13 maggio 2025

La vera storia dietro al drama: The Great Seer

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Se amate i K-Drama storici, The Great Seer (2012) è una di quelle serie che dovreste assolutamente guardare almeno una volta. Non solo per la sua trama avvincente e la presenza magnetica dell’attore Ji Sang, ma anche perché racconta, seppur romanzando, una delle pagine più importanti della storia coreana: l’ascesa al potere di Taejo di Joseon, il fondatore della dinastia che ha governato la Corea per oltre cinque secoli.

Ma chi era davvero Taejo?

Nato il 27 ottobre 1335 con il nome di Yi Seong-gye nella città di Hamhŭng, fu il primo sovrano della dinastia Joseon, che regnò sulla Corea dal 1392 al 1398. Solo molto tempo dopo, nel 1899, gli fu riconosciuto il titolo postumo di imperatore da Gojong di Corea.

Suo padre, Yi Jachun, era un ufficiale mongolo di origine coreana. Yi Seong-gye iniziò la sua carriera militare nell’esercito di Goryeo, guadagnandosi progressivamente fama e potere grazie a una serie di campagne militari vittoriose: scacciò i mongoli, respinse i pirati giapponesi e fermò i Turbanti Rossi, una milizia ribelle della dinastia Yuan.

Alla fine del XIV secolo, la dinastia Goryeo era ormai in crisi, logorata da guerre, ingerenze straniere e lotte di potere interne. La corte era divisa: da una parte i riformisti (aristocrazia Sinjin), dall’altra i conservatori (aristocrazia Gweonmun), senza dimenticare i generali che comandavano l’esercito, come Yi Seong-gye e il suo rivale Choe Yeong. La spaccatura si approfondì quando, nel 1388, il generale Choe propose di attaccare la penisola di Liaodong per contrastare l’influenza dei Ming. Yi Seong-gye fu incaricato dell’invasione, ma prese una decisione storica: arrivato sull'isola Wihwa, decise di “voltare l’esercito” e marciare verso la capitale, Kaesŏng.

Fu l’inizio della fine per Goryeo.

Yi rovesciò il re U con un colpo di Stato, mise sul trono suo figlio Chang e, dopo una breve fase di reggenze fantoccio, si impossessò definitivamente del potere nel 1392. Così nacque il Regno del Grande Joseon.

Una delle prime azioni di Taejo fu ristabilire relazioni diplomatiche stabili con la Cina Ming, dalla quale ottenne il riconoscimento ufficiale. Ma i suoi sforzi non si fermarono lì: si impegnò anche a rafforzare i rapporti con il Giappone, le Ryūkyū e il Siam, dando inizio a una nuova era di stabilità internazionale.

Nel 1394, trasferì la capitale a Hanseong, l’attuale Seoul. Tuttavia, i problemi interni non erano finiti.

Il nodo cruciale fu la successione al trono. Sebbene Yi Bang-won, suo quinto figlio, avesse avuto un ruolo fondamentale nella fondazione della dinastia, Taejo fu convinto dal primo ministro Jeong Do-jeon a designare come erede il suo ottavo figlio, Yi Bang-seok, nato dalla seconda moglie. Quando la regina morì nel 1396, le tensioni esplosero: Jeong pianificò l’eliminazione di Bang-won e dei suoi fratelli, ma il complotto fu scoperto. Nel 1398, Yi Bang-won si ribellò, massacrò i suoi rivali in un’azione nota come la Prima disputa dei principi, e uccise anche il giovane erede designato.

Scioccato dalla violenza tra i suoi figli e ancora addolorato per la morte della moglie, Taejo abdicò in favore del secondo figlio Yi Bang-gwa (re Jeongjong) e si ritirò nella sua villa di Hamhung. Solo due anni dopo, nel 1400, Yi Bang-won divenne ufficialmente re con il nome di Taejong, iniziando uno dei regni più incisivi nella storia di Joseon.

Taejo morì dieci anni più tardi, il 18 giugno 1408, nel palazzo di Changdeokgung. Fu sepolto nella tomba Geonwonneung, nella città di Guri, lasciando un’impronta indelebile nella storia della Corea.

Non è un caso che la sua figura sia stata portata sullo schermo in molte produzioni televisive e cinematografiche. Oltre a The Great Seer, Taejo è stato interpretato da attori noti come:

  • Kim Mu-saeng in Yong-ui nunmul (1996-1998)

  • Ji Jin-hee in Daepungsu (2012–2013)

  • Yoo Dong-geun in Jeong Do-jeon (2014)

  • Lee Dae-yeon in Haejeok: Badaro gan sanjeok (2014)

  • Lee Do-kyung in Hanyeodeul (2015)

  • Son Byung-ho in Sunsu-ui sidae (2015)

  • Chun Ho-jin in Yungnyong-i nareusya (2015)

  • E in Bam-eul geonneun seonbi (2015)

La storia di Taejo, tra tradimenti, guerre, diplomazia e lotte familiari, è un perfetto intreccio narrativo che non ha nulla da invidiare ai migliori K-Drama storici. E forse è proprio per questo che la sua figura continua ad affascinare, secoli dopo, sia chi studia la storia che chi la guarda in TV.

FIORI DI CILIEGIO: SIGNIFICATO E STORIA

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Ci sono immagini che, più di altre, riescono a catturare lo spirito di una stagione, un sentimento, un momento sospeso nel tempo. I fiori di ciliegio sono una di queste. Ogni anno, all’arrivo della primavera, i loro petali delicati colorano le città, i parchi, i viali. In Corea del Sud – così come in Giappone – rappresentano molto più di una semplice fioritura stagionale. Ma qual è davvero il significato profondo di questi fiori? E da dove viene questa tradizione che, tra poesia e polemica, continua a incantare milioni di persone?

Il significato dei fiori di ciliegio nei K-Drama (e non solo)

Nei K-Drama, i fiori di ciliegio non sono semplici decorazioni di sfondo. Quante volte li abbiamo visti cadere lentamente mentre due personaggi si confessano, si sfiorano per la prima volta, si guardano come se fosse l’inizio di qualcosa di eterno? La scena del “primo amore” tra Eun-tak e Kim Shin in Goblin è solo uno dei tanti esempi di come la fioritura diventi un potente simbolo narrativo. Quel momento sospeso, reso eterno da una pioggia silenziosa di petali, è ormai parte dell’immaginario collettivo. Ma oltre la finzione, il significato simbolico dei fiori di ciliegio in Corea del Sud è ricco e stratificato. Questi fiori rappresentano la straordinaria bellezza (뛰어난 미인), la purezza (순결), ma anche una forma di bellezza selvaggia e inafferrabile (절세미인). Il loro fascino non risiede solo nell’estetica, ma nella loro brevità: sbocciano tutti insieme, nel giro di pochi giorni, e scompaiono in un soffio. Proprio come certe emozioni, o certi amori. È questa fragilità a renderli tanto potenti.

Le origini e la questione dell’identità

Se ammirare i fiori di ciliegio è un’esperienza poetica, parlarne in Corea del Sud può diventare sorprendentemente… politico.

Uno dei dibattiti più accesi riguarda proprio l’origine dei ciliegi oggi presenti in Corea. Il tema è delicato perché intrecciato con la lunga storia di colonizzazione giapponese. Infatti, molti collegano i ciliegi coreani al Giappone, che ha esportato la propria tradizione dell’hanami (l’atto di ammirare i fiori) anche nei territori occupati durante il periodo coloniale.

Ma i coreani non hanno mai dimenticato. Alcuni studiosi, come il professore Hur Hyun-hye (허동현), hanno descritto i festival dei fiori di ciliegio come una “eredità giapponese”, simbolo del militarismo e della dominazione coloniale. Per questo motivo, secondo lui, bisognerebbe ricordare la loro origine ogni volta che li si ammira, come forma di consapevolezza storica.

La questione è diventata così controversa che si è arrivati persino al test del DNA dei ciliegi, nel tentativo di distinguere quelli autoctoni – come il ciliegio king cherry di Jeju (왕벚나무) – da quelli importati dal Giappone. Si è trattato di una vera e propria battaglia culturale: difendere la propria identità anche attraverso un fiore.

Un’eredità contesa ma ormai parte del paesaggio

Nonostante le controversie, i ciliegi fanno parte del paesaggio coreano da secoli. Ci sono tracce concrete della loro presenza fin dal Regno di Goryeo (918–1392), come testimoniano alcuni blocchi di legno di ciliegio ritrovati dagli archeologi.

È vero: durante l’occupazione giapponese (1910–1945), i ciliegi vennero piantati massicciamente come simbolo del potere coloniale. Tuttavia, la Corea del Sud ha anche riscoperto e valorizzato le specie locali, soprattutto nella zona dell’isola di Jeju, dove il ciliegio nativo fiorisce in modo spettacolare per pochi giorni all’anno.

Nel tempo, la Corea ha trasformato quel simbolo imposto in qualcosa di proprio, re-interpretandolo attraverso la cultura pop, i drama, la poesia, l’arte fotografica, e persino nei festival cittadini – come quelli famosissimi di Jinhae o Seokchon Lake a Seoul.

Una bellezza effimera che parla di noi

Forse è proprio questa dualità che rende i fiori di ciliegio così affascinanti. Da un lato c’è la storia, fatta di occupazioni, resistenza e identità; dall’altro c’è l’emozione personale, il ricordo di una passeggiata di primavera, di una scena di un drama che ci ha fatto battere il cuore, di una malinconia improvvisa scatenata dalla bellezza effimera di un paesaggio. Guardare un ciliegio in fiore è un po’ come guardare dentro noi stessi. Ci ricorda che ogni cosa, anche la più bella, è destinata a passare. Ma proprio per questo vale la pena amarla con tutto il cuore, anche solo per pochi istanti. I fiori di ciliegio non sono solo scenografia: sono simbolo, memoria, sentimento. Che siano coreani o giapponesi, che siano protagonisti di un drama o cornice di una giornata speciale, portano con sé storie, domande, e bellezza. Una bellezza che non dura per sempre – e forse proprio per questo rimane indimenticabile.


La vera storia dietro al drama: My dearest

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My Dearest (연인) è uno dei drama storici più discussi degli ultimi anni, non solo per la sua trama intensa e romantica, ma anche per le sue radici storiche e letterarie. La serie segue le vicende di Lee Jang-hyun (interpretato da Namkoong Min) e Yoo Gil-chae (interpretata da Ahn Eun-jin), due amanti le cui vite vengono sconvolte dall'invasione Qing. Attraverso la loro storia, il drama esplora temi di amore, sacrificio e resilienza in tempi di crisi. La loro storia d'amore è al centro della serie, mostrando come l'amore possa fiorire anche nei momenti più oscuri. Scopriamo insieme cosa si cela dietro questa affascinante serie. 

Ispirazione da Via col vento

La sceneggiatrice Hwang Jin-young ha dichiarato che My Dearest è stato ispirato dal romanzo Gone with the Wind (Via col vento) di Margaret Mitchell. In un'intervista, ha spiegato:

"Quando ho pensato per la prima volta di scrivere un K-Drama romantico ambientato durante la guerra, ho trovato difficile superare la pressione, soprattutto perché quella guerra è stata un fallimento. Dopo un'attenta considerazione, ho deciso di usare l'approccio di Gone with the Wind per mantenerlo leggero e romantico."

Tuttavia, alcuni spettatori hanno notato somiglianze tra le due opere, sollevando discussioni online. La sceneggiatrice ha affrontato queste critiche, affermando:

"Guardando indietro, mi chiedo se avrei dovuto rivelare fin dall'inizio che lo show era basato su Gone with the Wind. Ma penso che sarebbe stato troppo 'spoileroso'. Indipendentemente da ciò, vorrei chiarire ancora una volta che My Dearest è effettivamente ispirato al grande Gone with the Wind."

La sceneggiatrice ha quindi ambientato la sua narrazione durante un periodo di guerra e caos, simile a quello vissuto dalla Corea nel 1636.


La vera storia dietro My Dearest

Infatti, My Dearest (연인) non è solo una storia d'amore ambientata nel passato: è un racconto che affonda le sue radici in uno degli eventi più traumatici della storia coreana, la seconda invasione manciù della Corea nel 1636. Per questa scelta il produttore Kim Sung-yong ha dichiarato:

"L'invasione Qing di Joseon è stato l'evento più sconvolgente della dinastia Joseon, e il nostro drama è ambientato in quel periodo. Raccontiamo la storia di personaggi che cercano significato, amore e speranza durante quei tempi."


Nel XVII secolo, la dinastia Joseon mantenne una relazione di tributo con la dinastia Ming della Cina. Tuttavia, l'ascesa dei Manciù e la fondazione della dinastia Qing nel 1636 portarono a tensioni crescenti. Joseon rifiutò di riconoscere la nuova dinastia Qing e continuò a sostenere i Ming, provocando l'ira dei Manciù. Nel dicembre 1636, l'imperatore Qing Hong Taiji guidò personalmente un esercito di circa 100.000 uomini, inclusi Manciù, Mongoli e Cinesi Han, in un'invasione della Corea. Le truppe Qing avanzarono rapidamente, costringendo il re Injo di Joseon a rifugiarsi nella fortezza di Namhansanseong, vicino a Hanseong (l'odierna Seoul). La fortezza fu assediata per circa 45 giorni, durante i quali le condizioni all'interno peggiorarono drasticamente a causa della carenza di cibo e munizioni. Il 30 gennaio 1637, il re Injo si arrese ufficialmente ai Qing. La cerimonia di sottomissione si tenne a Samjeondo, dove il re fu costretto a inchinarsi ripetutamente davanti all'imperatore Qing, un atto considerato estremamente umiliante. I termini della resa includevano:
  1. La rottura dei legami con la dinastia Ming.
  2. L'invio di ostaggi reali, inclusi i figli del re, alla corte Qing.
  3. L'obbligo di fornire truppe e risorse ai Qing nelle loro campagne militari.
  4. Il divieto di costruire nuove fortezze senza il permesso dei Qing.

Questi eventi segnarono profondamente la società coreana, lasciando cicatrici che influenzarono la cultura e la politica per decenni.


My Dearest è più di un semplice drama storico; è una narrazione che intreccia amore, guerra e speranza, ispirata da un classico della letteratura americana e radicata in eventi storici reali. Offre una rappresentazione toccante di un periodo oscuro della storia coreana. Comprendere il contesto storico dell'invasione Qing del 1636 arricchisce l'esperienza, permettendo di apprezzare più profondamente le sfumature e le scelte narrative del drama.