11 giugno 2025

L'importanza dei libri nei kdrama


In K-Dramaland si legge. Eccome se si legge.

Se pensi che le serie coreane siano solo baci rubati sotto la pioggia o litigi infiniti tra suocere e nuore, allora forse non hai guardato abbastanza da vicino. Perché c'è un dettaglio che torna sempre, in modo discreto ma costante: i libri. Scaffali colmi, titoli sparsi sui tavolini, copertine lasciate in bella vista sui comodini. E spesso non sono messi lì per caso. In K-Dramaland, la lettura è un gesto rivelatore, un modo per raccontare il mondo interiore di un personaggio, senza bisogno di parole.

E no, non sono solo le donne a leggere. In realtà, sono soprattutto gli uomini. Quei protagonisti silenziosi, spesso freddi all’apparenza, che ti conquistano pagina dopo pagina proprio come fanno con chi li guarda. Leggere, nei drama, è un atto d'amore verso se stessi e verso l’altro. È vulnerabilità, curiosità, malinconia. È una porta aperta sulla mente e sul cuore.

I libri che non ti aspetti (e quelli che sì)

A volte i titoli sono famosi e riconoscibili. Come "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen, che appare in Pride and Prejudice 2, quasi a fare da eco letteraria al titolo stesso. O "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll, che in Secret Garden diventa il simbolo di una realtà che si capovolge, proprio come succede nel drama.

Ci sono poi libri che parlano di emozioni, in modo diretto, disarmante, come "He’s Just Not That Into You" di Greg Behrendt e Liz Tuccillo, che compare in Marriage Not Dating. Un manuale semi-serio sull'amore che funziona — o che smette di funzionare.

E che dire di "Demian" di Hermann Hesse, letto in Producer? Quel romanzo che ti scompone dentro, che ti costringe a guardare in faccia il tuo doppio, il tuo lato oscuro, la tua trasformazione.

I momenti che restano impressi

Ci sono scene che sembrano scritte con l'inchiostro più delicato dell'anima. Come in Father, I’ll Take Care of You, quando Han Sung-Joon legge a Oh Dong-Hee “Le stelle” di Alphonse Daudet, proprio nel cuore della Forest of Wisdom. È un momento sospeso, che odora di carta e di sogni, in cui i libri diventano un ponte tra due cuori.

Oppure c’è Witch’s Romance, dove spunta "The Magical Moment" di Paulo Coelho. E la magia non è solo quella del titolo, ma quella di sentirsi compresi da parole scritte a chilometri di distanza, in un tempo lontano.

A volte i libri sono una via di fuga, altre volte un modo per dire ciò che non si riesce ad ammettere. Come in Mad Dog, dove si legge "Sette anni di notte" di Jeong Yu-jeong. O come in Love Detective Sherlock K, dove appare "Tess dei D’Urberville" di Thomas Hardy, forse per raccontare la vulnerabilità nascosta sotto la corazza dell’investigazione.

Quando i libri parlano di solitudine

Molti dei testi che appaiono nei drama parlano di solitudine, perdita, desiderio di riscatto. Come in Second Time Twenty Years Old, dove in un solo episodio troviamo "Nina" di Luise Rinser e "Writing Down Today’s Joys", un semplice quaderno per annotare i momenti felici. Piccoli gesti che diventano resistenza, promemoria di bellezza.

E poi ci sono i titoli che spiazzano. "Popular Remedies For Colon-Related Troubles" in Reply 1988, ad esempio, che strappa un sorriso e ci ricorda che i drama sono anche autoironia, umanità e normalità.

Gli autori coreani e la letteratura che cura

In Secret Garden, il protagonista Kim Joo-Won possiede una vera e propria biblioteca. Tra gli scaffali troviamo versi profondi e poetici di autori coreani come Kim Nam-il, Hwang Dong-gyu, Jin Dong-kyu e Hwang In-sook. Libri che non troverai facilmente tradotti, ma che in Corea sono voce dell’anima. Sono titoli che raccontano il dolore, l’amore sommesso, l’attesa, come in "Quando mi affido al caso" o "Qualcuno cammina dentro il mio petto". Non servono effetti speciali quando le parole bastano a far tremare il cuore.

Leggere per amare, sopravvivere, guarire

In un mondo sempre più visivo, dove tutto è veloce, vedere qualcuno che legge è un atto quasi rivoluzionario. Nei drama coreani, leggere è ancora un rituale lento, privato, intimo. È un modo per guarire, per sognare, per amare. È lo spazio interiore che resta quando tutto il resto crolla.

I libri non sono solo accessori di scena. Sono messaggi silenziosi. Sono scelte narrative precise, dense di significato. Quando un personaggio prende in mano Anna Karenina, non lo fa per caso. Lo fa perché in quel momento, forse, si sente anche lui sul bordo del precipizio dell’amore.

In Glorious Temptation si legge "Memories: A Story of German Love" di Max Müller. In Master’s Sun, compare "One Stormy Night" di Yūichi Kimura. Ogni libro, un indizio. Ogni copertina, uno specchio dell’anima.

In fondo, anche questo è amore

C’è chi si innamora tra una battuta e un abbraccio, e chi si innamora leggendo insieme. Chi si conosce scambiandosi libri, versi, sogni. E chi si salva, semplicemente, trovando le parole giuste al momento giusto.

E forse è proprio questo che i K-Drama ci insegnano: che le storie curano, e che i libri sono un modo di amarsi in silenzio.

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