29 febbraio 2024

Kim Man-deok: grande imprenditrice e filantropa

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La grande imprenditrice Kim Man-deok (거상김만덕 巨商金万德 1739-1812) donò l’intera sua fortuna per portare sollievo alle moltitudini che stavano morendo di fame in un momento di grave carestia nella sua regione. Fu un’imprenditrice di successo e una filantropa dell’isola di Jeju, la parte più meridionale della Corea, durante il periodo Joseon (1392-1910). La signora Kim fu un modello di altruismo verso la comunità e resta ancora oggi degna di riconoscenza e ammirazione. Kim visse nella grande isola di Jeju in un tempo in cui i residenti erano soggetti a un pesante controllo e a una dura discriminazione da parte dello stato centrale. Durante la dinastia Joseon la società coreana era estremamente patriarcale e governata dalla nobiltà yangban (양반 兩班), la classe più alta della società di Joseon, altamente stratificata sotto la famiglia reale. Nel 2010 la stazione televisiva KBS (Korean Broadcasting System) ha prodotto un dramma intitolato “La grande imprenditrice Kim Man-deok” in commemorazione di questa importante figura. Il dramma ha avuto un enorme successo in Corea e altri progetti sono in corso per tenere vivo il ricordo di questo personaggio.


Primi anni e inizio della sua impresa

Kim era nata nell’isola di Jeju da una famiglia nobile, ma molto povera, e aveva due fratelli più vecchi di lei. Perse entrambi i genitori a causa di una epidemia quando aveva solo 12 anni e, per sopravvivere, si fece assumere come ragazza che andava a fare le commissioni per un locale di gisaeng vicino a casa sua. (Le gisaeng 기생 妓生, che appartenevano all’ultima classe sociale, erano donne addestrate per intrattenere gli uomini yangban ed erano di solito molto preparate nel campo dell’arte.) Le gisaeng che avevano assunto Kim notarono presto quanto la ragazza fosse abile e la presero come figlia adottiva. Di conseguenza, il nome di Kim fu iscritto nel registro delle gisaeng. Kim divenne una gisaeng molto famosa, ma quando venne a sapere che i suoi parenti erano anch’essi caduti nella classe sociale più bassa a causa della sua professione, abbandonò il mondo delle gisaeng. Questa decisione le permise di salire socialmente allo stato di cittadina comune. Fondò quindi un gaekju (객주 客主), una casa di intermediazione e alberghetto per mercanti, vicino al porto di Geonip, che oggi è il porto di Jeju. Allora Kim aveva solo 23 anni. La sua impresa divenne un centro commerciale dove i prodotti per le necessità quotidiane provenienti dalla terraferma erano scaricati per la distribuzione su tutta l’isola e da cui le specialità locali di Jeju venivano spedite alla terraferma. Kim si ingegnò a stringere rapporti con i mercanti di tutti gli angoli del paese e sviluppò una eccellente padronanza del commercio e delle vie di distribuzione nazionali. Manifestò anche l’abilità di prevedere accuratamente la domanda di specifiche merci basandosi sulla sua esperienza come gisaeng. Come risultato, accumulò un’enorme fortuna in un breve periodo di tempo. Negli affari Kim seguiva tre principi. Per prima cosa, vendere in grandi volumi con minimi margini di guadagno. Secondo, non chiedere un prezzo troppo alto per le merci. Terzo, essere sempre onesta e affidabile. Era convinta che lo scopo ultimo del fare affari non fosse quello di guadagnare denaro, ma di facilitare la distribuzione delle merci e di fornire convenienza agli utenti. Come estensione logica di questi principi, pensava che aiutare la gente ad acquistare e usare facilmente le merci fosse la cosa giusta da fare, anche se il margine di guadagno che ciò le forniva fosse piccolissimo. Costruì depositi per immagazzinare le merci e, quando necessario, usò le merci per praticare il baratto.


Salvò molte vite con le sue generose donazioni

L’isola di Jeju non aveva grandi estensioni di terreno arabile, e il suolo non era adatto per la coltivazione del riso. Nel 1795, diciannovesimo anno di regno del re Jeongjo (정조 正祖), l’isola di Jeju fu colpita da un violento uragano che ridusse di molto quello che normalmente sarebbe già stato un misero raccolto. Ad esacerbare ulteriormente la situazione, una nave governativa carica di provviste di emergenza si capovolse, perdendo tutto il carico. Le autorità non avevano nient’altro da offrire alla popolazione e, in quel frangente, oltre 10.000 persone morirono di fame. Kim colse l’occasione per procurarsi milioni di chilogrammi di riso dalla terraferma e lo distribuì gratuitamente agli affamati. Era convinta che questo fosse il modo giusto per ripagare l’aiuto che aveva ricevuto quando, pochi anni prima, si era trovata ad essere un’orfana senza mezzi. Notizia della sua filantropia e del salvataggio di innumerevoli vite si diffuse in tutto il paese, giungendo perfino alla corte del re Jeongjo nel palazzo reale Changdeokgung a Seul. Il re Jeongjo inviò messaggeri a Jeju per informarsi su quali fossero i suoi desideri e Kim rispose che desiderava avere un’udienza col re e il permesso di visitare il monte Geumgang, una delle montagne più note della Corea. Il re Jeongjo la ricompensò debitamente per le sue azioni soddisfacendo entrambi questi suoi desideri. Una possibile interpretazione de perché lei esprimesse questi due particolari desideri è che Kim cercò di rompere le normali limitazioni imposte alla sua classe e al suo sesso. In quell’epoca ai residenti di Jeju era permessa poca libertà di movimento. Gli uomini non potevano lasciare l’isola senza un permesso e le donne non potevano mai uscire dall’isola. Era inoltre un fatto senza precedenti che una donna non appartenente alla nobiltà yangban potesse incontrare direttamente il re. Per poterla convocare alla corte reale, il re le diede temporaneamente una carica governativa nominandola capo delle medichesse reali. La sua generosità era così grande e così commovente che divenne la prima cittadina comune di Jeju alla quale fosse concessa un’udienza reale. Il riconoscimento da parte del re delle sue buone azioni non cambiò, comunque, la sua integrità e umiltà. Lei continuò a occuparsi del commercio, vivendo in modo molto frugale. Regalava abiti a chi era vestito di stracci e riso agli affamati. Quando fu più avanti con gli anni, la popolazione di Jeju la chiamò amorevolmente Nonna Man-deok. Alla sua morte, nel 1812, Kim Man-deok fu posta a riposare nel tempio Mochungsa (모충사 募忠寺), in quello che è oggi il quartiere di Geonip-dong, nella città di Jeju, e in suo onore fu eretto sul posto un monumento. Ogni anno la Società commemorativa intitolata al suo nome onora con un “Premio per i servizi Man-deok” le donne di Jeju che hanno reso distinti servizi alla società.

Aurora

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