Se sei appassionata di K-Drama, idol o semplicemente curiosa del mondo coreano, probabilmente ti sei già imbattuta nell’espressione "Korean age". E magari hai anche avuto un attimo di panico quando hai scoperto che lì, ufficialmente, potresti avere uno o due anni in più. Tranquilla, succede a tutti. Ma dietro questo curioso sistema c'è una storia affascinante fatta di tradizioni, calendari lunari, celebrazioni antiche e una visione della vita che va ben oltre il semplice numero riportato su un documento.
Un'età, due, tre? In Corea, tutto è possibile
La Corea del Sud ha utilizzato per secoli un sistema di conteggio dell’età completamente diverso da quello occidentale. Secondo la tradizione, una persona nasce già con un anno di vita, e poi diventa più grande... a Capodanno. Sì, ogni 1° gennaio, tutti i coreani "invecchiano" insieme, indipendentemente dalla loro data di nascita. Quindi se nasci il 31 dicembre, il giorno dopo potresti già avere due anni. Letteralmente.
Questo sistema, chiamato 한국 나이 (Hanguk nai), ovvero "età coreana", affonda le sue radici in una cultura che considera la vita come qualcosa che inizia già dal grembo materno. Il tempo, nella visione tradizionale, non è solo un calcolo cronologico, ma un flusso condiviso dalla comunità.
Negli ultimi anni, però, la Corea ha affiancato a questo sistema quello internazionale, chiamato 만 나이 (man nai), utilizzato per questioni ufficiali come la scuola, il lavoro o l’età legale per bere e guidare. Ma nella vita di tutti i giorni, soprattutto nei contesti informali, la vecchia abitudine del “Hanguk nai” è ancora viva e vegeta.
Ma quindi... come si calcola?
Quindi, se sei nata nel 2000 e stiamo vivendo il 2025, secondo il sistema coreano hai 26 anni, anche se in Italia ne hai 25 o persino 24, a seconda del tuo compleanno.
I numeri parlano coreano
In Corea, i numeri cambiano anche a seconda del contesto. Esistono i numeri sino-coreani (di origine cinese) e quelli nativi coreani. Per esempio, per dire "sette anni" puoi usare 칠세 (chil-se) se stai parlando in modo più formale o con numeri sino-coreani, oppure 일곱 살 (ilgop sal) in un contesto più familiare.
E se vuoi specificare che stai usando l’età internazionale? Basta aggiungere 만 (man) davanti al numero: 만 일곱 살 (man ilgop sal).
Confusa? Benvenuta nel club. Ma è anche questo che rende affascinante la cultura coreana: non si limita mai a una sola interpretazione delle cose.
La festa dei 100 giorni: 백일 (Baegil)
Un’altra tradizione che ci fa capire quanto il tempo sia vissuto diversamente in Corea è il 백일 (baegil), la celebrazione del centesimo giorno dalla nascita di un bambino. Oggi è un momento tenero e pieno di significato, ma in passato era qualcosa di molto più profondo e urgente.
Un tempo, la mortalità infantile era altissima. Superare i primi 100 giorni era una vera impresa, un traguardo da festeggiare. Le famiglie pregavano, consultavano sciamani, facevano sacrifici, e se il bimbo sopravviveva... si organizzava una grande festa per ringraziare il cielo. Oggi il baegil è meno diffuso, e si tende a dare più importanza al 돌 (dol), il primo compleanno. Ma resta una finestra importante su come un popolo può trasformare il tempo in un simbolo.
E l’età legale?
La legge in Corea si basa sull’età internazionale. Quindi, per bere alcolici, devi avere 19 anni internazionali, che possono coincidere con 20 o 21 anni coreani, a seconda della tua data di nascita. Stessa cosa per l’ingresso nei locali o per guardare un film vietato ai minori.
Insomma, se stai pensando di andare in Corea per vivere, studiare, lavorare o semplicemente respirare un po’ di quella magica cultura che ci fa battere il cuore ogni volta che sentiamo una OST… preparati. Il tuo compleanno potrebbe diventare un’esperienza multipla.
Come si chiede l’età in Corea?
Qui si apre un mondo di formule diverse a seconda del contesto, dell’età e del grado di rispetto:
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몇 살이야? (myeot sal-i-ya?): informale, tra amici o persone molto giovani.
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몇 살이에요? (myeot sal-i-e-yo?): più gentile, adatto agli sconosciuti.
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나이가 어떻게 되세요? (na-i-ga eotteohke doeseyo?): rispettoso, usato con superiori o persone più grandi.
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연세가 어떻게 되십니까? (yeonse-ga eotteohke doesimnikka?): ultra-formale, per persone anziane.
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몇 년생이에요? (myeot nyeonsaeng-i-e-yo?): modo elegante per chiedere “in che anno sei nato?” e dedurre l’età.
Il tempo, in Corea, non è solo un numero
Quello che colpisce davvero, al di là delle formule e dei conti, è il significato che i coreani attribuiscono all’età. Non è solo una questione anagrafica, ma un modo per inquadrare i rapporti, definire ruoli sociali, costruire rispetto e gerarchia.
In Corea, non sei semplicemente “una ventenne”. Sei la unnie di qualcuno, la dongsaeng di qualcun altro, e quel numero – che cambia ogni primo gennaio – ti inserisce automaticamente in un ordine relazionale fatto di rispetto, cura, ma anche complicità.
Ed è proprio questa profondità che rende così affascinante imparare la cultura coreana. Perché non basta conoscere i numeri: bisogna saperli vivere. E magari, per un attimo, sentirsi davvero un po’ più grandi.
Fonte: https://ling-app.com/ko/korean-age/
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