Ci sono K-Drama che ti intrattengono, altri che ti sconvolgono... e poi ci sono quelli che ti cambiano. Che ti spingono a cercare, ad approfondire, a perderti in ore di letture su nomi difficili, intrighi di corte e date che inizialmente sembrano tutte uguali. Io ho iniziato per colpa (o forse grazie) a Jang Ok Jung, Live in Love — e da lì è stata una discesa inesorabile nel mondo della dinastia Joseon. Ora, mentre guardo drammi storici come Secret Door o The King’s Face, non riesco più a vederli semplicemente come fiction: sento addosso il peso della storia, il rimpianto delle vite spezzate, l’eco di troni che avrebbero potuto cambiare tutto, se solo...
Se solo.
Una cosa è chiara: l’infelicità sembra essere un tratto comune dei principi ereditari nei drama coreani di ambientazione storica. Gwanghaegun, Crown Prince Sohyeon, Crown Prince Sado... tre figure reali che la fiction ha riportato in vita, con un fascino tragico che buca lo schermo e arriva dritto al cuore. E mi viene da chiedermi: cosa sarebbe successo se Gwanghae non fosse stato deposto? Se Sohyeon fosse diventato re? Se Sado non fosse stato rinchiuso in una cassa di riso e lasciato morire?
Non lo sapremo mai. Ma possiamo raccontarli. Possiamo sentirli.
Gwanghaegun: il re dimenticato
Nato da una concubina e nominato principe ereditario in un momento di emergenza, Gwanghaegun ha governato con intelligenza e diplomazia, cercando di ricostruire un regno distrutto dalle invasioni giapponesi. Eppure, il suo sangue “non puro” e le tensioni politiche lo condannarono: fu deposto, esiliato, cancellato dalla memoria ufficiale senza nemmeno un titolo postumo da re. Nei drama, come in King’s Face, la sua figura emerge ambigua e umana, tra strategie e fragilità. E io, mentre lo guardo, non riesco a non provare empatia per quell’uomo che fece del suo meglio in un tempo che non lo voleva.
Sohyeon: il principe tra due mondi
Figlio dell’insicuro re Injo, Sohyeon è stato forse uno dei principi più moderni di Joseon. Ostaggio dei Manciù, imparò la lingua, si avvicinò alla cultura occidentale, tornò in patria con nuove idee e un sogno: riformare il regno. Ma il padre lo vide come un traditore, non come un visionario. Sohyeon morì misteriosamente poco dopo il suo ritorno, forse avvelenato, forse... chi lo sa? The Three Musketeers lo racconta con delicatezza, tra ideali e romanticismo. Guardarlo è come stringere tra le dita una lettera mai spedita. Rimane quel “e se avesse avuto tempo?”
Sado: l’erede perduto
Il caso più famoso, il più tragico. Crown Prince Sado, figlio di Yeongjo, non fu mai all’altezza delle aspettative. O forse fu schiacciato da esse. Cresciuto lontano dai genitori, temeva il padre, che lo umiliava in pubblico e non lo capiva. La sua follia crebbe silenziosa, nascosta dietro sorrisi e inchini, finché non esplose in violenza. Uccideva i servitori, terrorizzava la corte. Secret Door ne dà una versione alternativa, più politica, in cui Sado è un principe idealista sacrificato sull’altare del potere. Ma anche se si accettasse la diagnosi di malattia mentale, rimane una verità dolorosa: morì chiuso in una cassa, lasciato senza aria, senza redenzione.
Il club dei principi mai re
Questi tre non sono gli unici. Se si sfoglia la lista dei re di Joseon, da Taejo a Sunjong, ci si imbatte in decine di storie simili: bambini messi sul trono troppo presto, reggenti ambiziosi, consorti gelose, fazioni politiche che decidevano vita e morte. Ma Gwanghae, Sohyeon e Sado condividono qualcosa di più profondo: il destino spezzato proprio quando erano più vicini al trono. Il potere che sfioravano con le dita ma che gli veniva sempre strappato via. Nei drama, le loro vite sono state romanzate, certo. Ma anche umanizzate. E questa è forse la magia dei K-Drama storici: ti fanno entrare nelle stanze del potere, ma con il cuore.
Drama, storia, e quel misterioso bisogno di sapere di più
Inizialmente, guardare un sageuk sembra solo un modo elegante per perdere tempo. E poi ti ritrovi a prendere appunti, a disegnare alberi genealogici, a cercare chi fosse la madre di chi, chi ha tradito chi, chi è stato esiliato dove. Ti appassioni. Soffri. Ti ritrovi a leggere il nome di un personaggio secondario e dire “ma aspetta, non era il fratello di…?” — e nel frattempo il drama ti ha insegnato più di un intero semestre di storia.
Certo, ci sono due tipi di drama storici: i daeha, lunghi, seri, dettagliati; e i sageuk, più brevi, spesso romanzati, con elementi fusion. Ma entrambi, a modo loro, ci educano. Anche se non ci ricordiamo tutte le date, ricordiamo le emozioni. La paura negli occhi di Sado. La frustrazione di Sohyeon. La malinconia di Gwanghae.
Perché sì, si può imparare guardando i drama
Quando si guarda Yi San, si sente il desiderio di Jeongjo di riscattare suo padre. Quando si guarda The Princess’ Man, si sente il peso dell’amore impossibile in un’epoca dove la politica vale più del cuore. E quando si guarda Dong Yi o Cruel Palace, si capisce che spesso erano le donne – concubine, regine, madri – a spostare gli equilibri nascosti del potere.
Dietro ogni drama, c’è una lezione. Magari nascosta in mezzo a un dialogo. O scritta sul volto del protagonista in silenzio. Ma c’è. E noi, spettatori affamati, la sentiamo. Anche senza accorgercene.
E alla fine…
Forse quei principi erano davvero troppo avanti per il loro tempo. Forse erano solo nati nel momento sbagliato. Ma grazie ai K-Drama, la loro memoria non è andata perduta. Rivivono nei nostri schermi, nei nostri cuori, e nelle ricerche notturne fatte su Wikipedia o nei blog semi-abbandonati dove ci sono ancora le foto in costume tradizionale.
La prossima volta che guarderò un drama storico e vedrò un principe che lotta per essere ascoltato, per essere amato, per diventare re, non penserò solo “che bravo attore”. Penserò: “Anche tu, come Gwanghae. Anche tu, come Sado. Anche tu, come Sohyeon. Anche tu, parte di quel club silenzioso e struggente dei Principi Mai Re.”
E forse, tra un episodio e l’altro, aprirò un’altra pagina di storia. Perché no? In fondo, la passione nasce così: da una scintilla. O da un drama.