30 giugno 2025

Brand coreani che (forse) non sapevi fossero coreani: viaggio tra moda, tecnologia e cultura

 

C’è un dettaglio della cultura coreana che, prima o poi, salta all’occhio di chiunque: è sempre un passo avanti. Non è solo una questione di K-pop, K-beauty o K-fashion — quei termini che ormai si sentono ovunque, anche tra chi non ha mai guardato un drama. È proprio un'attitudine: creare tendenze, anticipare le mode, sorprendere il mondo.

La Corea del Sud è diventata una vera e propria fucina di idee. Passeggiare per le strade di Seoul non è solo fare shopping o turismo: è come camminare dentro il futuro. Ricordo ancora la sensazione quasi straniante che ho provato nel quartiere di Sinsa-dong: ogni angolo sembrava un set cinematografico inedito. Tra boutique minimaliste, concept store surreali e insegne che sembravano uscite da un manga cyberpunk, era chiaro che lì si respirava un’aria diversa. Un’aria creativa, sfacciata, in costante trasformazione. Mia ragazza, che era con me, era letteralmente impazzita per alcuni brand coreani mai visti prima — e in effetti, molti di quei prodotti non erano nemmeno arrivati in Europa.

Ma la cosa davvero interessante è che molte aziende che conosciamo e usiamo quotidianamente, e che diamo per scontato siano “internazionali”, sono in realtà profondamente coreane. E la lista ti sorprenderà.

Samsung: molto più di uno smartphone

Iniziamo con il colosso: Samsung. Se pensavi fosse americano o giapponese, non sei l’unico. Fondata nel 1938 da Lee Byung-Chul come compagnia di commercio, Samsung è oggi sinonimo di tecnologia globale. Il nome in hanja (삼성, “tre stelle”) rifletteva già l’ambizione: creare qualcosa di eterno, come le stelle nel cielo. Oggi, Samsung rappresenta circa il 20% delle esportazioni della Corea del Sud. Praticamente, un paese dentro al paese. E sì, è stata la prima a mettere un lettore MP3 in un cellulare… ora ti senti vecchio anche tu?

Hyundai e Kia: l’automobile secondo la Corea

Altri due giganti che troviamo sulle nostre strade: Hyundai e Kia. Il primo significa letteralmente “modernità” (현대), e non potrebbe esserci nome più adatto per un marchio che costruisce una delle più grandi fabbriche automobilistiche integrate del mondo, a Ulsan.

Kia, che molti confondono per giapponese, è invece la sorella minore di Hyundai. Il suo nome deriva da due caratteri: 起 (ki), “sorgere”, e 亞 (a), “Asia”. Quindi sì, Kia significa “sorgere dall’Asia”. E a noi, che amiamo i significati nascosti, questa cosa fa brillare gli occhi.

LG: l’elettronica con un sorriso

TV, frigoriferi, climatizzatori… chi non ha un LG in casa? Ma sai da dove viene questo nome? Dalla fusione di due aziende: Lak Hui (che si pronunciava “Lucky”) e Goldstar. Unione che ha dato origine al brand “Lucky Goldstar”, poi accorciato in LG nel 1995 per renderlo più digeribile a livello internazionale. Una scelta intelligente, semplice ed efficace, in pieno stile coreano.

Fila: la metamorfosi tutta coreana

Fila, invece, nasce in Italia. Ma poi accade qualcosa di curioso: nel 2007 viene acquisita completamente da Fila Korea, diventando coreana a tutti gli effetti. Oggi ha sede a Seoul, e la sua influenza nella moda asiatica è immensa. È la dimostrazione che, a volte, la globalizzazione fa dei giri strani… e interessanti.

Kakao: il cuore digitale della Corea

Chiunque viva in Corea (o abbia amici coreani) conosce KakaoTalk. Più di una semplice app di messaggistica, è un universo a parte. Tutto parte da Kakao, azienda tech coreana nata nel 2010 a Jeju, che ha costruito un impero digitale attorno a un nome ispirato al cacao — dolcezza e tecnologia in perfetto stile K. Oggi Kakao è il ponte che collega i coreani: chat, pagamenti, mappe, musica… tutto passa da lì.

Posco, E-Mart, Kepco: l’altra faccia dell’industria

Non solo moda e tecnologia: la Corea brilla anche sul fronte industriale. Posco, per esempio, è uno dei maggiori produttori di acciaio al mondo. E-Mart è il colosso della grande distribuzione, con oltre 160 store in tutto il paese. E poi c’è Kepco, che da più di un secolo fornisce il 93% dell’elettricità del paese. Numeri che parlano da soli, ma che spesso restano nell’ombra delle luci al neon di Gangnam.

SK Telecom: sempre connessi

Fondata nel 1984, SK Telecom è la più grande compagnia telefonica coreana. Senza di lei, il nostro amato K-drama non arriverebbe in streaming, e probabilmente il K-pop non sarebbe esploso come oggi. È un’infrastruttura invisibile, ma fondamentale.

La moda coreana: dove tutto ha inizio

E infine, torniamo là dove tutto si fonde: nella moda. Perché in Corea, la moda non è solo “bellezza”: è identità, è movimento, è sperimentazione. Prendiamo Stylenanda, nata nel 2004 e oggi proprietà di L’Oréal. Il suo flagship store a Myeong-dong — interamente rosa e allestito come un hotel — è una tappa obbligata per chiunque visiti Seoul.

E poi c’è Minju Kim, vincitrice di Next in Fashion su Netflix, che ha saputo trasformare la sua visione delicata e potente in un brand di successo. Una designer che unisce storytelling e tessuto in un abbraccio emozionale.


La Corea del Sud non è solo un paese. È un laboratorio vivente, dove ogni giorno nascono idee, marchi e sogni. È un luogo dove l’innovazione non si insegna: si respira. E prima o poi, anche se pensi che a te non interessi, ti ritroverai con qualcosa di coreano tra le mani. Un cellulare, una maglietta, una serie TV. E magari ti chiederai: “Ma davvero è tutto partito da lì?”.

La risposta è sì. E non è ancora finita.

Fonte: https://ling-app.com/ko/guide-to-popular-brands-in-korea/

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