Ci sono momenti in cui la fragilità del corpo umano ci ricorda quanto siamo vulnerabili, soprattutto quando ci ammaliamo o quando a stare male è qualcuno che amiamo. Ogni genitore alle prime armi lo sa bene: ci si allarma per ogni piccola cosa, ci si sente spaesati, impreparati, spaventati. È un istinto naturale, quasi primordiale. E anche in Corea, come in tante altre parti del mondo, la risposta istintiva spesso non è correre in ospedale… ma affidarsi a quei rimedi casalinghi che attraversano le generazioni come piccoli segreti tramandati sottovoce. Mi è sempre piaciuto osservare come le culture trasformino l’ansia in creatività, come riescano a costruire mondi di piccole soluzioni fatte di ingredienti quotidiani, di leggende familiari, di oggetti che senza una storia sembrerebbero irrilevanti. E la Corea, da questo punto di vista, è un universo intero che merita di essere raccontato. I rimedi popolari, i cosiddetti min-gahn-yoh-beop, hanno una logica loro, un fascino loro. Sono il compromesso ideale tra ciò che è stato tramandato e ciò che “potrebbe funzionare”, un ponte tra medicina tradizionale, superstizione e quotidianità.
Uno dei rimedi più discussi riguarda l’uso del dwaenjang, la pasta di soia fermentata, applicata direttamente sulle ustioni, insieme a varianti come patate o cetrioli crudi grattugiati. I medici di Medicina Tradizionale Coreana giurano che possa aiutare, soprattutto quando non si può accedere immediatamente a cure più adeguate. Ma la verità è che il dibattito rimane acceso. È il classico esempio di rimedio su cui alcuni giurano e altri inarcano le sopracciglia. Molto più “coraggioso” è il mix a base di peperoncino in polvere e soju da bere tutto d’un fiato quando si ha il raffreddore. Una combinazione che mette alla prova anche gli stomaci più audaci. L’effetto benefico percepito sembra derivare dall’alcol e dalla capsaicina, che favoriscono la sudorazione e danno l’impressione temporanea di sollievo. Ma non si tratta di una cura vera e propria. Poi c’è un rimedio talmente radicato nella cultura coreana da essere persino finito in un episodio imbarazzante del mondo sportivo: piccoli colpetti sul coccige dopo un colpo alle parti intime. Un calciatore coreano lo fece a un avversario in campo, suscitando indignazione generale. Ma la logica, per quanto possa sembrare assurda a occhi esterni, è semplice: si crede che quei colpetti aiutino a rilassare i muscoli pelvici e alleviare il dolore. E pare che funzioni davvero.
Tra i metodi più controversi c’è poi l’abitudine di pungere le punte delle dita con un ago per trattare l’indigestione, un vero e proprio salasso domestico. Non serve dire che oggi questo faccia sollevare più di un sopracciglio, soprattutto per i rischi igienici. Ma secondo la Medicina Tradizionale Coreana, le punte delle dita sono collegate allo stomaco tramite i Meridiani, e liberare una piccola quantità di sangue ristabilirebbe l’equilibrio. In alternativa, chi non vuole usare aghi può premere con forza il punto tra pollice e indice, un altro nodo energetico riconosciuto. Una delle ricette più dolci e sorprendenti è quella a base di ravanello coreano (mu) e miele, un rimedio amatissimo dai cantanti e dagli idol per mantenere la voce limpida e proteggere la gola. Basta tagliare il ravanello, sommergerlo di miele e aspettare che rilasci un liquido trasparente che diventa un vero toccasana. È naturale, semplice, sicuro per quasi tutte le età.
La Corea lega alla natura anche i rimedi per il sonno. Un vecchio detto raccomanda di mangiare lattuga la sera prima di un esame per dormire profondamente, ma evitarla il giorno stesso perché potrebbe causare troppa sonnolenza. E poi c’è la curiosa abitudine di posizionare aglio o cipolla sopra la testa per favorire il riposo, un suggerimento misterioso nelle origini ma ancora presente nelle case più tradizionali. Per la pelle, soprattutto per l’acne, torna protagonista il ravanello coreano, grattugiato e applicato direttamente. E, se si è fortunati da averne accesso, anche il succo dei fiori di pesco. La cura della zona pelvica è un tema molto presente nei rimedi popolari coreani: per stitichezza o lievi emorroidi si consiglia di sedersi ogni giorno in acqua calda per alcuni minuti, ma solo con la parte inferiore del corpo immersa, creando volutamente una differenza termica. Per le emorroidi, esiste anche un rimedio che prevede l’uso di fichi frullati, applicati direttamente per alcuni giorni. Non mancano rimedi dedicati alla bellezza, come l’uso dei semi di sesamo nero tostati e mescolati con alcol per contrastare la caduta dei capelli. Sembra una credenza folcloristica, e forse lo è, ma nasce dall’idea che gli alimenti di colore nero abbiano proprietà rinforzanti. È una convinzione antica, ancora oggi riflessa negli shampoo e nei trattamenti a base di alghe.
E poi, come in ogni tradizione antica, ci sono i rimedi che lasciano interdetti. Per esempio, in caso di morso di topo, si suggerisce di bruciare pelo di gatto, ridurlo in polvere e applicarlo sulle ferite. O ancora, un rimedio ancora più drastico: per chi soffre di enuresi notturna in età adulta, si consiglia di bruciare la cresta di gallo, polverizzarla, scioglierla in tè e assumerla tre volte al giorno. Accanto a queste pratiche singolari, la Corea coltiva anche rimedi molto più delicati e conosciuti. Il juk, il porridge di riso, è un abbraccio caldo per lo stomaco, ideale per reintegrare liquidi e calmare disturbi digestivi. Il ginseng è un alleato contro la stanchezza e lo stress, capace di dare energia e lucidità mentale. L’artemisia, spesso utilizzata anche nella skincare, è ricercata per alleviare i crampi mestruali grazie alle sue proprietà antinfiammatorie. Aglio e miele sono un connubio diffuso in tutto il mondo, ma in Corea l’uso è ritualizzato: la combinazione crea una sorta di scudo naturale per la gola, soprattutto con una nota di limone.
Tra i rimedi più popolari e confortanti ci sono i tè, consumati caldi o freddi a seconda delle necessità. Il maesil-cha, a base di prugne coreane sotto forma di sciroppo, è perfetto per digestione e stanchezza. Lo yuzu tea, ricco di vitamina C, è un alleato prezioso per il sistema immunitario, con il suo profumo agrumato che evoca giornate luminose anche quando ci si sente a pezzi. Il bori-cha, il tè d’orzo, è una coccola quotidiana: rinfrescante, leggero, ricco di fibre, ideale per favorire la digestione e persino il sonno. E, naturalmente, il tè al ginseng, disponibile in mille forme, perfetto per rinforzare il corpo nei periodi più difficili. Guardare tutti questi rimedi insieme è come aprire una porta su un mondo vasto, complesso, pieno di poesia e stranezze. La medicina popolare coreana non è solo un insieme di ricette improbabili: è un modo di pensare, un sistema di credenze che ha accompagnato generazioni intere. È un mosaico di tentativi, di speranze, di esperienze. A volte efficace, a volte bizzarro, ma sempre profondamente umano.
