Tutto ha avuto inizio nel 1998, e chi l’avrebbe mai detto che un’idea promozionale si sarebbe trasformata in una delle esperienze estive più iconiche della Corea del Sud? Boryeong, cittadina affacciata sulla costa occidentale, non era famosa. Ma aveva un tesoro: il suo fango. Ricco di minerali, utilizzato nei cosmetici, utile per la pelle. Così, invece di limitarsi a venderlo, hanno pensato di trasformarlo in un gioco. E da lì, ogni estate, migliaia di persone si danno appuntamento per… tuffarsi nel fango. Letteralmente.
E quando dico “letteralmente”, intendo proprio tutto. Piscine di fango, scivoli di fango, lotte nel fango. Maschere facciali, gare di body painting, persino una corsa a ostacoli scivolosa e imprevedibile. E poi c’è la “Mud Prison”, dove finisci per farti “punire” se non sei abbastanza sporco. È tutto così surreale da risultare irresistibile.
Ma questo festival non è solo goliardia. C’è un’organizzazione impeccabile dietro. Un palinsesto curato, attività pensate per tutte le età (sì, anche i bambini hanno la loro zona), e un’attenzione all’inclusività che rende l’evento accessibile anche ai turisti internazionali. Tutto è studiato per far sentire ognuno parte di qualcosa di più grande, anche solo per un weekend.
Di sera, poi, l’energia cambia. Il sole lascia spazio alle luci colorate e l’aria si riempie di musica. Concerti, DJ set, spettacoli pirotecnici. Il Boryeong Mud Festival si trasforma in una vera e propria festa sulla spiaggia, con lo sfondo dell’oceano e il cuore ancora sporco di fango ma pieno di emozioni.
C’è qualcosa di terapeutico in tutto questo. Qualcosa che va oltre il divertimento. Forse è il fatto di lasciarsi andare, di non dover essere “presentabili”, di non dover mantenere le apparenze. Per un attimo, ci si sporca per purificarsi. E si ride. Tanto.
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