Ti sei mai chiesta cosa significhi davvero sentirsi parte di qualcosa? Non parlo di un fandom o di un gruppo Facebook, ma di una lingua. Una lingua che non ti fa solo comunicare, ma che ti dà voce, identità, orgoglio. In Corea, tutto questo ha un nome: Hangul. E sì, ha anche un giorno speciale. Si chiama Hangul Day (한글날), e fidati, non è solo un giorno segnato sul calendario. È una dichiarazione d’amore. Per la cultura, per le radici, per la gente.
Una lingua per tutti: quando le parole diventano democrazia
Facciamo un salto indietro nel tempo, al XV secolo. La Corea, all’epoca, parlava coreano ma scriveva… in cinese. Hai presente cercare di inviare un messaggio a un’amica usando i geroglifici? Esatto. Era roba da élite, da studiosi, da chi poteva permettersi anni di studio. E il resto del popolo? Escluso. Analfabeta. Invisibile.
Poi arriva lui, il re Sejong il Grande. E con lui, un’idea rivoluzionaria. “Perché non creare un alfabeto che sia facile, logico, accessibile a tutti?” Detto, fatto. Insieme a un gruppo di studiosi, inventa il Hangul, un sistema fonetico pensato per la lingua coreana, semplice da imparare ma profondissimo nel significato. Non era solo un alfabeto. Era una forma di giustizia sociale.
Hangul Day: non una semplice festa, ma un atto d’amore
Hangul Day si celebra ogni anno, e non in un solo modo. In Corea del Sud, cade il 9 ottobre, in onore dell’anno in cui l’alfabeto venne annunciato al popolo: il 1443. Una data che oggi è festa nazionale (con qualche interruzione dovuta ai soliti motivi economici, ma dal 2013 è tornata ufficiale). In Corea del Nord, invece, si festeggia il 15 gennaio, giorno in cui, si dice, la versione definitiva del sistema fu completata nel 1444. Là lo chiamano “Chosongul Day”, ma il cuore è lo stesso: ricordare e celebrare l’orgoglio di avere una lingua tutta propria.
Che tu sia a Seoul o a Pyongyang, Hangul Day è una di quelle ricorrenze che non si festeggiano con fuochi d’artificio, ma con il cuore. È la festa di un’idea: quella che tutti meritano di leggere, scrivere, comprendere.
Una storia d’amore con qualche ostacolo
Come ogni bella storia d’amore, anche quella tra la Corea e il suo alfabeto ha avuto i suoi alti e bassi. Dopo la liberazione dal Giappone nel 1945, Hangul Day diventa festa nazionale. Un simbolo potente, quasi terapeutico, per un Paese che stava ritrovando se stesso.
Ma poi arriva il 1991 e con esso l’idea che “forse abbiamo troppe festività”. Risultato? Hangul Day viene declassato a giornata commemorativa. Niente giorno libero. Niente festeggiamenti ufficiali. Un colpo al cuore per molti.
Per fortuna, l’amore vince sempre. Il popolo non ha dimenticato. Petizioni, articoli, proteste pacifiche. E nel 2013, bam, Hangul Day torna festa nazionale. Perché a volte un giorno di festa può significare molto più di un giorno di riposo: può essere il modo in cui un Paese dice “questa è la nostra voce”.
Come si festeggia oggi Hangul Day?
La risposta breve? Con passione. La risposta lunga? Con tutto ciò che serve per onorare una lingua: studio, creatività, memoria.
Se ti trovi in Corea del Sud, potresti:
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Visitare la maestosa statua di Re Sejong a Gwanghwamun, proprio nel cuore di Seoul.
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Entrare nel museo “Sejong Story” e lasciarti ispirare da come è nato tutto.
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Partecipare a eventi di calligrafia coreana, conferenze sulla storia dell’alfabeto o letture poetiche in Hangul.
E se non sei in Corea? Puoi:
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Imparare l’alfabeto! Ci sono tantissime app, video e corsi online. Scrivere “ciao” in coreano (안녕) potrebbe essere il tuo primo piccolo traguardo.
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Contattare l’ambasciata coreana nella tua città: molte organizzano eventi culturali bellissimi.
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Fare lavoretti tematici con i tuoi bambini, o con la parte bambina che vive in te: collane con le lettere Hangul, segnalibri, disegni colorati. Un modo semplice e bellissimo per entrare in contatto con questa cultura.
Hangul: molto più di lettere
Hangul non è solo un insieme di simboli. È resistenza. È accessibilità. È un re che ha ascoltato il suo popolo. È l’idea che la cultura appartenga a tutti, non solo ai privilegiati. È identità che sopravvive anche alle guerre, alle colonizzazioni, agli anni.
E se oggi una ragazzina può scrivere la sua prima poesia in coreano, se un nonno può firmare con il suo nome e non con un’impronta digitale, se una generazione intera può comunicare, è anche grazie a quell’illuminazione avuta secoli fa, in una corte coreana, da un sovrano che ha pensato: la conoscenza non dovrebbe avere barriere.
Hangul Day, anche per te
E allora, anche se sei dall’altra parte del mondo, Hangul Day può essere anche per te. Un giorno per imparare qualcosa di nuovo, per ricordare il potere delle parole, per celebrare chi ha lottato perché tutti potessero avere una voce.
Perché la lingua è identità. E l’identità va protetta, amata, festeggiata. Ogni anno. Ogni giorno.
Fonte: https://ling-app.com/ko/hangul-day-in-korea/
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