25 maggio 2025

Vergini fino al matrimonio? Solo se sei una donna (nei K-Drama)


Quanti K-Drama hai visto in cui la protagonista ha più di vent’anni, non ha mai baciato nessuno e non si è mai innamorata? Spoiler: tantissimi. Ed è una costante che, lo ammetto, continua a lasciarmi perplessa. Non tanto perché sia impossibile – ognuno ha i suoi tempi, ci mancherebbe – ma perché nei drama sembra essere la norma. E non posso essere l’unica a trovarlo un po’… strano.

Perché questo stereotipo si ripete così spesso? La risposta sembra affondare le radici in una visione piuttosto squilibrata della sessualità nei media coreani. Da una parte, abbiamo le eroine pure, caste, eteree, che sembrano vivere in un eterno limbo pre-adolescenziale. Dall’altra, i protagonisti maschili sono dei veri Casanova: flirtano, bevono nei club, si fanno accompagnare da donne (senza nome, senza volto, senza ruolo) negli hotel.

Ecco il punto: le donne sessualmente attive nei drama non hanno una storia. Non hanno un nome, né un passato, né un futuro. Sono comparse al servizio della virilità del protagonista. Al contrario, gli uomini sessualmente attivi sono complessi, amabili, travagliati. Possono essere amati nonostante – o addirittura grazie – alla loro esperienza. Le donne no. Se hai una vita sessuale attiva, nel mondo dei drama, sei automaticamente una cattiva ragazza. Un ostacolo. Un pericolo. O peggio, una macchietta.

Questa narrativa ha un nome, e si chiama patriarcato.

Nel mondo dei K-Drama, "uomo che fa sesso = forte e desiderabile", "donna che fa sesso = superficiale e sbagliata". Non è solo fastidioso, è il riflesso di una società in cui il potere è storicamente concentrato nelle mani degli uomini. Dove la castità femminile viene idealizzata al punto da diventare una condizione necessaria per essere una "brava ragazza".

Eppure, la realtà coreana è molto più sfumata. L’Enciclopedia Internazionale della Sessualità riportava già nel 1996 che quasi la metà delle ragazze sudcoreane aveva avuto una relazione sentimentale prima della laurea, e il 16,7% degli adolescenti era sessualmente attivo. Numeri che sono sicuramente cresciuti col tempo. Eppure, nel medesimo studio, oltre il 60% delle donne single adulte dichiarava di non aver mai avuto esperienze sessuali. Un dato che parla di una società sospesa tra apertura e repressione.

Perché? Perché da un lato si sposano sempre meno, e sempre più tardi. Le relazioni amorose fuori dal matrimonio esistono eccome. Ma dall’altro, i valori tradizionali restano duri a morire: "una brava donna aspetta il matrimonio". E questa tensione si riflette nei media.

Uno studio sociologico coreano riporta che l’80% della popolazione è preoccupata per quella che percepisce come una “cultura sessuale troppo aperta”, ma allo stesso tempo il 61% riconosce che la società coreana è sessualmente repressiva. Insomma, un paradosso che genera soprattutto una cosa: stress. Psicologico. E, guarda caso, soprattutto sulle donne.

Ecco perché i drama continuano a raccontare le stesse storie. Perché è più facile. Perché la censura è forte. Perché evitare la sessualità è, ancora oggi, la strada più sicura per non "disturbare". Ma il messaggio che passa è potente: se sei una donna e vivi liberamente la tua sessualità, il tuo destino nei drama sarà sempre quello della comparsa o dell'antagonista. Non della protagonista. Non dell’eroina.

Eppure la realtà è diversa. Non tutte le donne vogliono aspettare il matrimonio. Non tutte vogliono sposarsi. E soprattutto, non tutte sono disposte a sacrificare la carriera o la libertà per adeguarsi a un modello che non le rappresenta. In Corea, troppe donne vengono licenziate dopo il matrimonio, o ostacolate nelle promozioni. Il messaggio implicito è devastante: niente sesso senza matrimonio, ma niente carriera con il matrimonio. E intanto agli uomini viene concesso tutto: amore, sesso, successo, redenzione.

I drama, lo sappiamo, sono industria. Offrono ciò che vende. Ma davvero il pubblico vuole solo castità, censura e stereotipi?

Io non ci credo.

Credo che ci sia spazio – e fame – per racconti più onesti, più complessi, più veri. Storie in cui le donne non siano solo "vergini in attesa dell’uomo giusto", ma persone complete, con desideri, libertà e voce. Storie in cui la sessualità femminile non sia una colpa da espiare, ma una parte naturale della vita.


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