31 maggio 2025

10 parole coreane che imparerai guardando i K-drama


Avete mai guardato un drama senza sottotitoli, magari per sbaglio, e vi siete accorti che… stavate capendo lo stesso? No, non siete diventati fluenti nel sonno (magari!), ma siete vittime della meravigliosa malattia chiamata: lingua coreana da K-DramaSenza neanche studiarla, vi siete ritrovati a usare espressioni coreane nella vostra quotidianità. A volte vi scappano senza pensarci. A volte vi ronzano in testa come un ritornello. A volte le sussurrate nella vostra mente durante le scene romantiche, come se foste voi la protagonista. Se state annuendo, allora siete nel posto giusto. Ecco le 10 parole coreane che ogni appassionato di drama ha ormai tatuate nel cuore.

1. 사랑해 (Saranghae) – Ti amo

Inutile negarlo: saranghae è LA parola.
Quella che aspetti per 14 episodi. Quella che arriva tra lacrime, silenzi e pioggia. Quella che, quando viene pronunciata per la prima volta, ti scioglie l’anima. A volte viene sussurrata, a volte gridata, a volte detta in un momento così improvviso da farti mettere in pausa e tornare indietro. Perché vuoi sentirla di nuovo. E di nuovo.

“Saranghae.”
“Neodo saranghae.”
E in quel momento non esiste nient’altro.

2. 다행이다 (Dahaengida) – Che sollievo

Lui si salva all’ultimo momento. Lei esce viva dall’operazione. Il padre che si credeva morto… non lo è. Ed ecco che esplode il classico: “Dahaengida…” È una di quelle parole che anche se non pronunci, senti. Perché la riconosci nel tono, nello sguardo commosso, nella musica in sottofondo che parte appena prima del climax emotivo. È la parola del fiato sospeso che torna. Di quando, per una volta, le cose vanno bene.

3. 괜찮아? (Gwenchana?) – Stai bene?

Ogni protagonista con il cuore tenero l’ha detta almeno una volta. In ginocchio, con le mani tremanti, con gli occhi sbarrati:

“Gwenchana??”
“Ya! Gwenchana??”

E tu lì, dall’altra parte dello schermo, che gridi:

“NO, NON STA BENE, PORTALA IN OSPEDALE!”

Ironia a parte, è una parola che esprime cura. Tenerezza. Preoccupazione vera. E ogni volta che qualcuno la dice, ti viene voglia di riceverla anche tu. Solo una volta. Magari da Hyun Bin, ma non faremo i difficili.

4. 왜? (Wae?) – Perché?

Una parola, mille sfumature. C’è il "Wae?" innocente, quello detto tra una battuta e l’altra. Ma poi c’è quello doloroso. Detto tra le lacrime. Con la voce spezzata. Con il cuore in gola.

“Wae... wae geurae?”
“Perché lo stai facendo?”
“Perché mi lasci?”

Non serve capire tutto il contesto. Quando arriva quel wae, il cuore lo riconosce.

5. 미안해 (Mianhae) – Scusami

Forse la parola più usata nei K-Drama. Forse anche troppo. A volte ti viene da gridare:

“BASTA DIRE MIANHAE, RISOLVETE LA SITUAZIONE!”

Ma in fondo… quanto è dolce? Quanto pesa, detta con sincerità?
E quando viene ripetuta più volte?

“Mianhae… mianhae… jeongmal mianhae…”

Una sequenza che ormai fa parte di noi. Di quelli che, sì, si commuovono anche dopo 300 episodi.

6. 제발 (Jebal) – Ti prego

La parola delle suppliche. Del dramma. Del cuore che chiede un’altra possibilità.

“Jebal... hajima.”
“Ti prego... non farlo.”

Il tono di voce si abbassa, le lacrime salgono, e tu davanti allo schermo che rispondi anche se nessuno ti sente:

“Ti prego, ascoltalo.”

Eppure, quanto ci piace quel momento tragico. Ammettilo.

7. 걱정하지마 (Geokjeonghajima) – Non preoccuparti

Un classico. Di solito detto da qualcuno che sta per fare una scelta rischiosa. O da chi vuole fingere di stare bene quando non lo è.

“Geokjeonghajima. Na gwenchana.”
“Non preoccuparti. Io sto bene.”

Spoiler: non sta bene. MAI. Ma noi facciamo finta di crederci, perché siamo anche un po’ masochisti.

8. 잘자 (Jal ja) – Buonanotte

Una parola semplice, quotidiana, ma che nei drama sa diventare la più dolce del mondo. Detta per telefono, a bassa voce, magari dopo una videochiamata improvvisata.

“Jal ja… kkamjjakhage malgo.”
“Buonanotte… e non avere incubi.”

E tu, mentre spegni il pc alle 3:42 del mattino, pensi:

“Anche a me qualcuno potrebbe dire ‘jal ja’ con quella voce?”

9. 좋아해 (Joahhae) – Mi piaci

Se saranghae è la dichiarazione da manuale, joahhae è quella genuina. La confessione timida, detta guardando in basso, magari sotto un albero di ciliegio. Magari in divisa scolastica. Magari sotto la pioggia.

“Na… joahhae.”
“Io… mi piaci.”

E tu? Hai sorriso? Hai gridato? Hai messo in pausa per interiorizzare? Qualsiasi reazione è valida.

10. Unni, Oppa, Noona, Hyung – I legami che non hai ma vorresti

Queste parole non sono semplici appellativi. Sono dinamiche sociali. Sono affetto, rispetto, intimità. Sono… drama puri.

  • Unni (언니) – usata da una ragazza per una ragazza più grande.

  • Oppa (오빠) – usata da una ragazza per un ragazzo più grande (e causa della Sindrome di Oppa™).

  • Noona (누나) – usata da un ragazzo per una ragazza più grande.

  • Hyung (형) – usata da un ragazzo per un ragazzo più grande.

Nel mondo dei K-Drama, queste parole trasformano le relazioni.
Se lei smette di chiamarlo per nome e inizia con “Oppa…”, ecco. È fatta. L’amore è nato. E noi siamo già pronti con i fazzoletti.

tra un “Oppa” e un “Jebal”, parliamo una lingua tutta nostra

Forse non parliamo fluentemente coreano. Ma i K-Drama ci hanno insegnato un vocabolario emotivo, fatto di parole che suonano come casa, anche se non le abbiamo mai studiate. Le abbiamo imparate con il cuore. Col sorriso. Con le lacrime. E ogni volta che le sentiamo, anche in un contesto nuovo, una parte di noi si illumina. E tu? Quante di queste parole usi nella vita quotidiana? Quante ti sei ritrovata a sussurrare al tuo gatto, al tuo peluche o (sii sincera) al poster di Gong Yoo sopra il letto?


Nessun commento:

Posta un commento