger. Per chi non lo sapesse, un cliffhanger è quel momento in cui la narrazione si interrompe bruscamente proprio in corrispondenza di un colpo di scena o di una situazione carica di suspense. Succede, tipo, il 99% delle volte alla fine di ogni episodio. E non so voi, ma io spero sempre che ci siano le anteprime del prossimo episodio... giusto per sopravvivere meglio all’attesa!

La trama - Che ci crediate o no, ho deciso di inserire questo punto perché — PER ME — i drama asiatici hanno dei plot unici. Robot che si innamorano, alieni alle prese con emozioni umane, prosopagnosia, reincarnazioni, viaggi nel tempo... C’è solo l’imbarazzo della scelta, e ogni nuova storia sembra sempre pronta a sorprenderti in modi imprevedibili.

Lo sviluppo dei personaggi - Ok, lo ammetto: questo punto potrebbe valere anche per alcune serie occidentali. Ma la differenza è che, nei K-Drama, lo sviluppo dei personaggi è spesso raccontato in modo graduale, naturale e coerente. Niente protagonisti che passano attraverso mille traumi restando esattamente gli stessi. Nei drama asiatici, gli eventi cambiano le persone, e noi spettatori vediamo questa evoluzione nel dettaglio, episodio dopo episodio. A volte migliorano, a volte peggiorano… ma crescono sempre.

La struttura delle romance - La struttura delle storie d’amore nei K-Drama è abbastanza fissa, ma a modo suo efficace. Solitamente, i protagonisti inizialmente si odiano (o comunque non si sopportano), poi lentamente iniziano ad avvicinarsi, si innamorano, ma — causa problemi esterni, malintesi o senso di protezione — si allontanano. Superato tutto, però, l’amore trionfa. A volte no. Ma nella maggior parte dei casi, sì. E sapete cosa? Funziona. Anche dopo 100 drama. Perché ogni storia ha quei piccoli dettagli diversi che rendono la visione sempre elettrizzante.

Niente seconde stagioni - Il 90% dei K-Drama non ha seconde stagioni. E fidatevi, è una benedizione. Guardare 16 episodi sapendo che finirà lì è molto più appagante che ritrovarsi con 4 stagioni da 20 episodi l’una e storyline che degenerano dopo la prima. Qui la storia ha un inizio, una fine, e si chiude con dignità (di solito).

Impari qualcosa della cultura di un paese diverso dal tuo - I paesi asiatici hanno una cultura molto diversa dalla nostra, e anche se la nuova generazione si sta occidentalizzando, nei drama questa contaminazione è molto meno presente. Si respira completamente la cultura del paese in cui vivono dove è tutto diverso: tradizioni, valori, relazioni e norme sociali. Se hai una mente chiusa o pensi che la tua cultura sia la migliore di qualunque altra cultura in giro, vedere qualcuno agire in maniera così differente, comportandosi in base ai principi del proprio paese ti aprirà la mente in una maniera molto incisiva. Nonostante mi reputassi una persona dalla mentalità generalmente aperta, all'inizio ho avuto un profondo astio nei confronti di alcuni aspetti della cultura coreana, poi, più guardavo i drama più tutti i miei preconcetti lentamente vacillavano. Ad oggi riconosco i limiti di questa cultura (come poi ne hanno tutte le culture del mondo) ma so anche apprezzarla e rispettare le sue differenze, il ché mi ha reso una persona decisamente migliore.

La musica - Se ami la musica e stai costruendo la playlist della tua vita, i K-Drama sono una miniera d’oro. Le OST non sono solo musica di sottofondo: sono colonna portante. Tristi, spensierate, epiche, romantiche... Ti legherai a certi brani così tanto che, appena li sentirai, ti torneranno in mente scene indimenticabili dei tuoi drama preferiti.

Niente scene di sesso -  E qui sarò sincera: lo trovo un punto ambivalente della lista, anche se ci tenevo ad inserirlo comunque. Mi spiego. Se due adulti stanno insieme da un anno e non hanno ancora avuto un momento di intimità, la cosa mi sembra un tantino irrealistica. L’amore include anche l’attrazione fisica, il desiderio di condividere qualcosa di profondo. Nei drama questo manca: si resta su toni casti e “puri”. Per alcuni è un punto di forza. Per me, oggi, è solo una particolarità — né pro né contro. L’ho inserita comunque perché per tanti è effettivamente un motivo per amare i K-Drama.

Generalmente guardare drama è (ancora) gratuito - A parte qualche eccezione (Netflix, Disney+, Viki con il Viki Pass ecc.), la maggior parte dei drama si trova ancora gratuitamente, anche se credo che questo trend durerà ancora per poco. Viki stessa, dopo un certo periodo, rende disponibili tanti drama che inizialmente erano bloccati. Poi ci sono i fansub, e — ok — anche qualche via “alternativa” meno legale che però sappiamo tutti esistere. Il punto è che, se vuoi guardare drama, puoi farlo anche senza spendere nulla.