20 maggio 2025

La vita tra una scena e l’altra: Melo Movie

 

ATTENZIONE - L'ARTICOLO POTREBBE CONTENERE SPOILER

Ci sono serie che guardi. E poi ci sono quelle che ti guardano dentro.

Melo Movie non è un drama come gli altri. Non è neppure una semplice storia d’amore o una riflessione sulla famiglia. È un viaggio dentro il dolore, dentro il sogno, dentro quella zona indefinita dove la realtà ti fa a pezzi e gli hobby – quei piccoli atti di resistenza quotidiana – ti rimettono insieme.

È un film nel film. È una metafora continua. È il modo in cui ci raccontiamo le nostre vite per sopravvivere ad esse.

"Vivere è come girare un film. Solo che non abbiamo un regista che ci dice quando gridare 'Stop'."
Melo Movie


Ko Gyeom è un critico cinematografico che non ha mai smesso di essere un bambino con un sogno: vedere tutti i film del mondo. Non perché voglia semplicemente “guardarli”, ma perché in ogni pellicola cerca un frammento di sé. Un senso. Una spiegazione. Forse un’uscita di sicurezza dal proprio dolore.

Dall’altra parte c’è Kim Mu-bee, aspirante regista il cui nome – ironicamente simile a "movie" – è una condanna: lei odia i film, ma è costretta a inseguirli. Vive il cinema come il luogo in cui si perdono le persone, come quella figura paterna troppo ingombrante che ha lasciato più vuoti che memorie.

Quando si incontrano di nuovo – anni dopo una separazione mai risolta – i due non sanno di avere bisogno l’uno dell’altra. Ma la vita lo sa. E li mette sullo stesso set, nella stessa scena.

Ed è lì che inizia il vero film.


Gli hobby non sono passatempi. Sono zattere. Isolotti a cui ci aggrappiamo quando tutto affonda.

Per Gyeom, guardare film è un atto quasi religioso. Ogni pellicola è un piccolo altare dove portare le proprie emozioni, osservarle da fuori, comprenderle. Non è solo amore per il cinema: è necessità. È sopravvivenza.

“A volte la mia vita mi faceva sentire come se fossi in acqua. Non riuscivo a capire se stavo affondando o galleggiando. Ero semplicemente perso.”
Melo Movie

Per Mu-bee, girare un film è un modo per affrontare il proprio trauma, anche se lo nega. L’arte, per lei, è fastidio, ma anche unica possibilità di contatto con qualcosa di più grande. E forse, con se stessa.

In un mondo che ci chiede sempre di correre, di lavorare, di produrre, Melo Movie ci ricorda che costruire modellini, scrivere racconti, ascoltare musica, guardare film… è un modo per respirare. E per non morire.


L’amore che il drama racconta è scomodo. Imperfetto. Non sempre sano. Ma profondamente umano.

Tra Gyeom e Mu-bee non c’è la scintilla da commedia romantica. C’è un incendio lento, che brucia tra la paura dell’abbandono e il desiderio di lasciarsi andare. I due si amano nel modo in cui ci si ama quando si è già stati feriti: con sospetto, con rabbia, con tenerezza trattenuta.

“Parlare con le persone e avvicinarsi a loro mi mette a disagio. Perché se ne andranno tutti un giorno.”
Melo Movie

Anche i rapporti familiari seguono questa logica: la madre di Gyeom, la figura del padre di Mu-bee. Tutti si inseguono e si rifiutano. Eppure non si smette mai davvero di cercare l’amore.

È proprio nell’ambivalenza che Melo Movie ci ricorda quanto sia difficile – e necessario – restare.


Sognare è un atto rivoluzionario. Ma anche un lusso che spesso costa caro.

Entrambi i protagonisti inseguono qualcosa: Gyeom vuole trovare un senso alla vita attraverso i film, Mu-bee vuole creare qualcosa che la riscatti da un passato ingombrante. Ma la realtà è fatta di bollette, compromessi, ansie notturne.

“La vita sembra avere una quantità fissa di felicità. In altre parole, c’è anche una quantità fissa di sfortuna.”
Melo Movie

Il drama non regala facili illusioni. Mostra che realizzare i propri sogni è difficile, e a volte serve più coraggio a resistere che a partire. Serve più forza a non mollare, che a inseguire qualcosa a tutti i costi.

Eppure, ci insegna anche che vale la pena provarci. Perché sognare ci salva. Anche se ci ferisce.


E poi c’è il lutto.

Quella parte di Melo Movie che, per me, è stata un pugno e un abbraccio insieme. Il modo in cui viene rappresentata la perdita del fratello Jun è struggente, delicato, e incredibilmente autentico.

Gyeom non piange in modo teatrale. Non si dispera a gran voce. Porta il lutto dentro, come una pellicola che gira in loop nel suo cuore. Ogni ricordo è un flashback, ogni oggetto è un simbolo. E la narrazione ci fa entrare nella mente di chi non riesce a dire addio.

“A volte non piangi perché sei forte. Ma perché il dolore è diventato parte di te.”
Melo Movie

È poesia. Ma anche verità. È una carezza per chi ha perso qualcuno, per chi ogni tanto sente mancare l’aria ma non sa spiegare perché.

Questo drama non ci insegna a superare il dolore. Ma ci mostra come conviverci. E farci pace.


La metafora del cinema è onnipresente. Ogni scena è un riferimento. Ogni gesto, un’inquadratura.

Ma non è solo un espediente estetico. Melo Movie ci ricorda che anche noi montiamo la nostra vita come fosse un film. Tagliamo scene, diamo importanza a certe battute, ci rivediamo i momenti belli mille volte e cerchiamo di dimenticare quelli brutti.

“Di solito, quando una persona diventa curiosa di qualcuno... Questo è ciò che accade nei film melodrammatici.”
Melo Movie

E allora sì, forse vivere è proprio questo: una sceneggiatura che riscriviamo ogni giorno. Con errori, con imprevisti. Ma anche con bellezza.


Quando Melo Movie finisce, non è davvero finito.

Ti resta addosso. Ti fa pensare a quel sogno che hai abbandonato. A quella persona che non c’è più. A quell’hobby che ti tiene a galla quando la realtà affonda. Ti fa sentire meno solo.

“Non è necessario che ogni film abbia un lieto fine. Ma ogni film merita di essere visto fino alla fine.”
Melo Movie

E anche ogni vita, aggiungerei io.

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