12 giugno 2025

Coming of Age Day: La storia


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Da adolescenti, tutti abbiamo sognato quel momento magico in cui smetti di essere un “figlio di qualcuno” e cominci a diventare te stesso. Quel giorno in cui, per legge, non hai più bisogno del permesso di mamma o papà per scegliere chi essere. Quello in cui finalmente puoi dire: “Sono adulto”.

In Corea, questo passaggio non è solo un concetto astratto o una data su un documento. È una vera e propria celebrazione. L’età legale per diventare adulti è 19 anni, abbassata da 20 nel 2013 con una revisione del codice civile, in risposta alla crescente maturità degli adolescenti di oggi. Dal loro diciannovesimo compleanno in poi, i ragazzi e le ragazze coreani possono votare, sposarsi, lavorare a tempo pieno, guardare film vietati ai minori… e soprattutto, diventare legalmente responsabili delle proprie azioni.

Ma ciò che rende la Corea davvero unica è che questa transizione viene ufficialmente celebrata con un’intera giornata dedicata: il Coming of Age Day (성년의 날), che cade ogni terzo lunedì di maggio. Un momento pensato per ricordare ai giovani che la libertà è anche responsabilità, e che la maturità non è solo una questione di diritti, ma anche di scelte.

La tradizione affonda le sue radici nel passato più lontano. Già nel X secolo, durante la dinastia Goryeo, si celebrava l’ingresso nell’età adulta con cerimonie solenni. Nel 965, il re Gwanjong regalò al principe ereditario un abito riservato agli uomini adulti, seguendo i costumi cinesi. Con il tempo, la cerimonia si è arricchita di simbolismi, specialmente durante la dinastia Joseon, dove i quindicenni delle classi medie e nobili venivano ufficialmente accolti nel mondo degli adulti.

Uno degli aspetti più affascinanti? I capelli. Sì, proprio così. Nella cerimonia chiamata Gwallye (관례), i ragazzi raccoglievano i lunghi capelli in un nodo alto, coprendolo con un gat, il cappello nero in crine di cavallo simbolo di dignità maschile. Le ragazze, invece, nella cerimonia Gyere (계례), passavano dalla treccia infantile allo chignon, fermato con un elegante binyeo, un fermaglio in giada. Cambiarsi i capelli, in pratica, significava cambiare identità.

Nonostante le radici patriarcali di queste cerimonie – dove ai maschi era riservata una formazione più articolata e ritualizzata – oggi il governo sudcoreano ha recuperato questi riti con uno spirito moderno e inclusivo. Dal 1973, il Coming of Age Day è diventato un giorno riconosciuto ufficialmente, e dal 1999 viene sostenuto dal Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, con eventi organizzati in scuole, villaggi tradizionali e centri educativi.

Ogni anno, centinaia di ragazzi e ragazze partecipano a cerimonie simboliche in abiti hanbok, immersi in atmosfere d’altri tempi. Un esempio? Il villaggio tradizionale di Hanok sul monte Namsan, dove giovani studenti e soldati – coreani e stranieri – imparano come si beve il tè secondo l’etichetta, si inchinano ai genitori e indossano i costumi cerimoniali sotto la guida di esperti. Per alcuni, è un modo per sentirsi parte di una storia antica. Per altri, una semplice curiosità culturale.

Eppure, oggi, il Coming of Age Day si vive in tanti modi diversi. Alcune scuole, come la Dong Myung Girl’s High School, lo festeggiano insieme alla cerimonia di diploma. Altri preferiscono qualcosa di più intimo: una cena in famiglia, una serata al bar con gli amici, un regalo simbolico. E, un po’ ironicamente, sono proprio le ragazze a essere al centro delle attenzioni. È diventata ormai consuetudine regalare loro un fiore, un profumo… e, se va bene, un bacio. Un piccolo rito non ufficiale ma dolcissimo, che negli anni ha preso piede più di qualsiasi discorso istituzionale.

Alcuni, come Jueun, scelgono la semplicità: “Io e i miei amici siamo solo andati in un bar. Le ragazze con i fidanzati hanno ricevuto qualche regalino…”. Altre, come Seulmin, ricordano il giorno con affetto: “Mio padre mi ha regalato un profumo e siamo usciti a cena tutti insieme”. Per molte, l’occasione è perfetta per un servizio fotografico con rose in mano e abiti bianchi, immortalando quel momento sospeso tra adolescenza e età adulta.

Ma non tutti hanno tempo per festeggiare. C’è chi, come Gangshim nel 2009, ha passato il giorno tra i libri, a preparare gli esami: “Ho ricevuto qualche messaggio di auguri da amici e colleghi universitari… ma ho studiato tutto il giorno”.

E forse è proprio questa la verità più semplice e bella: diventare adulti non è sempre un grande evento. A volte è un abbraccio, un regalo, un tè bevuto con calma. A volte è solo un giorno qualunque in cui ti rendi conto che sei cresciuto.

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