
Il significato dei fiori di ciliegio nei K-Drama (e non solo)
Nei K-Drama, i fiori di ciliegio non sono semplici decorazioni di sfondo. Quante volte li abbiamo visti cadere lentamente mentre due personaggi si confessano, si sfiorano per la prima volta, si guardano come se fosse l’inizio di qualcosa di eterno? La scena del “primo amore” tra Eun-tak e Kim Shin in Goblin è solo uno dei tanti esempi di come la fioritura diventi un potente simbolo narrativo. Quel momento sospeso, reso eterno da una pioggia silenziosa di petali, è ormai parte dell’immaginario collettivo. Ma oltre la finzione, il significato simbolico dei fiori di ciliegio in Corea del Sud è ricco e stratificato. Questi fiori rappresentano la straordinaria bellezza (뛰어난 미인), la purezza (순결), ma anche una forma di bellezza selvaggia e inafferrabile (절세미인). Il loro fascino non risiede solo nell’estetica, ma nella loro brevità: sbocciano tutti insieme, nel giro di pochi giorni, e scompaiono in un soffio. Proprio come certe emozioni, o certi amori. È questa fragilità a renderli tanto potenti.
Le origini e la questione dell’identità
Se ammirare i fiori di ciliegio è un’esperienza poetica, parlarne in Corea del Sud può diventare sorprendentemente… politico.
Uno dei dibattiti più accesi riguarda proprio l’origine dei ciliegi oggi presenti in Corea. Il tema è delicato perché intrecciato con la lunga storia di colonizzazione giapponese. Infatti, molti collegano i ciliegi coreani al Giappone, che ha esportato la propria tradizione dell’hanami (l’atto di ammirare i fiori) anche nei territori occupati durante il periodo coloniale.
Ma i coreani non hanno mai dimenticato. Alcuni studiosi, come il professore Hur Hyun-hye (허동현), hanno descritto i festival dei fiori di ciliegio come una “eredità giapponese”, simbolo del militarismo e della dominazione coloniale. Per questo motivo, secondo lui, bisognerebbe ricordare la loro origine ogni volta che li si ammira, come forma di consapevolezza storica.
La questione è diventata così controversa che si è arrivati persino al test del DNA dei ciliegi, nel tentativo di distinguere quelli autoctoni – come il ciliegio king cherry di Jeju (왕벚나무) – da quelli importati dal Giappone. Si è trattato di una vera e propria battaglia culturale: difendere la propria identità anche attraverso un fiore.
Un’eredità contesa ma ormai parte del paesaggio
Nonostante le controversie, i ciliegi fanno parte del paesaggio coreano da secoli. Ci sono tracce concrete della loro presenza fin dal Regno di Goryeo (918–1392), come testimoniano alcuni blocchi di legno di ciliegio ritrovati dagli archeologi.
È vero: durante l’occupazione giapponese (1910–1945), i ciliegi vennero piantati massicciamente come simbolo del potere coloniale. Tuttavia, la Corea del Sud ha anche riscoperto e valorizzato le specie locali, soprattutto nella zona dell’isola di Jeju, dove il ciliegio nativo fiorisce in modo spettacolare per pochi giorni all’anno.
Nel tempo, la Corea ha trasformato quel simbolo imposto in qualcosa di proprio, re-interpretandolo attraverso la cultura pop, i drama, la poesia, l’arte fotografica, e persino nei festival cittadini – come quelli famosissimi di Jinhae o Seokchon Lake a Seoul.
Una bellezza effimera che parla di noi
Forse è proprio questa dualità che rende i fiori di ciliegio così affascinanti. Da un lato c’è la storia, fatta di occupazioni, resistenza e identità; dall’altro c’è l’emozione personale, il ricordo di una passeggiata di primavera, di una scena di un drama che ci ha fatto battere il cuore, di una malinconia improvvisa scatenata dalla bellezza effimera di un paesaggio. Guardare un ciliegio in fiore è un po’ come guardare dentro noi stessi. Ci ricorda che ogni cosa, anche la più bella, è destinata a passare. Ma proprio per questo vale la pena amarla con tutto il cuore, anche solo per pochi istanti. I fiori di ciliegio non sono solo scenografia: sono simbolo, memoria, sentimento. Che siano coreani o giapponesi, che siano protagonisti di un drama o cornice di una giornata speciale, portano con sé storie, domande, e bellezza. Una bellezza che non dura per sempre – e forse proprio per questo rimane indimenticabile.
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